Emily era seduta, immobile da un ora e mezza a fissare
quelle stupide frasi che la odiavano così tanto. Non capiva e sapeva benissimo
che non avrebbe capito mai.
Il latino per lei equivaleva alla cultura generale per Paris
Hilton. Zero completo!
Aveva già detto più volte nel corso della sua esperienza da
liceale che voleva cambiare liceo, quello era troppo complicato. Ma a nulla
erano valse le lacrime, a niente erano serviti i 4 in pagella. Lei era ancora
lì e sapeva che ci sarebbe rimasta per sempre. Ma ora doveva concentrarsi nella
versione di latino che aveva di fronte.
Il suo odio per quella materia era nato 3 anni prima,
pensava mentre scriveva frasi senza un apparente senso sul foglio, quando
durante il suo primo anno le avevano rivelato che avrebbe dovuto sapere tutte
le declinazioni e coniugazioni a memoria. Aveva passato 2 ore al giorno a
studiare e a ripeterle a mente.
Primo compito in classe.......3.
Si era detta “Ora è guerra!” e aveva iniziato a studiarlo
tutti i giorni per far vedere che lei non era inferiore agli altri ma i voti
delle sue verifiche sembravano le formazioni delle squadre di calcio....sempre
un 3-4-3. In compenso il suo orgoglio gli diceva di non copiare, ne aveva visti
tanti farlo e non sembrava nemmeno così complicato! Però non sarebbe stato
corretto, il latino avrebbe vinto, e lei non gli avrebbe dato la soddisfazione
di vederla cedere e ricorrere a stupidi trucchetti. Lei DOVEVA vincere. Oppure
arrendersi alla forza del suo avversario, finì di pensare quando incontrò una frase
estremamente complicata.
La lezione terminò e lei consegnò il compito, con la stessa
aria rassegnata che aveva sempre. Come se la scuola non fosse già un enorme
problema si era accorta che anche se con gli amici rideva tutto il tempo un
senso di vuoto, abbandono e tristezza la invadeva costantemente.
La sua situazione famigliare era ai minimi storici, la sua
autostima era quotata ai numeri negativi, la certezza di non avere un
futuro....
Ora aveva un’ora buca, gli piacevano le ore di religione sia
perchè le saltava sia perchè così aveva un momento per riflettere sulla sua
inutile e miserabile vita. Suo padre si era infatuato di una ragazza che aveva
venti anni in meno di lui, sua madre era continuamente depressa per una storia
che arrancava ormai da 6 anni. Come se non bastasse suo padre gli aveva
rivelato il prossimo matrimonio con quella che lei definita la Parassita o più
amichevolmente la Tizia.
“Emi cara- gli aveva detto- Erika è senza permesso di
soggiorno e non può trovare lavoro, per questo motivo...ci sposiamo!” dopo 3
settimane da quella frase ci sarebbe stata la cerimonia-lampo.
Aveva scoperto solo dopo che la cara Erika aveva anche una
figlia di 2 anni, e Emily, sfogandosi con sua nonna che aveva già chiarito con
il figlio che la sua nuova moglie non avrebbe avuto nulla di quello che per
diritto apparteneva alla nipote, aveva pianto di rabbia e frustrazione per
quella situazione dove non poteva fare nulla .
Seguì le restanti ore mascherando l’apatia che la opprimeva
con un sorriso che aveva imparato da tempo a fingere. Una volta al limite della
sopportazione aveva pensato seriamente al suicidio, l’unica vera soluzione per
curare il suo dolore. Ed in verità ci pensava ancora. Ma quella volta era
particolare, non più solo congetture, ma la vera intenzione di tagliarsi le
vene. Aveva già impugnato il coltellino di suo padre quando gli arrivò un
messaggio. “Emy, solo tu mi puoi aiutare........” il messaggio di un suo amico
d’infanzia, per la prima volta sorrise seriamente e contenta di essere in quel momento
utile a qualcuno si affrettò a rispondere.