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Autore: Marina Swift    26/10/2015    4 recensioni
{ Fict ad Oc | ho tutti gli oc, grazie } { scritta quasi a quattro mani con la cara Riddle }
Chandelier City è una piccola isoletta di Oblivia, che ospita una delle scuole più importanti del Mondo Pokémon: la Talent's Academy, che da anni allena le migliori promesse nei campi di coordinazione, allenamento e ricerca pokémon.
Accademia che quest'anno avrà nuovi partecipanti, tra sfide emozionanti e all'ultimo respiro, amicizie indissolubili e anche un po' d'amore.
Dal prologo:
- Avete tra i quattordici e i diciotto anni? Volete migliorare le vostre tecniche di coordinazione o allenamento, o volete imparare qualcosa sulla ricerca e l'allevamento dei pokémon?
Vi aspettiamo numerosi al test di selezione il 22 settembre alle ore 17.30, qui nell'aula del Teatro.
Non ci sono restrizioni particolari, infatti anche i capopalestra possono partecipare, l'unica cosa è che i partecipanti dei corsi A e B devono avere rispettivamente o cinque fiocchi o cinque medaglie.
Aspettiamo le vostre partecipazioni! - concluse miss Lovely, strizzando un occhio alla telecamera.
Mancava solo da aspettare le richieste d'iscrizione

Enjoy!
Marina Swift
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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Capitolo 6: preparazione pre-gara

 

 

Le regole per una gara perfetta secondo Marina Sapphire:

1. Preparare un buon costume di gara per fare bella figura, rimanendo sempre coerenti con quello che si ama indossare

2. Cercare le combinazioni di tecniche per i propri pokémon per farsi notare fin dal primo turno

3. Essere sicuri che il palco sia adeguato per la performance che s'intende mettere in scena (per questo rivolgersi al tecnico del palco)

4. Informarsi bene sul conto degli avversari, in modo da non rischiare di copiare accidentalmente e anche per carpire difetti e pregi delle persone contro le quali bisognerà battersi

5. Fare una ricerca su ciò che Orthilla ama per essere sicuri di stupirla

6. Stare lontani da Anastasia Hamilton durante tutta l'"operazione"

 

 

Letika guardò piuttosto confusa il foglio che l'amica le aveva passato. Era stupita di quanto accurata potesse essersi rivelata la scaletta preparata da Marina, che pur essendo un'allenatrice aveva dimostrato di avere grande talento nell'organizzazione. Ma la ragazza dagli occhi blu aveva subito preso in mano le redini della situazione, affermando che “se una cosa non è fatta al meglio, allora non vale neanche la pena di provare”.

- Hmm... beh, direi che possiamo provare a seguire tutto punto per punto - disse mentre, seduta su una panchina, faceva dondolare le sue gambe avanti e indietro.

Akumi, seduta vicino a lei, non esitò un minuto a risponderle.

- È ovvio che lo faremo! In fondo, vogliamo che tu vinca no? - esclamò.

- E soprattutto dobbiamo battere Anast... - proruppe Eva, prontamente interrotta da Nozomi che non voleva infilare la modella nella conversazione.

- Siamo tutte d'accordo con il mio piano dunque? - domandò Marina, fremente di sapere se quello che aveva preparato andasse bene.

Tutti annuirono. In fondo, era sempre meglio avere una scaletta ordinata che fare tutto alla rinfusa.

Come aveva suggerito Veronica precedentemente, le ragazze si divisero in gruppetti ordinati di due, ognuno di essi pronto a realizzare uno dei punti della lista. I ragazzi invece decisero di andarsene a fare altro, con come unico scopo di avvertirle nel caso Anastasia avesse avuto intenzione di andare dov'erano loro. 

Letika si sarebbe mossa per tutto il tempo tra i vari gruppi, per potersi organizzare per bene. Come prima cosa, la ragazza si avvicinò a Marina e Akumi, per poter andare nel camerino del Teatro che le avevano riservato e cercare un look adatto.

- Andiamo mademoiselle, pronta per un giro di prova abiti sfrenato? - chiese Marina ironicamente, porgendole il braccio. Letika lo afferrò prontamente, ridacchiando.

- Dai, andiamo - concluse, mentre lei e le ragazze si avviavano verso il Teatro.

Mission one: start!

 

 

Meno di dieci minuti dopo, erano già sul posto. Letika si era infilata nello spazio dentro al camerino (separato dal resto tramite una tenda color crema) che serviva per il cambio di abiti, mentre Marina e Akumi si erano auto-promosse personal shopper, finendo così alla ricerca del più bell'abito che avessero potuto trovare nella zona in cui si trovavano i costumi di scena. 

- Aku-chan guarda che belli! - esclamò Marina alla vista di tutti quegli abiti, che effettivamente erano tutti stupendi. L'Accademia doveva aver speso un bel po', per poterseli permettere tutti, ma era veramente una cifra ben spesa. Quella sala era un tripudio di colori, stoffe e forme, una cosa che avrebbe fatto invidia ai migliori atelier.

- Già - concordò l'altra allenatrice. Allungò una mano verso una gruccia, dov'era appeso un abito bianco di chiffon - Guarda, sembra il vestito di un angelo -

Marina sorrise nel vedere l'amica che ammirava ciò che aveva trovato. In effetti c'era qualcosa che avrebbe provato anche lei, le toccava ammetterlo. In più il bianco stava anche piuttosto bene, alla sua compagna di stanza.

Ma erano lì per Letika, solamente per lei, ed era meglio evitare di divagarsi. Il senso di responsabilità di quella giornata prese il sopravvento.

- Dai, adesso cerchiamo qualcosa per Letika, poi penseremo al resto -

- Oh, ok - disse a malincuore Akumi, posando l'abito.

Intanto, Marina aveva già inizato un'accurata ricerca, afferrando top, minigonne, shorts e giacche e passandole tutte alla compagna, che in breve tempo si ritrovò piena di cose in mano, un po' come un armadio ambulante. Iniziava a sentire un po' caldo per tutto quel tessuto, che le arrivava quasi a coprire gli occhi, quando la sua amica decise di smetterla.

- Ecco - annunciò Marina - Queste potrebbero essere cose che Letika potrebbe apprezzare -

In quell'esatto istante altre due ragazze vennero a fare loro compagnia; erano entrambe di altezza media, e tutte e due erano pesantemente truccate e con al seguito due pokémon (uno Shinx e un Chimchar) vestiti entrambi con abiti da gara. Casualmente, i pokémon di una certa modella dai capelli rossi.

- Vieni Cherise - disse una delle due, con malcelata eccitazione - Dobbiamo trovare qualcosa di perfetto per la grande Anastasia! - 

La ragazza che di nome faceva Cherise, una castana dalle punte dei capelli tinte di rosa, viola e blu oltremare, sorrise a trentadue denti. - È un grande onore che lei si fidi così tanto di noi! -

Le due iniziarono a fare lo stesso lavoro precedentemente fatto da Marina, ma scegliendo abiti completamente diversi, tutti sui toni del rosso e del fucsia, che a occhio sembravano lasciare molte più parti scoperte di quanto non ne coprissero.

- Toh, le schiavette di Anastasia - sussurrò Marina ad Akumi, che per risposta ridacchiò piano. Poi, non contenta, aggiunse a voce più alta (e ricevendo un'occhiataccia da parte delle due ragazze): - Wow, dovrebbero vietare certi tipi di costumi. Ci sono dei minori qui -

Detto questo, trascinò via Akumi - che ogni tanto perdeva pezzi, lasciandosi dietro una scia di abiti e accessori - fino al camerino di Letika, la quale le stava pazientemente aspettando da mezz'ora.

- Cosa mi avete portato? - domandò curiosa, vedendo tutta la roba che Akumi aveva addosso. Non era sicura di volerli provare tutti, sembravano un mucchio a dir poco enorme.

- Vedrai - sussurrò Marina.

Detto questo, Akumi buttò tutto ciò che aveva sull'appendiabiti che trovò vicino a lei, per poi prendere una tenuta per volta.

Le prime cose che la coordinatrice provò vennero subito scartate: un abito era troppo corto, l'altro troppo lungo, un altro ancora aveva un colore che non si intonava bene con la pelle di Letika ecc...

In più, serviva qualcosa che facesse veramente scena, e soprattutto che potesse battere uno degli abiti esagerati che Anastasia Hamilton avrebbe sicuramente indossato. Sia Marina che Akumi, ovviamente, fecero attenzione a non menzionare mai il nome della modella durante tutta quella prova.

Erano passati circa tre quarti d'ora, quando Letika si accorse di un abito che era caduto per terra.

- Fammi provare quello, Marina - le chiese. La castana si piegò per prenderlo.

- Oh. Questa era una delle mie mise preferite. Però non ero sicura che avrebbe fatto effetto -

Non appena glielo porse, Latika lo indossò fulminea. Rimase un po' a rimirarsi allo specchio, rendendosi conto che effettivamente, le piaceva molto. Le stava bene, era semplice e comodo.

- Voglio questo - annunciò, mentre se lo sfilava per rivestirsi - Potete riportare gli altri di là mentre io vado da Eva e Veronica? -

- Certo - disse Marina - Però anche io devo andare a parlare con Eva per sapere se hanno pianificato qualcosa anche per addobbare il palco. Akumi, ci vai tu? -

Akumi annuì senza fare una piega, risollevò tutti gli abiti e corse a riportarli nell'altra stanza, un po' come un facchino molto efficiente.

Letika intanto si incamminava con Marina verso la biblioteca della scuola, dove altre due sue amiche le stavano aspettando.

 

 

La biblioteca della scuola era considerata, da una cospicua maggioranza degli studenti, uno dei luoghi più suggestivi dell'istituto, capace di ralirti e trascinarti in un dolce oblio dalla monotonia alla realtà. I numerosi armadi, costutuiti da mogano rilucente, erano gremiti di volumi; si potevano udire le grida di letizia di ardimentosi principi in sella ai loro valorosi destrieri o lo sciaguattare di un grazioso Patrat nell'erigere una diga.

Veronica ed Eva fissavano le gialle e consumate pagine di un testo; la prima scrutava minuziosamente ogni singola parola, mordicchiando di tanto in tanto la matita con la quale prendeva appunti. La seconda, assorta nei suoi pensieri, pesava le frasi con aria assente, quasi fosse risucchiata da una voragine di pensieri e ragionamenti.

- Oh che palle! - esclamò esasperata la mora, chiudendo di scatto il libro e scatenando l'ennesima ondata di polvere. Tossichiò, sventolandosi col palmo della mano.

Veronica, dal canto suo, sobbalzò per l'inflessione invereconda utilizzata dall'amica, posando un lungo sguardo sul suo volto.

Non si erano scambiate una sillaba da quando Marina aveva assegnato a loro quei compiti. La stava trattando in una maniera troppo fredda e distaccata: era palesemente stuccata dalla conversazione della mattinata precedente.

- Ehi, Eva, senti... - cominciò imbarazzatissima, le gote latte rosse per lo sforzo interiore. L'appellata si voltò, rivolgendole un'occhiata imbrattata dalla superbia - Lo so che ce l'hai con me perché ti ho detto che sì... insomma... - incespicò sulle ultime parole, balbettando. La mora stette zitta, lasciando che il suo viso si illuminasse di un'espressione curiosa, come quella di un bambino il primo giorno di scuola.

La castana, beandosi della luce ipotetica che diffondeva fiocamente la vicina, raccolse il coraggio e sputò: - Della mattina in cui ho spifferato alle altre che parli nel sonno in modo concitato, ecco -

Quasi si pentì per la schiettezza.

I suoi timori, fortunatamente, si rivelarono infondati: le iridi color nocciola di Eva si sciolsero in una manifestazione di tranquillità e affetto, mentre il volto di apriva in un sorriso.

- Ma che diamine ti salta in mente! - esclamò divertita, scoccando una pacca sulla spalla, forse con troppa veemenza, a Veronica, che si rilassò in un sospiro liberatorio.

- Ehi bella, io non sono una tipa che si tiene queste cose dentro. Se ce l'avessi avuta con te te lo avrei riferito faccia a faccia, ok? -

- E allora cosa ti affligge? -

- Sono solo un po' stanca, non riesco a concentrarmi troppo a lungo sui libri di questo genere - ridacchiò, scaraventando il libro addosso al muro, sicché l'Altaria di Orthilla volteggiasse nell'aria e concludesse, nelle menti di chi sa sognare, con una splendida posa.

- Io ho trovato delle cose parecchio interessanti invece: guarda -

 

Altaria danza e volteggia con le sue ali morbide come il cotone. Quando entra in sintonia con qualcuno, lo avvolge con le suo morbide ali, cantando con voce da soprano.

Categoria: Pokèmon Canterino

Tipo: Drago/Volante

Abilità: Alternacura  

 

- Tu sei un genio, ci sarà molto utile ciò. Dovremmo dire a Letika che le mosse che servono per alterare lo stato saranno del tutto inefficaci su Altaria. A meno che lei non intenda usarle per mettere in evidenza i suoi pokémon, in quel caso hanno un senso -

- Esattamente quello che pensavo. Inoltre non è la sola cosa che ho scoperto... - disse ostentando orgogliosamente dei fogli scribacchiati qua e là.


Orthilla, pochi lo sanno, possiede incastonato nel fermaglio una pietrachiave.

- Brava la mia ragazza! - esultò Eva, col volto contorto in una smorfia dilettata, prendendo una penna blu e ficcandosela nella tasca della tuta.

- Adesso è il nostro turno, pivelle -

Una voce colma di boria colpì le due ragazze di schiena, costringendole a girarsi di scatto per raccapezzarsi.

- Sì, dico a voi due - incalzò una seconda, proveniente da una ragazza alta ed emaciata, dai lunghi e spenti capelli biondi.

- Cosa volete? - domandò neutrale Eva, contemplando gli occhi della più bassa: un verde che andava lambendo le varie sfumature iridee che sbiadivano dal blu lapislazzulo all'azzurro.

- Ehm, se non vi è chiaro, dovete smammare... o non conoscete l'italiano - rispose la bionda, gesticolando altezzosa.

- Se non vi è chiaro - riprese Eva compiendo gli stessi movimenti - la biblioteca è un bene pubblico. Ergo, amabili compari, noi potremmo piantarci le radici e voi non potreste dire niente -

A quel punto le ochette esplosero in una fragorosa risata, beffandosi della mora.

- Le radici?! AHAH! Ma ci sei o ci fai, scema? -

- Voi non mi sembrate molto sveglie - intervenne Veronica, per la prima volta dall'inizio della conversazione.

- Che vuoi tu bassotto? - esclamarono all'unisono, tenendosi la pancia per le troppe risa. Il viso di Veronica si rabbuiò improvvisamente, come se un fantasma le fosse fluttuato davanti; al che Eva omai teneva le braccia rigide lungo il corpo e le mani che fremevano dalla brama di riempire le due a ceffoni.

- Allora, vi levate? - gridò la bionda, stridula a mo' di cornacchia.

- Cosa ci dovremmo levare? Lo sghiribizzo di effettuarvi una tracheoscopia con una penna? O forse la voglia di cavarvi la lingua a mazzate? Decidete voi, per me fa lo stesso. Oh, se non sapete cos'è una tracheoscopia, non spreco nemmeno il tempo di consigliarvi di andarla a cercarla nel dizionario: parlare è già una virtù troppo elevata per galline come voi, figuriamoci leggere! -

Detto ciò, Eva prese a camminare verso l'uscita, seguita a ruota da Veronica.

Ad aspettarle sull'uscio c'erano Marina e Letika, attratte sia dal casino scatenatosi nella biblioteca, sia dall'esigenza di vedere come procedeva il lavoro.

- Cosa stava succedendo? Vi ho sentite litigare con qualcuno - chiese preoccupata Letika.

- Dovevano essere schiavette di Anastasia - rispose Veronica, giocherellando con il labbro.

- Nessuno degno di nota - diede manforte Eva, consegnando a Marina il lavoro svolto durante le ore trascorse nella sala.

 

 

Nozomi si sdraiò sull'erba, rassegnata. Poi guardò verso Jay, che aveva un'aria serena come nel suo solito. La biondina stava intrecciando fili d'erba, e ogni tanto se ne metteva uno tra le dita per provare a farlo fischiare, con scarsi risultati in entrambe le attività.

Per carità, pensò Nozomi, Jay è dolce e carina... ma è così... strana!

In effetti Jay fino a quel momento non si era dimostrata molto collaborativa. Ai tentativi di iniziare una conversazione riguardante il loro obbiettivo - le decorazioni da mettere nella sala nel momento della gara di Letika - la bionda rispondeva a monosillabi del genere “oh”, “sì”, “ah”, oppure tirava fuori frasi del genere “l'erba è molto verde oggi”.

- Ehm... Jay...? - provò a richiamare l'attenzione della ricercatrice la violetta, che nel frattempo aveva ripreso a mangiare, sbocconcellando quadretti di cioccolato fondente che aveva preso durante la colazione in mensa - Hai finito adesso di intrecciare fili? Dovremmo lavorare, ti prego -

Oh... sì... ah - iniziò la biondina, alzandosi in piedi, per poi barcollare un po' e rimettersi seduta - L'erba è molto verde oggi - 

Nozomi si schiaffò una mano in fronte. La situazione stava drasticamente peggiorando.

- Ehi Nozomi - sentì dire da una voce dietro di lei. La ragazza si girò per vedere una Letika sorridente, con Sableye al seguito, che si siedeva vicino a lei, i pantaloni che si sporcavano leggermente a contatto con il prato e la terra.

- Ciao Letika - rispose lei. La ragazza dai capelli neri le scomigliò un po' i capelli, disfandole la coda e facendo in modo che una cascata color ametista le si riversasse sulla felpa, coprendole gli occhi.

- Come procedono i lavori? - domandò poi la coordinatrice sforzandosi di mantenere un tono ottimista, sebbene dallo sguardo assente di Jay e quello preoccupato di Nozomi, non sembrava che le due fossero a buon punto.

- Secondo te? - domandò l'altra, con un pizzico di esasperazione nella voce.

Letika sbuffò. A quanto pare aveva visto giusto, erano rimaste ferme a zero.

Propose dunque all'amica di lavorare un po' con lei; l'altra annuì sollevata e insieme si misero a discutere di tutto: del costume delizoso che Letika aveva scelto con Marina e Akumi, ai brillanti esiti delle ricerche con Eva e Veronica.

Avevano già iniziato a stilare una lista di possibili ambientazioni - comprese poi, ovviamente, i pokémon e le combinazioni da usare - e, circa tre quarti d'ora dopo, poterono dire di aver raccolto un ottimo materiale.

- Se il tuo costume è verde, direi che dovremmo decisamente optare per lo sfondo di tipo erba; ho parlato con la giardiniera, miss Yoshikura, e mi è sembrata molto abile con le decorazioni floreali, nonché volentierosa di aiutarci. Poi possiamo chiedere a lei -

- Oh, perfetto! - esclamò la corvina, all'apice della felicità.

Già s'immaginava sul palco, vestita di tutto punto, con i suoi amati pokémon, a lottare per il suo futuro. Si sarebbe impegnata, eccome se l'avrebbe fatto!

Stava già mettendosi a sognare ad occhi aperti - assumendo un'espressione ebete che fece alquanto preoccupare Nozomi - quando la delicata voce di Jay, come un sussurro, le accarezzò le orecchie, facendola sussultare.

- Ma se facciamo tutto in tinta, non rischia di sembrare troppo scontato? Non si potrebbe stupire di più facendo cose completamente diverse? Insomma, poi ovviamente potremmo rischiare di sembrare scontate anche nell'originalità, tuttavia... anzi, no. Oppure sì, boh -

Le altre due ragazze spalancarono gli occhi, stupite che Jay avesse creato una frase così lunga, per quanto contorta. 

Quella ragazza era una continua sorpresa, dovevano ammetterlo.

D'altro canto, Jay si era rimessa a fissare l'erba, come se si fosse dimenticata di quanto appena espresso; quindi, non appena le ragazze le chiesero di rispiegare loro quanto aveva appena detto, lei rispose con “ho intrecciato quattro fili... cinque ora...”.

Decisero dunque di ignorarla, e di aspettare che ci fossero tutte le ragazze per decidere meglio il da farsi. Letika a dire la verità si sentiva soddisfatta; oltre che per aver terminato finalmente gran parte del lavoro, per non aver incontrato altre schiavette di Anastasia. In realtà, era rimasta molto stupita di non aver visto lei, la rossa in giro, ma decise di non crucciarsene troppo.

- Bene - disse, sollevando il suo interpoké - Allora mando un messaggio a Marina e le dico che ci rivediamo tutte in camera mia dopo -

Nozomi sorrise. 

- Okay - iniziò, per poi girarsi un po' intorno. Notò Jay infilata in un cespuglio di rose, intenta a cercare chissà cosa, riemergendo coperta di petali e spine, senza minimo segno di fastidio o dolore. - Beh... andiamocene via ora -

 

 

I ragazzi erano sembrati veramente poco preoccupati per le sorti della gara - come poi ci si poteva anche aspettare, in effetti - e dunque, dopo attente riflessioni, avevano deciso di riunirsi alla caffetteria per bere qualcosa. Era un luogo molto grazioso, davanti ad una veranda che dava sul giardino, con piccoli tavolini rotondi e bianchi coperti da ombrelloni color limone, immersi nelle siepi smeraldine che tuttavia iniziavano a tingersi del rosso e dell'oro autunnali.

Gary Oak, un bicchiere di coca-cola fredda in mano riempita di ghiaccio fino all orlo, era intento a guardarsi annoiato la mano che ruotava avanti e indietro.

- La nota positiva di oggi è che c'era un gran viavai di ragazze per tutta la scuola - cominciò - Ho adocchiato qualche fanciulla molto carina mentre giravo -

- Eh? - domandò Lem, il quale non stava minimamente dando segni di attenzione, impegnato nella costruzione di un qualche congegno.

- Ragazze a parte - proruppe Tell, appongiando il suo bicchiere di succo - Con questo casino di certo non riuscirò a studiare, e miss Hazuiko ci vuole interrogare tutti. Quindi, a meno di non essere come lui, mi tocca mettermi sui libri -

Il lui di cui Tell stava parlando altri non era che N, seduto ad un altro tavolo, con accanto il suo amato Sawsbuck che mangiucchiava petali di rosa. Il ragazzo dai capelli verdi tuttavia non sembrò accorgersene e rimase fermo immobile lì dov’era.

- Beh, dai… - continuò Touya in tono incoraggiante, accarezzando il capo verde foglia al suo Serperior - Comunque teoria dei vantaggi e degli svantaggi in lotta non è una materia così difficile -

- Forse mentre lotti no, ma ripetere tutti i vantaggi e gli svantaggi dei pokémon davanti ad una prof che ti osserva non è così facile come sembra -

- Touché - ammise il castano.

Lem scosse la chioma bionda avanti e indietro. 

- Dovrebbero inventare un congegno per saltare le interrogazioni - disse sottovoce, ma venendo sentito da tutti gli altri che, chi più chi meno, annuirono trovandosi tutti d’accordo. 

Gary Oak sorrise compiaciuto. in effetti - contrariamente a quanto aveva pensato all’inizio - la sua classe sembrava quella con meno lavoro da fare. Nessuna interrogazione, compito o altro. Era una cosa rilassante. Ad un certo punto il ricercatore sentì vibrare qualcosa nella tasca destra della sua giacca bianca; la aprì per vedere che il suo interpoké stava squillando.

Oh, è Eva, pensò, chiudendo la chiamata e appoggiando l’aggeggio sul tavolo. Non aveva voglia di parlarle, rifletté mettendosi a fissare la graziosissima cameriera bionda venuta a portare del tè a Lem.

Tuttavia, l’amica-rivale non demorse e lo chiamò un’altra ventina di volte, fino a che il castano - invitato gentilmente da Tell, Touya e persino N che non ne potevano più di sentire il fastidioso vibro che si andava diffondendo per il giardino - non si decise a risponderle.     

- Che vuoi seccat… - iniziò, senza riuscire a concludere la frase.

- GARY OAK! - gridò lei - Si può sapere che stai facendo? Ti avevo espressamente chiesto di controllare se delle schiavette di miss-sono-perfetta-Hamilton andassero dove c’eravamo noi, ma tu niente! Niente! Ce le siamo ritrovate tra i piedi tutta la giornata! -

- Non sei il mio capo, Riddle - ribattè lui - Sono libero di fare ciò che voglio -

Gli altri ragazzi guardavano la scena tutti palesemente divertiti dalle smorfie che faceva Gary mentre parlava e dalle grida di Eva, che riuscivano a sentire appena, che parlava del voler uccidere il ragazzo e di tracheoscopie non eseguite.

Quando Gary riuscì a mettere giù, sollevato, emise un grugno di disapprovazione.

- Che vuole sempre quella lì… e poi io tengo ad Anastasia, è molto meglio… -

- Potevi dirlo prima allora -

Un’Akumi dal viso gioioso, con l’amato Dratini attorno al collo, camminava nella loro direzione con un vassoio in mano, sul quale c’erano sette bicchieri di succo e svariati bignè alla frutta. La sua gonna bianca ondeggiava avanti e indietro man mano che il vento la smuoveva. Era piena di brillantini fin nei capelli, residui dei costumi che aveva trasportato, ma non sembrava notarlo; tutto ciò la faceva rilucere al sole dandole un’aria molto angelica.

Tell fu l’unico a salutarla, nonché l’unico a girarsi assieme a Gary alquanto infastidito, e la ragazza ricambiò gentile il saluto.

- Stavo dicendo che se non volevi aiutarci bastava dirlo, ci saremmo organizzate meglio - disse lei, senza alcun tono di rimprovero nella voce.

Si incamminò verso l’entrata, intenta a portare il cibo in camera di Nozomi e Letika, barcollando un po’ per il peso del vassoio, quando il capopalestra di Verdeauzzopoli la fermò toccandole la schiena.

- Vuoi una mano a portare il vassoio? - le domandò.

- Oh, grazie - rispose lei, mentre lasciava tutto ciò che aveva in mano al ragazzo, iniziando a correre verso le scale.

 

 

Anastasia Hamilton era seduta su una panchina appena fuori dal Teatro, lamentandosi di come l’umidità le stesse gonfiando i meravigliosi capelli scarlatti.

Nella mano sinistra teneva una rosa rossa - regalo di un ragazzo che aveva incontrato per caso mentre passava per il giardino - mentre nella destra reggeva i lavori accuratamente svolti dalle sue ammiratrici. Ammiratrici che non si era neanche degnata di ringraziare, tra l’altro.

Si stava annoiando, molto, ma non aveva voglia di entrare, né di rischiare incrociare quelle altre sfigatelle che aiutavano Letika ovvio, la quale non aveva la minima speranza di vittoria contro di lei, Anastasia, la migliore.

Appoggiò dunque i fogli accanto a lei e, estratta una pochette di trucchi dalla sua borsa, iniziò a sistemarsi il mascara e l’ombretto, allungandosi di molto le belle ciglia.

- Scusami, è libero il posto? - si sentì domandare. Si girò giusto per vedere un ragazzo piuttosto alto, vestito in una maniera che lei giudicò a dir poco orrenda e fuori moda, con i capelli verde prato, che le lasciava una sensazione di dejà vu.

- Che vuoi tu? - ribattè brusca.

- Niente, solo studiare un po’. E questo sembra il luogo più calmo per farlo -

Il suo tono di voce le ricordava qualcosa. Non si aspettava di riconoscere al volo quel ragazzo, era stata in compagnia di così tanti nella sua vita che oramai le sembravano tutti uguali, ma la sua mente volò immediatamente al suo primo giorno di scuola.

Ah, già. Il tipo strano che si era offerto di portarmi la valigia.

Lasciò che si sedesse lì accanto a lei e poi, senza degnarlo di uno sguardo, continuò con il suo lavoro di make up.

- Vuoi un dolcetto? - le domandò lui, estraendo una scatola piena di macaron da uno zainetto che Anastasia inizialmente non aveva notato. La modella si rese conto di aver fame, e quindi ne prese uno al lampone, mangiucchiandolo piano. Era delizioso, ma non le passò per la testa di dirlo.

- Non ci stai provando con me eh…? - si interessò di sapere - Perché guarda, non sei proprio il mio tipo. E non dirò senza offesa perché sì, effettivamente è un’offesa -

Il ragazzo sorrise bonario. - No, assolutamente no. Era solo gentilezza. Comunque io sono Spighetto -

Le tese una mano che Anastasia non strinse.

- Anastasia Hamilton. Che ora se ne va perché ha del lavoro da sbrigare -

Il lavoro consisteva nell’andare a recuperare il rossetto che aveva dimenticato in camera.

Si alzò, prendendo in mano i suoi fogli senza curarsi del fatto che alcuni stavano cadendo per terra. Spighetto se ne accorse e glielo fece notare, passandoglieli sebbene si fossero sporcati di terra.

- Umpf - sbuffò Anastasia, scomparendo dalla sua vista.

Il capopalestra la seguì con lo sguardo fino a che lei non fu completamente sparita, poi prese dal suo zaino il libro di testo, iniziando finalmente a studiare.

Anastasia Hamilton eh…? Mi ricorda vagamente un piatto piccante. Difficile da apprezzare, ma che sicuramente può nascondere piacevoli sorprese.

 

Angolo dell’autrice:

Amatemi, sono tornata.

Oppure picchiatemi per il ritardo, fate voi. Chiedo venia, ma ci sono troppi motivi per i quali sono così lenta e non voglio certo annoiarvi elencandoli. Sappiate solo che l’inizio della scuola e il blocco terribile di cui sono stata vittima non hanno aiutato.

Anyway, spero che comunque possiate apprezzare il capitolo, mi sono molto impegnata per finirlo. E… boh, vi faccio come al solito qualche piccola precisazione:

1. Avrete di certo notato che i paragrafi in cui è suddiviso il testo hanno lunghezza e stile leggermente diversi, spero che la cosa non vi disturbi. E’ che sono stati scritti in tre periodi molto diversi un po’ da me e un po’ da Riddle, in ogni caso non dovrebbero essere troppo discordanti

2. Non ho descritto l’abito di Letika per tenervi sulle spine e per sorprendervi dopo. Sapete solo che è verde, per ora

3. La parte con i ragazzi è alquanto inutile, ma ci tenevo a parlare anche di loro e poi volevo un litiglio in stile Gary ed Eva uwu

E poi volevo introdurre la parte delle interrogazioni, un po’ perché forse ne parlerò e un po’ perché volevo far sembrare questa un po’ più una scuola. E in quanto ad Anastasia, beh, meritava la sua parte anche lei e allora le ho lasciato uno spazietto, così almeno ho presentato anche il caro Spighetto, che ha fatto apparizioni fugaci in qualche chap ma senza mai essere approfondito molto

E beh, nel prossimo capitolo ci sarà la gara! Intanto spero che questo sia stato di vostro gradimento. Intanto vi lascio, un bacione!

Marina Swift <3

P.S. Se qualcuno dei pg principali avesse un’immagine della propria oc, può mandarmela che mi serve per un lavoretto ^-^

   
 
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