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Autore: kitsune999    22/02/2009    5 recensioni
-Ridimensionati.-
Fu tutto ció che disse Kojirō sibilando sprezzante, mentre oltrepassava il portiere urtandogli volontariamente e non troppo delicatamente una spalla.
Genzō non proferí parola, ne aveva giá dette fin troppe, e si limitó a rimanere immobile, impassibile, con lo sguardo adombrato dalla visiera del suo sempiterno cappello.
[...]
Nel caso in cui qualcuno se lo fosse mai chiesto, ecco cosa successe dopo l'amichevole Amburgo-Giappone, in cui i nostri subirono una bruciante sconfitta.
Fanfic senza impegno e ad alto tasso di scemenza scritta da una new-entry di EFP.
Poiché sono una pippa quando si tratta di scegliere i titoli adatti, questo é solo provvisorio. Probabilmente lo cambieró strada facendo, o magari no, chi vivrá vedrá. Trallallerotrallallá.
Genere: Commedia, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente ce l’ho fatta ad aggiornare la mia mediocre fic di cui nessuno sentiva la mancanza xD

Finalmente ce l’ho fatta ad aggiornare la mia mediocre fic di cui nessuno sentiva la mancanza xD

Questa ottava parte lascia il tempo che trova e, nel tentativo di risollevarne un po’ le sorti, l’ho corredata da qualche disegnuzzo che ho fatto nel tempo libero invece di pensare a delle idee migliori da scrivere, peró mi sa che alla fine il risultato sia ancora peggio, mah…^^;

I link per vederli sono nelle note finali.

 

Sapete, credo che tra poco vi libereró da questa rogna, perché ho idea che questo sará il penultimo capitolo. Ebbene , non avete capito male, vi toccherá sorbirvene ancora uno prima di poter vedere (forse) l’agognata parola FINE xD

Comunque, nella puntata precedente, abbiamo lasciato Genzō e la sua nemesi all’inizio del loro tafferuglio, ma il prode Matsuyama se ne sta imboscato da qualche parte pronto ad intervenire. Oltre naturalmente ai soliti due crucchi, anch’essi preparati a scendere in campo in caso di necessitá.

Insomma…ce la faranno i nostri eroi a farsi una salubre scazzottata in santa pace?

 

 

 

CAPITOLO 7 – The peacemaker (?)

 

 

 

Eppure non era andato con  propositi bellicosi, nossignore. Le sue intenzioni erano pacifiche, e per quanto quella parola potesse stonare associata a lui, stavolta non si trattava altro che della pura e semplice veritá.

Kojirō Hyūga non voleva fare a botte, almeno non inizialmente. Se quella testa di cazzo di un portiere avesse accettato la sua parte di soldi senza piantare dei casini, probabilmente la cosa sarebbe anche potuta finire in modo incruento.

Peró poi le condizioni si erano imposte, e lui alle provocazioni proprio non riusciva a non rispondere. Specie se arrivavano da lui.

 

-Vuoi sapere cosa penso?- Abbaió Kojirō un po’ stordito dal colpo ricevuto a tradimento, mentre indietreggiava di qualche passo per schivare un altro destro -Penso che tu ti sia montato la testa. Vedi di scendere dal trono su cui per altro ti sei auto-insediato, che non hai proprio il diritto di sentirti superiore a nessuno.-

-Ma chi ti credi di essere per giudicarmi? Non metterti a sputare sentenze gratuite se non sai proprio un cazzo di me!- Replicó l’altro preparandosi a sferrargli un montante rabbioso, che venne peró  intercettato e bloccato dall’avversario.

-Ne so abbastanza per intuire quello che suppongono le persone arroganti come te.- E cosí dicendo gli restituì il pugno di poco prima con gli interessi, poi si allontanó un po’ e rimase sulla difensiva aspettandosi il contrattacco.

Che non arrivó mai, o meglio, non fu lui a subirne le dirette conseguenze.

 

Fino a quel momento, infatti, l’impavido Matsuyama se ne era stato infrascato poco distante, a vigilare su ció che aveva sperato potesse risolversi con un bucolico chiarimento. Peró, non appena vide volare cazzotti, li raggiunse di corsa e si paró temerariamente in mezzo ai due contendenti, giusto in tempo per ricevere in pieno viso il gancio di un imbesuito Genzō a cui si erano un attimo ottenebrati i sensi dopo il pugno incassato.

Evidentemente, non era sempre vero che tra i due litiganti il terzo gode.

-Matsuyama?! Che cacchio ci fai qui?- Trasalí Kojirō strabuzzando gli occhi, dopo che per la sorpresa aveva cacciato un bestemmione irripetibile suggellato da un “Amen” di Genzō.

-Ops…- Fece quest’ultimo, asciugandosi col bordo della manica un rivolo di sangue dal labbro -…eri sulla mia traiettoria e non ti avevo visto, certo che peró potevi anche evitare di pararti in mezzo.-

-Chiedere scusa magari no, eh?- Sbottó quello, tamponandosi il naso con una mano –Cos’è, adesso passo anche per deficiente perché le ho prese?-

-Deficiente non è il termine giusto…com’è che si dice in questi casi? Rompiballe? Dai, scostati e fatti gli affari tuoi, abbiamo una questione da sistemare.- Di fronte alla superbia del portiere anche Hikaru si accorse di essere molto vicino alla perdita delle staffe, e si appelló a tutti i santi del Paradiso per mantenere la calma. Si sentiva prossimo ad una pantagruelica incazzatura, incattivito anche dalle lancinanti fitte di dolore al setto nasale, e se le circostanze fossero state diverse non ci avrebbe pensato due volte a rendergli il simpatico omaggio di benvenuto. Peccato solo che non si trovasse certo nella posizione adatta a fomentare risse, e poi dopotutto se l’era cercata; sapeva a cosa andava incontro frapponendosi tra i due, anche se aveva sperato proprio di riuscire ad evitarselo, quel pugno.

Per non lasciarsi sopraffare dalla sua tempra tutt’altro che mite, si ripeté mentalmente che era il capitano ed in quanto tale doveva dimostrare di avere polso, senza mai venir meno alle responsabilità a cui era tenuto a far fronte. Cosí, raccolti i cocci della propria pazienza, esclamó:

-E piantatela una buona volta con questa storia! Cosí non risolverete proprio niente. Kojirō, almeno tu dammi retta!- Questi, a riprova della sua celebre signorilitá, sputó a terra con fare sprezzante un grumo di sangue che gli si era formato in bocca, poi fece spallucce e replicó, glaciale:

-Levati di torno, Matsuyama. Giá solo il fatto di essere stato pedinato mi urta parecchio, fossi in te non aggraverei la tua posizione.-

Hikaru lo incenerì con lo sguardo mentre si frugava velocemente in tasca alla ricerca di un fazzoletto con cui aiutarsi a tamponare il sangue, e smadonnó sottovoce notando che chiaramente non ne aveva con sé. L’unica cosa che assomigliasse vagamente a ció che bramava era la sua hachimaki, che come sempre conservava nella tasca sinistra dei pantaloni, e colto dalla disperazione per un attimo valutó se non fosse il caso di usare quella, salvo poi darsi del cretino per avere anche solo osato pensarci.

Quei due erano degli ossi duri, rifletté, autentiche teste calde. Di solito i placatori d’animi tumultuosi erano o Tsubasa o Jun, ma ora quell’ingrato compito toccava a lui e decise audacemente di giocarsi il tutto e per tutto, malgrado fosse consapevole che rivangando l’episodio del giorno prima rischiasse quasi la vita.

Ormai mezzo rassegnato all’idea di dover fare da cuscinetto attutisci-busse in quell’assurda piazzata, disse: -Senti, lo so benissimo che la cosa ti brucia, e se vorrai pestarmi piú tardi per quello che ti sto per dire accomodati, ma fino a prova contraria ora sono il tuo capitano anche se non l’ho chiesto io di diventarlo…– qui Kojirō gli lanció un’occhiata assassina -…e tu sei tenuto ad obbedirmi. Specialmente se si tratta di una stupida rissa senza senso che puó solo ledere alla tua salute.-

-Eh, non c’è gusto se ci pensi tu ad istigarmelo, Matsuyama- sghignazzó a quel punto Genzō con il consueto muso strafottente, su cui faceva bella mostra di un labbro spaccato nuovo di zecca –cosí mi togli tutto il divertimento. Piuttosto, qualcosa per quel naso, non vorrei che mi morissi dissanguato.-

In effetti, anche se il dolore era diminuito, la copiosa emorragia nasale del neo-capitano non accennava ad arrestarsi, ed ormai aveva imbrattato un terzo della manica con cui stava cercando di arginarla. Lui, peró, era fermamente intenzionato a non muoversi da senza Kojirō, avesse anche dovuto trascinarlo via a forza.

Cosa di cui comunque dubitava sarebbe stato in grado, vista la sua caratteristica indole poco propensa al patteggiamento: domare il numero nove della Nazionale era un privilegio per pochi e capaci eletti, e lui non era sicuro di rientrare fra questi.

-Ascoltami bene- ringhió sommessamente l’attaccante, che non aveva controbattuto subito alle sue parole ma anzi se ne era stato un attimo in silenzio, come a voler soppesare ció che intendeva dire –la questione che ho in sospeso con questo imbecille non c’entra un cazzo con la squadra, sono affari fra me e lui. Non provare a venire a dirmi come mi devo comportare nella mia vita privata, intesi? Altrimenti potrei accantonare i riguardi che ho verso di te.-

-Toh, mi trovo d’accordo con lui, per una volta- rantoló Genzō con la solita voce precaria, accennando un piccolo plauso –in quale altro idioma vuoi sentirtelo dire di toglierti dalle palle?-

Hikaru ignoró totalmente il commento del portiere e si rivolse a Kojirō, replicando caustico: -Wow, ma che vita privata esaltante, andarsene in giro a fare a cazzotti con la gente…esistono anche altri metodi per appianare le divergenze, sappilo. Non ci posso credere, vi siete trattenuti da ubriachi e non riuscite a farlo adesso?-

Non appena finí di divulgare il suo predicozzo notó qualcosa di anomalo. Doveva essersi sbagliato, non c’era altra spiegazione, cos’era ció che aveva scorto per un secondo? Uno sguardo di intesa? No, non era possibile che i due acerrimi nemici si fossero scambiati una simile occhiata complice. Sicuramente aveva visto male.

Peccato che ció che credeva di avere equivocato venne invece confermato dalle parole di Kojirō, prontamente supportate da un cenno di assenso di Genzō.

-E’ questo il punto. Adesso che c’è gusto a prendersela con lui! a farti medicare e piantala di fare il Messia, che ne abbiamo giá abbastanza di Tsubasa quando ci si mette.-

 

Nel frattempo, dall’altra parte del campo, l’illustre Kaiser e la sua spalla li stavano seguendo attentamente, fingendosi concentrati sugli allenamenti. Poiché il litigio stava iniziando ad attirare l’attenzione, il capitano aveva intimato agli altri di non cercare di intromettervisi, che al massimo ci avrebbe pensato lui se lo avesse ritenuto il caso.

-Strano che Wakabayashi faccia a botte, eh?- Esclamó ironicamente Brigel rivolto a Kaltz, indicando col mento l’animato trio nipponico.

-Hai ragione,sta cosa mi sa di déjà vu…- Asserì lui, mentre con la memoria ritornava agli avvenimenti di tre anni prima.

Al tempo, Genzō era l’ultimo arrivato e manco a dirlo stava sugli zebedei praticamente ai nove undicesimi della squadra, se si escludevano ovviamente Hermann e Schneider; quest’ultimo, anzi, si sentiva addirittura stimolato dal confronto con lui, ed avevano preso l’abitudine di allenarsi insieme, in quelli che il resto della formazione aveva definito con una punta di acredine “allenamenti privati”. Forse era stata proprio questa sorta di gelosia, sviluppatasi nei suoi confronti, a spingere quei geni a prendere la brillante decisione di fargli fare un po’ di gavetta, pestandolo nel corso di una rissa non molto regolamentare, in stile tutti contro uno.

Purtroppo per loro, peró, non avevano ancora ben capito di che pasta fosse fatto il portiere giapponese, il quale aveva provveduto a farsi giustizia da solo giá il giorno seguente utilizzando metodi ben piú ortodossi, ovvero affrontandoli in scontri singoli.

E gonfiando sistematicamente ognuno di loro.

Schneider, anche se naturalmente non lo diede a vedere, era rimasto piacevolmente colpito dal carattere che l’allora futuro numero uno dell’Amburgo aveva dimostrato di possedere e, benché non condividesse in pieno il sistema che aveva scelto per farsi rispettare, vi passó sopra classificandolo come una forma lecita di autodifesa, a patto che non si ripetesse piú. Lo stesso aveva pensato Stecchino, che si era prodigato in sermoni sperticati con quegli imbecilli dei suoi compagni di squadra ma ci aveva pure un po’ goduto, perché avevano avuto la lezione che si erano meritati: occhio per occhio, dente per dente.

-Che facciamo, Karl? Pare che non vada molto bene, anzi, mi sembrano sul punto di mettersi a menare pure il nuovo arrivato…- Borbottó Kaltz, risvegliandosi dai suoi ricordi e stringendo gli occhi leggermente miopi per mettere a fuoco meglio la scena.

-Mmmh.- Fu il laconico commento del Kaiser mentre lanciava anche lui uno sguardo ai tre, senza smettere di palleggiare.

-Che nella tua lingua vuol dire…?- Incalzó l’altro lievemente spazientito, perché proprio non si sentiva in vena per calarsi nel ruolo di interprete dei suoi pensieri.

-Vuol dire che penso sia meglio se ci facciamo gli affari nostri ancora per un po’. Stiamo a vedere come si evolve la cosa.-

Al che Hermann ribatté sarcastico, mentre si grattava pensoso una tempia: -Come vuoi che si evolva, a me sembra palese…intenderai mica aspettare che ci scappi il morto?-

 

-Io mi chiamo fuori.- Fece Jun irremovibile, scuotendo il capo. Era arcistufo di quei due e poi lui il suo contributo l’aveva giá dato nelle ore precedenti, quando il suo talento per la negoziazione era stato largamente adoperato.

In quel momento si sentiva un po’ come Paganini.

Uno che non ripete.

-Io pure. Che se ne occupi Matsuyama, visto che ha tanto insistito per andare solo- convenne un accigliato Tsubasa, malcelando un lieve risentimento e aggiungendo mentalmente “se ha cosí tanta voglia di suicidarsi chi sono io per impedirglielo?”

-Mi associo. Tra le mie passioni non annovero di certo fare il paciere.- Esclamó Tarō, annuendo convinto.

-Sí, anche perché verresti pestato a tua volta…- lo scherní Ishizaki, carezzandosi la panciotta gonfia e rotondeggiante che gli era spuntata nella notte, in seguito ai bagordi della sera prima.

-Ha parlato il piú grande paraculo di tutti i tempi- Biascicó in risposta l’altro a bocca piena, masticando l’ultimo pezzo del suo panino alla Nutella.

-Embé, che male c’è a voler salvaguardare la pelle sempre e comunque? Che qualcuno mi contraddica, se ne ha il coraggio- ridacchió Ryō, lanciando un’occhiata di sfida ai presenti.

Nessuno fiató. In effetti il suo ragionamento non faceva una piega.

All’improvviso Kazuo, terminato di sorseggiare il suo tè, ebbe il coraggio di fare una proposta che lasció molti esterrefatti, ma che incredibilmente incontró anche parecchi consensi.

-Che ne direste di andare al Mac? Io un bel panino al bacon e formaggio me lo farei anche…-

Jun, reprimendo un conato di vomito, replicó: -Ma come sei messo, hai mangiato per due fino adesso…ti devo ricordare che fra un paio d’ore si pranza?-

Kazuo fece spallucce, ed il fratello rincaró prontamente la dose, esclamando:

-Massí dai, chi si unisce a noi? Io ho ancora un buchino nello stomaco e ho proprio voglia di una qualche schifezza da fast-food.-

Tsubasa e Tarō si scambiarono un’occhiata perplessa, chiedendosi dove diavolo mettessero i chili di roba che si sbafavano ogni giorno, visto che a tavola erano praticamente due pozzi senza fondo. La cosa aveva dell’inverosimile, considerato che i gemelli avevano sempre dato l’impressione di essere stati strappati ad un circo per le loro non certo comuni doti funamboliche e l’incredibile agilità, che mantenevano invariata nonostante la dieta non esattamente da fame.

-Io sono dei vostri- proruppe allegramente Ishizaki –devo aver cura della mia panza da birra, è il caso di nutrirla un altro po’. Non vedete quanto è tenera?- E cosí dicendo si sollevó la maglietta e prese a schiaffeggiarsi il pingue ventre come se stesse suonando un tamburo, suscitando in alcuni risa divertite ed in altri smorfie di compatimento.

Takeshi, dopo aver udito l’irragionevole idea dei Tachibana ed aver assistito al siparietto comico del difensore che non perdeva mai l’occasione per fare il buffone, decise che ne aveva avuto abbastanza e si defiló quatto quatto.

 

Intanto l’ignaro Ken, ancora barricato in camera, ballicchiava sulle note tunzettare dell’ultimo “successo” di Skazi*, con la chioma raccolta in una cuffia da doccia, mentre aspettava che scadesse il tempo di posa della sua maschera capillare personalizzata.

-Per l’amor di Dio Ken, spegni quel cesso di musica- fece disgustato Takeshi entrando nella stanza in quel momento, non sapendo se gli facesse piú ribrezzo lo stato patetico in cui versava il portiere oppure l’orrida trance che stava ascoltando.

-E non darmi il tormento, ora la abbasso…- sbuffó l’altro, diminuendo il volume quel tanto che bastava perché non ci fosse bisogno di urlare per farsi sentire -…che c’è? Giá finita la colazione?-

-Come giá? Sono sceso tre quarti d’ora fa abbondanti…la tua flemma mi lascia basito- disse l’amico in tono volutamente melodrammatico, sedendosi sul letto dopo aver agilmente scavalcato sia cumuli di vestiti ammucchiati alla rinfusa sul pavimento, sia la solita valigia spalancata di Ken, talmente in disordine che pareva essere esplosa su una mina.

-E comunque ho tagliato la corda quando Ishizaki si è messo a disquisire della panza da birra con cui si è risvegliato stamattina, dovevi vederlo mentre se la prendeva a sberle come fosse un tamburo…figurati poi che i gemelli stavano parlando di andare a fare un salto al Mac- bofonchió, mentre si mangiucchiava senza pietá le unghie, come non mancava mai di fare quando era in pensiero per qualcosa. Naturalmente, tale pensiero era rivolto a Kojirō che non accennava a rientrare e, anche se riteneva che una bella zuffetta avrebbe potuto far bene a quei due balenghi, ora cominciava un po’ a preoccuparsi.

-Al Mac?!- Per poco a Ken non scappó di mano il CD che voleva sostituire a quello in riproduzione nello stereo portatile –Con tutto quello che avranno mangiato qui e dopo il festino di ieri sera?-

-Cosa vuoi che ti dica, forse dopo l’alcool ora vogliono provare a sfogarsi anche sul cibo…pure per me non sono normali.- Si scambiarono un’occhiata di intesa ed entrambi alzarono lo sguardo al cielo quasi nello stesso momento, poi Takeshi ricominció impietosamente la malsana manicure fai-da-te.

–In realtà- riprese dopo qualche secondo di silenzio, sputacchiando un pezzettino di unghia -sono venuto a dirti che ci sarebbe da andare a “salvare” il tuo migliore amico.-

-Che è poi anche il tuo…e comunque credo che si sappia salvare benissimo da solo- precisó lui, poi aggiunse sospirando –che ha combinato stavolta?-

-Lo so che in teoria non ha bisogno di aiuto, ma si tratterebbe solo di andare a dare un’occhiata, cosí, giusto per stare tranquilli…sai, é andato a ringraziare alla sua maniera Wakabayashi per aver pagato anche il suo conto, ieri sera.-

Ricevette in risposta uno sguardo bovino e la gentile richiesta di sapere se lo stesse prendendo per il culo.

-Eh, magari…addirittura ha saldato quello di tutti. Ti puoi immaginare come l’ha presa Kojirō-

-Non dirmelo…- grugní il portiere, passandosi una mano sul viso -…è uscito da molto?-

-Non da tantissimo, sará una mezz’oretta. Ma lo sai com’è fatto, dubito che sia riuscito a mantenersi freddo per piú di due secondi…Matsuyama l’ha seguito, ma onestamente non credo che potrá fare molto se le cose si mettono male.-

Takeshi, come tutti del resto, sapeva perfettamente che per ovvie ragioni Genzō era da sempre una presenza fissa nella black list di Ken, ma per qualche oscuro motivo che nessuno si spiegava, non si era mai tolto la soddisfazione di massacrarlo a colpi di karate.

Il futuro hair-stylist borbottó qualcosa  e gli chiese di aspettare alcuni minuti, poi entró in bagno per sciacquarsi i capelli, resi lisci e setosi dal balsamo. Quando lo vide uscire poco dopo con la testa avvolta in un asciugamano, esclamó:

-Sai, stavo pensando…mi pare che ieri sera Wakabayashi abbia detto che avevano gli allenamenti stamattina, quindi probabilmente saranno in uno dei campi qui dietro. Mi chiedo se Kojirō l’abbia preso da parte o se come sempre abbia reagito impulsivamente e si sia messo a scazzottare davanti a tutta la squadra…perché in quel caso magari li avranno giá divisi.-

Ken annuí pensieroso e rispose –, forse è inutile che io vada…-

-O forse no, non possiamo saperlo- continuó Takeshi dopo aver riflettuto un istante -quello ancora non torna, e credo che si siano pestati giá abbastanza. Tu sei uno dei pochi che riesce a tenergli testa in qualunque situazione…e poi dai, cerca di vederla sotto un’altra luce, se ti capita potresti finalmente vendicarti dandole a Wakabayashi, non ti alletta l’idea?-

Il portiere sghignazzó con un’espressione inquietante sul volto, pettinandosi i capelli bagnati per prepararli alla “messa in piega” dell’asciugatura che, per cause di forza maggiore, sarebbe stata ben diversa dal solito, ovvero ultra-rapida.

-Credi che non sia stata la prima cosa a cui abbia pensato? Comunque non andró con queste intenzioni, useró il karate solo come arma di difesa, se sará necessario.-

-Seeh, come siamo zen…ma a chi vuoi darla a bere- lo punzecchió Takeshi ghignando, anche se da lui se l’aspettava proprio una risposta del genere, era sempre stato un uomo di sani principi che mai sarebbe ricorso alla violenza ingiustificata.

Appunto, ingiustificata.

 

 

 

NOTE (doverosamente farlocche):

 

*Non conoscete Skazi? NON CONOSCETE SKAZI?! Orsú, è tempo che vi facciate una cultura di musica trance-trash, allora xD

 

, avete notato che in questo capitolo alla fine non é successo assolutamente nulla? Chissà se si capisce che ho temporeggiato perché non mi andava di proseguire seriamente nella storia…come dite, sono stata poco furba a rivelarlo? xD

Comunque, come promesso, ecco qui i linkuzzi.

Siccome me la canto e me la suono, ho disegnato una scenetta del cavolo molto approssimativa, tratta da un dialogo a caso. QUI vediamo Jun che si esibisce nel tipico gesto nipponico dal significato traducibile all’incirca con l’idiomatica espressione nostrana “non c’è trippa per gatti”. In Giappone tale movenza suole essere accompagnata dall’esclamazione “dame”, una specie di “assolutamente no”.

Invece questo è un breve fumettino banalissimo che per il momento non ho voglia di colorare, il cui senso di lettura è come quello dei manga, da destra verso sinistra. Sarebbe piú corretto definirlo una bakata fatta e finita che non si ricollega a nessun episodio avvenuto nella mia fanfic, ed in realtà non è stato altro che un mero pretesto per disegnare qualcosa sul mio amato Triumvirato, di cui ero un po’ in astinenza. Come al solito non avevo l’ispirazione per fare cose piú impegnative, e mi chiedo se mai l’avró U_U

Infine c’è LUI, il vero eroe della storia, il beniamino di tutti noi. Almeno nella mia testolina piomba xD

Mi fermo qui perché se no diventa una gallery di fanart piú che di fanfic^^;

Passiamo ora ai ringraziamenti di rito (mi sembro un TG).

Zia Silen e Berlinene, devo ringraziarvi per l’ennesima volta? Facciamo che sia sottinteso? Scherzi a parte, lo sapete che i vostri commenti sono delle vere e proprie mani sante, mi fanno un piacere che voi non avete neanche idea. Riuscite addirittura a recensire con cognizione di causa le cavolate che scrivo, la cosa ha dell’incredibile xD Grazie, grazie e ancora grazie.

Lady Snape, Trottola, Edvige86, un sentito grazie anche a voi per i vostri graditissimi commenti^^

Per ultimo, ma non meno importante, un sincero grazie di cuore va a quelle nove (NOVE!) anime pie che si sono messe la fic nei preferiti, ussignur...le vostre epiche gesta verranno da me ricordate per tempo immemore O__o

 

 

 

  
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