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Autore: messy01    27/10/2015    0 recensioni
Melissa, dopo essere stata salvata dai fratelli Winchester dall'attacco di suo padre diventato vampiro, scopre di essere figlia di Kate Argent, appartenente alla famiglia di cacciatori di licantropi Argent più famosa d'Europa. Di conseguenza Allison Argent era sua cugina, non solo sua stretta amica. Dopo vari avvenimenti scopre di essersi innamorata lentamente, inconsciamente, profondamente e pericolosamente, di Dean Winchester, ma qualcosa cercherà di impedire il loro amore. Che cosa sarà?
-Per un secondo prova a ricordare qual è la sensazione. Tutte quelle volte che sei a scuola e vedi lui in piedi, in fondo al corridoio e tu che non respiri fino a che non lo abbracci. O quelle volte in classe in cui non smetti di guardare l'orologio perché sai che lui è là fuori che aspetta solo te. Te la ricordi quella sensazione?- Allison Argent by Teen Wolf
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Impala, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Terza stagione, Quarta stagione
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Canzone per il capitolo: I Found-Amber Run
Nel cortile erano parcheggiate due macchine, una Chevrolet Impala del ’67 e un Suv Chevrolet Captiva, tutte e due nere.
Chris e Sam salirono sul suv, mentre Dean salì sull’Impala. Decisi di andare con lui.
Chiusi la portiera e appoggiai il gomito sul finestrino chiuso, con la mano appoggiata vicino al mento.
Ero lì con lo sguardo nel vuoto, a pensare a nulla in particolare, guardavo solo le immagini del mondo fuori dal finestrino scorrere come le pagine di un libro.
Presi il nastro e lo misi in tasca, mi sfilai invece il rosario a braccialetto che portavo al polso sinistro e iniziai a fare scorrere le perline passandomele da un dito all’altro.
Intanto continuavo a guardare fuori dal finestrino.
Dopo quasi venti minuti di viaggio arrivammo a un motel. Entrammo tutti dentro a un piccolo appartamento con una camera con due letti singoli, un’altra con un letto matrimoniale, una cucina, un piccolo salotto con divano e  tv, e un bagno.
-Io prendo il letto singolo.- disse Sam, entrando nella camera con i letti singoli.
-Oh, ma dai! Io non ci dormo nello stesso letto con lui!- disse Dean.
-Neanche io. - disse Chris.
I due guardarono male Sam, che intanto si era sdraiato sul letto accavallando i piedi e portandosi le mani dietro la testa.
Risi leggermente, ma una fitta mi prese in pieno al petto. Mi portai una mano alle costole, proprio sotto il seno.
-Mi sa che ha qualche costola rotta.- disse Chris.
Dean si affrettò a prendere la cassetta del pronto soccorso e a tirare fuori disinfettante e bende.
-Vieni, ti disinfetto i tagli che hai.- disse Dean avviandosi verso il bagno.
-Ehi, dove pensi di andare?- chiese Chris puntandogli una pistola contro.
-Tu credi davvero che…- non finì la frase. –O ma dai! Credi davvero che…?- non finì di nuovo la frase e si passò una mano sugli occhi guardando il pavimento.
Chris mi guardò un attimo poi disse abbassando la pistola: -Disinfetta bene i tagli, mi raccomando.
Entrammo in bagno e Dean chiuse la porta dietro di lui.
Mi sfilai la giacca e rimasi in una felpa leggera piena di tagli causati dall’aggressione. Cercai di togliermi anche quella, ma una fitta lancinante alle costole me lo impedì.
-Aspetta, ti aiuto.- disse aiutandomi a sfilare la felpa, rimanendo solo in reggiseno.
Iniziò disinfettandomi un taglio che avevo sul braccio, probabilmente provocato dalla bottiglia.
-Mi sa che dovrò darti qualche punto.- disse, dopo avere passato il disinfettante.
-Posso farlo da sola.- dissi.
Dean mi guardò in modo interrogativo.
-Che c’è? So cucire.- dissi.
Dean alzò le mai al livello del petto in segno di resa.
Presi l’ago, e lo disinfettai con il fuoco dell’accendino che mi aveva sporto Dean. Infilai l’ago e iniziai a darmi dei punti.
Non ci misi tanto, dopo due minuti avevo già finito.
Notai che Dean si era fermato a guardare i lividi che avevo sul corpo.
Mi mise una fasciatura attorno al petto, in modo da fare guarire la costola rotta il più presto possibile.
Mi disinfettò un ultimo taglio questa volta meno profondo che non necessitava punti, poi mi passò una maglietta nera.
-E’ mia ma puoi usarla finchè vuoi, o almeno finchè non avrai qualcosa di diverso da mettermi.- disse, poi mi aiutò a infilarla.
Abbassai un attimo la testa per pensare, poi aprii la bocca e sollevai la testa fino a incontrare gli occhi verde smeraldo di Dean.
-Grazie, di avermi salvata.- dissi facendo un respiro profondo.
Mi sorrise debolmente.
Uscimmo dal bagno e notammo che Chris e Sam si erano addormentati nei rispettivi letti singoli.
-Dormo sul divano io. – dissi.
-No, ci dormo io, hai una costola rotta, hai bisogno di una materasso comodo.
-Ma anche tu, non penso che capiti tutti i giorni di incontrare gente come voi che suppongo salvi le persone tutti i giorni.
-Be, sì, hai ragione. Ma allora anche tu dormirai nel letto.- Si soffermò un momento e poi aggiunse, -Con me.
Mi sfilai le scarpe e mi infilai nel letto, sdraiandomi di lato, dando le spalle a Dean per evitare qualche situazione imbarazzante.
-Buonanotte Melissa.- disse Dean.
-Buonanotte Dean. – risposi.
Quella fu l’unica cosa che ci dicemmo, poi spense la luce e io sprofondai in un sonno profondo.
 
 
Due settimane dopo.
-Scegline una.- disse Chris.
Sul tavolo davanti a me c’erano disposte un sacco di armi.
-Che significa?- chiesi.
-Vuoi imparare a difenderti? Allora scegline una.- disse indicando con la mano il tavolo.
Dean era appoggiato alla finestra della camera, mentre Sam era seduto su una sedia.
Pistole, rivoltelle, doppiette, fucili, balestre, archi, pugnali Kunai, coltelli mi affascinavano e anche mi spaventavano allo stesso tempo.
Presi in mano un pugnale Kunai e lo guardai attentamente.
-Voglio imparare a usare questo.- dissi. Posai il pugnale sul tavolo e continuai.- E anche questo in particolare.- dissi prendendo l’arco in mano.
-Dovrai imparare a usare tutte queste armi, e poi sarai in grado non solo di difenderti, ma anche di decidere qual è la tua arma. Ma prima devo chiederti una cosa.
-Dimmi.- dissi impaziente, posando l’arco sul tavolo.
-Tu hai conosciuto mia figlia vero? Allison Argent.- chiese Chris.
Allison Argent era diventata mia amica subito dopo l’inizio delle superiori, e mi era stata accanto nei momenti di difficoltà facendomi ridere nei momenti felici. Era la mia seconda migliore amica dopo Sara. Non che nella vita ci debba essere una classifica, ma erano due mie sorelle aggiuntive.
-Sì,- dissi ricordandomi di lei. Abbassai la testa per trattenere le lacrime. –Quando sono venuta a sapere che era morta non ci potevo credere, Allison non era solo un’amica per me, mi ha aiutata molto quando avevo bisogno, era sempre pronta a proteggere i suoi amici.
-Forse questo ti farà male, volevo aspettare a dirtelo ma penso che poi sarà più difficile per te.
-Cosa?- chiesi guardando Dean e poi Sam. Riportai lo sguardo su Chris che ricominciò a parlare.
-Be, mia sorella Kate, la zia di Allison, ha avuto una bambina quasi diciotto anni fa. Quanti anni hai?- disse incamminandosi da dietro al tavolo.
-Quasi diciotto. Ma ancora diciassette.- dissi asciugandomi gli occhi dal ricordo di Allison.
-Be in poche parole, quella bambina eri tu. Kate Argent è la tua vera madre, perché i tuoi genitori ti hanno adottata.
-Mi stai prendendo in giro?- dissi guardandolo dritto negli occhi. –Mi dispiace dirlo ma quella stronza psicotica non può essere mia madre.
-Lo so che sembra dura da credere ma è così. Lei non poteva tenerti, sai la nostra è la famiglia più antica di cacciatori di licantropi, e richiede un grande impegno, così ha deciso di darti in adozione.
-Sì, poi quella che dovrebbe essere la mia madre adottiva è morta e mio padre è diventato una specie di vampiro, uccidendo tutte le mie sorelle. Lo so che tu non ci puoi fare niente se lei era così, ma lei non voleva tenermi sennò adesso forse sarei già la sua copia identica, un’assassina psicopatica.
Mi pentii subito delle mie parole.
-Scusa, io non volevo.- dissi abbassando la testa. –Io.. devo prender un po’ d’aria. - dissi, incamminandomi verso la porta.
Chiusi la porta alle mie spalle e scesi velocemente la scalinata, attraversai a piedi il cortile del motel e mi incamminai verso un piccolo lago distante cinquecento metri di distanza dalla nostra residenza.
Mi sedetti sopra un tronco di legno a pensare a quanto la vita a Oklahoma City scorreva tranquilla e pacifica, mentre invece il mio cuore andava piano piano in pezzi.
Mi ricordai di Allison, delle mie sorelle, di Sara e di quanto tutte queste persone mi mancavano. Sentivo una tensione fremere dentro di me, sapendo che l’avrei tramutata in rabbia. Mi sentivo come se avessi appena ricevuto un pugno nel petto. Sentii le lacrime rigarmi il volto e non riuscivo a fermarmi.
Sentii dei passi dietro di me. Mi asciugai le guance velocemente. Mi girai e vidi Dean in piedi di fianco a me.
Tra me e lui si era instaurato qualcosa di strano, non so bene come spiegarlo, tipo un legame invisibile che non può essere mai spezzato, un legame di amicizia profonda, e forse qualcos’altro. Quel ragazzo di ventidue anni mi faceva sentire bene con me stessa, quando ero vicino a lui mi sentivo serena, quasi in pace.
Girai la testa dalla parte opposta a Dean per nascondere che avevo pianto.
-Ehi, non ti devi nascondere.- disse girandomi la testa verso di lui.
Mi passò un dito sulla guancia e mi asciugò la lacrima.
-Mi dispiace per quello che gli ho detto, ma, non so neanche io che cosa mi sia preso.- dissi alzandomi in piedi.
Dean mi seguì alzandosi anche lui.
Mi passai una mano fra i capelli, poi Dean mi afferrò un braccio girandomi verso di lui.
-Fatti aiutare Melissa.- disse. Mi bastarono quelle semplici parole per sapere che mi potevo fidare di loro, e che soprattutto potevo aprirmi con lui, e in men che non si dica, gli buttai le braccia al collo.
Dopo qualche secondo sentii le sue braccia attorno alla mia vita che azzeravano la distanza tra i nostri corpi. Sentivo le sue braccia possenti stringermi forte a lui senza farmi male, per via della costola non ancora guarita.
Io invece mi tenevo con il mio esile corpo, aggrappata alle sue spalle muscolose, come se fossero l’unica mia ragione di vita, il laccio acceso della mia sopravvivenza.
   
 
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