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Autore: Rota    29/10/2015    1 recensioni
Raccolta SouMako per la Soumako week (circa, almeno per quanto riguarda i prompt)
Capitolo uno: -Ben arrivato!
Makoto gli porge due rose dal colore tenue, un rosa chiaro su petali morbidamente aperti. Il suo gesto è fluido, quasi lo abbia fatto e rifatto innumerevoli volte perché non sembrasse artificiale; Sousuke lo conosce abbastanza da vedere dettagli insignificanti, in lui, che gli suggeriscono una premeditazione troppo studiata. Troppo dolce.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Makoto Tachibana, Sosuke Yamazaki
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Day 3: Jet lagged
Note e avvertimenti: Cronologicamente parlando, questa fic si scosta diversi anni dopo la prima.
E siccome sono una brutta persona, ho sfruttato questo prompt a mio vantaggio 8)
Prima che qualcuno me lo dica: NO, il Giappone nella realtà non ha ancora legalizzato i matrimoni gay. Ma questa è una fanfic what if, e quindi è possibile tutto :D
Spero sia una buona lettura (L)

 

 

 

 

 

-I signori passeggeri sono pregati di allacciare le cinture di sicurezza. Sta per iniziare la manovra di discesa.
Makoto trattiene a stento un singulto di vera e propria gioia a quell'annuncio, per non sobbalzare troppo con l'intero corpo e quindi non far sobbalzare anche il mezzo busto appena pesante che gli si è afflosciato addosso qualche ora prima – ha cercato di muovere le dita della mano, un paio di volte, ma a parte una sensazione di prurito non ha percepito granché; poco male, non ha comunque intenzione di svegliarlo neanche a quel punto.
Si è conteso quel posto accanto al finestrino con un ragazzino cinese super eccitato, almeno quanto lui, per quasi tutta la durata del viaggio. Voleva assolutamente vedere il paesaggio alla discesa, e quindi ha barattato con l'altro quelle ore, a costo di passare tutto il resto del tempo nel posto più vicino al corridoio. Ora il ragazzino lo guarda con un po' di invidia, in mano la piccola console con la quale si è distratto abbondantemente e che deve per forza spegnere, onde evitare troppe interferenze.
Sono in Europa, dall'altra parte del mondo.
Sousuke bofonchia qualcosa nella dormiveglia, sistemandosi meglio contro di lui e facendo cadere a terra la giacca spessa con cui lui stesso gli ha coperto le gambe. Makoto sorride e gli accarezza il profilo del viso, baciandolo sui capelli in modo tenero e delicato, per non infastidirlo troppo.
-Stiamo per scendere, Sou. Siamo quasi arrivati.
Il giovane uomo non pare avere intenzione di spostarsi da quella posizione, tutt'altro. Makoto lo accarezza un'ultima volta e si gode il proprio finestrino. Dopo il banco di nuvole candide, degne di una bella giornata piacevole, ecco che compare mare luccicante e montagne altissime, una pianura costellata del grigio delle città.
Italia, per la precisione. Makoto ha negli occhi sincera meraviglia, oltre alla felicità implicita.
L'aereo vira appena verso destra, cominciando a tracciare un semicerchio discendente.

 

 

Sousuke non riesce a trattenersi oltre e sbadiglia di fronte alla ragazza della reception che gli sta consegnando la chiave della stanza prenotata da lui e il compagno – Makoto è ancora chinato in avanti a lasciare la propria firma nel registro degli ospiti, in una casella troppo piccola e troppo stretta, che lo costringe a superare la barra di confine per finire di scrivere in lettere occidentali il cognome per intero.
Yamazaki.
Ha dovuto pensarci qualche secondo, poco prima, rendendosi conto di quanto naturale sia già per lui chiamare se stesso a quella maniera. E forse il fatto che se lo è ripetuto mentalmente in modo costante, circa ogni minuto almeno, nella durata dell'ultimo mese, lo ha aiutato parecchio.
Sorride tranquillo anche alla ragazza, facendole per istinto un inchino di ringraziamento; lei non ricambia, rimanendo invece impassibile mentre loro recuperano le proprie valige e si allontanano verso il corridoio alla loro sinistra, che li condurrà alla camera da letto prenotata.
Il rumore di una sirena navale fa girare di scatto Sousuke, verso l'ingresso del piccolo hotel. Makoto gli si avvicina e gli da un piccolo colpo di spalla, per ridestarlo dai propri pensieri.
-Venezia ha un grande porto commerciale lungo tutto il versante sud della città.
La cosa funziona, tanto che Sousuke ricambia il suo sguardo e finalmente presta attenzione anche alle parole che sta pronunciando. Ha l'aria più confusa del solito, e a ben vedere ha più di una ragione: un viaggio del genere è difficile da gestire, anche per una persona resistente quanto lui.
Anche Makoto non è esattamente splendido, ma la sua capacità di dissimulazione lo aiuta parecchio.
-Non ha mezzi di trasporto pubblici di terra, ma solo delle barche in cui tutti si spostano.
Basta che Sousuke alzi un sopracciglio, un poco dubbioso, perché Makoto capisca quale sia la domanda silenziosa che gli sta rivolgendo, senza bisogno di altri quesiti a parole.
-L'ho letto sulla guida che ci hanno dato sull'aereo.
Procedono entrambi con calma e raggiungono la rampa di scale bianche che la ragazza di prima ha indicato loro per salire al secondo e quindi al terzo piano, dove sono alloggiati. Niente ascensore, ma tutto l'aspetto dell'hotel fa presupporre una mancanza di quel genere superfluo di comodità – nessuno dei due ospiti ha la forza di pretendere qualcosa, senza contare che già di per sè, anche nel pieno delle forze, tutto quello li avrebbe esterrefatti non poco.
L'aria è umida, sa di legno antico.
Le pareti sono coperte di un bel colore bianco, con decorazioni in oro ai bordi, vicino ai battiscopa, per nulla indiscrete.
Il tappeto e i pochi mobili posti in luoghi più che visibili eleganti, fini, dal gusto semplice.
Il posto comunica loro una raffinatezza delicata, per quanto ben percepibile. L'atmosfera poi riesce a raggiungere la perfezione, perché calma e particolare nell'intimo.
Benché la stanchezza li confonda e i loro occhi ancora non riescano a recepire ogni particolare di ciò che li circonda, cominciano già entrambi a fare i conti con il tutto assieme.
Ed è incredibile.
Arrivano tranquillamente al terzo piano, dopo due rampe di scale. Ancora pochi metri dall'ultimo gradino, trascinando quasi trenta chili di valigia a testa, ed ecco la porta con il numero giusto. Sousuke sporge la mano e infila la chiave nella toppa.
L'accostamento dei colori, allegro ma non forte, è la prima cosa che si può notare di caratteristico.
Un rosa antico si stende sulle pareti e sul pavimento, mentre l'arredamento è in un color legno deciso, quasi scuro. Letto e decorazioni floreali, sulla superficie orizzontale della scrivania e dei comodini, giallo tenue, molto blando.
Makoto è incantato. Poggia a terra la propria valigia, nel primo angolo disponibile, e aprendo le braccia ruota su se stesso in mezzo alla grande stanza, come a calibrare lo spazio tutto suo. Sousuke intanto chiude la porta della camera, con movimenti lenti, e si volta soltanto quando l'altro alza la voce pronunciando qualcosa.
-Oh, che bella! Mi piace!
È alla finestra aperta, si sporge con più di metà del proprio busto. Ha ancora il cappotto addosso ma non sembra curarsene poi tanto.
-Che bella vista! Guarda, Sou!
Lo raggiunge tranquillo, lasciando la valigia ai piedi del letto.
È scesa quasi la sera, sulla città, quindi le luci dei lampioni costeggiano tutta la lunghezza di Canal Grande su cui la finestra si affaccia. Le costruzioni degli edifici si innalzano come lunghe parentesi di colore e vita direttamente dalle profondità dell'acqua, arrivando all'altezza del cielo.
Makoto è meravigliato, rapito da quel tipo di visione; rimane in contemplazione per parecchio tempo.
Quando rientra in camera, trova Sousuke disteso sul letto matrimoniale della stanza – i vestiti ancora addosso, il cappotto buttato a terra in malomodo. È mezzo addormentato, ma lo accoglie prontamente nel proprio abbraccio quando lui lo raggiunge e lo stringe all'altezza della vita.
Il materasso del letto è piuttosto morbido, e lui si lascia cullare dal respiro calmo e stanchissimo del proprio uomo.
Guarda la mano che gli accarezza il viso, specialmente il dito anulare, dove spicca più di ogni altra cosa quel piccolo anellino d'oro. Ogni volta che ci capita con lo sguardo, gli si colora il viso di rosea felicità.
-Non mi dispiace essere circondato dall'acqua.
Si stringe ancora di più a lui, mentre le sue labbra lo baciano tra i capelli.
Dovrebbe alzarsi e fare la doccia, ma per il momento pensa che sia molto meglio lasciarsi coccolare a quel modo.
-È una sensazione un po' strana. Non c'è altra città come questa al mondo.
-Ti mette a disagio?
-No, la trovo estremamente affascinante.
Sousuke sorride e per qualche attimo ferma ogni proprio movimento.
Guarda il soffitto bianco, sentendolo così vicino.
Ha ancora, dentro di sè, così tante sensazioni inespresse, che tutto gli sembra così terribilmente pesante. Non lo soffoca, non gli rende tutto difficile, eppure sente la necessità di fermarsi davvero per qualche ora a riposare mente e corpo, come mai prima è stato.
E Makoto, perché è lui e perché lo ama, lo capisce benissimo.
-Tu sei tanto stanco?
-Credo mi abbia un po' stordito il fuso orario.
Lo bacia all'altezza della tempia, nella maniera più dolce possibile.
-Vieni a fare una doccia veloce con me, dopo ci mettiamo a dormire assieme.
Sousuke si lascia guidare senza alcuna protesta, sorretto dalle sue mani attente e premurose.

 

 

Ride, ride tantissimo. Il sole gli illumina il viso, senza però quella forza accecante che crea solo disagio: gli accarezza la pelle, addolcento e abbellendo la sua figura ancora di più di quello che già è di per sè. Sousuke lo mira da non troppo lontano, mentre l'ennesimo piccione plana sul suo braccio disteso, nella speranza non troppo vana di trovare ancora del cibo raccolto nel suo palmo aperto.
La piazza di San Marco è piena di gente, come sempre. Non c'è stagione che sia bella o brutta, per il turismo di Venezia: un crocevia così vivo non può essere soggetto alle inutili logiche del tempo umano. Loro sono due tra tanti, non si sentono speciali o nient'altro: è soltanto il loro pensiero e la loro percezione a rendere speciale quel momento, anche se questo pensiero non sminuisce affatto l'intensità della gioia che stanno provando.
Il rumore di sottofondo dell'acqua non li ha abbandonati un solo secondo, così come quello delle navi che passano tra i canali anche più piccoli e il vociare allegro, concitato, delle persone che sciamano in ogni dove.
È un mondo di colori e di bellezza che quasi finisce per abbattere entrambi – Makoto ha guardato quegli ambulanti pieni di chicchi di grano con intenso interesse per tutta la durata della fila per entrare nel palazzo ducale, e davvero lui non ha avuto il cuore di rifiutare la sua richiesta, quando poi sono usciti di nuovo all'aria aperta.
La visione di lui baciato dal sole, probabilmente, è la sua più grande ricompensa. Si deve ancora abituare all'idea di avere così tanto tempo da poterlo sprecare in ogni modo, anche il più stupido.
Si avvicina circospetto all'altro, cercando di non scontrarsi con i piccioni in picchiata.
-Mai visti tanti volatili in un posto solo.
L'altro ride, e si diverte a ribadire l'ovvio.
-Mi sto divertento molto.
Si vede, si vede chiaramente. Makoto lo nota nello sguardo di lui, Sousuke può limitarsi a rimanere in silenzio a fissarlo, con le mani ancora nel proprio giubbotto.
La cosa straordinaria è che non è cambiato molto, da prima a dopo. Makoto gli sembra splendido come sempre, forse anche più di prima: ora, con qualche motivazione in più, può davvero definirlo suo.
-Compriamo dell'altro mangime, se vuoi.
-Solo se lo fai anche tu.
Lo ricatta alla sua maniera dolce, come sempre. Esplicitamente, non c'è alcun tipo di costrizione imposta, ma quel sottile gioco per cui è evidente che una parte voglia e l'altra potrebbe essere riluttante verte sulla bontà della seconda e sulla capacità di nascondere ogni venatura di manipolazione della prima.
Alla fine, è soltanto malizia innocente. Sousuke vi si arrende ben più che volentieri.
E il venditore è già lì pronto, con sorriso e sacchettino in mano.
-D'accordo.
Compra un po' di mangime e subito viene assaltato: gli animali di quel posto sono più che abituati agli sprovveduti che offrono loro, incautamente, del cibo. Così è stato per Makoto, così è per lui, con la sola differenza che sulle sue spalle atterrano un paio di esemplari più intraprendenti che quasi portano la propria coda contro la sua bocca, esperienza tutt'altro che piacevole.
Alla fine Sousuke si ritrova a urlare e a spargere tutto il mangime per terra, liberandosi di quelle creature diaboliche.
Makoto ride ancora quando si allontanano assieme, tenendosi a braccetto.
-Da oggi in poi avrò la fobia dei piccioni.
Lo sente stringersi a lui, ignorando tranquillamente chi sta attorno. La sensazione di essere cercato da lui, in quel modo fisico ed esigente, gli fa più che bene, lo rassicura e lo gratifica.
Lo completa.
Scivolano assieme tra le calli e le callette, seguendo la massa più o meno densa di persone.
Sono molte le vetrine che scorrono sotto i loro occhi, con tutti quei dolci colorati di cioccolata e glassa da far ingrassare soltanto limitandosi a mirarli da lontano.
Ma Makoto non è una persona che resiste alle tentazioni, e glielo ricorda ad un certo punto indicando con mano lesta dei colori al di là di un vetro sottile.
-Ti va di prendere un gelato? Dicono che qui in Italia lo fanno molto buono.
Sousuke non dice assolutamente di no.

 

 

Da quando il Giappone ha legalizzato il matrimonio tra le persone dello stesso sesso, è diventato tutto molto più semplice, per loro. Niente più ansie per il futuro e per il presente, niente pensieri strani su possibili incidenti gravi con tanto di separazione forzata, niente conti in banca divisi e niente assicurazione sanitaria con due intestatari diversi. Stesso cognome, perché realmente si appartengono.
Non possono ancora adottare esseri umani, questo è vero, ma già dai primi anni di convivenza nelle stesse quattro mura Makoto lo ha abituato ad avere un'altra concezione della famiglia rispetto a quella prettamente tradizionale, portando un nuovo gattino tutto per loro durante i giorni di pioggia, per un totale di cinque in appartamento. Per fortuna hanno entrambi un lavoro abbastanza redditizio e una casa abbastanza spaziosa per tutti e sette, altrimenti Sousuke dovrebbe proprio litigare con Makoto e odia farlo, giacché non l'ha mai, proprio mai vinta, e reclamare il proprio status di padre di famiglia – con conseguente fallimento su tutta la linea.
Sousuke ha compreso nel tempo quanto Makoto si senta amato e soddisfatto da lui, dal sentimento che gli rivolge: non ha più le ansie di prima, scivolate via dalle sue spalle e dalla sua mente nel momento in cui ha potuto cominciare a vederlo e toccarlo ogni giorno, e ricevere così la certezza concreta di un sentimento consapevole e ricambiato. Non si stanca proprio mai dei suoi sorrisi e della sua premura, trova imbarazzante e meraviglioso ogni gesto che gli rivolge la mattina quando si svegliano assieme e la sera quando tornano entrambi da una lunga giornata di lavoro. Si donano quella felicità ormai diventata necessaria, vicendevolmente.
Ma ci sono ancora momenti in cui tutto questo non sembra bastare. Sousuke ricorda come Makoto abbia dovuto cambiare posto di lavoro, un paio di volte, quando nella piscina dove lavorava ha cominciato a circolare la voce che avesse una relazione stabile con un uomo, e che pure ci convivesse; la sua tristezza e la sua mortificazione sono stati tali da farlo arrabbiare come non mai, e si è sentito impotente di fronte alla realtà degli eventi.
Anche lì, in quel posto dall'altro capo del mondo, tutti questi pensieri si affollano nella sua testa, a intervalli regolari. Sembra ancora più strano tenersi per mano in pubblico, senza pensieri e senza ansie, o presentarsi a ristoranti costosi pretendendo magari di essere trattati come coppia sposata e non come altro.
Però, dall'altra parte, la meraviglia negli occhi di Makoto rende tutto così bello e incredibile, la sua voce è la cosa più dolce di tutte ed è musica meglio delle onde nei canali, meglio dell'acqua che scorre.
Sono saliti su quella gondola nera perché lui ha insistito, così affascinato da quel particolare tanto tipico del luogo da non voler rinunciare assolutamente a farci un giro. Un po' costoso, ma ne vale la pena: Makoto si lascia abbracciare e lui ha persino il coraggio di accarezzarlo tra i capelli, mentre si lascia andare contro la sua spalla sana. È tranquillo e gli piace: il movimento appena oscillatorio della piccola imbarcazione culla entrambi, così come la vista viene sedotta dalle continue immagini di quei palazzi antichi, eleganti e stupefacenti, con quei balconi sporgenti e pieni di fiori, le finestre ad arco e le palafitte di legno che sanno di secoli e secoli. Tutto è piacere, in quel senso.
Il gondoliere, vedendo come teneramente sono vicini, sorride e decide di dedicare loro un piccolo fuoriprogramma. Canta qualcosa nella lingua del posto che sa di dolcezza e serenità. Sousuke gli rivolge un'espressione grata prima di socchiudere gli occhi e riposare qualche secondo.

 

 

Litiga ancora con quella strana pasta, tenendo la posata tra le dita senza riuscire a reggerla davvero. Guarda male il piatto che ha davanti, quasi volesse fulminarlo con lo sguardo e renderlo più compatto, per poterlo prendere con la forchetta. Non funziona, anche se lui insiste diversi secondi. Ha cercato di farsi spiegare dai camerieri come funziona, quella cosa, e ha pure sbirciato le persone attorno a sè per riuscire a capire quale assurda tecnica adoperare per riuscire a mangiare senza far cascare tutto e trattenere niente, ma non è ancora approdato a nulla.
Dall'altra parte del tavolo, Makoto sorride divertito. Lui ha ordinato qualcosa di meno problematico, perché pare che da quella parte del globo la carne non costi così tanto rispetto che alla madre patria, e lui giustamente ne ha approfittato. È molto più semplice tagliare una bistecca che approciarsi a un piatto di spaghetti alle vongole, per due persone che hanno mangiato tutta la vita con delle bacchette lunghe e dure.
Makoto allunga un boccone pieno di sugo al proprio compagno, con un'espressione incoraggiante. Ne ha già rifiutati due pezzi, tutto impettito e orgoglioso; questo, però, lo vince: si sporge verso di lui e assaggia la pietanza del marito senza più fare tanta resistenza. È davvero buonissima.
Un poco più rinfrancato, e con tutta l'attenzione amorevole dell'altro, ritenta l'approcio al proprio cibo. Prende meno spaghetti tra i denti della forchetta, pare che questa volta funzioni; mangia piano, gustando il sapore eccellente della pasta.
Makoto è contento del suo successo e lo gratifica con un altro dei propri sorrisi, conscio che Sousuke non sarà mai stanco di questa gentilezza. Appoggia il gomito sul legno del tavolo, reggendosi quindi il mento con il palmo aperto della mano. Guarda alla propria sinistra, oltre la ringhiera del balconcino che li sostiere sopra l'acqua. In quella zona della città passano poche barche, soltanto qualche motoscafo privato e qualche gondola intraprendente. C'è più che altro calma, e la possibilità di godere i riflessi di luce che rimbalzano dalla superficie dell'acqua alla parete degli edifici, tutti molli e danzanti. Si rende conto di essere un po' stanco, tra tutte quelle cose fatte e tutte quelle cose viste; socchiude le palpebre e si lpermette di respirare piano. Sousuke allunga subito una mano verso di lui, per sincerarsi che non stia male: l'espressione che gli rivolge Makoto però lo rassicura e lo calma, così che possa tornare al proprio pasto.
Rimane ancora per un po' in silenzio a godersi l'atmosfera, prima di parlare con delicatezza.
-Sono contento di essere qui.
Non guarda più l'acqua, ma guarda lui – si deve trattenere dal ridere, perché con le guance gonfie di cibo e di acqua Sousuke ricorda un po' uno scoiattolino famelico, e gli fa una tenerezza incredibile. Gli passa il tovagliolo sul labbro, per lavargli via il sugo rimasto.
-E sono contento di essere con te.
Sousuke osserva le sue dita allontanarsi dal suo volto e poggiarsi di nuovo sul tavolo da dove si sono alzate. Un'altra delle cose belle di Makoto è che non lo forza mai a rispondergli, neanche quando fa lunghi monologhi sulla bellezza del mondo e sulla tenerezza dei bambini che educa in piscina. Non è tanto portare pazienza, perché quello è un sentimento meschino: sa quali sono le sue esigenze e quali sono i suoi bisogni, e non lo forzerebbe mai in qualcosa che non è propriamente suo, come una dialettica fine a se stessa. Basta il suo entusiasmo, per quello.
Però, ogni tanto anche Sousuke ha voglia di dire ovvietà, e di imbarazzarsi per quelle. L'età non ha molto aiutato, in quello, e si ritrova comunque a trent'anni a essere così innamorato di lui da sentirsi pazzo.
-Anche io.
Makoto però è lo stesso, e questo rende il tutto molto meno stupido ai suoi occhi.
-Penso di essere fortunato, ad avere tutto questo.
Ha comunque questo difetto di sminuirsi sempre, in virtù di una qualche ragione a lui ignota. Non apprezza questo lato di lui, che ha sempre associato al carattere a tratti passivo dell'altro, perché c'è un limite anche alla gentilezza che una persona può possedere.
E ammettere di avere qualità non è segno di arroganza, tutt'altro.
Quindi risulta un poco più duro nel tono quando gli si rivolge di nuovo, e lo guarda mentre spalanca gli occhi a quel complimento inaspettato.
-Non si tratta di fortuna, né si tratta di merito. Abbiamo costruito assieme la nostra volontà, perché ci abbiamo creduto.
Poi abbassa gli occhi e borbotta, come se qualcuno lì accanto potesse davvero intendere quello che si stanno dicendo – difficile, sul serio, perché i turisti di Venezia toccano tutte le etnie e le culture del globo.
-Dovrebbero capitarti solo cose belle, per quello che sei.
Makoto ride basso per l'imbarazzo, stringendosi nelle spalle e guardandolo nell'esatto modo con cui lo ha fatto quando ha dovuto dire il "sì" tanto importante – è stata quasi una formalità, tra di loro, perché si consideravano una coppia da tantissimo tempo, ma l'emozione e l'importanza di quel gesto simbolico li ha resi comunque pregni di sentimento.
E sbrodola, come sempre fa, dolcezza da ogni poso.
-Beh, mi è capitata la cosa più bella di tutte, d'altronde. Ovvero tu.
Sousuke arrossisce sulla punta degli zigomi.
Si rifugia con la vista al piatto ormai vuoto che ha davanti a sè, sopportando a stento la luce che deriva dal compagno seduto di fronte a lui. È così felice che non lo sopporta.
Sempre cose ovvie.
Così, decide di richiamare alla memoria dei ricordi altrettanto felici, e c'è un rimando di reminiscenze tra di loro molto allegro, per quei pochi secondi.
-Il matrimonio ti ha dato alla testa.
-Mi sono ripreso dalla sbornia della prima notte.
-Non mi sembra.
Ha richiesto lui stesso la presenza di una certa dose di alcool, al ristorante dove hanno festeggiato con il pranzo grande. La loro cerimonia è stata molto vicina al concetto occidentale della tale, e quindi hanno pensato bene di mangiare anche tutti assieme in un luogo mediamente costoso, dove potessero stare tutti i pochi invitati.
Pochi amici e solo qualche parente, per lo più una cosa intima.
Pure essere circondati da tutte quelle persone è stata un'altra grande emozione, anche se Makoto ha dovuto affrotare l'umiliazione di essere ubriacato a forza da tutti i suoi amici di vecchia data. Persino Haruka si è unito alla cosa, tradendolo così miseramente.
-È stato molto divertente.
-Tu sai che non so reggere l'alcool e ne avete tutti approfittato!
-Certamente.
Fa un'espressione indispettita, offesa solo per finta. In realtà un'altra considerazione sale molto più in fretta alla memoria, e quindi il suo tono torna dolce come sempre.
-Ci siamo divertiti tutti.
Sospira, intrecciando le proprie braccia tra di loro, alzandole al petto. Guarda altrove, scorrendo con la memoria in cose che sono state.
Il litigio furioso di Haruka e Rin, risolto poi con tantissime lacrime e tantissime tragedie.
Il bambino di Kisumi all'improvviso, il suo dover fare i conti con la realtà più terribile.
La fuga in Kyushu di Nagisa e la disperazione di Rei che non ha avuto sue notizie per tre mesi di fila.
Il trasferimento di Nitori e Momotarou in America, da dove ogni tanto mandavano qualche cartolina e delle fotografie dei loro bambini, sempre più felici.
Le crisi depressive di Gou e la sua rinuncia agli studi nel bel mezzo della carriera universitaria.
Tante, tante cose.
La vita è frenetica per tutti quanti, ma è bello anche avere un punto di incontro – e Makoto è felice di esserlo stato per tutti loro, alla fine, perché per la loro felicità si sono uniti assieme e hanno superato le proprie divergente e le proprie difficoltà.
È stato commovente, da quel punto di vista.
-Mi è salita quasi nostalgia, a vederci tutti nella stessa stanza tutti assieme. È stato davvero il regalo di nozze più bello che potessimo mai ricevere.
Sousuke non può che essere d'accordo con lui; sporge la mano e intreccia le dita alle sue, facendo toccare con un piccolo suono chiaro le due fedi ai loro anulari.
-Hai ragione.
Makoto gli sorride, bellissimo come sempre.

 

 

Cabina doccia troppo piccola per due: un pretesto poco originale per rimanere incollati a quel modo e insistere, anche, a pulirsi assieme nel medesimo momento.
A Sousuke piace dedicare baci alla base del suo collo, mordendo ogni tanto e succhiando il suo sapore assieme all'acqua calda. Risale fino all'orecchio sensibile e scende di nuovo, godendosi i suoi brividi sempre più espliciti: li sente in ogni propagazione, che sia la punta dei capelli o il dito più piccolo delle dita.
Sulla schiena ampia, le sue dita affondano nella pelle e strisciano con forza, imprimendosi come qualcosa che non sarà mai passeggero, senza mai graffiare. Il corpo di lui è appena più morbido delle prime volte che lo toccava, ma nel tempo è rimasto sodo e compatto, gustoso in ogni senso. Come se dei fianchi appena più rotondi potessero togliere bellezza ai suoi occhi innamorati.
Lui sospira, più o meno a seconda di dove lui tocca e di come gli muove il bacino addosso, andando a stimolarlo in modo prepotente. Ha le mani ancorate ai suoi glutei, lo trattiene e lo spinge avanti, indietro, in un gioco di seduzione nel quale è davvero bravo a propria volta. Le sue gambe lo reggono a malapena, ma l'equilibrio che trova nell'intreccio con il corpo del compagno è sufficiente da renderlo stabile e quindi a fargli pensare ad altro. Il profumo del sapone che impregna la spugna dimenticata da qualche parte, ai loro piedi, gli solletica la percezione già alterata da altro.
Sente il proprio cuore, il suo cuore, accelerare a ogni sospiro e avere diversi sbalzi.
È la prima notte di nozze – sempre lo è stato, nella loro percezione fin troppo soggettiva.
Le labbra si incontrano per non separarsi più. Makoto ha il vizio di chiudere gli occhi e di sfuggire al suo sguardo, così che Sousuke si vendica e lo spinge indietro, facendogli sbattere la nuca contro la parete di vetro della piccola cabina. Makoto geme anche per i continui movimenti della lingua tra le sue labbra, quasi non lo fanno respirare; reclama aria, dopo un po', ma nel girare la testa espone di nuovo il collo e Sousuke parte all'assalto.
Ha cominciato a non capire più nulla da quando sono entrati nella stanza d'albergo, ma ora proprio non è in sé.
Lo volta di spalle, tenmpestando di baci la sua nuca e il pezzo superiore della schiena per scusarsi del gesto brusco. Makoto non si offende per nulla, continua a rabbrividire con tutto il corpo; si lamenta soltanto quando Sousuke gli riserva uno schiaffo leggero alla natica, preso dal momento.
Le sue braccia si alzano, le mani si appoggiano aperte alla parete di vetro. Si alza sulle punte per cercare di alzare anche il proprio bacino di conseguenza, ma lo spazio è quello che è e la manovra gli risulta un po' difficile.
Sousuke lo aiuta e gli passa un braccio attorno alla vita, portandolo esattamente all'altezza giusta.
Makoto, quindi, geme più forte.

   
 
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