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Autore: SofySword    30/10/2015    1 recensioni
Fuoco, rovine. Il mondo che conoscevamo sta andando a rotoli. Dove prima c'erano foreste e cascate, ora ci sono solo disperazione e distruzione. Tutto questo per colpa di un uomo, mezzo demone e mezzo umano, che si diverte e si nutre della distruzione.
Solo una giovane ragazza, stanca di questi scenari, decide di fare qualcosa.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Passi veloci, nel cuore della notte. Solo questo si sentiva nell'aria.

Dei passi veloci, di una ragazzina impaurita e disperata che si avviava verso quel piccolo tempio, preceduto da una immensa distesa di verde, poco fuori dal suo piccolo villaggio.

Era scalza, con indosso una misera vestaglia bianca e in mano un vecchio libro di preghiere.

Ormai era a metà strada quando dietro di lei sentì dei lamenti, si voltò e, tra diverse ciocche che le erano cadute sul viso dei suoi lunghi capelli castani, li vide: delle orrende bestie umanoidi completamente nere con occhi rosso sangue che la guardavano. Erano diretti verso di lei, ora sapeva che doveva correre ancora di più.

Senza fiato di voltò nuovamente verso il tempio e ripartì a razzo, correndo come non aveva mai corso nella sua vita.

Era vicina, talmente vicina da riuscire a percepire la sua salvezza.

"Solo pochi metri" pensò sorridendo. Stava per salire il primo gradino, quando una di quelle creature le serrò con una mano una caviglia facendola cadere in avanti. Vide i gradini di pietra avvicinarsi pericolosamente, ma portandosi il grosso libro vicino al volto riuscì a non ferirsi.

Si girò di scatto verso il suo aggressore, vide subito degli enormi occhi rossi e un ghigno spaventoso. La sua paura cominciò a salire ancora di più, divincolandosi disperatamente riuscì a liberarsi solo dopo aver colpito quel mostro in faccia col piede libero. Completò di fretta la scalinata, aprì la grande porta di quercia bianca ornata con dei strani simboli in oro, entrò richiudendola immediatamente, alle sue spalle, impedendo l'accesso a quelle creature.

Il tempio non era molto grande, ma nemmeno eccessivamente piccolo, completamente ricoperto da colonne. Si pulì i piedi dalla terra, con una mano, iniziando a dirigersi verso il centro della struttura guardando in alto, verso la cupola, dove vi si trovava una piccola finestra circolare per far affacciare la Luna e la sua immensa luce rassicurante. Immediatamente si sentì più tranquilla, il respiro le stava tornando regolare, insieme al battito cardiaco.

Si inginocchiò lì, in modo da essere illuminata dai suoi raggi che davano un senso di calore, la stessa sensazione di un abbraccio materno.

Abbassò il volto, aprì il vecchio libro, che aveva preso in prestito da suo padre, e iniziò a pregare, ad occhi chiusi, in una lingua sconosciuta.

Nel mentre, la luce che la circondava si fece sempre più intensa aprì leggermente gli occhi, ma la luce non smetteva di aumentare fino ad abbagliarla e di conseguenza farle perdere i sensi. Pochi secondi dopo si risvegliò, con la vista ancora sfocata e un lieve mal di testa. Vide che la luce si era affievolita e che pian piano tornava alla normalità, ma davanti ai suoi occhi apparve una mano. Indietreggiò senza pensare e cercò di mettere a fuoco la persona che le si trovava di fronte. Era un ragazzo, sembrava poco più grande di lei, i capelli argentei e gli occhi dello stesso colore del cielo mattutino dopo una notte di tempesta. Ne rimase completamente incantata.

Accettò la mano che era ancora li tesa verso di lei e si alzò in piedi, senza mai distogliere lo sguardo da quei magnifici occhi.

-Chi sei?- gli chiese la giovane fanciulla.

-Sono il Guardiano.- le rispose lui immediatamente.

Questo creò in lei altre domande, ma ancora prima che potesse aprire bocca lui iniziò a dire:

-Sei stata davvero molto coraggiosa a venire qui da sola, nella notte.- le sorrise -Hai fatto quello che nessun'altro è riuscito a fare. Hai voluto salvare il tuo villaggio, la tua famiglia e il mondo intero. Siamo davvero orgogliosi di te e anche molto stupefatti. Le tue preghiere sono state ascoltate, piccola Calimehtare.- finì lui baciandole il dorso della mano che era ancora chiusa nella sua.

-Siamo?- chiese curiosa, senza preoccuparsi di come quel meraviglioso ragazzo sapesse il suo nome.

-Ti abbiamo osservata a lungo.- disse lui alzando una mano verso la piccola finestrella sul soffitto, indicando la Luna. -Il suo spirito mi ha mandato da te a guidarti ed aiutarti.- Abbassò la mano a la guardò di nuovo negli occhi. -Capiamo benissimo come ti senti e sappiamo benissimo cosa vuoi...-

-Voglio sconfiggere Alcalimon!- disse lei in fretta, con rabbia, interrompendolo.

-Lo stregone più potente di queste terre, nato da madre umana e padre demone. Non sarà affatto semplice distruggerlo. Lo sai vero?- le disse serio e guardandola intensamente negli occhi.

-Farei qualsiasi cosa per portare tutto come secoli fa. Alberi in fiore, cascate freschissime.- lei per la prima volta abbassò lo sguardo e una lacrima le rigò il viso -Ho letto com'era il mondo prima di Alcalimon dal vecchio diario della mia bisnonna. Mi sono innamorata di quel mondo e ora voglio viverlo. Ho cercato in tutti i modi di convincere i miei genitori a fare qualcosa, ma hanno troppa paura. Così come tutto il resto del mio villaggio.- lo guardò di nuovo negli occhi. -Io sono riuscita a raccogliere il mio coraggio e a venire qui pregando e sperando nella Luna.- più lacrime le sgorgarono dagli occhi. -Ti prego, ti prego, dimmi come fare per sconfiggerlo. Per far tornare tutto com'era prima della sua nascita.- chiese disperata aggrappandosi alla veste del ragazzo, che la guardava con occhi pieni di commozione, per poi tornare immediatamente serio.

-Mia cara, purtroppo non puoi essere tu.- disse staccandola la lui in modo da guardarla dritto negli occhi.

-Cosa?

-Esiste solo una persona che può sconfiggerlo e tra non molto nascerà.

-Non ti capisco.- disse lei sempre più confusa. -Non posso essere io a sconfiggerlo?

-No.- il Guardiano indietreggiò di qualche passo e, chiudendo gli occhi, allargò le braccia, facendo nascere di nuovo una potente luce, tanto da farle coprire gli occhi con un braccio, ma decisamente più lieve di quella che le aveva fatto perdere i sensi. Tra le sue mani si materializzò...

-Una spada?- bisbigliò la Calimehtare guardandolo con occhi sbarrati.

Lui gliela porse. -Qui c'è la magia e lo spirito della Luna, e anche parte del mio potere. Per poter fare effetto deve essere impugnata solo dalla persona che è stata scelta.- vedendo che stava per obbiettare lui la fermò subito, poggiando una mano sulle sue labbra. -Solo per questo non puoi essere tu a sconfiggerlo. Non sei stata scelta.-

-Cos'ha questa persona in più di me? E perché, se non sarò io a sconfiggerlo, mi stai cedendo la spada?- disse nervosamente con la spada tra le mani.

-Il tuo destino è diverso.- disse portando la sua mano sulla guancia di Calimehtare. -Tu la conserverai, dovrai allenarti e riuscire a padroneggiarla in modo da poter addestrare chi ha il potere per distruggere Alcalimon.

Calimehtare continuava a guardare la spada, arrabbiata per non poterlo sconfiggere con le sue mani.

Era un oggetto magnifico, osservandolo attentamente. Pesante certo, ma magnifico: il manico argenteo dove era incastonata una gemma dello stesso colore degli occhi del Guardiano; la lama lucente aveva dei segni dorati, simili a quelli della porta del tempio, che lei non riusciva a decifrare.

Di colpo dietro di lei sentì un forte tonfo provenire dalla porta. Erano quei mostri che tentavano di entrare. Si era completamente dimenticata della loro presenza.

-Il mio tempo è finito.- disse abbassando la mano e guardando intensamente l'enorme porta che minacciava di venir distrutta.

-Aspetta.- lui le stava per dare le spalle, ma lei lo fermò afferrandolo per un braccio. -Come riconoscerò la persona che dovrà impugnare questa spada?

-Verrà da te, nel tuo villaggio.- si girò nuovamente verso di lei -Ti verrò in sogno la notte prima del suo arrivo.- le regalò un sorriso, talmente magnifico, che le fece perdere un battito.- Fino ad allora userò tutto il mio potere per rendere innocuo Alcalimon, in modo che per i prossimi anni vivrete in pace.- tornò serio di colpo.- Ma quando il prescelto arriverà, lui riconquisterà nuovamente tutti i suoi poteri.- abbracciandola concluse sussurrandole -Non devi dire nulla a nessuno, se uscirà fuori da queste mura Alcalimon potrebbe scoprirlo e il tuo sacrificio sarebbe stato inutile.

Ancora tra le sue braccia, e con qualche lacrima sul viso, Calimehtare chiese -Ti rivedrò ancora?

-Si, te lo prometto.- disse sciogliendo l'abbraccio e posando entrambe la mani sulle sue guance, la baciò teneramente sulla fronte e finalmente la lasciò andare iniziando a svanire.

-Aspetta, non conosco il tuo nome.

-Il mio nome è Ithil. Il Guardiano della Luna. A presto mia dolce Calimehtare.- svanì completamente dopo averle sorriso.

Era rimasta di nuovo da sola, con la spada in mano e il libro di preghiere poco lontano da lei.

Avvolta nei suoi pensieri si dimenticò nuovamente della minaccia al di là della porta del tempio. Un forte rumore però la fece tornare dal suo mondo. Quei mostri riuscirono ad aprire la porta, ma non ad entrare. Un posto sacro come quello non permetteva di essere infettato dal male, che quegli esseri sprigionavano.

Si ricompose, tornando con i piedi per terra, raccolse il libro di preghiere e con occhi pieni di rabbia e di coraggio si girò verso la porta.

Con la spada in una mano e il libro nell'altra, iniziò a correre verso la porta, dove la stavano aspettando affamati quelle creature dagli occhi rossi.

-Schifosi Shelob!- Gridò rabbiosa.

Coniò il loro nome in quello stesso momento, mentre andava alla carica verso di loro facendosi spazio maneggiando la spada, con mani inesperte, si accorse che tremavano solo a vedere quell'arma avvicinarsi, facendole spazio in modo da permetterle di uscire senza molte difficoltà dal tempio.

Riuscì così a tornare a casa sana e salva.

Ma lì l'attendevano dei genitori infuriati! Il che è peggio dell'affrontare una decina di Shelob. 

   
 
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