.. Infine, vorrei ringraziare un paio di persone che mi motivano sempre a scrivere - ammetto che una di queste persone è la mia madre, e poi le mie care amiche. E dopo questo sproloquio inutile, passo e chiudo !
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I was following the pack
All swaddled in their coats
With scarves of red tied 'round their throats
To keep their little heads
From fallin' in the snow
And I turned 'round and there you go
And, Michael, you would fall
And turn the white snow
Red as strawberries in the summertime
All swaddled in their coats
With scarves of red tied 'round their throats
To keep their little heads
From fallin' in the snow
And I turned 'round and there you go
And, Michael, you would fall
And turn the white snow
Red as strawberries in the summertime
La mamma aveva detto di non correre, di fare piano, per evitare di essere visti o sentiti. I bambini sono sempre un po' difficili, non ascoltano mai, e quella volta non si erano smentiti. Avevano corso nella neve per diversi metri, anche se gli arrivava alle ginocchia e gli era difficile camminare, con le gambe corte e magre che si ritrovavano. Faceva davvero molto freddo, alla mamma si stavano gelando le ossa e il cuore, i polmoni, ogni cosa. Pensava che da un momento all'altro avrebbe smesso di camminare, perché le gambe non si muovevano. Continuava a chiamare i due bambini perché non corressero troppo in là, lasciandola indietro e incapace di raggiungerli se avessero avuto bisogno di aiuto nella neve. Uno di loro era molto piccolo, una piccola gioia per la donna. L'altro non era molto più grande, ma non la stava mai a sentire, perciò era sempre arrabbiata.
Riusciva a distinguerli tra gli alberi solo grazie alle loro sciarpe colorate e alle loro sacche, che ogni tanto emergevano dalle dune di neve, perché i due bambini si divertivano a lanciarli. Anche la mamma aveva una sciarpa, ma non era di un colore acceso come quella dei suoi bambini, ma di un colore che non si poteva definire tale. Un po' come la sua felicità, che si era spenta qualche tempo prima, proprio come il colore della stoffa attorcigliata attorno al suo collo. Ogni tanto i due bambini riuscivano a riportare colore, però.
Un sorriso le si formò sul viso, ma scomparì all'istante.
Eccolo lì, un piccolo corpo disteso nella neve, che ora era colorata di un rosso intenso, un colore che alla mamma piaceva, di solito, ma in quel momento per niente. Probabilmente avrebbe odiato quel colore per il resto della sua vita, che non sarebbe stata molto lunga - o almeno così credeva, sperava. Una guancia del bambino era premuta contro la neve ormai sporca, non più pura come prima, come le manine gelate per via del freddo che faceva. Era bello, ma immobile, troppo. La mamma non aveva nemmeno il coraggio di toccarlo, ma i singhiozzi dell'altra piccola creatura che fino a poco prima aveva corso con l'altro steso a terra, la riportarono alla realtà con un sussulto.
Lo prese tra le braccia, fissando il suo vecchio cappotto, ora sporco non solo di polvere, ma anche di sangue, proprio dove c'era un piccolo forellino. La mamma non si era nemmeno resa conto di essere circondata da altre persone ora, uomini alti con divise tutte uguali e incolore, un po' come la sua sciarpa e la sua felicità. Strinse a sé anche l'altro bambino che ora piangeva, e non aspettava altro che uno sparo.
Aspettava che anche il suo sangue macchiasse la neve, rendendola rossa come le fragole in estate.
Riusciva a distinguerli tra gli alberi solo grazie alle loro sciarpe colorate e alle loro sacche, che ogni tanto emergevano dalle dune di neve, perché i due bambini si divertivano a lanciarli. Anche la mamma aveva una sciarpa, ma non era di un colore acceso come quella dei suoi bambini, ma di un colore che non si poteva definire tale. Un po' come la sua felicità, che si era spenta qualche tempo prima, proprio come il colore della stoffa attorcigliata attorno al suo collo. Ogni tanto i due bambini riuscivano a riportare colore, però.
Un sorriso le si formò sul viso, ma scomparì all'istante.
Eccolo lì, un piccolo corpo disteso nella neve, che ora era colorata di un rosso intenso, un colore che alla mamma piaceva, di solito, ma in quel momento per niente. Probabilmente avrebbe odiato quel colore per il resto della sua vita, che non sarebbe stata molto lunga - o almeno così credeva, sperava. Una guancia del bambino era premuta contro la neve ormai sporca, non più pura come prima, come le manine gelate per via del freddo che faceva. Era bello, ma immobile, troppo. La mamma non aveva nemmeno il coraggio di toccarlo, ma i singhiozzi dell'altra piccola creatura che fino a poco prima aveva corso con l'altro steso a terra, la riportarono alla realtà con un sussulto.
Lo prese tra le braccia, fissando il suo vecchio cappotto, ora sporco non solo di polvere, ma anche di sangue, proprio dove c'era un piccolo forellino. La mamma non si era nemmeno resa conto di essere circondata da altre persone ora, uomini alti con divise tutte uguali e incolore, un po' come la sua sciarpa e la sua felicità. Strinse a sé anche l'altro bambino che ora piangeva, e non aspettava altro che uno sparo.
Aspettava che anche il suo sangue macchiasse la neve, rendendola rossa come le fragole in estate.