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Autore: Diletta_86    27/10/2015    2 recensioni
A volte per non soffrire bisogna solo non guardarsi indietro e buttare il cuore in stand by.
Quello che tenta di fare Gaetano Berardi per non rimanere in balia di un incertezza che aleggia su di lui da troppo tempo.
Questa è essenzialmente la sua storia.
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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L’applauso partì spontaneo dalle mani di Mauro e si diffuse a pioggia contagiando perfino alcuni ignari turisti che passavano di lì per caso, finendo col far arrossire entrambi come due adolescenti.  Quando si allontanarono, non di molto in realtà, visto che lui si limitò a trascinarla al suo fianco in mezzo agli amici, avevano entrambi il fiatone.
“E bravo veleno…sono sicuro che da adesso avrò, finalmente, un agente a pieno regime!”
“Quindi ci sei davvero tu dietro a questa meraviglia...”
“Non solo… ci siamo dentro tutti fino al collo. “
 
7 MESI PRIMA – TORINO
 
 
Camilla era rimasta impietrita ad osservare la schiena di Gaetano allontanarsi a lunghe falcate. Incapace di comprendere dove diavolo avesse sbagliato e perché lui avesse reagito in quel modo. Lo aveva aspettato seduta sui gradini, ma lui non era rientrato. S’era ripromessa di andare a chiedere all’ispettore Torre e lo aveva fatto, senza ottenerne niente. Niente a parte una paurosa tirata d’orecchi su quanto fosse stata una stronza coi suoi comportamenti delle ultime due settimane. 
Di fronte al silenzio aveva avuto paura per la prima volta.  Non si era resa conto di quanto il pensiero di Gaetano le riempiesse la testa anche nei momenti in cui era convinta di non stare pensando a lui. Si era assuefatta in fretta alla sua galante ed onnipresente figura attorno, per le piccolezze e per le grandi cose.
In quella maniera era trascorsa quasi una settimana, fatta di insonnia e strani malesseri. S’era detta che forse era colpa dello stress, della nipotina che le dava il suo bel da farsi, poi, una mattina, Livia, perché ormai non era più Livietta da un po’, l’aveva guardata e le aveva sbattuto in faccia la realtà.
“Mamma ma tu sei incinta...”
ACCOMPAGNAMENTO MUSICALE: https://www.youtube.com/watch?v=S_E2EHVxNAE
Camilla aveva spalancato gli occhi in un’espressione di meravigliato stupore, mentre le mani si portavano istintivamente sul ventre ed il cervello vorticava a caccia di indizi, trovandone uno enorme.  La sera in cui era tornata a casa dopo aver rintracciato Michele, fioraio itinerante e primo amore.  Era certa che fosse innocente, ed era andata dritta da Gaetano per raccontargli cosa aveva scoperto.  Lo aveva trovato nervoso e ben poco disposto ad ascoltarla, ma comunque innamorato di lei.
S’era sforzata di essere razionale, di raccontargli quante più cose possibili, ma alla fine il suo cuore innamorato e silenzioso aveva ceduto all’impulso del cuore di lui. Erano finiti a fare l’amore, come mille altre volte, senza troppe remore e riserve. I conti ed il destino non sbagliano mai.
E cosi era successo. E lui era fuggito, irreperibile a tutti se non forse al suo più caro amico, coalizzato contro di lei. Due sberle sarebbero state più sbrigative.  
“Cosa faccio adesso...”
“Te lo devo dire o ci arrivi da sola mamma?!”
La maternità aveva reso Livia simile a sua nonna Andreina. Niente mezzi termini.  L’avventura era cominciata così.  I controlli… la trafila di routine ed un milione di ansie da affrontare da sola. Da sola aveva scoperto di aspettare due Gemelli ed il primo pensiero era stato – Che faccia farà? -, un maschio ed una femmina, la realizzazione dei desideri di entrambi.
Da allora Camilla aveva smesso di parlare solo con Potty, iniziando ad intessere profonde conversazioni coi suoi figli, convinta che fossero arrabbiati con lei quasi quanto il loro padre. Erano stati loro in fondo a suggerirle il da farsi, in una notte particolarmente gelida di dicembre.  Quale dei due fosse stato Camilla non lo avrebbe mai saputo, ma di sicuro avrebbe dovuto essergli eternamente debitrice. Un calcio, il primo, dritto e forte, assestatogli mentre passava davanti, come spesso si trovava a fare, al commissariato. Quella volta la professoressa che decide sempre da sola aveva accettato un suggerimento. Era entrata, trovando Torre ad attenderla.
“Ce ne avete messo prof…”
Aveva esordito l’uomo facendole cenno di accomodarsi. S’era seduta con un intenzione precisa ed era finita con il raccontare ogni dettaglio di quell’anno trascorso al buon Torre che aveva ascoltato in silenzio.
“Io lo amo Torre… e lui non ne sa niente!”
Torre le aveva porto un fazzoletto ed aveva sorriso.
“Niente è perduto prof…Camilla…il dottore vi ama… ve lo posso giurare… je metteremo una pezza su...vedrete che salti di gioia farà quando saprà di sti due guaglioncielli...”
Ed era stato di parola. Ci era voluto un bel po’, ma alla fine aveva rintracciato il nuovo superiore di Gaetano, Ardenzi, il quale lo aveva aggiornato sullo stato pietoso in cui il vicequestore era ridotto. Sia l’ispettore che la prof s’erano contenuti a stento dal correre a Roma.
Fidarsi di Roberto però era stata una mossa azzeccata, i mesi passavano, e man mano che il pancione di Camilla aumentava la rabbia di Gaetano scemava in rassegnazione, le ferite guarivano. 
La telefonata era arrivata con lo sbocciare della primavera e lo scoccare degli otto mesi di gestazione. Roberto aveva organizzato un piano geniale, sicuro di riuscire nell’intento. 
Era arrivata a piazza di spagna con il cuore in gola e la stanchezza di mesi addosso. La gravidanza era stata pesante, essendo gemellare, e lei non era più una ragazzina.  Lo aveva adocchiato appena uscita dalla macchina.
ACCOMPAGNAMENTO: https://www.youtube.com/watch?v=d9LZWrfLEE4
Aveva lasciato crescere i capelli in quei mesi. Ed era dimagrito, troppo per i suoi gusti.  Era comunque bellissimo, e di tutti spiccava tra la folla con un aurea di luce. Camilla era stata tentata dal gridare il suo nome, ma le parole non erano volute uscire.  A passi lenti s’era avvicinata, finendo col sedersi sul bordo della fontana, troppo emozionata per dire alcunché.
Era stato allora che lui l’aveva vista, come allarmato da qualche senso invisibile.  Aveva visto nascere la paura, la rabbia e lo sconcerto sul suo volto e poi li aveva visti morire tutti, sostituiti da una profonda emozione, indefinibile, mentre lo sguardo verde prato si posava sul suo enorme pancione di mamma.
Come molte altre volte Camilla aveva poggiato le mani a difesa dei suoi cuccioli, osservandolo di sottecchi avvicinarglisi, sospinto dal suo collega. Il resto era stata pura emozione, culminata in un bacio che per mesi interi aveva sognato di ricevere. Gli doveva ancora un sacco di spiegazioni, ma quando erano insieme niente poteva distruggerli. 
   
 
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