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Autore: callingonsatellites    26/10/2015    1 recensioni
L'aria fresca sulle braccia. Il sole che brucia negli occhi. Le gambe leggermente indolenzite, e una melodia sconosciuta che girava nella sua mente. Poi un forte dolore alla testa. E ora fissava quegli occhi color nocciola, e ogni domanda veniva annullata come se quei due pozzi scuri fossero l'unica cosa importante ed esistente, l'inizio e la fine di tutto.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hey alienità!! Sono dinuovo qua siii non sono sparita :D Mi scuso un sacco per l’enorme ritardo D: spero che il capitolo vi piaccia =) (e che non sia troppo lungo O-O)
ps. Lo so, il titolo fa pena, ma non sapevo cosa inventarmi abbiate pietà di me. ToT
 
 
Erano passate circa tre settimane, e l’agognato Settembre era arrivato. Kim e i ragazzi si erano rivisti più di qualche volta, anzi, si poteva tranquillamente dire che, lavoro permettendo, erano sempre insieme. Più di una volta si erano ritrovati ad essere assaliti dalle fan nel tentativo di mangiare una pizza in qualche posto, e più di una volta Kim si era presa un insulto da qualche fan gelosa. Più di una volta avevano rischiato di fondere la Playstation, come quel giorno in cui Kim e i gemelli si erano lanciati in una sfida con i videogiochi d’auto, dovevano essere giusto tre gare, che fra un pareggio e l’altro erano diventate trenta. Tom aveva spento giusto in tempo la console prima che si fondesse completamente.
Altre volte si erano buttati in karaoke assurdi, come quando Georg sfidò la ragazza a cantare Durch Den Monsun, rigorosamente in tedesco, e Bill a suonarla alla chitarra di suo fratello. Tom era quasi impazzito dal terrore, le orecchie del povero Gus che non centrava niente avevano sofferto, e meno male che l’insegnante di tedesco non c’era.  Per non parlare delle sfide a Twister. Ci avevano provato una volta, poi, dopo essere riusciti a staccare i capelli di Bill dalla cerniera della felpa di suo fratello, avevano deciso che era un gioco pericoloso. E non bisogna dimenticare quel giorno in cui il povero David, andato a casa dei gemelli per stabilire le date del tour, aveva trovato quattro malati di mente che si agitavano in modo scomposto nel tentativo di fare una partita a Just Dance, con il quinto disagiato che rotolava per terra dal ridere, dicesi Gustav. Quel momento rimase impresso per sempre nella vita del povero (sfigato) manager.
Ma appunto, con la fine dell’estate, Kim si era ritrovata in men che non si dica seduta in una classe di perfetti sconosciuti. Ma facciamo un passo indietro.
 
 
#
 
 
Suonò il campanello. Karen, seduta al computer a curiosare nei siti di scarpe, si era alzata ad aprire, ormai non serviva nemmeno più chiedere “chi è”.
 
-Buongiorno!- aveva fatto il rasta entrando.
 
-E’ sera, stupido- aveva risposto ridendo Kim dal divano.
 
-Scusami, devo aggiornare l’orologio biologico.
 
-Buonasera! Disturbiamo?- aveva fatto Bill chiudendo l’ombrello, fuori pioveva a dirotto, e lui non si fidava di lasciarlo all’entrata del condominio.
 
-Sì, disturbate la mia seduta serale di Jules Verne!
 
-Ventimila Leghe Sotto i Mari! Che figo!- urlò entusiasta Bill alla vista del libro che la ragazza teneva in mano.
 
-Inutili parole!- era stata invece la reazione di Tom.
 
-Vi serviva qualcosa di preciso?
 
-Sì! Indovina un po’?- il moro aveva fatto un sorrisone che non faceva presagire niente di buono.
 
-Ti sei rifatto la corona dentale?
 
-Nnnnon proprio. Diglielo tu, Tommi!
 
-Andiamo in tooooour- mugugnò il ragazzo con l’entusiasmo di una lucertola in un giorno di tempesta.
 
-Ah, sono contenta per voi!
 
-Come sarebbe a dire “ah sono contenta per voi”? Corri a comprare i biglietti! Non sei impaziente di incontrare i tuoi idoli?
 
-Certo, fremo all’idea stare al freddo, schiacciata addosso ad altre tremila persone, a vedervi suonare canzoni che conosco a memoria! Soprattutto non vedo l’ora di farmi autografare il cd e fare una bella foto ricordo, quando  mai ne riavrò l’occasione?
 
-Ecco, non vedi l’ora! Alza il fondoschiena dal divano e vai a prenotare il biglietto, che saranno quasi finiti. Ci penso io a tenerti il posto caldo, tranquilla … - fece Tom scansandola dal divano.
 
-E levati!!- rispose lei e iniziarono a scansarsi a vicenda riuscendo solo a spiegazzare la federa dei cuscini sul divano.
 
-Eh-ehm …
 
-Uh! Scusa Bill, mi ero distratta. Cos’è che volevo chiederti?... Ah, sì. Quanto è che starete via?
 
-Bah, per quel che ne so più o meno sei mesi …
 
-CHE?!? SEI MESI?!
 
-E che cavolo, guarda che ci vuole tempo a girare tutto il mondo! Partiremo più o meno fra una settimana …
 
-Uffa però, voi viaggiate dappertutto e io devo stare a casa e andare a scuola. Non è giusto!!
 
-Ahahahaha, soffri e taci, mortale!- fece Tom con una bella risatona malvagia. Gli altri due si voltarono a guardarlo.
 
-… che ho detto?
 
-Che è successo?- chiese Karen entrando, era andata in cucina a mettere su la pasta.
 
-Niente, gli accessi di malvagità di mio fratello. Adesso se non vi spiace noi dovremmo andare, eravamo passati giusto a dire queste due cose. Aiuto, adesso dovrò ripassare in mezzo a tutta quell’umidità … arriverò a casa che sembrerò un pazzo che ha preso la scossa- si lamentò Bill uscendo.
 
-Bibi, tu sembri sempre un pazzo che ha preso la scossa- replicò pazientemente suo fratello aprendo l’ombrello.
 
-Dillo di nuovo! …
 
-Ho detto che sembri un pazzo fulminato!
 
-Ciao, raga … -li salutò Kim mettendo la testa fuori dalla porta. Per tutta risposta Bill urlò un “Ma ti fulmino io” a suo fratello, iniziando un dibattito che probabilmente sarebbe durato fino al giorno dopo. Rientrò che il vociare dei gemelli si sentiva ancora giù per le scale.
 
“ … ma non avranno freddo a fare concerti in pieno dicembre?” pensò chiudendo la porta.
 
“I fan devono essere davvero affezionati se hanno voglia di stare due ore in piena notte al freddo e al gelo” si diresse in camera sua.
 
“Apparte all’emisfero australe, dove in teoria in questo momento sta per iniziare l’estate, se mi ricordo ancora qualcosa di geografia” si sedette sul letto.
 
“Ah, bene, mi ci vedo proprio io che già non capisco un cavolo a scuola, ad ascoltare una spiegazione in tedesco. Aiuto” prese il cellulare, e fece scorrere i numeri sulla rubrica.
 
“Persone che non conosco, persone che non conosco … e ancora persone che non conosco. Uh, Georg  e Gus. Ah, ecco qua Kaulitz Uno e Kaulitz Due. Poi vediamo … gente che non conosco, giusto” in effetti, a parte i numeri dei genitori e dei quattro amici non conosceva quasi nessuno dei numeri che comparivano nella rubrica.
 
“Posso anche eliminarli, tanto a Liverpool mi sa che non ci si torna” iniziò a cancellare i numeri di telefono “anche perché non è che abbia tutta ‘sta voglia di tornarci”; chiuse l’applicazione, spense il cellulare e volò in cucina, afferrò un pezzo di pane al volo e si buttò sul divano.
 
 
#
 
 
Tornando al punto di partenza, adesso la nostra eroina si trovava seduta in una classe di sconosciuti che borbottavano in una lingua che conosceva più o meno.
 
Quella mattina era stata puntualmente sbrandata alle sei da sua madre, che le aveva urlato di vestirsi in fretta e l’aveva spedita fuori di casa con tanto di soldi per l’abbonamento dell’autobus e cornetto alla cioccolata freddo.
Si era incamminata per le strade in cerca di un’edicola, o di un posto dove facessero gli abbonamenti per l’autobus, dato che si era dimenticata di farlo prima. Per fortuna aveva trovato un giornalaio aperto, aveva fatto la tessera e si era avviata alla stazione. Aveva preso il bus che si fermava più vicino alla scuola, e si era seduta nei posti in fondo, dato che era completamente vuoto. Dopo un paio di fermate aveva iniziato a riempirsi, e le si era seduta accanto una ragazza grassottella e dai capelli biondissimi; che d’altronde non era strano per il posto.
Avevano fatto qualche chiacchiera per la strada, Kim aveva scoperto che la ragazza si chiamava Ellen e che frequentava un liceo linguistico abbastanza lontano.
Ellen era scesa alla stazione dei treni, e al suo posto si era seduto accanto a Kim un ragazzo altissimo, con uno zaino nero e una camicia a quadrettoni troppo larga. Non aveva proferito parola per tutto il viaggio, così Kim se ne era rimasta buona al suo posto.
 
Quando finalmente scese dall’autobus, entrò a scuola e raggiunse la sua classe, si accorse che non conosceva proprio nessuno dei ragazzi che aveva intorno. Sfiga aveva voluto che Aya, Adele e tutte le ragazze che aveva conosciuto fossero tutte in sezioni diverse dalla sua, così si ritrovava a dover partire da zero. Si sedette in seconda fila, in un banco vuoto vicino ad un ragazzo che sembrava più interessato al soffitto dell’aula che al resto del mondo. Presto il posto vicino a lei venne occupato da una ragazza piuttosto bassa, rossa di capelli, che indossava una maglietta verde con il logo dell’Hard Rock Cafè e dei jeans blu che cadevano morbidi sopra le Converse rosse. Posò la borsa sul banco, si stirò la schiena e fece un sospiro soddisfatto. Poi si voltò a guardare Kim con i suoi occhi enormi e curiosi, scostò un ciuffo rosso e sorrise porgendole la mano.
 
-Piacere, sono Joey. Sei nuova? Non ti avevo mai visto.
 
-Sì, sono nuova … vengo da Liverpool. Mi chiamo Kim.
 
-Liverpool! Figo! La città originaria dei Beatles. È bella? Non sono mai stata in Inghilterra, mi piacerebbe farci un giro, prima o poi.
 
-Diciamo che merita tutti i suoi complimenti. È una bellissima città, c’è il Bluecoat, l’università di medicina, la Walker Art Gallery … è uno dei miei posti preferiti, è pieno di dipinti, quando ci sono stata per la prima volta a sei anni ti giuro che non volevo più uscire!
 
-Immagino! Ti piace l’arte?
 
-Diciamo che mi affascina. Tu invece … - Kim squadrò Joey da capo a piedi, soffermandosi sulla maglietta.
 
-Ah, sì, diciamo che … mi piace la musica rock, ecco, se non si è capito! …
 
Kim rise.-Tranquilla, si capisce!
 
Poco dopo entrò la professoressa, e iniziò la lezione, che si allungò per tre, lunghe ore.
 
Quando finalmente suonò la campanella dell’intervallo, tutti gli studenti si alzarono e si diressero verso l’uscita. Kim venne inghiottita dal fiume di gente diretta all’esterno e perse Joey; ma la ritrovò in mezzo al cortile intenta a parlare con alcuni ragazzi.
 
“Joey deve essere molto popolare” pensò avvicinandosi “in effetti farei bene anche io a farmi qualche amico in più … bah, c’è tempo”. Immersa nei suoi pensieri non si accorse di essere andata a sbattere contro qualcuno.
 
Si guardò intorno, e scorse solo dopo un attimo la ragazzina a cui era inavvertitamente andata addosso. Un essere completamente vestito di nero, viso e capelli completamente bianchi, le inveiva contro con un’espressione chiaramente incazzata. Kim si allontanò velocemente, Joey le venne incontro.
 
-Scusa, sai chi è quella ragazza? Quella lì, bassetta …
 
-Oh, quella dici? È Christina, meglio conosciuta come Quella Sempre Perennemente Incazzata. Nessuno dice di averla mai vista ridere finora.
 
-Ma … è un’impressione mia o ha i capelli completamente bianchi?
 
-E’ albina. Spesso si tinge i capelli, a volte li porta semplicemente bianchi. Si vede che questa mattina aveva finito i gessi. Il bello è che si veste sempre di nero, quindi sembra ancora più bianca. Per me lo fa apposta, a sembrare una morta in piedi. Tanto il carattere ce l’ha, non le manca niente.
 
Kim si voltò ancora una volta per guardare la ragazzina, ma era scomparsa nel nulla.
 
“Certo che ce n’è di gente inquietante”
 
 
#
 
Quella sera, dopo aver cenato, aprì Skype, Bill era online.
 
-Heilà, viaggiatore! Come le è andato il viaggio?- chiese, appena vide apparire la schermata della chat. Erano partiti da circa un paio di settimane, e non si erano mai sentiti perché non c’era mai stata l’occasione.
 
-Ciao … tutto bene qui. Abbiamo appena finito le prove … David è asfissiante, sono due giorni che proviamo per stasera e non gli basta mai, manco non sapessimo più suonare. Abbiamo circa un’ora per mangiare e farci i cavoli nostri, poi dobbiamo correre in camerino a prepararci, che alle nove dobbiamo essere sul palco.
 
-Ah ah ah, sfigato!
 
Bill rispose con una pernacchia.
-Ma … come ti è andata? Hai iniziato oggi la scuola?
 
-Sì … ho già conosciuto una ragazza simpatica, poi boh, non sembra niente male.
 
-C’è ancora il graffito di Tom sulla facciata?
 
-Il … che?
 
-Ah, non ti avevamo detto? Niente, è che una sera Tom era ubriaco …
 
-Bill, eravamo tutti ubriachi, anche tu- si sentì una voce da dietro al ragazzo.
 
-Sì, ok, ma tu lo eri più di tutti!
 
-Dai, che cos’è successo dopo? …
 
-Beh, semplicemente Tom ha trovato delle bombolette mezze piene in mezzo alla strada e ha pensato bene di andare a scarabocchiare il primo muro che vedeva, in questo caso la facciata nord del liceo classico. Nessuno si ricorda di preciso cosa fosse venuto fuori, chissà se è ancora lì.
 
-Ok, capito tutto, domani vado a vedere, e se c’è ancora dico che è stata colpa di Tom Kaulitz!
 
In quel momento comparve il famoso rasta sullo schermo.
-NO!! No cazzo scordatelo!
 
-Oh sì, glielo dico chiaro e tondo. Sono testimone della tua confessione, Kaulitz!
 
-Non mi prenderete mai!! … - furono le ultime parole di Tom prima di lanciarsi (letteralmente) sul pavimento, non si sa con quale intenzione di preciso.
 
Bill lo guardò un attimo. –Cosa speravi di fare?- gli domandò, trattenendo una risata.
 
Tom alzò la testa, con l’espressione del bambino che non ha avuto le caramelle. -Non sono diventato invisibile? …
 
-Ok, hai bevuto. Ciao Kim …
 
-No! Aspetta! Che cavolo voglio salutarla anch’io- si lamentò Tom alzandosi in fretta, piazzandosi poi con il suo sorriso ebete di fronte al monitor.
-Gheh, ciao Kim.
 
-Sì, ciao Tom. Anche io sono contenta di vederti.
 
-Hai sentito? Ha detto che è  contenta di vedermi! Sono emozionato.
 
-Piantala di fare il demente, fratello stupido.
 
-Ehi, guarda che sono di ben dieci minuti più grande di te.
 
-Piantatela che sto ridendo come una deficiente!
 
-Scusa scusa! Adesso la smettiamo.
 
-Ehi ciao essere umano!- fece intanto Georg passando.
 
-Ciao Ge. Dov’è Gustavino? Voglio Gustavino!
 
-Sono qua! ‘Giorno, anzi, ‘sera.
 
-Ciao Gustavino. Bene adesso potete andare via se volete.
 
-Esatto ragazza, adesso meglio se VOLATE in camerino che è tardi!- si sentì la voce del manager, passato in quel momento.
 
-Ma … ma manca più di un’ora e mezza! …- cercarono di protestare i membri della band, con poco successo.
 
-Dai, che ci sono le vostre fan che vi aspettano!
 
-Uffa però. Allora vado. Vado, eh?- la prese in giro Bill.
 
-Sì, dai, vai!- stette al gioco lei.
 
Risero entrambi. Si guardarono per qualche secondo.
 
-Ciao Kimmy. Fai la brava finché non torniamo, eh?
 
-Uhm, potrei dirvi la stessa cosa!- sorrise.- Ciao. Ci sentiamo, boh, presto. In bocca al lupo per stasera!
 
Bill la ringraziò e fece ciao con la manina prima di chiudere la chat.
 
 
Hey popolo alieno! Lo so che sono in straritardo, ma che volete non ci possho fare niente se sono impegnata. \\°-°//
(vero niente, ho disegnato tutto il tempo) uuuh, Ready Set Go! *o*
Eh-ehm, scusate, torno in me. Ringrazio centomila volte _MartyK_ che è onnipresente e onnirecensente (non so se esiste questa parola, Word me la segna sbagliata quindi vuol dire che non esiste. Segnatela sul dizionario con il mio nome!! :D), e anche chi legge senza recensire. Baci gente!! Ci sentiamo al prosssssssimo capitolo! :*                      Happy_Moon ^^
 
 
 
   
 
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