CAPITOLO 26: SOLO SESSO?
Thabita si aprì una
birra e sbuffò, Meredith stava lavorando, scattando foto su foto in giro e lei stava da sola seduta nel backstage
a bere birra e ad aspettare… cosa? Non lo sapeva nemmeno lei.
Aveva terminato
tutte le interviste e la fotografa l’aveva praticamente supplicata di
aspettarla, ma senza scendere nei dettagli.
Giuro che se
c’entra quel deficiente di Laiho la uccido… foto o non foto… Farò pubblicare le
interviste senza uno straccio d’immagine! pensò irritata,
aprendo un’altra birra. Aveva progettato ogni intervista in modo da non dover
per forza vedere il leader dei Bodom, se non da lontano.
Per la prima volta
Thabita non riusciva a gestire la situazione con l’abituale freddezza… Quando
c’entrava Alexi, le cose e gli eventi le scappavano di
mano.
Qualche minuto
dopo, l’oggetto dei suoi pensieri, spalancò la porta, entrando e afferrando al volo la birra che lei
teneva in mano e buttandone giù metà. Thabita lo fissò ad occhi sgranati.
Io ammazzo
Meredith.
-La mia birra-
disse tentando di recuperare la lattina, Alexi
l’allontanò.
-Prima dimmi se ti
siamo piaciuti?-
-Abbastanza-
rispose lei alzando gli occhi in quelli azzurri di lui. Alexi era sudato, a
torso nudo con la maglietta nera arrotolata attorno al collo, aveva bagnato i
capelli che gocciolavano a terra e la matita nera era appena sbiadita sotto gli
occhi. La ragazza si morse un labbro, incapace di distogliere lo
sguardo.
Smettila Thab, che
cazzo ti prende? Ha pure due anni meno… si disse abbassando
gli occhi, ma rialzandoli poco dopo.
-Cos’hai da
fissare?- sibilò al leader dei Bodom che la stava guardando con un mezzo sorriso
dipinto sulle labbra.
-Sei fottutamente
bella- Thabita corrucciò le sopracciglia, stupita.
-Non dire
stronzate- il sorrisetto di lui si aprì, diventando malizioso -Non le dico-
lasciò cadere la maglietta a terra e rapido le passò un braccio attorno alla
vita. Lui sapeva di sudore e birra, normalmente Thabita non ci avrebbe messo più
di due secondi a rifilargli un calcio in mezzo alle gambe… invece rimase
immobile per un secondo, abbassò lo sguardo, lo rialzò e incollò le labbra a
quelle di lui.
Alexi ricambiò il
bacio, era troppo che aspettava di farlo. La strinse a sé anche con l’altro
braccio, incurante di rovesciare a terra il resto della birra e approfondì il
contatto, pensando che lei lo avrebbe evitato, invece Thabita non si tirò
indietro. Gli passò le braccia attorno al collo, premendo il corpo sul suo
mentre le lingue danzavano quasi con rabbia e le mani cominciavano a scorrere
sulla pelle.
Quando si divisero,
Alexi vide per la prima volta un’espressione diversa sul viso di lei…
fondamentalmente era piuttosto fredda, ma gli occhi grigi luccicavano. Sorrise.
Dio, se gli piaceva.
-Andiamo- ordinò
lei afferrandolo per una mano e cominciando a tirarlo, camminando come una
furia. Senza nemmeno preoccuparsi di avvertire gli altri, lui la seguì.
Uscirono, Thabita fermò al volo un taxi, trascinò Alexi con sé e disse
all’autista di partire.
Poco dopo saltarono
giù, lei lanciò una banconota al tassista e Alexi riconobbe l’insegna di un
albergo a ore sul marciapiede di fronte.
Thabita non sapeva
nemmeno cosa le fosse preso, ma quel bacio aveva acceso qualcosa dentro di lei,
qualcosa che non si spegneva, che voleva essere appagato. Andava avanti con
Alexi per mano, senza riuscire a connettere un pensiero logico, si fermò
soltanto quando lui si chiuse alle spalle la porta di legno di una delle stanze
dell’albergo, e la guardò, prendendola tra le braccia.
Oh, al
diavolo pensò lei,
fermandogli le mani e cominciando a slacciargli la cintura dei jeans. Lui la
lasciò fare, aveva sempre immaginato che una come Thabita volesse avere il
controllo della situazione e la cosa non gli dispiaceva.
Non gli dispiacque
nemmeno quando si ritrovò nudo, con lei completamente vestita a guardarlo.
Thabita gli rivolse un sorrisetto a metà, che contrastò con l’espressione
solitamente cupa e si spogliò, da sola, impedendogli di toccarla anche solo con
un dito.
Alexi finalmente la
strinse ancora a sé, facendola stendere sul letto, mentre le loro labbra si
univano nuovamente. Non avrebbe voluto fare tutto di fretta, erano giorni e
giorni che sognava di stare con lei… ma non riuscivano a
fermarsi.
-Fermo- disse
Thabita, lo afferrò per i fianchi e con uno scatto invertì le posizioni -Nessuno
può starmi sopra…- aggiunse mettendosi a cavalcioni su di
lui.
-Come vuoi- mormorò
Alexi socchiudendo gli occhi, mentre si baciavano ancora e ancora e si univano
con rabbia, passione e un pizzico di disperazione.
-Buon… Merda!-
esordì Alexi qualche ora dopo, risvegliandosi e trovando l’altra metà del letto
vuota. Si tirò a sedere, lasciando scivolare il lenzuolo fino alla vita. Fuori
era ormai buio pesto. Si appoggiò con la schiena al muro, guardando quella parte
del letto dove si era aspettato di trovare Thabita e invece… Sbuffò. Avrebbe
voluto svegliarsi con lei, darle un bacio, farsi una doccia e magari andare a
cena da qualche parte… non importava dove, l’importante era stare con
lei.
Avrebbe voluto
comportarsi come due che si piacevano e uscivano insieme, invece Thabita se
n’era andata senza dirgli niente. Il leader dei Bodom scansò le coperte e notò
che i suoi abiti non erano sparsi in giro, ma erano stati raccolti e messi su
una sedia lì accanto, piegati. Un sorrisino si fece strada sul suo volto. Allora non era certo tutto perso con
lei.
Con calma si
rivestì, ricordando di essere a torso nudo e tornò di sotto, scoprendo che la
stanza era stata pagata da Thabita, dalla tasca dei jeans ripescò il cellulare.
Meredith rispose quasi subito.
-Ehi, Alexi! Dove sei? Sono ore che ti
cerchiamo, sei scomparso!-
-Ti spiego dopo,
dovresti venire a prendermi…- silenzio e poi un lungo
sospiro.
-Si arrivo, dimmi dove sei- lui le diede
la via e le disse di sbrigarsi perché stava a torso nudo -Tu non sei normale- fu la risposta della
rossa, prima di riagganciare.
La fotografa arrivò
meno di dieci minuti dopo, in macchina, si fermò e lo fece salire, lanciò
un’occhiata all’insegna dell’albergo a ore e una a lui, che rispose con
un’alzata di spalle.
-Io e Thabita…-
cominciò Alexi accendendo il riscaldamento -Siamo finiti a letto insieme.-
Meredith quasi inchiodò al semaforo.
-Voi cosa?-
-Già, ti risparmio
i dettagli… La prossima gira a destra-
lei eseguì –E’ successo così in fretta che… Cazzo lo sai che lei mi
piace, lo sa anche lei… lo sa meglio di chiunque altro… e se n’è andata mente
dormivo, senza una fottuta parola di merda. Come una
ladra.-
-Stiamo parlando di
Miss Iceberg- disse la rossa -Che ti aspettavi?-
-Non lo so, ma non
ho la minima intenzione di mollare tutto così a cazzo, sta cosa non finirà nel
dimenticatoio come una grandiosa scopata e basta-
-Armati di
pazienza, allora-
-Senti, c’è stato
un momento in cui… in cui ho pensato che anche lei… capisci? Non se n’è andata
subito, è rimasta abbracciata a me, stretta a me, merda mi teneva come se
dovessi scomparire. Non fai così se non te ne frega un cazzo-
-Si, può darsi-
ammise la ragazza fermando la macchina sotto casa di lui -Adesso datti una
calmata e pensaci bene sopra, se credi ne valga la pena allora buttati, ma
Thabita non ha un carattere facile, sarà dura per te…-
-Lo so, grazie del
passaggio-
-La tua roba è
dietro-
-Grazie ancora- lui
scese e recuperò le cose che aveva lasciato nel backstage ore prima, comprese le
chiavi di casa. Salutò Meredith ed entrò dal portone.