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Autore: BarrelRider    28/10/2015    9 recensioni
Rosie Cotton ha sempre saputo, fin da bambina, che persona speciale fosse Samvise Gamgee.
Diamante di Lungo Squarcio ha sempre visto Peregrino Tuc, come un ragazzino impertinente e viziato.
Sarà durante la dittatura di Saruman, nell'anno 1421 secondo il calcolo della Contea, che le vite delle due giovani s'intreccerano, in una maniera che non avrebbero mai immaginato.
___________
Una storia semplice, come semplici sono i suoi protagonisti.
Una storia diversa, o almeno è ciò che speriamo.
Scritta a quattro mani da CrisBo e Leila91
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diamante di Lungo Squarcio, Pipino, Rosie Cotton, Sam
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una grande novità.
 
 
 
Sam, come Rosie aveva facilmente predetto tempo prima, era rimasto devastato per la perdita degli alberi, e in particolare per quello della Festa.
Perché le case si potevano ricostruire, le strade ripulire e i campi riseminare.
Ma gli alberi… con gli alberi non sarebbe stato così semplice.
Avrebbe richiesto tempo, pazienza e fatica, la loro rinascita. E la loro mancanza pesava più di ogni altra cosa, soprattutto nell’animo di un giardiniere.
 
Accadde però un giorno, che Rosie vide il suo Samvise confabulare con Frodo Baggins, e fra le mani stringeva una scatola di legno.
Si trattava di un contenitore dalla fattura assai semplice, come se ne potevano trovare anche nella Contea, ma ciò che lo differenziava era un’incisione dorata sul coperchio.
L’intaglio non era in Elfico, come Rosie si sarebbe in qualche strana maniera aspettata, bensì nella Lingua Corrente, e rappresentava la lettera G.
 
“G come grandioso” fu il primo pensiero che le si affacciò alla mente, e sorrise da sola, perché quella era la frase che erano soliti dire i bambini, ogniqualvolta che il vecchio Gandalf faceva il suo arrivo ad Hobbiville. E tante volte nella sua infanzia l’aveva pronunciata lei stessa.
Seppe solo più tardi il vero significato di quell’iniziale, e con stupore scoprì inoltre che la persona a cui apparteneva, era effettivamente collegata anche a Gandalf.
 
Sam fece diverse escursioni per tutti e quattro i Decumani, scegliendo con cura i posti dove gli alberi erano stati abbattuti in maggior misura, e in ognuno di essi sparse con dovizia la polvere contenuta nella piccola scatola.
Quando essa finì, ciò che rimase nel contenitore fu qualcosa che Rosie mai aveva visto prima di allora: una sorta di piccola noce dorata.
Nessuno fra coloro che la videro seppe dire che tipo di seme fosse. Nemmeno Frodo, che tra tutti era certo il più erudito. E il popolo della Contea dovette aspettare la Primavera perché la propria curiosità venisse saziata.
Come vivaio per quel chicco così particolare, Sam scelse proprio la collocazione dell’Albero della Festa, e quando la nuova pianta fiorì, i primi giorni di Aprile, si scoprì essere un Mallorn.
 
Ovviamente Rosie non aveva mai udito quel nome, ma Sam le raccontò di aver visto quella piccola meraviglia nel corso del suo viaggio. Essa era simile a una betulla, ma dalla corteccia più liscia, e argentata. Le sue giovani foglie avevano lo stesso colore del Sole, quando è in procinto di tramontare.
Tutti gli Hobbit si fermavano incantati a guardarla, quando capitava loro di passarvi vicino, e ogni volta un sentimento improvviso di pace si faceva largo nei loro animi.
Rosie si scoprì le guance bagnate, la prima volta che si recò ad ammirarla.
Era in compagnia di Diamante e le due si tenevano teneramente per mano.
 
La guarigione era finalmente giunta a termine e il 1420 fu in tutto e per tutto un anno meraviglioso per la Contea e i suoi abitanti.
 
                    
                  ****
“Dove stiamo andando?”
Rosie aveva un sorriso nella voce e sulle labbra e Sam si fermò incantato a guardarla, per pochi secondi.
 
Si era recato quella stessa mattina a casa sua, strappandola ai suoi doveri e chiedendole di seguirla.
Rosie si era alzata perplessa dalla sedia, abbandonando la sciarpa che stava cucendo, e raggiungendolo sulla soglia.
Sam le aveva coperto gli occhi con una benda: le sue mani avevano tremato appena a contatto con la pelle vellutata del viso della giovane Hobbit.
 
“Ancora un attimo di pazienza”, rispose Samvise. Le prese entrambe le mani, per aiutarla a superare un piccolo rivo.
“Presto saprai tutto. Siamo quasi arrivati”.
 
Rosie non poté fare a meno di ridacchiare nel constatare quanto fosse effettivamente cambiato l’amico, persino nelle piccole cose quotidiane.
Una simile trovata non era da lui. In passato era sempre stato restio a toccarla, nonostante si conoscessero da sempre e fossero cresciuti insieme. Inoltre avrebbe risposto a ogni sua domanda senza esitare.
Questa era l’ulteriore dimostrazione di quanto quel viaggio lo avesse segnato.
A volte Rosie aveva nostalgia di quello che fra di sé aveva preso a chiamare ‘il vecchio Sam’. Nostalgia dei tempi passati, quando tutto era molto più semplice, e tutti e due loro ancora ingenui e in qualche maniera più innocenti.
Era bastato un anno appena a mutare le cose in maniera radicale e irreversibile, senza che fosse colpa di nessuno. Ciò che era passato era passato: non aveva senso nutrire rimpianti. Ciò che potevano e dovevano fare era trarre il meglio dal futuro innanzi a loro, che sembrava finalmente più luminoso che mai.
 
“Per la miseria, Sam! Comincio a essere stanca di questo mistero, ma dove diamine mi stai portan…”
 
Ma prima che potesse formulare quei pensieri ad alta voce, finalmente lo Hobbit le tolse la benda dagli occhi.
 
“Eccoci qui!” esclamò, “Ri-riconosci questo posto?”
 
Rosie si guardò intorno strizzando gli occhi: l’erba cresceva alta intorno a loro, e al centro di quella piccola radura si trovava un robusto Faggio.
Rivolse al giovane il più dolce dei sorrisi.
“Come non potrei”, rispose teneramente, “Quello è l’albero sul quale ti sei arrampicato per salvare Rufus”.
 
Sam arrossì: evidentemente non si aspettava che lei ricordasse tutto così prontamente, ma Rosie era sicura che ne fosse anche alquanto compiaciuto. Lo si poteva leggere nel suo sguardo.
 
“Sì esatto” borbottò lui, “Quel piccolo combina guai…”
 
“Sono tornata altre volte qui, sai Sam?” sfuggì a Rosie, “Quando… quando il tempo me lo permetteva, o la nostalgia era troppo intensa. Questo posto è sempre stato solamente mio… non l’ho mai diviso con nessuno, nemmeno con Diamante”.
 
“Anche io ci sono tornato, Rosa. Ci sono tornato moltissime volte, con la mente. Perché questo è stato il luogo dove avevo infine trovato il coraggio di dichiararmi… se non fosse stato per quella palla di pelo!”
 
“Sì” mormorò Rosie, prendendogli la mano, “Lo ricordo…”
 
“E quindi” continuò Sam, schiarendosi la gola e ricambiando la stretta, “Ora che ne ho finalmente la possibilità, e non ci sono altri felini qui intorno”, diede una veloce occhiata per sincerarsi delle sue parole, “Ho pensato che questo fosse il posto giusto per rimediare-no, anzi, per finire! Sì, per finire quello che avevo iniziato”.
 
Detto ciò s’inginocchiò innanzi a lei, senza mai distogliere lo sguardo o lasciarle la mano.
 
“Rosa Cotton” pronunziò con voce ferma e sicura, “Mia cara, carissima amica. La più straordinaria fra le Hobbit che abbia mai conosciuto. Sei stata la stella che mi ha riportato a casa, il volto che più di ogni altro spiccava nelle tenebre quando ripensavo alla Contea…”
 
Rosie sentiva il cuore batterle all’impazzata, ma allo stesso tempo avvertiva l’irrefrenabile desiderio di ridere.
Quanta poesia, Samvise! Questa è l’influenza degli Elfi, non c’è dubbio… come pure dei signori Bilbo e Frodo.
Ma ovviamente non disse nulla di tutto ciò, e pazientemente attese.
 
“So che pensi che questo sia stato un anno perso, anche se io non lo reputo tale. Ma non ho intenzione di farti aspettare un secondo di più. Sposiamoci Rosa. Domani, se vorrai. Ti prego, dimmi che diventerai mia”.
 
E la giovane non riuscì a trattenersi: nello stesso istante in cui Sam finì quell’appassionata richiesta gli si buttò al collo, ridendo, estasiata.
 
“Lo sono sempre stata” gli sussurrò all’orecchio, e non era altro che la pura verità.
 
 
 
Frodo Baggins fu la prima persona che Samvise informò della novità. Sulla sua faccia, quando diede l’annuncio, era ancora dipinto un sorriso incredulo.
In quanto a Rosie invece…
 
 
                              ****
 
 
Il vociare del piccolo mercato, a ridosso delle colline ondulate e verdi, era diventato per Diamante un suono ristoratore.
Da quando tutto era rinato, con l'arrivo della Primavera e dei quattro Hobbit che li avevano salvati, ogni dettaglio era pesato con sguardi e sensazioni forti. Ritrovare i verdi cammini e l'odore delle fragole mature, il suono dei carretti e delle risate dei più piccoli aveva allontanato tutta l'oscurità che erano stati costretti a subire.
Non era altro che un brutto ricordo, quasi uno dei sogni più tenebrosi, da cui sei contento di svegliarti.
Diamante era fermamente decisa a mantenere quella sensazione, in sé stessa, e ora mostrava benevolenza e vitalità in ogni lavoro che s'era decisa a compiere.
Non uno, bensì molti.
Nelle case, nei campi in fiore e, addirittura, a pescare con Doderic Brandibuck.
Nei giorni di sole, però, rimaneva al mercato, dedicandosi a un'attività commerciale.
Rosie, molte volte, le aveva detto che ormai aveva preso dimestichezza con così tanti mestieri che, prima o poi, l'avrebbe vista anche a imparare magie con il vecchio Gandalf.
 
“Non darmi queste idee”, aveva risposto lei e avevano riso insieme.
Ma il suo preferito, per quanto non amasse raccontarlo per compiacersene, era senz'altro il momento in cui portava dei piccoli Hobbit a fare escursioni vicino ai ruscelli argentati dei boschi.
Per una cosa sola, per quanto fosse azzardata, avrebbe ringraziato la sua prigionia nelle Celle Chiuse.
Aveva capito l'importanza delle storie.
Per mantenere vivida la speranza e far vivere in eterno gli Eroi che l'avevano vissuta e riportata.
E così raccontava dei cunicoli bui, del rumore del ferrame e delle risate gracchianti e i bambini l'ascoltavano – con gli occhi grandi e impauriti – fino a quando in quei cunicoli bui cominciavano a vedersi fiaccole di luce, e il rumore del ferrame diveniva il suono della pioggia sugli alberi dorati e le risate gracchianti fluivano via, verso le canzoni più belle.
Pipino era sempre con lei, in quei momenti.
E alla fine cantava, facendo danzare i bambini. Puntualmente poi, finiva sempre per prendere Diamante per mano e la costringeva a ballare anche lei.
E ogni canzone era una storia diversa. Parlava di Uomini d'Onore e di Padri Accecati.
Narrava di Alberi che parlavano e di Torri Nere. Di Miniere e di Creature di Fuoco.
E i bambini ne erano deliziati.
Ma Diamante lo era di più.
Il suo Pipino, per quanto fosse consapevole di essere cambiato, aveva mantenuto una certa purezza. Persino nelle sue canzoni essa faceva capolino, nonostante fossero condite da una strana malinconia.
C'era consapevolezza ma tutto era sopito sotto la sua più pura allegria. Ed era qualcosa che Diamante, in Pipino, avrebbe sempre amato.
 
Alle volte si azzardava anche lei a cantare – e i bambini non erano tanto contenti di questo – e l'unico argomento in grado di trasformare quella voce un po' altalenante in una, pressappoco, apprezzabile era solamente uno.
Sempre lo stesso.
Aveva un nome. Un volto e dei capelli chiari come il fieno.
Rosie.
La Hobbit sulla quale non avrebbe scommesso due monete, prima dell'Estate, ora era la sua Luce più genuina.
Persino Pipino non mostrava gelosie in questo.
In fondo, Diamante lo sapeva bene, la sua Rosie era Merry.
 
“Un giorno finiremo per sposarci con loro.”
Aveva scherzato Pipino una volta e lei aveva riso tantissimo. Il fatto che non l'avesse contrariato aveva alimentato nel figlio del Conte un certo cipiglio.
“Diamante... scherzavo.”
“Parla per te.”
Gli aveva dato una spintarella giocosa e lui l'aveva fatto di rimando.
Fra loro due le cose andavano molto bene ma non s'erano azzardati a dirsi ufficialmente legati. Non ne erano convinti, forse, o forse non avevano bisogno di render pubblico qualcosa che volevano mantenere integro e dolce solo per loro.
 
Gli unici che, di fatto, guardavano oltre l'apparenza delle cose erano senz'altro Rosie e Sam.
Ogni sera Diamante raggiungeva la casa dei Cotton e lì vi rimaneva ore e ore. Molte volte aveva trascinato Rosie per i sentieri illuminati dalle stelle, prendendola per mano, e le due giovani si raccontavano le loro giornate e i loro segreti.
E non importava se – così facendo – la portava via da Sam o da qualche faccenda o dalle coccole per Rufus.
Per quanto non volesse ammetterlo, si sentiva un po' egoista a rubare del tempo per trattenerla con sé.
 
E successe proprio in uno di quei momenti, mentre entrambe erano sedute su un rialzo della collina a guardare le casette illuminate e i camini accesi.
Per quanto fosse una Primavera calda, la sera v'era ancora bisogno di sentire il calore.
 
*******
 
 
“...e per sbaglio ho lanciato uno dei pomodori proprio in testa a Petunia.”
“Quante volte te lo devo dire che non devi lanciare le cose?”
Rosie si era sforzata di mantenere un tono un po' severo, ma stava cercando di non ridere.
Diamante aveva sfoderato una delle sue facce più buffe.
“Pensavo che fosse comodo, era oltre il carretto dei funghi.”
“Oh cielo...”
Questa volta Rosie non ce la fece, si mise la mano davanti alle labbra e rise di gusto.
Nel farlo ciondolò di lato, fino a strusciare la spalla contro quella dell'amica. L'altra fece lo stesso e tentò di spintonarla in modo scherzoso.
“Mi fa così tanto piacere vederti così, sai? Durante il giorno sembri sempre così affaccendata ma, credo, di non averti mai visto così felice come adesso.”
Rosie pronunciò quelle parole e lasciò appoggiare la guancia contro la spalla di Diamante.
Lei fece lo stesso, accoccolandosi appena.
“Sono felice. Lo sono davvero, Rosie.”
 
Per un tempo indefinito rimasero a guardare lontano, verso l'orizzonte, dove le stelle illuminavano luoghi lontani e sepolti nei ricordi dei Viaggiatori.
“Avanti, cosa devi dirmi Rosie?”
Rosie Cotton rialzò il volto e guardò quello dell'amica. Non aveva accennato alla notizia, o almeno aveva tentato di mostrarsi pacata.
“Non ce l'ho proprio fatta a tenerlo nascosto, vero?”
“Rosie, hai gli occhi così luminosi e pieni che potrei usarli come fiaccole per illuminare il cammino fino a casa.”
Rosie si mise a ridere di nuovo e arrossì vistosamente.
La proposta di Sam le aveva riempito il cuore e, d'altro canto, era felice del fatto che l'unica persona che contava lo aveva notato. Senza bisogno di parole.
In quel momento si sentiva così legata a Diamante da non riuscire più a fingere indifferenza.
 
“Bè ecco, oggi...oggi è successa una cosa. Mi tremano le mani, se ci penso.”
E Diamante gliele prese subito e la guardò con un sorriso contento.
“Te le tengo io le mani, avanti, non farmi stare in attesa. Cos'è successo di così sorprendente?”
“Sam... Sam mi ha portato davanti al faggio.”
“Quello dove avete trovato la palla di pelo?”
“Diamante...”
“Scusa, lo sai che adoro quel gatto. Anche se ancora non ho la sua coda.” Diamante sghignazzò appena e Rosie l'ammonì con un'occhiata. Ma non ce la fece a resistere.
Riprese a sorridere pienamente, ormai sentiva le sue guance bollenti.
“Insomma, stavo dicendo...Lì, Sam si è inginocchiato... .e... mi ha detto così tante belle cose Diamante, mi si è riempito il cuore di gioia. E... infine...”
“...infine?”
“Mi ha chiesto di sposarlo. Vuole sposarmi, amica mia.” Riuscì a dire infine, colma di gioia, stringendo le dita dell'amica.
 
E lo sguardo di Diamante, che era rimasto attento e pieno fino a prima, non riuscì a mantenersi.
Avrebbe voluto continuare a sorridere, in realtà, ma il suo volto non glielo permise.
“Ma...ma è bellissimo! Sono – sono contentissima per te. Finalmente ce l'ha fatta...lo avrei obbligato io se non si fosse dato una mossa. Insomma – eh, uno che affronta strani esseri con le zampe, ha paura di dichiararsi alla Hobbit che ama? No – no insomma, no – è inammissibile. Meno male che – che ce l'ha fatta… così ora... ora...”
Rosie la guardò con aria stranita.
La sua voce aveva perso qualcosa ed era sicura che fosse la vitalità di poco prima.
Si era spenta, sembrava addirittura triste. E vaneggiava.
“Diamante...”
“Che poi, tu pensa, ero quasi convinta che ti chiedesse di andare a vivere con Frodo Baggins. Spero che non lo faccia – insomma – voi avrete bisogno della vostra intimità. Sai quando...insomma, i vostri spazi. Il tempo per stare insieme… e... le sere... con lui...”
 
Come la stessa Diamante aveva capito, un attimo prima, così successe a Rosie.
Le lasciò le mani e le strinse delicatamente le spalle, costringendola a guardarla negli occhi.
In tutto quel vaneggio di parole Diamante aveva tenuto lo sguardo basso.
“Prima di tutto, Diamante di LungoSquarcio...”
Diamante la guardò e solo lì Rosie si accorse che aveva gli occhi lucidi.
“...no. No a qualsiasi paura tu possa avere. Ciò che siamo io e te va oltre tutto, se ha resistito durante il periodo più Nero della Contea allora resisterà anche dopo un matrimonio, non credi?”
Diamante abbozzò un sorriso alla voce dolce di Rosie. Com'era capace lei di far svanire ogni paura era un mistero; nessun intruglio elfico delle Terre Lontane sarebbe stato capace quanto la voce della sua amica.
“Beh sì...”
“Tu sei la mia più cara amica Diamante. Nella mia vita non ho mai conosciuto nessuno come te e ogni cosa che provo, che sia paura o che sia Amore, voglio condividerla con te. Voglio averti al mio fianco per tutta la durata della mia vita, voglio avere le tue risate e le tue facce buffe. E voglio poterti cucinare crostate e zuppe quando verrai a trovarmi, ogni sera, fino a quando calpesteremo la Contea. Io ti voglio bene come a una sorella, la più cara e preziosa sorella che io potessi avere la fortuna di conoscere. Tu sei il mio diamante...perché splenderai sempre per me.”
 
Diamante non ce l'aveva fatta.
Aveva sorriso e delle lacrime silenziose le solcavano le guance chiare. Subito le dita di Rosie si levarono, fino ad asciugargliele con dolcezza.
“Sono stata una stupida... come posso non essere felice per una cosa così? Certo che lo sono. Lo sono davvero, ti prego, non credere che io abbia pensato di rapirti e portarti in qualche luogo segreto per tenerti lontana da altri.”
Rosie sorrise e arricciò appena il naso.
“Sam ha una fortuna così grande che oltrepassa tutta la grandezza della Terra di Mezzo. E va anche oltre. E spero che ti donerà tutta la felicità che tu meriti, e che farete tanti piccoli Hobbit che vi daranno orgoglio e amore. Questa è la tua avventura – Rosie – e io sarò con te fino alla fine. Perchè io, se sono così, lo devo solo a te. Non ti libererai mai di me e questa è una specie di minaccia.”
Diamante sorrise e le puntellò il naso per un attimo.
“Sono così felice di averti conosciuta, sorella mia. Niente avrebbe senso se tu non ci fossi.”
“Oh Diamante...”
“Ma guardaci, stiamo piangendo come due bambine.”
E questa volta Rosie fece uno scatto in avanti e la strinse in un abbraccio forte.
Diamante fece altrettanto e chiuse gli occhi, abbandonandosi a quel contatto così pieno.
“Se Sam ti fa soffrire in qualche modo giuro che gli rubo tutti gli attrezzi per potare le piante.”
Rosie rise di gusto.
“Non lo farà...te lo prometto”.
“No, non lo farà. Lo vedo da come ti guarda. Tu sei il suo bene più prezioso e ti ama senza misura.”
Rosie sorrise e sentì altre lacrime sgusciare via dagli occhi chiusi.
 
“E comunque glieli rubo lo stesso se ci prova.”
“Diamante...non ti smentisci mai, eh?”
“Glieli rubo e poi lo costringo a passare un'intera serata in balia di Pipino e Merry ebbri di sidri.”
“Questa sì che è cattiveria.”
E risero entrambe, prima di staccarsi dall'abbraccio e guardarsi negli occhi.
“Non cambierà nulla.”
“Lo so. Mi fido. Non cambierà nulla.”

 
 
 
Deposito Barili:
 
Potete piangere, se volete.
Non che noi lo abbiamo fatto. Assolutamente. Neanche un po’. Chiuso il discorso.
 
Coooomunque ^^, carissimi compagni d’avventura! Ma quanto vi vogliamo bene? Siamo ormai giunti al termine!
Il prossimo è l’ultimo capitolo, anche se pensato più come epilogo. Ci dobbiamo ancora consultare un momento, ma l’idea è più o meno chiara ^^.
Sarà taaaanto tenero.
Grazie davvero, è stato un piacere condividere questa storia con gente così straordinaria e ammirevole LOL cit.
Al prossimo, e ultimo, aggiornamento!
 
Come sempre un abbraccio a lettori, recensori, seguitori, preferitori e curiosatori <3
All the best!
 
Cris e Benni
   
 
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