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Autore: The_Lock    29/10/2015    3 recensioni
Sette amici decidono di passare un fine settimana lontano dalla civiltà. Sembra una storia horror qualsiasi, ma in realtà è un gioco interattivo: a fine di ogni capitolo si dovrà scegliere tra due o più opzioni, ognuna delle quali avrà delle conseguenze. Il primo a commentare ha il diritto di scegliere.
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'It's up to you!'
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20

 

DRUMMER ISLAND, ore 3:45

 

Per quanto Brooke cercasse un qualsiasi oggetto che potesse aiutarla nell'atto infausto del suicidio, nulla sembrava potesse darle oggettivamente aiuto. Non poteva trapassare il suo cuore con un pezzo di legno- non avrebbe resistito alla nuova costituzione della pelle -e non poteva di certo prendere un masso e spaccarsi il cranio: le sarebbe mancato il coraggio.

La ragazza si mosse disperata, mentre le lacrime scendevano copione dagli occhi e la testa sembrava presa da un vortice oscuro che si faceva sempre più forte e più denso. Il panico si era impossessata della sua mente, e l'unica cosa che Brooke trovò saggio fare fu iniziare a correre, come potesse essere più veloce della sua coscienza e lasciarla indietro per qualche metro, mentre lei correva e si distanziava da essa. Ma le gambe si erano parecchio smagrite e le braccia pure e notava in esse un allungamento che le rendeva difficile la posizione eretta, quindi- piuttosto che mettersi a quattro zampe e iniziare a scappare da se stessa -Brooke provò a camminare velocemente senza avere un punto preciso in mente.

Camminò per qualche metro, quando poi il suo naso- ora più forte -riconobbe un odore a lei molto familiare. Era l'odore di Troy, e quindi l'odore della salvezza, secondo Brooke. Deviando il suo percorso seguendo la lieve traccia odorosa, Brooke arrivò alla radura dove prima si ergeva la torretta radio. La rossa aprì la bocca per chiamare il nome dell'amante, ma un ruggito gutturale le uscì dalla gola, allora Brooke si tappò immediatamente la bocca e continuò la ricerca al buio, con un occhio modificato e l'altro che iniziava a cambiare di colore.

Inciampò in qualcosa e la ragazza abbassò lo sguardo, vedendo come un piccolo masso sotto ai propri piedi che perdeva un liquido rosso ed appiccicoso. Non ci volle molto, prima che Brooke realizzasse che aveva la testa di Troy tra i suoi piedi. Un secondo ruggito le uscì dalla bocca, un ruggito di dolore e di disperazione. Raccolse la testa e l'abbracciò, dirigendosi sconsolata verso la scogliera con sguardo annebbiato dalle lacrime e la testa del suo amato stretta al petto.

Avere lì tra le mani la prova tangibile della morte di Troy era solo un altro chiodo che andava a chiudere la bara del destino della ragazza, per questo Brooke sapeva con certezza cosa fare: meglio morire su quell'isola con l'unica persona con cui aveva condiviso una storia d'amore tormentata ma da togliere il fiato che arrischiare alla vita dei suoi amici e di Trevor.

Ci fosse stata la testa di Trevor lì, Brooke non sapeva come avrebbe potuto reagire, ma adesso non era il momento di perdersi in probabilità o in altre ipotesi che non la concernevano: ora era il momento del sacrificio finale, di essere ricordata, insieme a Troy, su quell'isola per poi sopravvivere nella memoria dei suoi amici.

Brooke arrivò sul ciglio e vide gli scogli appuntiti ergersi sotto di lei, resi tali dalla continua erosione del mare ora nero come la pece che il Dottor R le aveva iniettato senza tanti problemi. Brooke sospirò, strinse a sé la testa di Troy poiché il ricordo del dottore le rendeva ancora più difficile compiere un ultimo salto: era forse meglio vendicarsi in prima persona? Non sarebbe stato meglio utilizzare la propria nuova forma per uccidere quell'uomo odioso, così da ripagarlo con la stessa moneta, invece che sacrificarsi? Forse, però, avrebbe perso il suo senno prima ancora di individuare il dottore e avrebbe recato danni ai suoi amici; il gioco valeva la candela?

 

A) Brooke si lancia sugli scogli
B) Brooke decide di vendicarsi


Accadde tutto così in fretta: l'urlo di Trevor, l'urlo del Dottor R, Laurel che raccoglieva l'amico ed urlava a Shannen di scappare insieme a loro, e la ragazza che, stralunata, cercava di riattaccare i pezzi degli ultimi minuti. Laurel reggeva Trevor, era arrivato sulla soglia della porta e adesso stava continuando ad urlare all'amica bionda di muoversi, ed i piedi della ragazza si mossero prima ancora che Shannen potesse realizzare cosa stesse accadendo. Corsero, Laurel bloccò la porta che conduceva al passaggio segreto, poi uscirono e si ritrovarono nel corridoio mentre Shannen faticava sotto il peso di Trevor. Arrivò Laurel che prese Trevor e tutto il suo peso in carico, e si nascosero nello studio abbandonato di qualche altro medico che aveva lasciato Drummer Island anni fa, durante l'incendio.

Shannen posizionò la scrivania contro il muro, mentre Laurel faceva stendere Trevor per terra. Tutto, poi, tornò nel suo ordine nella memoria della ragazza: il Dottor R aveva ficcato il bisturi nell'occhio di Trevor, ed il ragazzo era esploso in un urlo disumano, mentre il sangue gli macchiava la faccia, ma mentre Shannen ancora fissava il bottone, Laurel s'era mosso ed aveva atterrito il Dottor R con qualche strumento che aveva trovato nel suo laboratorio ed ora erano lì con un Trevor che perdeva sangue a fiotti dall'orbita.

Vi fu il rumore di un vetro rotto e Shannen trasalì, tranquillizzandosi nel vedere che si trattava solo di Laurel che rompeva un armadietto di medicinali per prendere disinfettante e delle garze in scatola. Il biondo si mise a cavalcioni su Trevor e gli accarezzò il volto.

“Ora tiro fuori il bisturi, ok?” disse Laurel, mentre lo stomaco di Shannen si rivoltava nel vedere che il bisturi era ancora conficcato nell'orbita di Trevor.

“No...” mormorò il moro, senza forze, ma Laurel non si fece pregare oltre e posizionò la mano di Trevor sul suo braccio, così che avrebbe potuto stringerla in caso di dolore. “Laurel, no...” si lamentò il ragazzo.

“Non puoi rimanere con un bisturi conficcato nell'occhio!” sbottò Laurel, per poi togliersi la maglia, appallottolarla e darla a Trevor per morderla, in caso di bisogno di urlare- l'ultima cosa di cui avevano bisogno ora era di essere individuati dal Dottor R.

Trevor annuì, prese la maglia e la morse, poi afferrò Laurel con entrambe le braccia mentre il biondo gli teneva ferma la testa e, senza preavviso, estrasse il bisturi. La schiena di Trevor si inarcò mentre l'occhio ancora libero si spalancò dal dolore e la mano stritolava il bicipite di Laurel, tanto che anche il biondo di morse le labbra.

“È finita, è finita.” lo consolò Laurel, prendendo il disinfettante e, con mani tremanti, lo apriva, inumidiva un po' di garze e lo posizionava sull'occhio dell'amico. Altra ondata di dolore e Trevor ficcò i polpastrelli nel braccio dell'amico, mentre lacrime miste a sangue macchiavano il volto del ragazzo.

Laurel prese ad avvolgere la garza lungo la testa dell'amico, facendo attenzione affinché non si slacciasse e andasse a coprire perfettamente l'orbita ferita, ma non trovò ulteriore resistenza poiché già Trevor era svenuto.

“Sei stato un grande.” sussurrò Shannen, avvicinandosi all'amico e mettendogli una mano sulla spalla. Laurel annuì, pallido e con un forte senso di nausea a causa del forte odore di sangue e di tutto quel liquido vitreo che usciva dall'orbita del suo amico.

“Dobbiamo andare via.” disse il biondo. “Appena Trevor si sveglia...” annuì Laurel, scivolando via da Trevor e stendendosi al suo fianco, sfinito.

Shannen si morse le labbra e si guardò attorno: le finestre erano sbarrate e di certo non potevano fuggir via di lì, ma un nuovo ricordo le tornò in mente, quello dei suoi tarocchi che fin dall'inizio avevano provato ad avvertirla del pericolo. Si ricordò in particolar modo di due carte: il Diavolo e l'Asso di Bastoni e allora fu tutto più chiaro.

“Il Fuoco...” mormorò la bionda.

“Che?” domandò Laurel, ma Shannen non rispose, tanto era persa nei suoi ragionamenti. L'Asso di Bastoni rappresentava il Fuoco, e i segni dell'incendio indicavano che, forse, qualcun altro aveva provato a metter fine alle creature del Dottor R con un bell'incendio purificatore.

“Andrò alle caldaie, le manometterò e farò esplodere questo posto.” disse Shannen.

“Non sai neanche dove sono!” protestò Laurel “E se vai lì da sola potresti morire!”

“Devo provarci, Laurel. Farò in modo che nessun altro possa soffrire a causa di quest'uomo o di queste bestie. E se non dovessi riuscirci, promettimi che tornerai, un giorno, e farai esplodere il tutto.” disse la ragazza con le lacrime agli occhi.

“Stai delirando! Appena Trevor si sveglierà andremo insieme.”
“Trevor è troppo lento, adesso. Occupatene tu, portalo fuori appena avrai l'occasione.” disse la ragazza spostando la scrivania.

“Shan...” mormorò Laurel “Non mi lasciare solo.” disse, alzandosi.

“Non sei solo, hai Trevor. E se tutto andrà bene, avrai ancora me. Siamo noi gli artefici del nostro destino, Laurel, quindi se possiamo evitare che qualcun altro passi l'inferno che stiamo passando noi, è nostro dovere farlo.” disse la ragazza, prendendo il volto dell'amico tra le mani. “In bocca al lupo” disse, infine, baciando l'amico sulle guance e uscendo dalla stanza.

 

 

Oliver tese il braccio a Lana e la ragazza lo afferrò al volo. Prima ancora che Lana potesse compiere le ultime falcate per passare oltre la soglia, Oliver fletté i muscoli del bicipite e tirò a sé la ragazza, sollevandola con forza disumana con il braccio contratto. Il rosso lasciò l'amica e cadde sul pavimento e chiuse immediatamente la porta, facendo forza con entrambe le braccia affinché il mostro non entrasse, sfondando la porta.

“Via, andiamo al piano di sopra.” urlò Lana. La finestra del soggiorno era rotta, quindi se la creatura era un minimo intelligente, avrebbe provato entro pochi secondi a passare dalla porta invece che continuare a sbattere contro la porta; ma Lana aveva poca voglia di aspettare il risultato di questo test dell'intelligenza del mostro, allora tirò Oliver per la bretella della canottiera e lo convinse ad andare su. I due scattarono con velocità e salirono le scale tre, quattro gradini alla volta, fino ad arrivare nella loro camera da letto e chiudersi la porta dietro le spalle, metterci un comodino come contrappeso e riprendere fiato.

Lana ebbe l'impulso di abbracciare Oliver, e la ragazza non resistette, avvolgendo le sue magra braccia attorno al busto del ragazzo, e poggiando il capo sulla sua spalla, ma Oliver si irrigidì e accusò un lieve dolore.

“Che succede?” domandò Lana. La ragazza si allontanò e vide sulla spalla del ragazzo il segno di un morso, una costellazione di calchi dentali che rivelavano una ferita abbastanza profonda e ancora leggermente sanguinante. La mora si allontanò lentamente, sentendo un vago sentore di panico raggelarle il sangue.

“C-cos'è?” domandò.

“Brooke... mi ha morso.” spiegò Oliver con voce greve. Il mostro iniziò a battere contro la porta della camera, e più i colpi prendevano velocità, più il cuore di Lana acquistava battiti ed adrenalina a causa di quella nuova, terribile notizia.

“Potrebbe averti infettato...” mormorò Lana, ponendo il palmo della mano sulle sue labbra.

“Non mi sento diverso... dobbiamo andare via, ora. Dai, Lana!” insistette Oliver, avvicinandosi alla finestra. Oliver aprì i vetri e iniziò a squarciare la zanzariera con una penna che aveva trovato sul comodino, così da facilitare ad entrambi la fuga. La porta a breve avrebbe ceduto, e il ragazzo voleva andare via il prima possibile, ma quando si voltò, vide Lana tenere la pistola spararazzi puntata contro di lui.

“Lana... che stai facendo?” domandò Oliver.

“Non sono al sicuro con te, Oliver...”

“Ma se ti ho appena salvato la vita!” sbottò il ragazzo, rosso di rabbia “Smettila di fare la cretina e salta giù dalla finestra!” insistette.


C) Lana spara
D) Lana non spara


Carissime e carissimi, 
questo capitolo è un po' un omaggio alle donne di questa storia poiché è praticamente incentrato su Brooke, Shannen e Lana. Nuove decisioni, nuovi bivi sempre più pericolosi ma tirate un respiro di sollievo (vi suggerisco di non indugiare troppo sul sollievo) perché tra due ore e poco più la salvezza arriverà per i ragazzi, quindi sta a voi sempre e comunque dare una svolta alla storia. Un momento di silenzio per l'occhio di Trevor, ora perduto- ma sempre meglio un occhio che la vita stessa -e attendiamo con impazienza le vostre scelte per il prossimo capitolo.
Un abbraccio,
The_Lock

  
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