Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: King_Peter    26/10/2015    7 recensioni
{ InterattivaApocalypse!NowIscrizioni chiuse }
I was angry with my friend; I told my wrath, my wrath did end. I was angry with my foe; I told it not, my wrath did grow.
And I waterd it in fears, night and morning with my tears; and I sunned it with smiles, and with soft deceitful wiles.
And it grew both day and night, till it bore an apple bright. And my foe beheld it shine, and he knew that is was mine.
And into my garden stole, when the night had veild the pole. In the morning glad I see, my foe outstreached beneath the tree.

(A Poison Tree, William Blake)
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Semidei Fanfiction Interattive
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Heaven Knows
♔ Official Video Trailer 


Alyx ♠ Fiore Velenoso

 
Alyx avrebbe ucciso qualcuno.
Era stata chiamata a contenere diverse ribellioni quella sera, tutte scoppiate all'interno dell'ala est, quella riservata ai prigionieri. Anche se era una vera e propria esperta nel mescere veleni, non se la cavava affatto male con il suo pugnale.
Adesso stava tornando nel suo laboratorio con un labbro spaccato, là dove uno dei rivoltosi le aveva sferrato un gancio destro. Inutile dire che Alyx era stata altrettanto veloce, guardandogli schiumare la bocca dopo avergli infilato la sua lama avvelenata nel petto.
Oltrepassò un lungo corridoio, mentre le luci sopra di lei sfarfallavano; il silenzio spezzato solo dal suono nervoso dei suoi passi e dal battere incessante del suo cuore. Si passò una mano fra i capelli biondi, il suo respiro leggero che accompagnava i movimenti ondulatori delle braccia.
Si fermò ad osservare il proprio riflesso in uno dei tanti vetri a specchio che correvano alla sua destra. La vecchia cicatrice era ancora lì, quel lungo taglio frastagliato che si faceva strada sino alla guancia. Riprese il suo cammino, disgustata, ricordando benissimo con quanto disprezzo gli altri traditori la prendessero in giro.
Joker, l'ammazza draghi.
Non erano altro che bugie, bugie che servivano, però, a mantenere in piedi la sua corazza, quella che Alyx si era costruita per andare avanti, per impedire agli altri di scrutare nel suo passato. Non avrebbe mai permesso a nessuno di farlo, nemmeno se a chiederlo fosse stata sua madre, la dea dei fantasmi Melinoe.
Il suo laboratorio era quello in fondo al corridoio, la porta più scura delle altre per via dei fumi tossici delle piante con cui lavorava. Anche se di solito usava maschera e guanti, il più delle volte respirava quell'aria radioattiva a pieni polmoni; il vento degli Inferi le riempiva le narici e la faceva sentire bene.
- Alyx, che piacere. -
Duncan Dowson aveva alzato la mano prima ancora che la figlia di Melinoe svoltasse l'angolo. Aveva un ridicolo sorriso stampato sulla faccia e i capelli ancora più neri di quanto Alyx ricordasse; i vestiti di pelle risaltavano il colore acceso dei suoi occhi, dandogli un'aria da folle.
Lei alzò gli occhi al soffitto, mormorando un'imprecazione in greco contro Zeus. Sentì il cielo tuonare, ma non ci diede peso: se avesse avuto un centesimo per ogni volta che aveva maledetto uno degli Olimpi, a quell'ora sarebbe stata ricca.
Rispose al saluto come meglio poté, visto il labbro dolorante, ritrovandosi poi ad annaspare nell'ombra scura di Duncan.
- Era da tanto che non scendevo nel tuo regno, sai? - le chiese il figlio di Ares, cercando di fare il carino. Poggiò una mano sul muro, mentre Alyx aspettava in silenzio che il sistema di sicurezza riconoscesse la sua retina. - Trovo che sia tutto così ... -
La porta si aprì, riversandone fuori i suoi maleodoranti fumi tossici. - Delizioso. - concluse, piegando le sue labbra in una smorfia di disgusto. La figlia di Melinoe attraversò sicura la stanza; teche verdognole e provette colorate che sembravano seguire i suoi movimenti con i loro occhi invisibili.
Il figlio di Ares fece un po' più fatica a seguirla, cercando in qualche modo di trattenere il vomito.
Alyx si permise un sorrisetto sadico, ottenendone in cambio solo dolore. Si diresse verso un vasetto pieno di terra bruna, dalla quale era cresciuta una pianta dall'aspetto malaticcio.
- Cosa vuoi? - gli domandò, senza troppi giri di parole. Strappò qualche foglia dall'arbusto pallido e se la ficcò in bocca, ricavandone una panacea da applicare sul labbro dolorante.
Duncan fece spallucce, dopo aver afferrato una maschera anti-gas ed aver ripreso a respirare normalmente. - Ordini dall'alto. - rispose con un sorriso, giocherellando con alcuni alambicchi in cui riposava chissà cosa.
Alyx tossicchiò, scuotendo la testa. - Non toccare ciò che è mio. - lo avvertì, la lingua biforcuta come quella di una serpe. I suoi occhi sembrarono passare dall'azzurro al viola nel giro di un decimo di secondo, prima di tornare normali. - Sai cosa succede alle persone che non sanno farsi i fatti loro. -
Duncan rise, i suoi mossi capelli neri che rendevano il suo incarnato pallido, malato come il tronco delle piante che la figlia di Melinoe coltivava. Sembrava ormai sprezzante a qualsiasi tipo di minaccia gli venisse fatta.
- Non ho paura, ammazza draghi. - la schernì, percorrendosi la guancia con un dito; lo spettro di un sorriso che rendeva il suo gesto ancora più macabro.
Alyx si irrigidì, sentendo la rabbia montarle dentro come un incendio improvviso. Sapeva benissimo cosa stava cercando di fare, lo aveva già visto fare milioni di altre volte.
Certo, la verità era che non aveva mai sconfitto un drago. Tuttavia, era ciò che voleva che le persone pensassero di lei: una ragazza forte, combattiva e, soprattutto, pericolosa. Nessuno avrebbe mai saputo la verità, nessuno che avrebbe vissuto abbastanza a lungo da raccontarlo.
- Come non dovresti avere paura della follia, psicopatico. - lo redarguì subito lei, la voce fredda come un pezzo di ghiaccio. Nel momento in cui i suoi occhi ancorarono quelli del ragazzo, Alyx esplorò la sua anima, rivivendo il suo passato.
C'era un ragazzino spaventato che teneva la mano ad una giovane donna, con il volto segnato dalla fatica e dalla malattia. Avevano gli stessi occhi azzurri, lo stesso colore scuro di capelli, persino la stessa linea dura della mascella.
Poi la scena cambiò ed Alyx si ritrovò ad osservare lo stesso ragazzino di prima farsi pagare all'angolo fra due abitazioni in cambio di qualche grammo di erba; la nebbia saliva piano dal terreno, l'aspra umidità scozzese riempiva le narici della figlia di Melinoe.
- Basta! -
Duncan le puntava il suo stesso coltello alla gola, la lama avvelenata che premeva contro la carotide pulsante. Una tempesta si agitava nei suoi occhi chiari, un vento di vendetta e di rabbia. - Non permetterti mai più di frugare nella mia testa, strega. A meno che tu non voglia ritrovarti sprovvista di un cuore. -
Alyx rise, una di quelle risate sadiche e masochiste. - Adesso so tutto, di te. - lo provocò, giusto per constatare quanto in là si spingesse, - Chissà cosa succederebbe se si venisse a sapere che ... -
Duncan le premette Spettro sul collo, facendola sanguinare. - Spero tu abbia prodotto l'antidoto al tuo veleno. - le disse, la sua voce ridottasi a diventare quasi un sussurro, mentre nel suo sguardo riviveva ancora la tragedia di cui era stato partecipe. - Alza il culo e curati, prima di venire fuori. -
Abbassò il pugnale, guardandola con disprezzo. Non vedeva altro che la sua cicatrice. - Abbiamo una missione da compiere. E purtroppo richiede anche la tua competenza. -
 
Dopo aver bevuto un sorso dell'antidoto, Alyx aveva seguito Duncan fino alla sala macchine.
Era armata solo del suo coltello di bronzo celeste, ma non per questo non era meno letale di un fiore di belladonna. Per tutto il tempo che avevano camminato assieme, il figlio di Ares non le aveva rivolto la parola, né l'aveva guardata in faccia.
E, se doveva dirla tutta, ad Alyx non dispiaceva affatto.
Si sentiva terribilmente attratta dal dolore altrui, dall'arma sottile della sofferenza, come anche dallo stringere una vita umana fra le mani; essere spietati o indulgenti. Amava giocare con la mente, sconvolgerne l'ordine, renderla abominevole come quella di un animale selvaggio.
Perché cos'é l'uomo, senza la sua ragione? Forse era per questo che, come terzo compagno d'impresa, era stato scelto Christopher, il figlio di Dioniso: dopotutto, ebbrezza e demoni andavano sempre d'accordo, visto che portavano allo stesso fine.
La follia.
Mahattan scorreva veloce accanto a loro. I finestrini davano dei rapidi scorci della Statua della Libertà, a malapena visibile per quanto Duncan stesse andando veloce.
Certo, la Foschia aiutava, visto come i mortali si scansassero al loro passaggio, ma Alyx sospettava che stessero andando a tavoletta per colpa sua.
E se ne compiaceva, in un certo senso.
- Allora. - disse, rompendo il silenzio. Duncan fece finta di non sentire, gli occhi fissi sulla strada, in preda ad un passato che non poteva cambiare. - Dove stiamo andando, di grazia? - chiese, sperando che almeno Christopher sapesse qualcosa.
Il figlio di Dioniso fece spallucce, sbuffando. - Vorrei saperlo anch'io. - rispose con aria scocciata, la linea dei suoi muscoli ben evidente da sotto la giacca sottile che indossava. - Mi stavo divertendo così tanto, prima che piombassi nel bel mezzo di un amplesso. Ancora. -
Se anche era suonata come una provocazione, Duncan non ci diede peso. - È richiesta la vostra presenza, punto. - sbraitò nervoso. Strinse le mani sul volante finché le nocche non sbiancarono. - Non vi è dato sapere altro. Attenetevi ai miei ordini. -
Christopher imprecò in greco, sbottonandosi i pantaloni con fare lascivo, mentre Alyx osservò incuriosita il suo personalissimo mostro: era arrabbiata per come il figlio di Ares li stesse trattando, certo, ma, allo stesso tempo, era estasiata dagli effetti che i suoi poteri avevano scatenato in lui.
Sconvolgi i suoi sentimenti e sconfiggerai anche l'uomo più audace, sosteneva un vecchio detto.
Era così che il mondo andava avanti da millenni; era così che avrebbe continuato a funzionare anche dopo di loro.
I venti minuti che seguirono furono anche più noiosi di quanto Alyx avesse immaginato: a riempire il silenzio erano solo i gemiti di piacere di Christopher e i grugniti furiosi di Duncan, i suoi capelli neri che lo rendevano simile ad una di quelle statue che si potevano vedere in un museo.
Era stata quasi tentata di andare a fare compagnia al figlio di Dioniso e lasciarsi andare a qualche piccola passione repressa, ma si impose di stare al suo posto, agitando pensierosamente una piccola fialetta contenente uno dei suoi veleni più pericolosi.
- Puoi dirmi almeno a chi andiamo incontro? - gli domandò non appena si fermarono e Duncan spense il motore del loro suv. I loro occhi si incontrarono, azzurro contro azzurro. - Mostri? Semidei? -
Il figlio di Ares sembrava sul punto di mollarle un pugno, ma sospirò e ripose le chiavi nel cruscotto,  con fare metodico e calcolatore. - L'incantatore. - spiegò, la voce aspra come se avesse inghiottito un limone.
- Impossibile. - sussurrò Alyx, rischiando quasi di lasciar cadere la boccetta del veleno che aveva in mano, - È morto più di duemila anni fa. -
- Ahhhh. Ahhhh. - gemette Christopher, introducendosi nella loro conversazione.
Anche lui, come Alyx, era attirato da ciò che era proibito e che dava piacere, anche se preferiva quello sessuale al desiderio subdolo di superiorità che scavare nella mente umana dava alla figlia di Melinoe.
- Sto venendo. - continuò, la sua voce ridotta ad un mormorio crescente di piacere, - Dei del cielo. Devo ringraziare mio padre per questo. - sospirò, mostrando loro un dildoo rosa. Alyx inarcò un sopracciglio, ignorandolo, e tornando a guardare seria Duncan.
Lui spostò lo sguardo sul capannone che avevano davanti. - È là dentro. - affermò, - Amber ha percepito il suo potere proprio qui. Si nasconde con i topi, troppo miserabile per cercare la strada verso il potere. -
- Quindi stiamo cercando il pifferaio magico? - domandò Christopher, sorridendo in maniera folle alla sua battuta squallida.
Duncan aprì la portiera, venendo investito dal vento freddo di New York. - Speriamo che suoni solo il suo, di piffero. - scherzò, lasciandosi andare uno dei suoi soliti sorrisi. Gli lanciò un pacco di fazzoletti. - E datti una pulita. Manco avessi fatto un'orgia sfrenata con i modelli di Ambercrombie. -
Alyx scese dall'auto, studiando i contorni poco promettenti del capannone che avevano davanti, uno di quelli che si trovavano vicino ai porti, usati per proteggere le imbarcazioni dagli agenti atmosferici. Il cielo era coperto, quindi non c'era nessuna luce a guidarli se non quella debole delle loro armi.
La figlia di Melinoe sguainò Spettro e aspettò i suoi compagni, chiedendosi che aspetto avesse l'incantatore e se fosse così forte come la C.A.D.M.O. credeva.
Duncan si pose alla guida del loro esiguo gruppo; la sua spada gli sfumava il profilo austero del volto, rendendolo attraente e pericoloso. Si mossero veloci come leoni, come un vero e proprio gruppo armato, nascondendosi dietro ciò che potevano usare come riparo.
Non sapevano se l'incantatore fosse solo o meno, quindi dovevano prenderlo alla sprovvista, prima che lui potesse chiamare dei rinforzi. Mentre Alyx correva, le sembrò di essere in uno di quelle stupide serie tv in cui i buoni rincorrono i cattivi.
C'era solo una differenza, però, visto che erano loro i cattivi. E stavano cercando un altro cattivo.
Superarono la porta senza fare troppo rumore, ritrovandosi immersi nel buio più completo. A seguire Christopher, e la sua lama, era un forte odore di vinaccia, quindi Alyx si chiese se sarebbero passati davvero inosservati.
Strinse forte il suo pugnale, la sua ancora di salvezza; una smorfia di cattiveria si dipinse sul suo volto, proprio mentre nessuno poteva vederla.
- Che si fa? -
La voce di Christopher era suonata atona e priva di qualsiasi emozione; una sorta di macchina meschina e calcolatrice. Alyx poteva vedere solo i suoi occhi, in quell'oscurità, perfetti come degli ingranaggi, intelligenti come un figlio della stessa Atena.
- Guardate là. - suggerì Duncan, indicando con la spada qualche metro avanti a loro.
La figlia di Melinoe stava per rispondergli in maniera acida, quando si costrinse a rimanere in silenzio: delle forme indistinte e luminose si erano accese sotto i loro piedi; orme di sandali che li conducevano attraverso le tenebre, una scritta che spiccava contro la luce dorata.
Seguimi.
Alyx scosse la testa e i capelli biondi le finirono in bocca. - È un tranello. -
Sentì Duncan annuire e Christopher muoversi alla sua destra per esaminare la traccia luminosa. Non appena l'ebbe sfiorata con due dita, essa sparì, facendone apparire un'altra più avanti.
- Era il sistema che usavano le prostitute per attirare i loro clienti nell'antica Grecia. - spiegò il figlio di Dioniso, sprigionando nell'aria l'odore dell'uva matura. - Si dice che fosse stata la stessa Afrodite ad istruirle. - concluse, sputando a terra.
Alyx fece spallucce. - Al diavolo la balda Afrodite. - imprecò, disgustata, - L'incantatore sta giocando con noi, vuole farci cadere in una trappola. Duncan? -
- Non abbiamo altra scelta. - tagliò corto il figlio di Ares, sussurrando. I suoi occhi azzurri scintillarono un'ultima volta, poi si voltò di spalle e cominciò a inseguire le orme. Christopher fece per seguirlo, poi prese Alyx per un braccio e le puntò addosso il suo sguardo serio.
- Ci serve vivo. -
La figlia di Melinoe sfoderò il suo miglior sorriso, quello che avrebbe fatto oscurare anche la luna. - Io non lo ucciderò di certo. - rispose con aria innocente, tirando fuori la sua boccetta di veleno.
Si mossero in fila indiana, con Alyx che chiudeva in retroguardia. Avvertì più volte la sensazione che qualcuno li stesse spiando, ma non ci diede peso. Sbatté la spalla contro il fianco di una barca, mordendosi l'interno delle guancia per non urlare fino ad assaggiare il proprio sangue.
Le orme continuavano a condurli sempre più lontano, da est ad ovest, da nord a sud.
La notte era ancora lunga e non c'era niente ad illuminare il loro cammino. Alyx mise più volte i piedi in pozze piene di un liquido che non conosceva, fra ragnatele e ossa scricchiolanti sotto le suola delle sue scarpe.
Non riusciva a capire niente di ciò che la circondava: le sembrava che stessero girando alla cieca, e, in quel buio, non riusciva a ricordare se avessero già percorso lo stesso sentiero. Sapeva, però, che l'incantatore stava giocando con loro e stava cercando di fargli perdere l'orientamento.
Alyx si era ripromessa che, non appena lo avrebbero trovato, gli avrebbe sferrato un calcio dritto in mezzo alle gambe.
Quando ormai giravano alla cieca da più di dieci minuti, andò quasi a sbattere contro le spalle di Christopher, il quale si era fermato. Adesso era rimasta solo un'orma, una singola traccia luminosa che brillava raggiante a due centimetri dai piedi del figlio di Ares.
Duncan era immobile, probabilmente perché aveva fiutato un pericolo: anche se era tutto buio, Alyx poteva immaginarlo contrarre le spalle e flettere gli addominali, pronto a balzare contro qualsiasi cosa ci fosse stata davanti a loro. Tenne nascosta la provetta con il veleno.
Duncan si mosse e l'orma luminosa scomparve; l'ultimo seguimi si spense.
- Traditori. - proruppe una voce melodiosa davanti a loro, prima che la lama di Duncan le illuminasse il viso, sporco di sangue e di sporcizia. Aveva gli occhi scuri ed infossati come quelli di un cadavere. - Vi stavamo aspettando. -
Alyx indietreggiò di poco, andando a sbattere contro il petto di una ragazza, un coltellaccio affilato stretto nelle sue mani. Poi intravide il collo pallido e cadaverico di una terza ragazza, più piccola delle altre due, forse una bambina, proprio al fianco di Christopher; le braccia coperte di tagli e di morsi.
- Ci fareste il piacere di seguirci? - chiese la prima donna, la più adulta fra le tre.
- Il nostro padrone vuole incontrarvi. - continuò la ragazza, il coltello fra le sue mani che si faceva sempre più minaccioso.
- Volenti. - concluse la bambina, mentre i suoi occhi scintillarono rossi. - O nolenti. - E fu allora che cacciò gli artigli, facendosi crescere le zanne come un lupo.
Alyx mantenne il sangue freddo, ma era più che sicura di aver già visto qualcosa del genere alla C.A.D.M.O.; gli effetti di uno degli esperimenti che lei stessa aveva messo a punto.
L'ATT-451.
Le tre donne gli fecero consegnare le loro armi, agendo come in trance, spogliando i traditori di tutti i loro averi. La figlia di Melinoe si sentì profondamente indignata mentre la bambina infilava una mano nella coppa destra del suo reggiseno, estraendone la fialetta di veleno.
Le morse due dita, ma lei non sembrò fare caso al dolore, né al sangue che le stava scorrendo sulla mano.
- Seguiteci. - li invitò la prima donna, i suoi occhi infossati che rendevano nervosa Alyx. Al loro passaggio si accesero alcune torce di fuoco greco, le quali costeggiavano barche e antichi vasi che sembravano cretesi. Decine e decine di strumenti musicali erano stati ridotti a legna da ardere, in vista di un prossimo falò.
La figlia di Melinoe si lasciò guidare da quelle tre misteriose figure e, ad ogni passo che facevano, sembrava che scendessero sempre di più verso il centro della terra, dove il battito ritmico di un cuore cullava i loro respiri affannosi.
La ragazza con il coltello era alla sua sinistra e guardava dritta davanti a sé, quasi come se fosse un automa. Alyx cercò lo sguardo di Duncan, ma il figlio di Ares sembrava fondersi in un tutt'uno con le ombre intorno a loro, nelle quali erano ripiombati.
Camminando, Alyx notò come le suole dei sandali delle tre donne lasciassero delle impronte luminose; le stesse che loro tre avevano seguito, poco prima. Il fuoco di alcuni tripodi le fece capire che avevano imboccato un tunnel scavato nella terra, tutto in discesa.
Duncan aveva ragione quando diceva che l'incantatore si nascondeva con i topi. Letteralmente.
La luce le permise di vedere alcuni graffiti incisi sulle pareti brulle, cadute di dei e giganti, mostri e semidei; spade e sangue. Spostò poi lo sguardo sulla bambina a cui aveva morso una mano, i tratti delicati del suo viso resi duri e freddi dall'esperimento a cui era stata sottoposta.
Ma perché? Perché, se era solo una ragazzina e l'età minima erano i diciassette anni?
Le loro tre accompagnatrici rallentarono il passo, mentre Alyx si perdeva a notare l'ampio tatuaggio sulla schiena nuda della prima donna che avevano incontrato; le ali di un angelo nero, un angelo senza speranza.
Un angelo caduto, caduto proprio come l'uomo che avevano davanti adesso.
I suoi capelli erano ricci e scuri, alla maniera greca; il suo viso non conteneva alcuna traccia di virilità, visto che sembrava ancora quello di un fanciullo. Aveva delle dita allungate, ma eleganti, e degli occhi cerchiati da una spessa matita nera, la quale metteva in risalto il profondo blu delle sue iridi.
- Ottimo lavoro, Euridice. - disse, ringraziando la prima donna, quella con il tatuaggio, baciandola delicatamente sulla bocca. Poi la lasciò andare, congedando anche le altre due ragazze, posando poi il suo sguardo su di loro.
Alyx si sentì improvvisamente nuda. - Benvenuti nella mia umile dimora! - esclamò, aprendo le braccia al mare di terra e ferro che li avvolgeva. - Credo che abbiate già capito chi sono, vero? -
La figlia di Melinoe si guardò attorno, una brutta sensazione che la pizzicava sulla nuca. Fece per estrarre il suo pugnale, ricordandosi solo dopo che le era stato confiscato. 
L'uomo sembrò notare il suo comportamento. - Una piccola precauzione, niente di personale. - si limitò a dire, dando loro le spalle e cominciando a camminare, - Tra le mie schiere ci sono molti dei vostri scarti. E sono piuttosto arrabbiati. -
Christopher lo seguì, i suoi capelli tinti di un verde acido che oscillavano al ritmo delle sue braccia. - Scarti? - chiese, leggermente sorpreso. L'incantatore annuì, mentre salutava un paio di uomini che gli erano passati accanto con un cenno della mano.
- Scarti, mio giovane figlio di Dioniso. - gli fece eco. Christopher strinse la mascella, il nome di suo padre che gli dava il voltastomaco. - La C.A.D.M.O. seleziona e addestra solo coloro che riescono a superare i vostri esperimenti, non è vero? -
Cercò il suo assenso in Duncan, il quale sostenne il suo sguardo di rimprovero. - Molti ne escono mutilati, mentalmente ed anche fisicamente. - spiegò, i suoi sandali che producevano un rumore infernale battendo contro il terreno, - E finiscono qui, nel mio seguito di esclusi e di dimenticati. Il loro nome non sarà mai ricordato in questa guerra, o sbaglio? -
Alyx cominciava ad essere stufa delle sue stupide domande. - Forse perché non sono degni, di essere ricordati. - irruppe, la voce simile a quella di uno spettro, - O sbaglio? - lo schernì e, se lo sguardo avesse potuto uccidere, l'incantatore sarebbe caduto a terra morto.
Ma l'uomo sembrò non cogliere il suo rancore e sorrise, continuando ad andare avanti. Oltrepassarono una sala dove alcuni ragazzi si stavano allenando a colpi di spada e frusta; svoltarono ad un angolo e uno stormo di pipistrelli piombò loro addosso, trascinandosi dietro un odore di morte. Poi, finalmente, si fermarono in un grande salone, al centro del quale, rialzato da assi di legno ed ossa, vi era un trono di bronzo celeste.
- Sia ... -
L'incantatore zittì Duncan con un gesto della mano. I suoi denti sembravano scintillare nell'oscurità. - Siete qui perché volete il mio aiuto. - lo anticipò con voce neutra. Alyx lo osservò sedersi sullo scranno regale, le tre donne che li avevano perquisiti che subito apparvero al suo fianco. - Che cosa vi fa pensare che metterò a disposizione la mia magia per i vostri scopi? - domandò, facendosi portare un vassoio d'uva matura.
Duncan strinse i denti, contrariato dal fatto di essere stato interrotto. - La C.A.D.M.O. ti propone un accordo: la tua abilità in cambio di potere e di gloria. - gli spiegò, i suoi anfibi neri sporchi di terra e di fango.
L'incantatore rise di gusto, spiluccando un acino d'uva. - Un patto. - mormorò, pensieroso, - Ne strinsi uno con Madre terra, trent'anni or sono. E guarda dove sono adesso. -
Alyx socchiuse gli occhi, cercando di capire chi fosse. Non aveva voluto ammetterlo prima per non fare la figura della stupida, ma non riusciva ad associare il suo viso ad un nome.
Cosa che Duncan sembrava aver fatto.
- Hai dato un'occhiata là fuori? - chiese retoricamente il figlio di Ares, trattenendo la rabbia nella sua voce, - Adesso è la C.A.D.M.O. a comandare. Abbiamo preso il Campo Mezzosangue e stiamo per assaltare l'Olimpo. -
Si fermò un attimo, dandogli il tempo di realizzare. - L'era degli dei è finita, ormai. Sono destinati a cadere. - sibilò; le parole che scivolavano come veleno fuori dalla sua bocca. - Le Parche hanno filato questo destino da tempo. -
L'incantatore rise ancora una volta. - Eppure venite qui a strisciare per implorare il mio aiuto, nonostante affermiate di essere così forti. - ribatté lui, ficcandosi in bocca un ultimo acino d'uva. La donna accanto a lui puntò il suo sguardo su Christopher. - Ironico. –
Christopher fece appassire la sua frutta. – È ironico il fatto che vi nascondiate come un ratto, quando potreste avere il mondo ai vostri piedi. -
- Frena la tua lingua, traditore. - lo ammonì lui, mentre i suoi occhi saettavano dal cibo secco che stava portando alla bocca al figlio di Dioniso, - Sei nella mia casa e devi rispettare le mie regole. -
Per i secondi che seguirono, non ci fu altro che silenzio. Duncan si voltò, intimando loro di stare zitti e lasciarlo parlare. I suoi capelli erano scuri ed intrecciati a dei fili di ragnatele, le quali gli davano l'aria di un sopravvissuto.
E forse lo era davvero.
- Gli dei ti hanno portato via tutto. Che senso ha stare dalla loro parte? - gli chiese il figlio di Ares, mentre spostava il peso del suo corpo da un piede all'altro. - Sfidali. Vincili. Riprenditi ciò che è tuo di diritto. -
L'incantatore sembrò soppesare la sua scelta con attenzione.
- Ci sono state diverse ribellioni in tutta New York, in questi giorni. - continuò Duncan, con tono convincente. - E poi i Custodi cercano di ostacolarci in ogni modo possibile. -
Si avvicinò al suo trono, inginocchiandosi, una cosa che non avrebbe mai fatto. Alyx sgranò gli occhi, chiedendosi quanto fosse importante riuscire a portare dalla loro quell'uomo.
L'incantatore seguì i suoi movimenti con un rapido movimento degli occhi, mentre anche Christopher si inchinava. - I Custodi, già. - sospirò.
La bambina-lupo gli sussurrò qualcosa all'orecchio, poi sparì dalla loro visuale. - Provai a sfidare gli dei, una volta. E fallii. -
Christopher alzò lo sguardo. - La C.A.D.M.O. può aiutarti a riportarla indietro. - gli propose, con voce suadente simile a quella di una sirena. - Lo abbiamo già fatto, puoi crederci. -
L'incantatore spostò gli occhi dal viso del figlio di Dioniso alla mano che la donna con il tatuaggio gli aveva posato sulle spalle. Alyx lo osservò, richiamando alla memoria quanti più miti greci conoscesse.
Com'è che l'aveva chiamata?
- Pensa a quanto sangue potresti evitare di farci versare. - suggerì ancora Duncan, usando il suo tono migliore. - La C.A.D.M.O. ti sta offrendo così tanto. Sarebbe saggio rifiutare chi può darti potere, vittoria e amore? - chiese, istillando in lui il seme del dubbio.
Era fatta, l'incantatore stava per cadere.
L'uomo si alzò, fermandosi davanti a Duncan ed ergendosi in tutta la sua altezza. - Voi state commettendo il mio stesso sbaglio. - sostenne, i sandali aperti che lasciavano intravedere le dita dei suoi piedi. - E io non intendo peccare ancora. -
Duncan alzò lo sguardo, intuendo ciò che stava per succedere. - Mi spiace. - sussurrò, - Nessuno potrà darmi ciò che voglio. -
Per fortuna il figlio di Ares fu abbastanza veloce da farsi solo sfiorare dalla lama di un pugnale diretta al suo stomaco. Mollò un calcio alla ragazza con il coltello e si alzò in piedi, portandosi verso Alyx e Christopher.
- Il piano? - domandò nervosa la figlia di Melinoe, osservando come la sala si stesse riempiendo di uomini e donne, ragazzini poco più piccoli di lei, animali e mostri. Duncan seguì la traiettoria dei suoi occhi e grugnì un'imprecazione in greco antico.
Sono piuttosto arrabbiati, aveva detto l'incantatore.
Si passò una mano fra i capelli, scostandoli da davanti agli occhi. - Io e Christopher ci occuperemo di loro. Tu devi impedirgli di suonare la lira. - ordinò, mentre il figlio di Dioniso partiva all'attacco a mani nude. - Mi hai capita, Alyx? Non permettergli di suonare o moriremo tutti. -
La figlia di Melinoe annuì, cominciando a correre nella direzione opposta dei suoi compagni. Alzò lo sguardo giusto in tempo per evitare un lupo e la sua bocca rabbiosa. Abbatté con un cazzotto un uomo dall'aspetto malato, armandosi di una piccola mitragliatrice e sparando a qualsiasi cosa incontrasse sul suo cammino.
Un bambino la morse alla gamba, ma lei gli rifilò un calcio negli stinchi e continuò a correre. Pensava all'avvertimento di Duncan, alla lira e chi diavolo fosse quell'uomo.
Scivolò fra il fango per colpire un uomo in mezzo alle gambe con il calcio della mitraglietta, sparando all'impazzata su una fila di dracene che si erano parate davanti a lei. Doveva recuperare le sue armi, la fialetta di veleno.
Solo così avrebbero avuto una possibilità di uscirne vivi.
Intravide Christopher far impazzire un'intera colonna di mastini infernali, scagliandoli contro i loro simili per far sbranare uomini e mostri. Duncan si muoveva con grazia e forza in mezzo alla folla di nemici che lo accerchiavano, maledicendo le loro armi come se non avesse fatto altro nella vita.
Alyx premette il grilletto e sparò una raffica di colpi contro una donna ricoperta di squame, disintegrandola all'istante. Poi, quando finirono i colpi, usò la sua arma come bastone e fracassò un paio di teste, umane o mostruose che fossero.
Più la battaglia si protraeva, più Alyx sembrava stare bene.
Il dolore la faceva sentire meglio e, combinato all'adrenalina che pompava nelle sue vene, era diventata quasi inarrestabile.
Scansò un centauro e balzò sulla donna con il tatuaggio, ferendosi con un pezzo di vetro. Prima che però lei potesse rialzarsi ed attaccare, le staccò l'ossa del collo con un movimento rapido del braccio; l'orribile spettro della paura adesso danzava sul suo viso magro e scarno.
Euridice, ecco come l'aveva chiamata.
Da qualche parte alle sue spalle, l'incantatore urlò di dolore. Alyx alzò lo sguardo solo per vederselo piombare addosso, una lira scintillante ben assicurata alla cintura che aveva in vita. La figlia di Melinoe batté la testa contro il terreno freddo, sanguinando.
Rimase lì a terra, immobile, incapace di muovere una parte qualsiasi del suo corpo. Che diavolo stava succedendo?
Aveva la mente annebbiata, forse per via della fitta di dolore che aveva provato quando era caduta. Aprì leggermente gli occhi, osservando i contorni sfumati dell'incantatore mentre pizzicava le corde del suo prezioso strumento, il quale produceva una melodia meravigliosa.
Non permettergli di suonare o moriremo tutti.
Non seppe mai cosa riuscì a svegliarla dall'incantesimo, ma mosse le gambe quanto bastava per far inciampare l'incantatore. Adesso aveva capito chi era, adesso il puzzle che aveva in testa era finalmente completo.
Orfeo era faccia a terra nel fango, la sua preziosa lira gli giaceva accanto.
Alyx si inginocchiò accanto al corpo senza vita di Euridice, frugando fra le tasche della sua felpa ed estraendone una piccola fialetta verdastra. Fece per scagliarsi contro l'incantatore, ma era ancora troppo debole, così barcollò e cadde nuovamente a terra.
Si rialzò, ancora una volta, imponendosi di andare avanti. Prima che Orfeo potesse ancora mettere mano alla sua lira, Alyx guardò fissò nei suoi occhi e riportò a galla i suoi demoni.
C'era una bellissima donna, dai lunghi capelli scuri, che danzava felice per lui. Ridevano, si baciavano e osannavano la vita.
 
Il suo vestito bianco, poi, prese a colorarsi di rosso, là dove un serpente aveva morso la sua carne. Alyx osservò Orfeo starle accanto durante il trapasso, discendere negli Inferi e convincere Ade e Persefone, con la sua musica, a farsi ridare indietro la sua amata Euridice.
Quando ormai sembrava che fosse cosa fatta, si era voltato per guardarla e la sua amata era sparita una seconda volta, il suo spirito diafano ritornato alle Praterie degli Asfodeli.
La scena poi si spostò ad un Orfeo in fin di vita, mentre discendeva dolorosamente negli Inferi: là gli fu concesso di vedere Euridice solo per pochi secondi, prima che il figlio di Crono lo esiliasse nei Campi della Pena, dai quali sarebbe scappato migliaia di anni più tardi, stringendo un patto con Madre Terra.
Era tornato a vivere attraverso le Porte della Morte e si era creato un seguito di esclusi e dimenticati, accogliendo come sua sposa una giovane donna che credeva la reincarnazione di Euridice. Le aveva dato il suo nome, l'aveva trattata come la sua sposa, ma non era ancora felice, felice come avrebbe potuto essere con la Euridice originale.
Prima che il dolore di Orfeo potesse sopraffarla, Alyx riuscì ad uscire dalla visione, costringendosi ad abbandonarsi senza forze sull'incantatore, ormai in balia di tutti i suoi scheletri nell’armadio. Con un ultimo sforzo, gli aprì la bocca e gli versò in gola il contenuto della fialetta.
Il veleno colorò le sua labbra di viola, facendolo smettere di tremare. I suoi occhi persero colore fino a diventare completamente bianchi.
Poi Alyx, dopo aver sorriso, venne inghiottita dalle tenebre.



____________________________
♔ King says: Ask me ♔

 
Hello, guys! What's up?
Come promesso, ho risposto a quasi tutte le recensioni, tranne due visto che non ho trovato proprio il tempo. Passerò, non abbiate timore. E colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che leggono questa storia, che mi fanno capire che gli piace, che mi fanno i complimenti che non merito, che mi stalkerano su Ask e chi piiù ne ha, più ne metta c:
Davvero, grazie di cuore! ♥
Il bellissimo video trailer che trovate all'inizio è opera di Angy, anche detta _little_sweet_thing_, che ringrazio per tutta la pazienza che ci ha messo ne farlo! Vi consiglio di guardarlo su computer e ... niente, divertitevi! AHAHAHAHAH
Come sempre, sono terribilmente in ritardo, lo so, ma spero mi perdonerete per questo nuovo capitolo! Sfortunatamente devo darvi anche una brutta notizia non linciatemi, pls: come molti di voi sapranno, sto scrivendo anche un romanzo, il primo di una trilogia (?) e conto di finirlo entro marzo dell'anno prossimo. Sono a buon punto, ma HK assorbe molto del mio tempo e vorrei almeno correggere e stendere meglio quella che è la prima parte del mio libro.
Questo significa che sospenderò le pubblicazione di Heaven Knows per almeno un mese, per poi riprenderle ad inizio Dicembre, più o meno. Ok, adesso fermatevi perché non avete il mio indirizzo, ma posso assicurarvi che lavorerò lo stesso a questa storia, sviluppando trame e sottotrame appena ho un po' di tempo! Magari arriverò a Dicembre con un po' di capitoli pronti e, di lì, aggiornare anche regolarmente.
Ma mai programmare tutte queste cose nella vita, soprattutto nella mia AHAHAHAHAHAHAH Passiamo al capitolo, vi va? E non voglio vedere musi lunghi, ok? ♥


 In questo capitolo vediamo meglio la figura di Alyx O'Darling (Artemiss -che gradirei si facesse sentire- onde evitare un be rischia il gusto challenge con il veleno per la sua pargola) e il suo bel caratterino. Ho cercato di descrivervelo al meglio, anche se non so se ci sono riuscito! Il capitolo in sé, se devo essere sincero, non è uno dei migliori çç
Insieme a lei ritroviamo Duncan e Christopher e la sua passione per i dildoo.  Prima che qualcuno di voi gridi al complotto (?), la scenetta della masturbazione è stata inserita solo per smorzare un po' il tono serio del capitolo :') 

Orfeo è il nostro incantatore! Ho inserito il suo mito perché mi affascina, ma lo punisco anche io come Platone perché ha cercato di riconquistare il suo amore con un inganno u.u Tsk, devi soffrire, bello mio. Ecco perché ho inserito una figura femminile accanto a lui, ma, da come avete letto, è scarna, brutta, cadaverica ... uno schifo insomma AHAHAHAHAH E lui non è felice pora stella 
Quale sarà mai l'effetto del veleno? Che cosa succederà? 
Lo scoprirete nel prossimo capitolo di Heaven Knows, miei sudditi c: Ci si rivede fra un mesetto, quindi tenetevi pronti :3 Per qualsiasi cosa anche insulti, sapete qual è il mio account su Ask u.u
Vi voglio un mucchio di bene, davvero ♥


King. ♔

 

________________________________________________________________________________________________
Soon on Heven Knows: Nathaniel ♠ Demone di Sangue
 
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: King_Peter