Serie TV > The Big Bang Theory
Segui la storia  |       
Autore: milly92    28/10/2015    3 recensioni
Sheldon ed Amy hanno trentacinque anni, una figlia di diciannove, sono sposati da diciassette e separati da tre.
Cosa è successo alla famiglia Cooper-Fowler?
“Figlia?!”. Penny spalancò gli occhi, incredula. [...]
“Sì”. Sheldon sospirò, stanco di dover dire sempre la stessa cosa a chi lo fissava così. “Ho una figlia di diciannove anni, è nata quando ne avevo sedici. Come può ben vedere, non solo Juno e varie cantanti pop possono procreare a quella età, ci riescono anche i geni. Nel raro caso in cui trovino una ragazza, certo”.
“Oh, no, ma si figuri, è solo che... Sembra solo giovane, ecco, dai dati che mi ha fornito posso garantirle che mostra meno dei suoi trentacinque anni” cercò di svignarsela Penny. “E poi è bello avere figli giovani! Immagino che lei, sua moglie e sua figlia formiate una bella famiglia, tutti giovani e intelligenti, vero?”.
“Io e mia moglie siamo separati, comunque nell’ultimo anno ho deciso di lavorare a casa quindi potrò farle quel favore” replicò freddamente, prendendo il foglio con il numero dalle mani della donna e chiudendo la porta alla velocità della luce.
[AU]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Nuovo personaggio, Penny, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
9

Capitolo 9

Il Cerchio Della Vita

 

 

Poi un soffio di vento ti sfiora 
E il calore che senti sarà 
La forza di cui hai bisogno. 
Se vuoi resterà forte dentro di te. 
Devi solo sentirti al sicuro, 
C'è qualcuno che è sempre con noi. 
Alza gli occhi e se vuoi 
tu vederlo potrai 
e i perché svaniranno nel blu. 

E' una giostra che va questa vita che 
Gira insieme a noi e non si ferma mai 
E ogni vita lo sa che rinascerà 
In un fiore che vita sarà. 

 

Sheldon firmò alla fine del foglio, lo piegò e lo inserì su una busta, sul cui retro scrisse “Per Penny. Mi dispiace. Sheldon” per poi sigillare il tutto e chiudere il tappo della penna.

Leonard si avvicinò al frigo per prendere una bottiglina d’acqua e notò il tutto, leggendo il destinatario.

“Una lettera per Penny...?” domandò, incredulo. “E io che credevo che stessi facendo i calcoli riguardo quell’idea di cui ti ho parlato sui fasci di luce!”.

Sheldon lo guardò, riservandogli uno sguardo di disprezzo, per poi scuotere il capo con disapprovazione.

“E secondo te ci avrei impiegato quarantacinque minuti? Li ho fatti stamattina a colazione, ci ho impiegato tre minuti e dodici secondi. La busta per te è sulla scrivania e lo avresti notato se avessi lavorato, pigrone!” esclamò, indicando l’oggetto con l’indice.

Il coinquilino sbuffò, guardandolo male.

“Scusami se è quasi il venti luglio e preferisco godermi un po’ di riposo” sbottò. “Comunque, perché la lettera? Sei stufo di mandarmi a fare la spia per non incrociare la tua ex? Finalmente!”.

“Non essere sciocco, dovrai farlo ancora, solo che Marie mi ha dato un’idea. Sai che quella ragazza è geniale ma ultimamente lo è di più, l’amicizia con quel Joseph di Harvard le fa bene. Ha proposto Orgoglio e Pregiudizio come romanzo da leggere e criticare il giovedì sera, con grande disappunto di Amy che lo adora, e mi ha fatto notare che se Darcy è riuscito a riscattarsi con una lettera, chiunque può farlo. Quindi, ecco qui, quattro pagine di semplice onestà in puro stile Cooper. Sono passati nove giorni, magari la rabbia è di meno e potrà comprendermi un po’ di più” spiegò il fisico teorico.

“E affrontarla? Faccia a faccia?” propose Leonard, con aria di ovvietà.

“Sono un fisico Leonard, non un gladiatore!” ribadì Sheldon, come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo. “Vado a consegnarla, guardami le spalle!” impose poi, avvicinandosi verso l’uscio.

“Cosa intendi con “consegnarla”, Sheldon?” indagò il fisico sperimentale, seguendolo, non tanto per assecondarlo ma per curiosità.

“Metterla sotto la sua porta, no?”.

“Sheldon, abbi almeno la decenza di consegnarla faccia a faccia come ha fatto Darcy!”.

Sheldon si voltò di scatto e lo guardò con interesse, lasciando presagire qualche futura presa in giro dal suo sguardo.

“Hai letto il libro, signorinella?”.

“Lo hai fatto anche tu!”.

“Sì, ma per prenderlo in giro con mia figlia e Joseph!”.

“Senti, pensa a te e alla tua codardia nel consegnare così la lettera e...”.

“Stai proprio piagnucolando come una signorinella, l’ho sempre detto che il latte di soia ti ha reso una donnina indifesa. Ora fa il tuo dovere e guardami le spalle” sbottò il fisico teorico, aprendo la porta e camminando lentamente, con passo felpato, verso la porta della vicina.

“E poi sarei io la signorinella?!”. Leonard lo guardò torvo e, per vendicarsi dell’offesa subita, urlò: “Penny, apri la portaaa!”.

Il coinquilino si bloccò, pietrificato, con un viso una maschera di puro orrore.

Nel giro di tre secondi, una Penny in jeans e maglietta extra large aprì la porta con aria infastidita e si bloccò nel vedere il suo ex nel mezzo del corridoio, bloccato.

Aveva le braccia incrociate e l’espressione scettica, vedendo Sheldon levò le sopracciglia verso l’alto e si lasciò scappare una risatina.

“Ciao Sheldon, cosa diavolo combini, eh?” sbottò, con lo sguardo che trasudava odio.

“Ti ha scritto una lettera in cui ti spiega tutto e voleva lasciartela sotto la porta” disse Leonard. “Credo tu abbia capito che da più di una settimana mi chiede di controllare se sei in giro per non incrociarti e mi sono scocciato quindi... cresci, Sheldon”.

“Crescere? Ma no, lui tradisce la sua ragazza con l’ex durante le feste, come i sedicenni” lo scimmiottò Penny, sentendosi meglio nel poter sfogarsi un po’ con del sano sarcasmo di fronte a colui che l’aveva fatta soffrire di brutto.

Sheldon deglutì, sentendosi pietrificato.

“Non ci crederai ma sono il primo a sentirsi uno schifo per quel che ti ho fatto” sussurrò, guardandola negli occhi con grande difficoltà.

“Non ci credo altrimenti non avresti avuto questa idea della lettera e mi avresti parlato faccia a faccia”.

“Io avrei anche affrontato la cosa faccia a faccia ma diciamo che conosco la potenza dell’ira femminile e ho preferito evitarla” si giustificò Sheldon, imbarazzato, per poi porgerle la lettera.

Penny rise – una risata triste, vuota – per poi afferrare la busta con un sospiro.

“Attento alle tue spalle, potrei sempre colpirti da dietro” lo prese in giro, fissandolo con disprezzo.

“Infatti ho intenzione di camminare all’indietro come i gamberi” rispose Sheldon, serio.

La ragazza sgranò gli occhi, incredula per quell’affermazione.

“Vedi, è da queste cose che capisci che non è tanto normale e quindi puoi giustificare almeno un dieci percento delle sue azioni” s’intromise Leonard, ironico.

“Giusto, non esco mai con gente normale quindi non vedo perché lui debba fare eccezione. Guardati alle spalle, Cooper, c’è una donna in città la cui ira si è scatenata a causa tua! Ah, salutami la tua dolce Amy tra un incontro sessuale e l’altro!” aggiunse la bionda, la voce intrisa di disprezzo, prima di voltarsi e chiudere la porta rumorosamente.

“Io e Amy stiamo valutando la situazione e non abbiamo nessun tipo di contatto!” esclamò Sheldon in risposta, salvo poi tornare in casa ma camminando sul serio a marcia indietro come i gamberi.

Vedendo ciò, Leonard chiuse la porta e lasciò che l’amico ci sbattesse contro con la schiena per poi protestare.

Nel suo piccolo, era un modo per vendicare le sofferenze di Penny.

 

 

Marie se ne stava ferma da circa un paio d’ore e la cosa iniziava a darle un grande fastidio perché odiava starsene ferma senza far nulla e per di più senza nemmeno poter parlare più di tanto.

Di fronte a lei, nascosto da una tela, Joseph si dilettava nel farle un ritratto con eccessivo impegno e precisione.

Le aveva raccontato della sua passione per il disegno e l’arte, cosa che lo aveva aiutato ad entrare ad Harvard insieme ai suoi ottimi voti, così si era offerto di farle un ritratto da conservare in camera sua e poi appendere nel suo dormitorio ad Harvard.

“Come sta venendo?” chiese ansiosamente Marie, visto che non ne poteva più.

“Bene, fidati. Sarà perfetto nella tua stanza, al college” rispose Joseph, prendendo una pennellata di azzurro per definire meglio le iridi blu della ragazza.

“Mamma tornerà dopo ore ed ore e mi troverà ancora qui, immobile” sbuffò la ragazza.

“E’ stata carina a lasciarci soli, visto che da quel che mi hai detto sono il primo amico che porti a casa” osservò il ragazzo, fingendo un tono casuale nonostante la frase fosse ben mirata ad uno scopo.

“Non è che sei il primo, voglio dire, sei il primo amico che viene a trovarmi da solo”.

“Ne sono onorato. Dopo andiamo al cinema?” aggiunse, improvvisamente più allegro.

Marie annuì, pensando agli stereotipi delle ragazze che vanno al cinema con un ragazzo, vedono un horror e si riparano sulla spalla dell’altro, salvo poi finire a pomiciare nel giro di pochi minuti e ignorare il film.

Lei non era una di quelle, no, lei adorava gli horror e non poteva lasciare la sala senza aver visto ogni minimo secondo della pellicola. Come avrebbe fatto altrimenti a commentarlo dopo e a scrivere una dettagliatissima recensione con tutti i pro e i contro?

Joseph voleva solo vedere un film, ne era convinta, non doveva assolutamente preoccuparsi!

Certo, le scriveva dei messaggi carini, avevano fatto tante passeggiate e lo aveva incluso nella serata “Prendi in giro Scientificamente i Classici della letteratura” con suo padre, ma non c’era altro.

“Cosa vediamo?”.

“Non lo so, decidiamo lì, che dici?”.

“Cosa? Ma sei impazzito per caso? Andare al cinema senza aver letto tutte le trame dei film presenti e ignorando le recensioni? Io non ho tempo da perdere!” esclamò Marie, muovendosi in modo da far protestare il ragazzo.

“Ok, ok, dopo lo scegliamo!”.

“Dopo? Scusami, sono già le cinque, a che ora vuoi andare? E’ un’operazione che richiede ore!”.

Joseph sospirò, si protrasse alla destra della tela e guardò Marie, lo sguardo acceso e determinato e le labbra incrinate. Sembrava buffa ma era molto carina, pensò.

“Dieci minuti e ho finito, su!”.

“Va bene...”.

 

Amy varcò la soglia dell’appartamento di Sheldon e Leonard e sorrise in direzione del primo, notando l’assenza del coinquilino.

“Leonard è in lavanderia a fare il bucato” disse subito Sheldon, comprendendo la domanda inespressa della donna.

“Capisco. Marie è al cinema con Joseph, le ha fatto un bel ritratto, sai?” lo informò la moglie, sorridendo, mentre posava la borsa.

Sheldon trattenne il respiro e la guardò come se avesse detto una cosa oltraggiosa.

“Al cinema? Ma ti rendi conto? Mandi nostra figlia appena diciannovenne al cinema con un ragazzo?!”.

Allibita, Amy lo fissò, senza capire. “Al cinema, Sheldon. Cinema. E’ un luogo pubblico e...”.

“Sì, lo so, eppure ciò non ci ha impiedito di pomiciare selvaggiamente, qualche settimana prima di procreare” le ricordò Sheldon, puntandole l’indice contro.

Contro ogni previsione, Amy rise, per poi annuire.

“Mi ricordo eccome! Mi sentivo così ribelle... Io che baciavo un ragazzo di cui ero pazza in un cinema, fu una serata meravigliosa. Tu mi comprasti i pop corn e me li porgesti in un modo così gentile che pensai “Sposerò lui, ne sono sicura, mi guarda in un modo che mi fa sentire speciale”, sai?”.

“Amy stavamo parlando di Marie...” le fece notare Sheldon, tuttavia raddolcito al solo ricordo.

“E’ adulta e non ha mai baciato un ragazzo, dai! Sa quello che fa ed è responsabile!” gli ricordò Amy.

Sheldon alzò gli occhi al cielo e sbuffò, per poi avvicinarci a Amy.

“E va bene, ma quel Joseph deve solo osare fare mezzo passo falso e userò le mie conoscenze della fisica contro di lui!” sbottò.

La donna annuì, rassegnata.

“Sì, certo. Vedi, io provavo a farti ricordare il passato per parlare di noi e cambi argomento. Sono paziente ma così perdiamo tempo” gli fece notare, prendendo le mani tra le sue.

“Cosa dovrei dirti, Amy, che fu una serata bellissima? Lo fu, davvero. Ma penso che il passato che ci tocca rinvangare sia quello degli ultimi anni” le ricordò.

Amy annuì, sospirando.

“Sì, hai ragione. Scusami, è che questa situazione mi manda in tilt, voglio farmi perdonare ma allo stesso tempo mi manchi. So di non avere alcuna voce in capitolo ma... Lascia che te lo dica, mi manchi, e guardare quel divano mi distrae perché mi fa ricordare ciò che abbiamo fatto una decina di giorni fa”.

“Amy...”.

“Sì, lo so, sono sempre la solita. Posso almeno solo abbracciarti, per favore?” chiese, accarezzandogli il viso con dolcezza.

Non ebbe alcuna risposta verbale, semplicemente si sentì avvolgere dalla braccia dell’uomo, così appoggiò la testa sul suo petto e si lasciò cullare dalla stretta, sentendosi a casa come ogni volta che si verificava un’azione simile.

Sheldon le accarezzò i capelli lentamente, per poi posare il mento sulla sua testa mentre continuava a tenerla tra le braccia.

“Io vorrei davvero tornare alla normalità senza problemi, solo che ho paura. Magari un giorno mi sveglio e scopro che te ne sei fuggita di nuovo e... Non potrei reggerlo” ammise, dando voce ai suoi pensieri più profondi, quello che lo tenevano sveglio la notte.

Amy alzò il capo senza sciogliere l’abbraccio e appoggiò le mani sul viso di Sheldon, guardandolo dritto negli occhi.

“Come potrei abbandonarti? L’ultimo mese è stato folle, l’ho trascorso dandomi della stupida e sperando di tornare indietro di anni! Ho sempre sperato di non averti fatto soffrire tantissimo e ho sbagliato, ma posso giurarti che sapere il tuo dolore mi ha reso una donna consapevole dei suoi errori. Ora mi tocca scontarli ed è giusto che sia così, ma non ti ferirò più, lo prometto” disse, sapendo di star esprimendo qualcosa che aveva già detto molte volte ultimamente.

Aveva deciso che glielo avrebbe ripetuto fino allo sfinimento pur di rassicurarlo.

Suo malgrado, Sheldon sorrise e avvicinò il suo volto a quello di Amy, cercando le sue labbra e dicendo mentalmente addio alla rigidità che si era imposto. Aveva bisogno di baciarla, un bacio non poteva non migliorare la situazione, no?

Amy accolse il bacio con calore, ancora stretta – se non di più – a lui, beandosi di quel contatto più pronfondo rispetto alla formalità degli ultimi giorni.

Starsene così, stretti l’uno all’altra, era la cosa più bella del mondo, e quando si separarono, senza sapere perché, scoppiarono a ridere, come due ragazzini inesperti.

Forse, in fondo, non sarebbero mai, mai cresciuti del tutto.

 

 

Penny fissò il foglio che aveva tra le mani e si sforzò di essere forte e di non piangere, così guardò il calice di vino che aveva riempito in caso di “emergenza”, lo afferrò e ne bevve un sorso, lentamente.

Gustò il sapore della bevanda e poi si accoccolò meglio sul divano, le gambe piegate contro il busto.

La lettera era stata onesta, gentile, piena di sensi di colpa, non era di certo qualcosa a cui era abituata.

Lei era quella a cui si diceva “Non sei tu, sono io”, “Sei fantastica ma voglio stare da solo al momento”, “Non voglio impegnarmi, ti farei soffrire”, magari tramite sms o addirittura un subdolo social network.

La lettera era sempre qualcosa di scritto, ma in maniera differente, era qualcosa che richiedeva più impegno e sincerità e da una parte preferì quel gesto ad un incontro faccia a faccia: non voleva farsi vedere in lacrime, vulnerabile e triste.

Tecnicamente il contenuto non le era nuovo, aveva immaginato tutto; era la lettera di un uomo, un padre, un marito che aveva trascorso degli anni difficili e che aveva trovato un po’ di serenità in lei, salvo poi comprendere di amare perdutamente la moglie, la cattiva della situazione ai suoi occhi.

L’aveva ringraziata per tutte le volte che lo aveva fatto ridere, si scusava per i momenti in cui lui non era stato il massimo, le ricordava che grazie a lei lui e Marie avevano vissuto dei momenti felici dopo i vari problemi familiari e ammetteva di odiarsi ancora per ciò che le aveva fatto perché non era quel tipo di uomo.

“Ho sempre creduto solo ed esclusivamente nella scienza finché non ho incontrato Amy e gli occhi di mia figlia, sai? Non voglio fare il sentimentale nè giustificarmi, ma ormai ho capito che ciò che provo per Amy è un qualcosa che non proverò in futuro con un’altra persona. Ci siamo trovati bene, ma penso tu abbia notato che ero solito non prendere mai l’iniziativa... Ora ho capito perché, scusami. Sono sicuro che, anche se ora ti sembra assurdo, troverai molto presto la persona perfetta per te, quella che ti fa dimenticare del resto del mondo anche sei hai una memoria eidetica. La cosa che più mi dispiace è aver rovinato il rapporto con una vicina simpatica e intelligente che non crede che il Bosone di Higgs sia il nome di un piatto Irlandese. Scusami.

So di non meritare il tuo perdono, posso solo chiederti di provare a comprendere un po’ la situazione e, magari, in futuro, scusarmi.

Ti auguro il meglio, te lo meriti.

S.L.C.”

La lettera finiva così.

“Sì, Dottor Sheldon Cooper, l’amore della mia vita è proprio dietro l’angolo, sì, certo, ora esco di casa e lo incontrerò! Maledizione, devo fare qualcosa o impazzirò!” sbottò la chimica, in uno stato di agitazione perenne.

Vuotò il contenuto del bicchiere e si precipitò fuori l’appartamento, chiudendo la porta con uno scatto.

Di fronte a lei, Leonard usciva a sua volta di casa con una cesta per i panni sporchi in mano.

“Oh, ciao Leonard. Che bello incontrare il coinquilino davvero intelligente” disse, sarcastica.

Leonard si bloccò nel vederla e poi le sorrise timidamente.

“Non ti chiederò come stai ma, se ti va, puoi parlarne con me. Sono la persona adatta con cui sparlare di Sheldon Cooper, te lo assicuro!” propose, facendole l’occhiolino.

Suo malgrado Penny ridacchiò, poi annuì.

“Ti faccio compagnia, allora”.

“Bene, sono pronto ad ascoltarti!”.

 

 

Era ormai il secondo tempo e il film volgeva verso la fine, anche se ormai il giudizio di Marie era stato fatto: non era nulla di che.

Certo, il fatto che Joseph al suo lato non facesse altro che agitarsi e muoversi ogni tre secondi non la aiutava a concentrarsi, così, non potendone più, si girò verso destra e sbottò: “La vuoi smettere? Perché ti muovi ogni tre secondi?”.

Joseph esitò, poi prese un bel respiro e guardò a sua volta verso di lei.

“E’ che... Volevo provare a... Prenderti per mano, ma non avevo il coraggio” ammise, imbarazzato, per poi abbassare lo sguardo e vedere la mano di Marie poggiata sul poggia braccia della sedia.

Deciso come non mai, l’afferrò e la strinse tra la sua, sperando che non risultasse sudaticcia e disgustosa.

Marie sobbalzò a quel contatto, per certi versi le sembrava più intimo di un abbraccio, ma notò che alla fine non le dispiaceva affatto nonostante odiasse quei tipi di contatti con la gente.

Non sapendo cosa fare, così, disse: “Ci voleva tanto?” con un tono un po’ brusco, ma appena si voltò, senza volerlo, sorrise.

Era piacevole, strano, sentiva lo stomaco sussultare e le mani sudate, cosa che le faceva pensare all’amuchina che aveva in borsa e che per cause di forza maggiore non poteva usare per la prima volta in vita sua.

Contro ogni previsione, il film smise di interessarle, si disse che dopotutto non è che fosse nulla di che ma faceva davvero schifo, così si voltò e beccò Joseph che la fissava, come se fosse lei la protagonista per lui.

“Non...  Non vedi il film?” domandò, sussurrando e avvicinandosi un po’ di più per farsi sentire visto che la protagonista stava urlando, inseguita da un serial killer.

“Posso essere onesto?”.

“Sì”.

“Odio il film e volevo semplicemente fare qualcosa con te, in realtà. E’.... E’ bello vederti mentre ti concentri e guardi lo schermo” rivelò. “Nel caso non l’avessi capito, mi piaci” ammise poi, come se fosse una cosa correlata al discorso.

“Cosa?” domandò Marie, visto che la protagonista, una certa Mindy, urlava come una forsennata mentre correva per le campagne isolate del Texas.

Josh sospirò. “Lascia stare...”.

“Joseph, non sento nulla, questa pazza urla e...” provò a dire, ma si bloccò, non potendo dire altro a causa delle labbra di Josh che si erano posate con delicatezza sulle sue.

Era una sensazione nuova visto che era la prima volta che le succedeva e aveva zero esperienza, le sembrava che la sala le stesse girando intorno e lo stomaco proprio non volesse saperne di fermarsi nel girare e girare e girare...

Quando Joseph si allontanò, Mindy aveva smesso di urlare, così provò a dire: “Era per dirti che mi piaci, tanto” per giustificarsi. Era così imbarazzato che si scompigliò i capelli con una mano, senza sapere bene cosa fare.

Ancora sorpresa, Marie annuì, guardando altrove.

“Beh, immagino sia... Reciproco, sì” borbottò, sentendo il viso in fiamme, prima di voltarsi verso lo schermo.

“Uh, Mindy è morta. Sappi che dovrai comprarmi il dvd e farmi vedere la scena che mi hai fatto perdere!” sbottò, un po’ più animata anche se la sua testa vagava altrove, sul profumo di Joseph, le sue labbra soffici e l’approssimativo numero di secondi in cui le loro labbra erano state incollate.

Dal canto suo, Joseph sorrise, continuando a guardarla di nascosto: forse la prima battaglia era vinta.

 

 

 

“La parte peggiore, poi, è stata sentire mia sorella e doverle dire di essere stata mollata” sbottò Penny, mentre piegava una delle magliette di Leonard.

Lui l’aveva pregata di non farlo ma aveva insistito visto che fare qualcosa la distraeva.

“Perché, scusa? Tecnicamente l’hai mollato tu” ragionò Leonard, provando ad incoraggiarla in qualche modo.

“Perché mi ha tradito. Meglio dire di essere stata mollata che, come si suol dire in gergo, cornificata. Sono stufa, stufa di sentirmi dire sempre le stesse cose! Che sono io il problema, che morirò sola... Dovresti saperlo, idiota di una sorella, che tuo marito mi ha palpato il sedere... Il giorno del vostro matrimonio!” urlò Penny, inveendo contro il muro e gettando una maglia per terra con una forza enorme. “Scusa, scusa, te la laverò di nuovo, scusa, io...”.

“Ma no, figurati, Penny, tranquilla, puoi... Penny...!”.

Il cuore di Leonard si sciolse nel vedere quella fantastica creatura piangere, il volto nascosto dai capelli, le spalle sussultanti a causa dei singhiozzi...

Come si poteva farle del male?

Sembrava una donna cazzuta ma in quell’istante Leonard comprese che non lasciava che nessuno vedesse le sue fragilità e che l’unico testimone delle sue lacrime fosse il suo letto insieme al suo divano.

Odiò Sheldon per ciò che aveva scaturito nella vita di quella donna, vederla in quello stato era tremendo.

Le si avvicinò e le appoggiò una mano sulla spalla con cautela.

“Penny è tutto ok, piangi quanto vuoi, resterà tra noi. Sai, io sono un vero piagnucolone, specialmente se si tratta di film animati come Toy Story! E non come te, che piangi per cose reali e vissute sulla tua pelle, sono proprio un disastro!” sussurrò.

Vederla sorridere tra le lacrime fu un sollievo, così le sorrise.

“Ti capisco, davvero. Le tue lacrime al momento non sono dovute solo al presente ma soprattutto a tutto ciò che hai vissuto fino ad ora. Il passato non è mai passato finché un’azione presente ce lo ricorda, si somma agli altri momenti negativi e ci travolge... Posso capirlo, davvero Penny, sfogati” aggiunse lentamente, sperando di infonderle fiducia.

Penny alzò lo sguardo e lo fissò, incredula.

“Tu... Come hai fatto? Cioè, hai descritto come mi sento, io non sto così solo per lui ma perché sono stufa di tutte le delusioni... Voglio dire, allora sono normale, nessuno mi capisce mai e mi prendono tutti per pazza!” esclamò, asciugandosi le lacrime con il polso.

“Sei normalissima, fidati. E’ il tuo ex che non lo è, te lo assicuro” ridacchiò Leonard. “Quando vorrai potrai sfogarti con me, promesso” si offrì, serio più che mai.

Penny sorrise tra le lacrime e annuì. “Grazie, davvero” sussurrò, per poi abbracciarlo, sentendo di aver trovato una persona in grado di capirla senza guardarla come se fosse pazza.

 

 

 

“E’ stato un bel film” disse Joseph, ormai arrivato fuori al palazzo dove abitava Marie, con le mani nelle tasche dei jeans e un sorrisino che la contava lunga.

Marie lo guardò, incredula, tanto che rise.

“Ma se non lo hai guardato...” puntualizzò.

“Ne ho guardato uno tutto mio e mi è piaciuto” si corresse Joseph, scrollando le spalle e prendendo le mani della ragazza tra le sue.

“Qual era il titolo?” indagò lei, spinta dalla voglia di comprendere lo status delle cose dopo quelle ore trascorse insieme.

“Beh, “Quando c’è chimica tra un fisico e una chimica”, direi” azzardò, sperando di non ricevere un ceffone o un rimprovero.

“Non mi piace, mi ricorda mio padre e la sua ex Penny che sono a loro volta un fisico e una chimica. Propongo... “L’estate del mio primo bacio”, no?”.

“Ma esiste già!”.

“Davvero?”.

“Sì, ma immagino non ti interessi il genere. Era sul serio il pr...?”.

“Joseph, non renderlo imbarazzante, ok? Lo so, sono adulta, ma...”.

Marie era rossissima in viso, era buffa con i capelli un po’ gonfi e gli occhiali che quasi le andavano di traverso tanto che era agitata.

“E’ stato un onore e spero sia stata un’esperienza speciale” l’interruppe Joseph, appoggiando una mano sul suo viso.

“Direi di sì visto che è successo mentre Mindy urlava e... Ok, sì, era speciale” asserì infine, incrociando lo sguardo con quelli del ragazzo di fronte a lei.

Joseph sorrise e sospirò.

“Vorrei rifarlo ma tuo padre ci sta guardando...” aggiunse, decisamente intimorito dal pensiero di Sheldon Cooper che lo ammazzava in mille modi improbabili, togliendo subito la mano dal viso della ragazza.

“Potremmo rimandare a domani” propose Marie, incredula per ciò che aveva appena asserito.

Vergognandosi, così, si allontanò qualche passo e salutò con la mano Joseph, che la guardò allontanarsi con un sorriso ebete stampato in faccia.

 

 

Tornare a casa e vedere i suoi genitori che parlavano civilmente era sempre bello, soprattutto perché non era abituata a una cosa simile.

Trovarli intenti nel guardare la tv o bere una tazza di thé era rasserenante, la facevano sentire al sicuro, protetta, oltre che amata come non mai.

Si era così abituata nelle settimane di quella calda estate che la sera del quindici agosto che, quando tornò a casa, con sommo stupore e incredulità notò che suo padre era paonazzo, con il telefono in mano e l’aria preoccupata.

Non lo vedeva così dall’inizio dell’estate, ormai era sempre sereno e sorridente come non mai, simbolo del fatto che in quei tre mesi le cose si fossero evolute in positivo.

“Papà, è successo qualcosa?” domandò, senza capire.

Giusto cinque giorni prima aveva festeggiato con loro il primo mese di “pace”, oltre che il primo mese da diciannovenne.

“Tua madre è scomparsa” sentenziò l’uomo, portandosi una mano sul viso e respirando forte.

“Che cosa?!”.

“Sì, Marie, tua madre è scomparsa! Sono preoccupato, ieri a cena non si sentiva bene, era pallida e ha vomitato il pranzo e non la sento da ieri sera, non risponde alle mie telefonate, non è a casa sua, i vicini non l’hanno vista uscire...” urlò Sheldon, quasi senza fiato. “Non capisco, non abbiamo litigato, anzi, avevamo appena stabilito che le cose stessero andando bene, che avevamo chiarito tante cose e che doveva chiamare l’avvocato per annullare il divorzio... Forse ci ha ripensato...”.

Marie corse verso l’uomo e scosse il capo, decisa, perché non voleva nemmeno pensare a qualcosa di negativo.

Andava tutto bene, si disse, sembravano sul serio una semplice famiglia felice e non era successo nulla di negativo!

“Papà, no, forse è un caso! Provo a chiamarla io, fammi sciacquare il viso che fa un caldo assurdo e risolviamo la cosa” disse, correndo verso il bagno, più che altro per nascondersi e non mostrare la sua faccia preoccupata.

Non poteva succedere di nuovo, no!                     

Che fine avevano fatto i sensi di colpa di sua madre per averli abbandonati, la sua gioia nello stare di nuovo in loro compagnia e la serenità nell’essere di nuovo uniti?

Era come vivere un flashback, sul serio, non poteva verificarsi di nuovo! Le cose andavano bene, no? Perché sua madre si era allontanata?

Si appoggiò sulla vasca per riflettere ma non ci riuscì, presa dalla paura.

Notò alcune lacrime di nervosismo, così prese la carta igienica e si asciugò gli occhi visto che il padre non doveva assolutamente pensare che lei si stesse preoccupando.

Per nascondere ogni prova, prese il fazzoletto usato e lo gettò nel cestino, salvo poi bloccarsi, senza fiato, quando vide il contenuto.

 

 

 

Da sola sulla spiaggia al tramonto – il momento che preferiva – Amy guardava l’orizzonte.

Il cielo era luminoso ma allo stesso tempo opaco e la cosa la attirava decisamente perché sembrava la sua vita, apparentemente semplice ma con le sue ombre.

Quando il cellulare le vibrò si lasciò scappare un sospiro, pensando che fosse l’ennesimo sms di Sheldon, eppure fu sorpresa di vedere che era da parte di sua figlia.

 

Ho capito tutto, fuggire non serve a nulla, sii onesta, dimmi dove sei!

 

Si immobilizzò, la gola improvvisamente secca, ed ebbe la sensazione che, dopotutto, la vita è un cerchio che si ripete all’infinito finché non decidiamo di smettere di percorrerlo.

 

*°*°*°*
Ma salve!

Capitolo nuovo, problemi nuovi!

Il tempo scorre velocemente e siamo a fine agosto, mentre all’inizio eravamo verso il dieci giugno.

E’ stata un’estate movimentata e ora vedremo come terminerà, eheh.

Nel prossimo capitolo torna Raj!

Non commento nulla, sono curiosa di sapere le vostre reazioni e vi chiedo cosa credete che sia successo ad Amy ed il perché della fuga.

 

 

Ecco qualche spoiler dal penultimo capitolo (eh sì, siamo quasi alla fine D: )

 

“Tu... Mi hai organizzato una sorta di appuntamento?” domandò, le mani sui fianchi, indispettita.

 

 

“No, no, tesoro, no, davvero...”.

Non credendolo, Bernadette utilizzò la sua agilità per prendere il telefono, sbloccò lo schermo e guardò ciò che stava scioccando il marito, salvo poi rimanere scioccata a sua volta.

 

Grazie a chi continua a seguirmi! <3

A mercoledì,

milly.

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Big Bang Theory / Vai alla pagina dell'autore: milly92