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Autore: road chan    26/10/2015    9 recensioni
Lo storico Bellamy Blake ha bisogno di fare colpo sui suoi futuri datori di lavoro.
Possiede tutto ciò che l’Ark Enterprises sta cercando, eccetto una fidanzata, che – secondo la migliore amica di Bellamy – lo farà brillare.
Ma è tutto perfetto perché Raven ha appena trovato la ragazza giusta.
C’è solo un problema.
Bellamy Blake e Clarke Griffin si odiano davvero, davvero tanto.
[STORIA AGGIORNATA E MODIFICATA]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dieci

Fonti di energia o

Costumi da bagno

 

 

Bellamy si rese presto conto che l’essersi seduto sul pullman vicino a Harper non aveva comunque impedito a Jasper di urlargli nelle orecchie per tutto il viaggio; anzi, la cosa peggiore era stata che l’incessante raffica di domande da parte del ragazzino provenisse direttamente dal sedile dietro di lui.

Bell si sentiva in colpa per quella povera anima disperata che sedeva accanto all’invasato; era più che ovvio, infatti, che anche se non li conosceva, non era minimamente interessato all’incasinata vita di Bellamy Blake.

Al contrario, guarda un po’, di Jasper Jordan.

“Quindi, perché tu e Clarke avete fatto tardi a colazione, mh? Le cose si sono fatte un po’ piccan…”

Harper si lamentò, borbottando qualcosa del tipo: “Perché cazzo volevo andare a letto con te?” e Bellamy serrò la mascella.

No, Jasper.”

“Allora perché?”

“Perché certe volte, quando passi più di dieci ore sopra un aereo, viaggiando da un lato del mondo a un altro, puoi contrarre un buffissimo disturbo chiamato jet lag. Mai sentito?”

“Sentito, certo. Provato, mai.”

Se c’era una cosa che Bellamy proprio non capiva, era il perché una ragazza come Maya volesse frequentare un cavo umano sotto tensione come Jasper.

Sicuramente, aveva altre scelte.

“Beh, sì. E abbiamo parlato su Skype con delle persone –”

“ – Su Sky?”

“ – Skype” ripeté Bellamy, già esausto. “Senti, non hai nulla di meglio da fare che chiedere cosa abbiamo fatto, io e la mia ragazza, ieri sera? La Grecia ti sta scorrendo fuori dal finestrino – è solo la culla della civiltà moderna – perché non ti ci soffermi a riflettere un pochino?”

“Sai, Bellamy, sono un ragazzo sveglio.”

Harper brontolò di nuovo.

“So riconoscere quando qualcuno cerca di evitare una – ”

“ – Jordan, se sento uscire un’altra sola parola da quella bocca abbandonata da Dio prima di arrivare ai cazzo di vecchi archivi, ti gonfierò personalmente di botte.”

Questo scoppio, proveniente – prevedibilmente – da John Murphy, nella fila di fianco a Bellamy e Harper, obbligò Jasper al silenzio.

Il ragazzino annuì, mimando con la bocca “Capito” e tornò al suo posto.

Bellamy si piegò in avanti, dopo Harper, per osservare Murphy.

Un pensiero improvviso s’impossessò di lui.

“Non dovevi essere su una qualche isola remota a cercare una nuova fonte di energia per Jaha?”

Murphy sbuffò.

“Sì, certo, se possiamo soprannominare la sua teoria nuova fonte di energia.”

Si fece più vicino.

“Jaha mi ha fatto scavare nei deserti e navigare in mezzo alle tempeste per cercare l’ubicazione di quella cosa – quando è uscito fuori che era soltanto una mezza informazione che aveva sentito l’anno scorso a una conferenza di scienze. Non posso lamentarmi, comunque. I finanziamenti sono stati imponenti. Nello stesso minuto in cui abbiamo trovato ciò che stavamo cercando – o meglio, che non abbiamo trovato – mi sono concesso una villa fichissima su una qualche isoletta. Una vita da sogno.”

“Allora perché sei ancora tra noi?” chiese Harper. “Se hai già ottenuto quello che volevi, che stai facendo qui?”

Murphy alzò le spalle. “Tecnicamente, per dare consigli. Agisco da collaboratore, di per sé. Perciò ho potere su tutti voi scemi disoccupati.”

Bellamy serrò la mascella. “Murphy, non c’è bisogno di fare lo stronzo.”

“Non sto facendo lo stronzo, Blake. Sono dalla vostra parte – non sempre da quella di Mister Chiacchiera Ambulante” – annuì in direzione di Jasper.

Appoggiò la schiena contro il sedile. “Qualcuno tra voi soldatini otterrà un lavoro ed io sarò fottutamente contento.”

“A proposito di soldati” dichiarò Harper “non eri stato coinvolto in un qualche giro mafioso nel bel mezzo del deserto? O Roma sta divulgando cazzate?”

Murphy chiuse gli occhi.

“Nah, è successo davvero qualcosa, laggiù. Non ho capito cos’era finché non mi ci sono trovato dentro. Sicuramente un’organizzazione criminale che cercava la nostra stessa merda.”

Aprì gli occhi e lanciò uno sguardo tra Harper e Bellamy.

“Lo sapevate che sono quasi stato pugnalato?”

“In base a quello che mi hai raccontato, Murphy, l’essere pugnalati non rientrava tra i programmi del viaggio.”

Bellamy non aveva aggiunto che Murphy non gliene aveva parlato un granché, dato che prima di questo viaggio non si erano visti da mesi.

“Beh, è una cosa abbastanza ovvia. Siamo rimasti bloccati con questo gruppetto di criminali per qualche giorno, solo accampandoci e camminando e accampandoci e camminando ancora – una noia e una monotonia del diavolo. Comunque, la situazione è peggiorata e questa ragazzina con cui andavo d’accordo, Emori, mi ha puntato un cazzo di coltello alla gola e ha detto al resto del team che mi avrebbe ucciso se le cose non fossero andate come volevano loro.”

Murphy alzò le spalle. “Peccato, avrei potuto innamorarmi di lei. Sorvolando sull’intera questione mafiosa.”

“Io ti avrei pugnalato” disse Harper.

“Non c’è problema, baby, tanto non ti avrei comunque scopato.”

Bellamy si voltò verso Murphy. “Devi per forza dire stronzate come questa?”

“Come cosa? È la verità.”

“Non mi frega un cazzo se è vero” rispose Bellamy. “Cosa ti fa credere che alla gente interessi se vuoi o non vuoi fare sesso con loro?”

Harper sospirò. “Non ti preoccupare, Bellamy. Sta solo cercando di fare lo stronzo.”

“Beh, per una volta nella vita, sta riuscendo in qualcosa.”

Il sorrisetto libertino sul viso di Murphy scomparve.

“Blake, ricordo distintamente un atteggiamento più sul facciamo tutto quello che vogliamo.”

Bellamy non lo degnò di un’occhiata. “Le cose cambiano.”

“Oh, giusto, dimenticavo che ti hanno strappato le palle.”

Di nuovo, Bellamy lo ignorò.

“Raccontami, le hai per caso regalate a Clarke dentro a un piccolo sacchetto di seta, stile eunuco, o te le ha tagliate lei?”

Bellamy inspirò profondamente, mormorando “Murphy, smettila prima che finisca per odiarti davvero”, mentre Harper esclamava: “Chiudi quella cazzo di bocca, Murphy. Sappiamo già che hai un solo talento ed è parlare con il culo.”

Murphy rise.

“Bene, perfetto – ho capito l’antifona.”

Poi, un momento dopo, aggiunse: “Dimmi, Bellamy. Com’è, essere tenuti al guinzaglio?”

Dopo mezz’ora che Bellamy aveva lasciato la stanza, Clarke ricevette una telefonata dalla camera dell’hotel.

“Uh, pronto?”

“Clarke?” disse una voce dall’altra parte dell’apparecchio. “Sono Maya. Ho chiesto il tuo numero alla reception; spero vada bene.”

Clarke si mosse per sdraiarsi sopra il letto ancora sfatto – il lato di Bellamy.

“No, va benissimo. Certo. Come posso aiutarti?”

“Alcuni di noi stanno scendendo alla spa dell’albergo, vuoi venire?”

Clarke non conosceva quasi nessuno degli altri partecipanti del viaggio, né tantomeno sapeva cosa poteva offrire la spa dell’albergo.

Ciò nonostante, si ricordava della voce di Bellamy che le suggeriva di prendersi del tempo per riposare e decise che forse lo avrebbe fatto.

Sarebbe stato certamente meglio che starsene in camera per tutto il giorno, pensando al fatto che il suo finto fidanzato di-circa-sette-mesi l’aveva baciata davanti a due dei suoi potenziali colleghi.

Cosa che naturalmente non aveva fatto nell’ultima mezz’ora.

Certo che no.

“Sì, con piacere.”

“Meraviglioso!” disse Maya, sembrando genuinamente contenta per l’assenso della bionda.

“Possiamo vederci davanti alla tua stanza se vuoi – io e Jasper siamo dietro l’angolo, non tanto lontano.”

Quindi, Clarke approvò la proposta e scelse un costume da bagno da mettere (che altro s’indossava a una spa?).

Quindici minuti dopo, Maya bussò alla sua porta e le due scesero alla spa con un’altra coppia di ragazze che si erano presentate a Clarke come Roma e Mel.

Roma lavorava al Dipartimento delle Risorse Umane dell’ARK ed era amica di Harper da molto prima che entrambe diventassero associate della Compagnia.

Clarke non conosceva così bene né Roma né Harper da chiedere se la loro amicizia si fosse trasformata in altro, perciò decise che sarebbe stato meglio farsi gli affari suoi.

Mel era un’alpinista dilettante, tra le altre cose, finché non aveva quasi fatto una brutta caduta e non aveva deciso di smettere; usciva con Diggs da circa un anno.

Durante tutto il tempo che le quattro ragazze avevano trascorso nella spa, situata all’interno della piscina principale, dopo essere passate dalla Jacuzzi alla crio camera, Clarke aveva avuto l’impressione di aver scoperto tutto quello che c’era da conoscere riguardo ognuna di loro.

Ovviamente, la prima dichiarazione che qualcuna fece nei confronti di Clarke – dopo un collettivo apprezzamento su come apparisse in costume da bagno, abbastanza divertente – aveva a che fare con l’apparente relazione della bionda con Bellamy.

“Come sapevi che era il ragazzo giusto per te, Clarke?”

Clarke sospirò in direzione di Mel, perché era lei che l’aveva chiesto.

Con Bellamy non aveva parlato di questo – non avevano più discusso di nessuna delle possibili complicazioni della loro “relazione” da mesi.

In tutto il tempo che avevano trascorso insieme, non avevano macchinato niente. Combatté contro l’urgenza di sospirare nuovamente.

Era da sola – ma poteva farcela.

“Quando ho capito che Bellamy era il ragazzo per me?” ripeté lentamente.

“Uh…a essere completamente onesta con voi, all’inizio non lo sapevo. Pensavo che fosse il più grande stronzo sulla terra – non potevamo nemmeno stare in una stanza insieme senza iniziare una gara di strilli. Era tremendo. Una volta, il mio amico Monty scoppiò in lacrime – è stato così brutto. Comunque, ho odiato Bellamy per un sacco di tempo. Non ci siamo più visti di persona e altro. Poi, un giorno, dovevamo incontrarci con la nostra comune amica Raven, che è direttamente e indirettamente la ragione per cui Bellamy ed io siamo finiti insieme ma ci ha mollati e quindi siamo rimasti con questi tremendi biglietti in questo tremendo concerto dentro a un qualche bistrot. Siamo andati e ha fatto schifo. Abbiamo provato a non farci a pezzi e abbiamo fatto schifo. Quindi, Bellamy ha suggerito questo bar di jazz, ed era così strano perché era meraviglioso e inaspettato ma sentirlo parlare di jazz…l’ha fatta sembrare come la cosa più bella del mondo. È il modo in cui parla dei Classici, anche – è ciò che l’ha portato qui. Perciò, il bar di jazz ha avviato gli ingranaggi, mi ha fatto pensare che forse non era un ragazzo così terribile e poi immagino di aver continuato a passare del tempo con lui. Con Bellamy, sono le piccole cose – come il fatto che si sveglia all’alba e fa sempre abbastanza cibo per due persone e come mi porta il caffè quando lavoro e come mi dà sempre una mano, in qualche modo – era diventato così strano, vederlo e non sentirlo vicino a me. E una cosa che apprezzo davvero, davvero tanto di lui…è che non fa mai pressioni dove vede un’ammaccatura. Sembra stupido nel modo in cui l’ho detto, ma quello che intendo è questo, se capisce che c’è una parte sensibile, non chiede mai troppo. Aspetta che sia io a dirglielo, se e quando voglio. Non so nemmeno se sia una decisone consapevole, ma lo fa.”

Improvvisamente, si sentì come se fosse tutta sudata.

“Scusa, Mel, qual era la domanda?”

Maya rise. “Penso che tu abbia risposto, Clarke.”

“Siete in sintonia l’uno con l’altra” disse Roma. “Ho sempre pensato che è così che devi sentirti quando…lo sai.”

“Sai cosa?” chiese Clarke.

Avrebbe dovuto essere contenta di averle ingannate così bene ma tutto quello cui riusciva a pensare era che alla fine aveva dimenticato di recitare.

“Diciamo solo che, tra noi quattro, sarai tranquillamente la prima a passare sotto la navata.”

Clarke scosse la testa, cercando di non sorridere. “Io e Bellamy non stiamo insieme nemmeno da un anno – non è – no.”

Ma Roma le stava comunque lanciando quello sguardo da Io lo so, ed era uno sguardo che la terrorizzava.

Proprio mentre uscivano dalla piscina e raggiungevano gli asciugamani, il telefono di Clarke iniziò a squillare.

Quasi era stata sul punto di lasciarlo in camera ma quando vide il nome sullo schermo, fu contenta di non averlo fatto.

“Hey, Bellamy.”

“Siamo in pausa caffè. Volevo controllare come stessi.”

Clarke trattenne un sorriso. “Sto bene. Sono scesa alla spa con alcune delle ragazze.”

“Com’è la spa?”

Si guardò intorno. “È davvero carina. Rilassante. Sarebbe più rilassante se potessi riposarmi invece che raccontare a tutti la storia di come ci siamo innamorati. Ma hey! che altro deve fare una ragazza?”

Bellamy rise. “Però ti stai divertendo? Ti stai riposando al meglio?”

“Sì, direi di sì. Ho messo il costume da bagno e tutto il resto. Mi sto rilassando sempre di più.”

Ci fu una pausa, poi Bellamy disse: “Cerca di non sedurre metà dell’hotel prima del mio ritorno.”

“Beh, forse se non fossi nel bel mezzo delle antiche scritture, avrei qualcuno di diverso da sedurre.”

Immediatamente, Clarke si raggelò. Aveva appena detto quello che pensava? Che cosa avrebbe immaginato Bellamy?

Inconsapevoli della realtà della situazione, Roma e Mel si scambiarono un’occhiata.

La prima fece una battuta su qualcuno che non aveva mai letto dei registri tanto velocemente.

Clarke percepì il deglutire del moro da dietro al telefono.

“Merda, Clarke.”

Lei rise. “Ok, scorda il Kamasutra – ”

“A nessun punto di questa telefonata ho pensato al Kamasutra – ”

“ – Come sta andando il viaggio?”

“Va bene, sì! È un privilegio poter vedere gli archivi; sono così ben tenuti, ed è tutto così meraviglioso, Clarke. È onestamente appagante.”

“È stupendo, Bellamy. Certo, sarà più appagante quando lo sperimenterai in prima persona con me.”

“Simpatica.”

“Non cercare di fare il figo o l’indifferente, Bellamy. Non sei nessuna delle due cose e lo sappiamo entrambi.”

Lui rise. “Perché devi farmi a pezzi, Clarke?”

“È un trucco per nascondere quanto ti amo. Non posso ammettere di voler baciare la tua faccia tutto il tempo, Bellamy; non è così che funziona.”

“Dio! Sono un tale idiota.”

“Certo che lo sei. Adesso è meglio che vai e che torni a essere uno storico spaccaculi.”

“Sì, hai ragione. Ci vediamo tra un paio d’ore.”

Sospirò. “Ti amo, Clarke.”

Lei sorrise, anche se lui non poteva vederla. “Ti amo, anch’io, Bellamy.” 

  
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