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Autore: Lithius    25/10/2015    3 recensioni
"Quale motivo tu è ancorra qui?"
"Ti sto studiando."
La risposta del ragazzo lascia interdetto per un attimo il più grande, che dopo poco però gli rivolge un sorriso luminoso e annuisce, chiedendogli di aspettarlo; così, un'ora dopo, sono seduti su una panchina poco lontana dal Berlin a scambiarsi i primi pensieri, le prime impressioni.
[MikaXFedez]
Genere: Angst, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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10. Baby, it’s okay

E’ 01:28 quando Michael corre fuori dalla sua auto per raggiungere l’ammasso di bottoni che forma il citofono del palazzo. Cerca, alla luce di un lampione che illumina la strada, il bottoncino accanto al nome “Lucia” e una volta trovato ci inchioda su l’indice perché prima o poi qualcuno avrebbe pur dovuto sentirlo, prima o poi qualcuno avrebbe risposto.
-“Si può sapere chi diamine sei che vieni a citofonare a quest’ora di notte?” La voce è acuta e piuttosto arrabbiata, la madre di Federico, intuisce Michael che ci mette un attimo per rispondere.
-“S-sorry, I’m Michael, amico di Federico, io ha bisogno di salire, deve vedere lui ora.”
-“Solo uno straniero potevi essere! Federico sta dormendo, come tutte le persone normali, va via.”
-“Miss, please, please, apra, io deve vedere lui ora, per favorre.” Michael nemmeno si accorge delle lacrime che gli cadono lungo le guance ma la madre di Federico, donna di buon cuore, sente la voce tremolare e i singhiozzi e non può fare a meno di aprire il cancelletto al ragazzo e successivamente la porta di casa, aspettando che questi salga le scale. Non ha molto da attendere, Michael in due minuti è sul pianerottolo a guardarla con la mortificazione e la paura negli occhi rossi di pianto. Annamaria, conosciuta da tutti come Tatiana, non indulge oltre e accompagna il ragazzo fino ad una porta bianca dove campeggiava una scritta colorata “Il principino riposa qui” che strappa un sorriso al libanese prima che la donna gli intimi di sbrigarsi e di non fare rumore, per poi sparire oltre due porte di distanza. Michael prende un respiro ed abbassa la maniglia, sospirando sollevato quando scopre che la porta non è chiusa a chiave, ma quel sollievo dura poco, poiché la scena che gli si presente gli fa gelare il sangue.
Sangue, appunto. Federico è seduto contro al muro, con il polso sinistro e la mano destra ricoperti di sangue. Sangue secco, occhi chiusi, capelli spettinati, respiro lento. Michael ha bisogno di un attimo per riprendersi da tutto quello, poi intercetta un pacchetto di fazzoletti ed una bottiglina d’acqua sulla scrivania e li afferra mentre si avvicina al ragazzo, davanti il quale si inginocchia, provando a non piangere, non ancora, non ora.
-“Babe, wake up, can you listen me? Babe.. please, look at me.. hey, I’m here for you..”
Quando Federico apre finalmente gli occhi, l’unica cosa che dice è il nome del più alto in un sussurro, e vorrebbe chiedergli di più, vorrebbe dirgli di non scappare, di non lasciarlo e di non portarlo in un manicomio, ma quel che ne viene fuori risulta alquanto incomprensibile.
-“Mik.. non sono pazzo.. non sono.. non portarmi lì.. non andare..”
-“Shh babe, you’re not crazy I know.. oh.. what you’ve done? Why?”
In risposta riceve solo le lacrime di Federico a cui prende il viso tra le mani per raccogliere e fermare con dei baci quelle goccioline salate che minacciavano di andarsi a perdere nuovamente oltre la linea della mascella del diciottenne che ora Michael sta baciando sulle labbra, lentamente, perché ne ha bisogno e sa che anche Federico ne ha bisogno in quell’esatto momento. Quando si scosta lo fa con dolcezza e senza smettere di sussurrare brevi e dolci “Shh bae, don’t cry, it’s okay.. I love you, sh” che per Federico erano come del thè caldo quando si ha la tosse, qualcosa che ti scioglie il dolore e per brevi istanti ti fa sentire bene. Michael intanto gli pulire la mano, con un fazzoletto bagnato, passando poi al polso senza riuscire a pensare ad altro se non a Federico, al motivo che lo aveva spinto a tanto, a Zedef, misterioso personaggio dall’entità sconosciuta. Avrebbe avuto tante domande da fare al suo ragazzo il giorno seguente, ma sa già che non riuscirà ad insistere troppo con lui, e che non riuscirà a separarsi da quel bellissimo disastro almeno per un po’.
-“Mik che ore sono?”
-“E’ ora che tu dorme, babe.”
-“Dormi con me.”
-“Non sa se può..”
-“Puoi, ti prego.”
-“Okay.”
-“Mik, non lasciarmi.”
-“Non voglio fare questo.”
-“Mik prima hai detto che mi..”
-“Fede, I love you, yeah.”
-“I love you too.. you know?”
-“Yeah but.. why you’ve done this?”
-“’Cause I’m a mess.”
-“My mess.”
-“If you want, your mess.. but promise that you’ll never leave.”
-“I promise.”
-“Mi fido di te.”
-“Anch’io, ma parliamo domani.”
-“Parliamo domani, ma ora baciami.”
Sono nel letto di Federico, un letto piccolo, per una persona sola, ma, accartocciati, stanno bene, uno nelle braccia dell’altro, una persona sola. Sono entrambi seminudi sotto il piumone che li riscalda e li copre, creando quell’atmosfera raccolta, intima, in cui scambiarsi baci, carezze, sorrisi è più semplice e bello, più vero. Sembra tutto in ordine, tutto pulito, senza nessuna grinza, ma per Michael non è così; ama stare in quel modo con Federico, così vicino a lui, eppure sente all’altezza del cuore uno strano vuoto, una piccola crepa che si fa sentire ogni qualvolta, per puro caso, il polsino che tiene fermo il fazzoletto sul polso di Federico sfiora la sua pelle, ricordandogli per quale motivo si trova lì, per quale motivo stinge così forte quel corpo esile, perché lo ama certo, ormai lo ha capito da un po’, anche se il coraggio di dirglielo non lo ha ancora trovato, ma anche perché quel ragazzo che tanto ama sta male, quel ragazzo che tanto ama non ama la vita, non si ama, e per Michael è naturale quasi arrivare alla conclusione che non ama nemmeno lui.
Se solo sapesse quanto Federico lo ami, se solo sapesse quanto gli è devoto, se solo sapesse che tutto questo è scaturito dalla voglia di essere perfetto per lui, dalla voglia di dare il meglio al suo Mik, dalla voglia di non fargli mancare nulla, di renderlo felice, completo, pieno, perché solo in questo modo lo sarà anche lui.
-“Io ti amo Mik, altro che ‘I love you’.”
  
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