Anime & Manga > Rocky Joe
Segui la storia  |       
Autore: innominetuo    28/10/2015    10 recensioni
Joe Yabuki ritorna sui suoi passi, dopo un anno di dolore e di rimpianto. La morte di Tooru Rikishi lo ha segnato profondamente. Ma il ring lo sta aspettando ormai da tempo.
E non solo il ring.
…Se le cose fossero andate in un modo un po’ diverso, rispetto alla versione ufficiale?
Storia di pugilato, di amore, di onore: può essere letta e compresa anche se non si conosce il fandom e quindi considerata alla stregua di un'originale.
°°°°§*§°°°°
Questi personaggi non mi appartengono: dichiaro di aver redatto la seguente long fic nel rispetto dei diritti di autore e della proprietà intellettuale, senza scopo di lucro alcuno, in onore ad Asao Takamori ed a Tetsuya Chiba.
Si dichiara che tutte le immagini quivi presenti sono mero frutto di ricerca su Google e che quindi non debba intendersi il compimento di nessuna violazione del copyright.
Si dichiara, altresì, che qualsivoglia riferimento a nomi/cognomi, fatti e luoghi, laddove corrispondenti a realtà, sono puro frutto del Caso.
LCS innominetuo
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Bianche Ceneri'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
BANNER-MIO-PER-L-UNICO-DOMANI
Aeroporto di Narita.

“Allora Señorita Yoko… muchas gracias di tutto e a presto. La aspetto nella mia Caracas.”

“Ne sarò felicissima e sono sicura che in quella occasione festeggeremo per il titolo mondiale!” Yoko sorrise.

Si era ormai affezionata a quel dongiovanni. L’esuberanza di Carlos Rivera, così lontana dagli standard comportamentali giapponesi, dapprincipio l’aveva infastidita, poi ci si era abituata. Alla fine l’aveva accettata come facente parte del carattere del venezuelano. Le sarebbe mancato, di questo ne era certa. Ed era altrettanto certa che Carlos sarebbe mancato ancora di più al suo Joe.

“Lo spero… e spero che verrà insieme a Joe” nel dirlo, stringendole la mano con delicatezza, le fece l’occhietto.

Yoko arrossì: che incorreggibile sfacciato!

“Carlos, non essere indelicato! Lo scusi, miss… ecco, io non posso che ringraziarLa, per tutto. Abbiamo passato qui in Giappone un periodo stupendo, anche grazie alla Sua squisita ospitalità. Sarà per noi un ricordo bellissimo. Grazie ancora.”

“Di nulla, Harry. Sono stata felice di avervi ospitato e spero che ritornerete presto… magari come turisti. Ci sono molte belle località qui da noi da visitare! Fate un buon viaggio e soprattutto… tenetemi informata sull’incontro con José a fine gennaio! Ci tengo moltissimo!”

“Ci conti. A presto!”

Dopo gli ultimi saluti, i due uomini si imbarcarono in vista del decollo. Il Messico e José Mendoza li stava aspettando. Prima di salire a bordo, però, accadde qualcosa che impensierì Harry e non poco. Carlos, di solito avvezzo a fare i gradini a due a due, era goffamente scivolato sulla scaletta, ritrovandosi pressoché a gambe all’aria.

“Tutto ok? Ti sei fatto male?” gli chiese, preoccupato, aiutandolo a rialzarsi, mentre un’hostess stava andando loro incontro, con professionale premura.

“Tranquillo, Harry,” al che rivolse un sorriso ammaliante all’assistente di bordo “i miei piedi ed il mio cuore non vogliono lasciare questo bellissimo Paese… ho solo perso l’equilibrio. Capita.”

“D’accordo… forse sei solo un po’ stanco. L’incontro di ieri sera con Joe Yabuki è stato molto impegnativo. Vieni, andiamo a prendere i nostri posti: ci attendono molte ore di viaggio.”

Prima di ricominciare a salire i gradini, Carlos si voltò verso la città, come per un ultimo saluto. Purtroppo non c’era stato abbastanza tempo per stringere la mano al suo nuovo amico: ma di certo, vicino o lontano che fosse, Joe Yabuki gli stava augurando un buon viaggio.

°°°°°

“A presto, Carlos. Brindo a te, augurandoti di vincere contro José… A presto, amico mio.”

Un brindisi solitario, nel bar dell’aeroporto, immortalò nei ricordi di Joe anche gli ultimi momenti di Carlos sul suolo giapponese.

°°°°°

La mattina di un paio di giorni dopo…

Gli dolevano ancora tutte le ossa. Il match con Carlos era stato molto pesante ed impegnativo, sia sul piano fisico che su quello emotivo. Anche l’esser stato sbalzato fuori dal ring al quarto round gli aveva creato diffusi indolenzimenti un po’ in tutto il corpo. Nonostante i rimbrotti di Danpei, che gli raccomandava il riposo assoluto almeno per una decina di giorni, Joe aveva comunque ricominciato la routine degli allenamenti, sebbene in forma più leggera. Di ritorno dalla consueta corsetta mattutina, vide giungere al ponte un’elegante berlina scura, da cui discese un tizio di età indefinibile vestito sobriamente di grigio.

“Yabuki-san?” ad un cenno di assenso di Joe, lo sconosciuto continuò “Mi perdoni se La disturbo. Le chiedo solo qualche minuto di colloquio riservato.”

Joe aggrottò la fronte, perplesso. Cosa diavolo poteva volere da lui quel signore tanto compassato?

°°°°°°°

Qualche ora più tardi, allo Shiraki Boxing Club. 

Yoko stava controllando alcuni contratti. Dopo l’incredibile successo dell’incontro di Joe contro Carlos molti manager e procuratori sportivi volevano far boxare i loro atleti sotto l’egida dello Shiraki Boxing Club. Dopo essersi consultata con il suo legale di fiducia, Yoko stava controllando alcune clausole standard, quando udì un leggero bussare alla porta. Vederselo arrivare davanti dopo alcuni giorni che non si erano visti era sempre una grande emozione ed una grande gioia, per lei. Dopo aver contattato su una linea interna la sua nuova segretaria – avendo licenziato in tronco Sakamoto qualche giorno addietro - per avvisarla di non passarle più nessuna telefonata per il resto del pomeriggio, si alzò per farsi incontro al suo uomo. Joe era rimasto rigido su due piedi, mentre lei lo raggiunse con passo rapido e lieto. Lo abbracciò con tenerezza, baciandolo lievemente sulla gota.

“Ti faccio male? Hai ancora lo zigomo un po’ gonfio…” gli sussurrò, accarezzandolo sul viso in punta di dita. Moriva dalla voglia di baciarlo sulle labbra ed avvicinò la bocca alla sua. Ma Joe si scostò, cosa che la colpì come se avesse ricevuto uno schiaffo in piena faccia.

“No. Non mi fai male. Non con le mani, almeno.” le disse lui, atono.

Non ci aveva fatto caso, quando era entrato nel suo ufficio. Sarà stato che lui portava, suo solito, il berretto con la visiera un po’ calata sugli occhi. Ma ora che il viso di Joe era tanto vicino al suo, Yoko si sentì mancare il fiato per lo sguardo gelido con cui la stava trapassando.

“Cosa succede? Sei arrabbiato con me?” riuscì a dire con un filo di voce. Joe non l’aveva mai guardata così, prima d’ora, neppure ai tempi, ormai lontani, della sua denuncia per truffa.

In silenzio, Joe trasse fuori dalla tasca interna del suo giaccone un pezzo di carta e lo dispiegò davanti agli occhi di Yoko. Un assegno di un gran bell’importo, recante il timbro della famiglia Shiraki come traente. Yoko aggrottò la fronte e prese il titolo dalla mano di Joe per osservarlo senza riuscire a capire…

“Io non capisco… come mai hai questo assegno? E perché me lo stai mostrando?”

“Davvero non ne sai nulla?” la incalzò lui, in tono duro.

“No. Assolutamente no. Chi ti ha dato questo assegno?” al che Yoko lo afferrò per le spalle, scuotendolo e piantandogli gli occhi negli occhi “Dimmi chi è stato. Dimmelo!”.

Joe aveva molti difetti: era impulsivo, testardo ed orgoglioso. Ma sapeva riconoscere subito una persona sincera. Aveva ben affinato, nel corso degli anni, il suo innato istinto da cane sciolto. Osservò Yoko attentamente: quello sguardo, quella voce… non potevano essere quelli di una donna bugiarda.

“Stamattina sono stato avvicinato da un tizio che si è presentato come legale della tua famiglia … dopo un fervorino durato quasi dieci minuti sul prestigio degli Shiraki, mi ha poi detto che mi avrebbe consegnato un assegno ‘sostanzioso’ come… ‘risarcimento’ a condizione che io non ti vedessi più. Naturalmente io ho finto di accettare questa specie di accordo per portarti qui l’assegno da vedere. So benissimo che quella porcheria non proviene da te. Però ora io vorrei sapere se per caso immagini chi possa essere stato dei tuoi ad avere un’idea tanto schifosa. Non conosco a fondo tuo nonno, Mikinosuke Shiraki, ma mi ha sempre dato l’idea di essere una gran brava persona. Dimmi la verità, Yoko,” le ingiunse con voce bassa e calma, ma ferma, prendendo il viso di lei tra le sue mani e guardandola negli occhi “hai mai subito pressioni dai tuoi perché noi due non stessimo insieme?”

Yoko lo considerò un attimo, dopo averlo ascoltato in silenzio. Fu proprio in quel preciso istante che lei si rese conto che non avrebbe mai potuto e voluto rinunciare a Joe. Costi quel che costi. Quell’uomo era suo e niente e nessuno glielo avrebbe strappato dalle braccia.

“Ti giuro che mio nonno non c’entra. Gli ho parlato di noi e mi ha detto che non ha nulla in contrario. Anzi: lui ti stima moltissimo…” mormorò lei, abbracciandolo stretto a sé, guancia contro guancia, continuando a parlare “Mia nonna, Joe. Non può che essere stata lei… tempo fa stava persino per organizzarmi un omiai…”

“Cosa? Voleva farti sposare qualcuno contro la tua volontà?” domandò Joe, sciogliendosi dall’abbraccio ed alzando la voce di qualche ottava. Era furibondo, soprattutto con se stesso: Yoko aveva subito delle pressioni psicologiche non indifferenti… e lui ne era rimasto all’oscuro!

“Sì. È così.” confermò lei, abbassando gli occhi “Mia nonna è una donna molto tradizionalista. Non accetta il mio stile di vita, il mio lavoro, i miei amici. E voleva a tutti i costi che accettassi come marito un uomo scelto da lei e dalla sensale dei matrimoni che aveva incaricato. Per questo motivo me ne sono andata a vivere per conto mio, in una villetta che mi aveva lasciato mia madre…” sospirando, Yoko si lasciò scivolare sul divano. Si sentiva molto stanca. Anche se adesso, almeno, poteva confidarsi con Joe, il ripensare alle sottili cattiverie subite da sua nonna non smetteva di farla soffrire. Joe le si accomodò vicino, rimanendo in silenzio. “Sicuramente deve aver assoldato qualche detective o roba del genere… e deve aver scoperto di te, di noi…per poi venire ad offenderti con quell’offerta vergognosa…” scoppiò in singhiozzi, coprendosi il viso con le mani.

Joe la abbracciò, per stringerla a sé con fare protettivo. “Calmati… calmati ora. Non dobbiamo permettere a nessuno di sconvolgerci la vita. Per quanto mi riguarda non è accaduto nulla. Lo vedi questo?” al che si alzò per andare a raccogliere l’assegno che poco prima Yoko aveva posato sulla scrivania “Non è nulla, solo un innocuo pezzo di carta.” chiosò, con un lieve sorrisetto, strappando il titolo in mille pezzetti. “Joe Yabuki non è in vendita.”

Yoko, a sua volta, sorrise tra le lacrime, un po’ più rasserenata. Ma sentiva in cuor suo che Hatsuyo Shiraki non si sarebbe fermata davanti ad un assegno stracciato e questo le accese una triste luce nello sguardo. Yoko aveva paura, molta paura, anche se voleva sperare con tutte le sue forze che Hatsuyo li lasciasse in pace… Joe contemplò il viso di Yoko arrossato dalle lacrime.

Odiava vederla piangere.

Sin da quella maledetta volta in cui l’aveva vista ripiegata su se stessa, annichilita dal dolore per la prematura scomparsa di Tooru Rikishi, Joe aveva detestato se stesso per non essere stato capace di evitarle sofferenze inutili. Tornò quindi a sedersi accanto a Yoko, per accoglierla di nuovo tra le sue braccia, stringendola forte a sé.

°°°°°°

Restiamo sospesi

tra cielo e terra

dolcemente così,

senza chiederci nulla.


Non abbiamo bisogno di parole:

eri tu, ero io…

ci conosciamo già

per essere completi

solo se cuore contro cuore.


°°°°°°°

Qualche settimana dopo…

“Allora, vecchio? È trascorso ormai un mese dal mio incontro con Carlos. Sono stufo di starmene con le mani in mano. Quand’è che mi fai ritornare sul ring? Me lo stai organizzando un cavolo di incontro o devo invecchiarci nell’attesa?”

Joe sbuffava, mentre si toglieva la tuta zuppa di sudore, per evitare di prendere freddo, essendo ormai al primo di febbraio.

“Eccolo: figurarsi se non brontolavi come sempre. Non è una cosa facilissima organizzare un match, ragazzo mio. Ho vagliato tutti i possibili sfidanti e nessuno se la sente di incontrarsi con te. Il tuo incontro con Carlos ha entusiasmato gli spettatori, ma ha terrorizzato i club! A parte che sono fuori discussione i club di Harajima, Ozaki e Nango, per i motivi che ti puoi immaginare, sappi che ho già provato pure a contattare qualche palestra nuova: ma nessuna ha all’attivo dei pugili bell’è formati, adatti ad un match con te. Ti confesso che la vedo dura…”

“Ok ok, ho capito. Ne riparliamo più tardi. Ora devo uscire.” brontolò Joe, prima di cacciarsi in doccia.

“Non aspetti qui con me di avere notizie dell’incontro di Carlos? Tra poco passerà il postino con il quotidiano sportivo… così scopriremo se abbiamo un nuovo campione mondiale dei pesi medi…”

“Uhm, prima passo allo Shiraki Boxing Club ad incassare il nostro assegno dell’incontro con Carlos: la signorina Shiraki mi ha detto che ora è pronto per l’incasso.” gli replicò dalla cabina.

“Seee, vabbé… la ‘signorina Shiraki’… ma a chi vuoi darla a bere? Mica sono nato ieri...” rifletté Danpei, scuotendo il capo.

°°°°°

“Vedo che sugli assegni avremo sempre da discutere, tu ed io. Cosa significa questo importo così alto, Yoko?”

Circa una mezzora dopo, all’ufficio di Yoko, Joe ebbe da ridire sull’assegno che Yoko gli aveva appena dato.

“Significa solo che gli incassi della serata sono stati più alti del previsto. Gli spettatori si sono letteralmente affollati all’incontro tuo e di Carlos. E così ho pensato di aggiungere un bonus extra… tutto qui.” spiegò lei, in tono pacato.

“Preferirei che il bonus lo elargissi a chi ne ha davvero bisogno, Yoko. Io non voglio uno yen in più rispetto a quanto pattuito. Non faccio la boxe per diventare ricco!” dicendo ciò, si alzò in piedi, visibilmente irritato “E poi, non hai pensato che se qualcuno lo venisse a sapere potrebbe credere che il match fosse truccato? Hai sbagliato, Yoko ad agire così. Ed ora, per favore, riprenditi questo assegno ed emettine un altro dell’importo giusto!” le ingiunse, seccato, porgendole l’assegno.

In silenzio, Yoko prese il titolo da Joe, avvilita. Lo bruciò con l’accendino, gettandolo nel cestino dopo aver spento la fiamma. Trasse dal cassetto il libretto degli assegni e ne compilò un altro per l’importo corretto. Staccò il titolo e lo porse a Joe, che lo prese e se lo mise in tasca.

“Scusami. A quanto pare noi Shiraki pensiamo solo a comprare la gente. È un marchio di famiglia…” mormorò, a capo chino.

“Smettila. Questo non l’ho mai né detto, né pensato. So benissimo che volevi solo essere generosa.” Joe si avvicinò a lei e le sollevò il viso guardandola serio, negli occhi “Non osare paragonarti a tua nonna. Devi solo usare meno il cuore negli affari, tutto qui. Quando stabilisci un compenso, poi non lo devi cambiare… neppure per me.” la baciò sulla gota, con tenerezza “Faccio sempre fatica a rapportarmi a te come procuratore sportivo… ma ci farò l’abitudine…” le sorrise, con fare un po’ sornione. “ Pure tu, però, quando si tratta di affari devi vedermi solo come pugile. Gli ambiti vanno tenuti separati, sennò è un casino: per noi due, intendo.”

Yoko annuì.

“Piuttosto, hai notizie di Carlos? Ormai sono passate alcune ore dal suo incontro con José…” le sussurrò, accarezzandole i capelli. Adorava toccarglieli: erano lucidi e setosi come il più pregiato dei filati. E poi, profumavano di camelia: un fiore dal profumo tenue e delicato che gliene ricordava un altro, di profumo, che pensava di aver dimenticato… e che invece era rimasto da sempre gelosamente custodito nella sua memoria.

“Ci stavo pensando pure io… strano che Harry non mi abbia ancora chiamato…”

Quasi come se gli eventi capitano se evocati, ecco che proprio in quel mentre Joe e Yoko udirono bussare alla porta.

“Mi perdoni Shiraki-sama se La disturbo…” fece capolino la segretaria “ma è arrivato un fax urgente da Città del Messico…” Yoko dispiegò il foglio e lo lesse ad alta voce.

“Miss Shiraki, Le comunico che purtroppo Carlos ha perso per KO tecnico, dopo un minuto e dieci secondi della prima ripresa. José Mendoza ha sfondato la sua difesa e lo ha colpito con un gancio sinistro. Carlos ora è in reparto di rianimazione all’ospedale. Sono molto preoccupato… non ha ancora ripreso conoscenza. Temo che non potrà più boxare. E temo pure che Carlos non fosse nel pieno della sua forma, quando si è incontrato con José Mendoza, perché ancora debilitato dal match con Joe Yabuki. Cordialità. Harry R.”

Rimasero senza parole e riuscirono solo a guardarsi, quasi come interrogandosi a vicenda, gli occhi negli occhi.

“Joe…” cercò di dire Yoko, afferrandolo per un braccio. No, non doveva succedere di nuovo. Nessun altro fantasma avrebbe dovuto rendere pesanti le giornate di Joe… Questo Yoko stava pensando, osservando preoccupata l’accendersi di una luce malinconica negli occhi del ragazzo.

“Ti prego, lasciami andare. Ora ho bisogno di stare da solo… Scusami.” mormorò Joe, liberandosi dolcemente dalla presa di lei ed uscendo dall’ufficio, il capo insaccato nel colletto del giaccone.

__________________________________

Spigolature dell’Autrice:


Quanto li amo, io, Joe e Yoko insieme… Vi lascio questo duetto d’amore. Ma i guantoni si incroceranno al prossimo capitolo.

Piccola curiosità ... cosmetologica. Le donne Giapponesi, da secoli, amano usare il pregiato olio di camelia, che ammorbidisce la pelle - prevenendo le rughe - e rende lucidi i capelli. In più profuma. Io mi immagino la bellissima Yoko mentre cura la sua serica chioma con tale prezioso segreto di bellezza!
  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rocky Joe / Vai alla pagina dell'autore: innominetuo