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Autore: rossella0806    31/10/2015    2 recensioni
Aurora è una ragazza con un passato molto doloroso alle spalle: dopo l'ennesima batosta ricevuta nella vita, decide di rifugiarsi in un paesino sperduto, un posto magico circondato da lago e montagne, per poter riflettere e ridare un senso alla propria vita.
Qui si ritroverà a fare i conti con se stessa e con la curiosità dei paesani, gente semplice che si rivelerà di grande aiuto per la sua rinascita spirituale.
Grazie a tutti loro, dal sindaco impicciona, a Liliana, la bottegaia del paese, a Linda, una ragazzina di dodici anni, a Macchia, un gattino trovatello e a Tommaso, aitante vigile del fuoco, Aurora imparerà a vivere e ad affrontare la sua solitudine.
E, alla fine, non solo verrà riscattata dalla sua passione per la fotografia ma, grazie anche ad un incontro inaspettato, si scoprirà più forte e amata di quanto avrebbe mai immaginato.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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LA SFILATA DEI CARRI


                                                                       






DOMENICA 30 LUGLIO



Sui muretti che costeggiano le rustiche ma curate case e quelli che rasentano il perimetro degli esercizi della via principale, si possono contare un centinaio di persone, le teste rivolte a sinistra: c’è chi è seduto in modo composto nell’attesa del grande inizio, chi -come i bambini e i più giovani- è in piedi a farsi schermo con le mani per non rimanere abbagliato dalla luce solare, mentre qualche raro ritardatario, perlopiù dei paesi limitrofi, si appresta a trovare un posto.
Le donne del Comitato feste fanno parte ovviamente del primo gruppetto: si sono riservate un angolino appartato ma dalla visuale eccellente, trascorrendo i minuti che mancano a chiacchierare animatamente del tempo, domandandosi se reggerà per l’intera sfilata e commentando come sono stati a dir poco incantevoli i fuochi d’artificio della sera precedente, ormai dimentichi del pericolo della frana che incombeva sull'intero paese, solamente pochi giorni prima.
Tutte vestite nei loro completi di appartenenza blu elettrico, cercano di contrastare l’aria tiepida del pomeriggio con antiquati ventagli spagnoleggianti: i turisti le rivolgono sguardi incuriositi, all'opposto degli altri abitanti del paese, che sono ormai abituati a quel défilé.
-Eccoli, arrivano!- si sente gridare emozionato qualche bambino.
Come se fosse stata pronunciata una parola d’ordine, il capannello di presenti aumenta il chiacchiericcio, mentre si fanno largo i primi gridolini di giubilo: in lontananza, infatti, comincia ad intravedersi la banda musicale, impeccabile nella sua divisa di rito, costituita da pantaloni verdi per gli uomini e gonne del medesimo colore per le donne, le camicie bianche e le giacche rosse a sfidare il caldo estivo.
Il complesso di sedici elementi dista ancora due o trecento metri, ma le fanfare che lo precedono hanno iniziato a suonare e a richiamare l’attenzione di tutti.
Pietro, uno dei due uomini del Comitato, regge sorridendo orgoglioso lo stendardo con lo stemma del paese: grande, a forma di scudo, svetta in alto sull’alabarda, mentre sulla stoffa vecchia di quasi un secolo, campeggiano i colori del paese cuciti nelle immagini ritranti le montagne, il lago e la forma del sole.
Ora la banda si riesce a scorgere con grande chiarezza: ecco il maestro che dirige gli orchestrali, i musicisti di trombe e di clarinetto che precedono quelli di tamburi e di grancasse, gli sbandieratori che agitano verso il cielo quei pezzi di stoffa colorata dai volteggi così perfetti, a disegnare eleganti figure che fanno ondeggiare le teste dei presenti ritmicamente all’insù e all’ingiù.
E dietro, a chiudere la parata, arrivano sorridenti bambini e ragazzi vestiti con gli abiti tipici della vallata –grembiuli ricamati, calze bianche e zoccoli di legno decorato- intenti a lanciare fiori, caramelle e cioccolatini sulla folla festante, mentre i genitori e i parenti indirizzano loro baci e applausi entusiasmanti.
-E’ bellissimo!- esclama Aurora che, grazie a Liliana, è riuscita a ritagliarsi uno spazio privilegiato per godersi la famosa parata, proprio a metà della via principale, seduta sul muretto del negozio della bottegaia.
-Non avevo mai visto niente del genere, nemmeno a Carnevale c’è questa atmosfera! Quando sfileranno i carri?- le fa eco Tommaso, cercando di sovrastare la piacevolissima musica che accompagna le loro parole.   
-Non lo so, credo alla fine della banda!- gli ribatte la ragazza, affascinata dallo spettacolo che continua a snodarsi davanti a loro, imperterrita a battere ritmicamente le mani.
I due giovani si sorridono, per poi essere nuovamente risucchiati dall’atmosfera festante: l’orchestra è ormai passata, è giunta in fondo alla via principale e continua a suonare e ad incantare le orecchie del loro pubblico.
Lo sguardo degli spettatori non riesce più a seguire la colonna di musicisti, perché sta proseguendo celermente fino ai prati vicino ai campi, destinati all’insediamento degli stand enogastronomici, al banco di beneficienza e ai capannoni che, in quei giorni, ospitano con grande successo pranzi, cene e veglie danzanti.
Un rombo di motore arrugginito dal tempo si fa strada tra il continuo chiacchiericcio e i gridolini esultanti della folla, costringendo a far voltare le teste dei presenti verso la direzione opposta, la musica un'eco lontana.
La signora Liliana, un elegante abito rosso di cotone a maniche corte e i capelli biondo cenere raccolti, batte le mani come tutti gli altri e, con un leggero colpo di gomito, per farsi sentire in mezzo a tutto quel frastuono, urla ad Aurora:
-Adesso è il momento dei carri! Il trattore della prima edizione della festa annuncia l’inizio ufficiale della sfilata!-
La forestiera e Tommaso annuiscono, sporgendosi tra la folla per vedere il tanto atteso arrivo.
Qualche minuto dopo, uno dietro l’altro, giungono i carri, in fila e composti a una cinquantina di metri di distanza, guidati dai rappresentanti dei vari rioni: la ragazza intravede lo zio di Linda e il marito di Roberta.
All’altoparlante, la voce di Vittorio, seduto su una sorta di sidecar che precede i veicoli su cui sono state montate le figure di cartapesta, annuncia con entusiasmo le caratteristiche delle varie opere, mentre tutti applaudono ed emettono fischi di incoraggiamento.
Il fotografo ufficiale, lo stesso uomo che continuava a scattare durante l'inaugurazione della mostra fotografica appena tre giorni prima, cerca di immortalare quegli attimi apparentemente ripetitivi, ma ogni anno così unici.

Aurora, una camicetta rosa antico con le maniche a sbuffo e un paio di pantaloni di seta nera su dei sandali beige, vede passare proprio di fronte a lei il trattore che trasporta il lavoro dello zio di Linda, l’ultimo della sfilata: quell’opera maestosa che ha visto poco più di una settimana prima, le appare in tutta la sua magnificenza, ancora più della prima volta, mentre gli altri cinque carri sembrano quasi sfiorarla, talmente le passano vicini.
Ora tutto è finito, la sfilata tanto attesa che ha richiesto l’impiego di molte energie e altrettanti uomini, si è conclusa anche per quell’anno.
I carri si dirigono verso i prati vicino ai campi, dove verranno parcheggiati ai lati della strada, chiusa per l’occasione ai veicoli a motore, per permettere l’afflusso ordinato della folla festante.
Pochi attimi di felicità e di giubilo hanno ripagato mesi di duro e faticoso lavoro, nonché di sacrifici ampiamente ricambiati dagli applausi e dai complimenti gridati dalla folla compiacente.
-Vi è piaciuto?- domanda la bottegaia, ancora battendo le mani all’ultimo carro che se ne va, girandosi in direzione dei due giovani, mentre il campanile batte i quattro rintocchi.
-Immensamente- risponde la forestiera, sorridendo con gioia, seguendo con lo sguardo l'ultima opera, quella dello zio di Linda, raffigurante i contadini piangenti e il cerchio di bambini che ballano tenendosi per mano.
-E’ stato uno spettacolo unico!- ribatte Tommaso, una camicia blu oltremare con le maniche lunghe e un paio di jeans scuri, degli eleganti mocassini a completare l’abbigliamento.  
-Benissimo, sono molto felice! Allora, adesso, possiamo andare agli stand: per l’ultimo giorno, ogni anno allestiscono delle bancarelle con delle cose molto graziose, ancora più degli altri giorni!- spiega la donna, mentre si fa largo in mezzo alle persone, elargendo saluti praticamente a tutti i presenti a lei famigliari.
-E poi tra un’ora ci sarà la premiazione dei due concorsi, quello per la miglior torta e per il miglior balcone fiorito!- ricorda Liliana, finalmente fuori da quell’ammasso di gente.
Attraversano la via principale, transennata per impedire il traffico che non sia esclusivamente su due piedi, per poi girare a destra di fronte alla piazza della chiesa con i vasi di fiori e le panchine di pietra, proseguendo infine verso i prati rigogliosi.
Quando arrivano a destinazione, al campo sportivo, li accoglie una distesa di fili d’erba, talmente verdi da sembrare finti, ricoperta per gran parte della sua area dai due capannoni adibiti ad ospitare i pranzi, le cene e le veglie danzanti, mentre il resto del terreno è occupato dai banchetti per l’esposizione delle torte e dei vari prodotti provenienti dall’intera vallata: ci sono manifatture di legno intagliate a mano, soprammobili, saponette profumate, cibi tipici, collane, braccialetti e anelli realizzati con le pietre del lago.
Aurora si guarda intorno, trasportata da quella fiumana di gente: molti sono i turisti e gli abitanti dei borghi limitrofi, che hanno così triplicato il numero delle persone del paese, tutte intente a passeggiare alla ricerca di qualche particolare souvenir da conservare come testimonianza di quella piacevole giornata.
La ragazza si sente di nuovo felice, appagata da quello spettacolo che ha davanti e ai ricordi ancora così recenti della manifestazione a cui ha assistito poco prima.
E’ circondata da persone di cui si può fidare, è accettata così com’è, ora tutti le sorridono e lei sorride agli altri che, non appena la incrociano, la riconoscono e colgono l’occasione per complimentarsi ancora una volta per la bellissima mostra fotografica di cui è l’autrice, visibile nella chiesetta di sant’Abbondio fino all'indomani.
Mentre passeggia sottobraccio a Tommaso, di cui ora sente di potersi completamente fidare, si ferma a contemplare una meravigliosa borsa di rafia intrecciata, coloratissima e capiente.
Con un cenno della mano, fa capire al suo accompagnatore che ha intenzione di comprarla: una volta scelto il modello, la donna sulla cinquantina che l'ha servita, la impacchetta e gliela porge augurandole buon proseguimento.
Il ragazzo, dopo che hanno ripreso la loro passeggiata, zigzagando tra le persone davanti ai banchetti, commenta con un sorriso:
-E’ un po’ come il sogno che ti ho raccontato qualche notte fa … ricordi?-
-Certo che mi ricordo!- lo rassicura lei, stringendogli con affetto un braccio -forse la tua è stata una specie di premonizione della giornata che si sarebbe svolta oggi!-
-Chissà, può darsi! Comunque, sono felice che tra di noi sia tornato tutto come prima-
-Anch'io ne sono contenta, Tommaso-
-Cosa ne dici se dopo la premiazione ci mangiassimo una fetta di quella torta? Sembra buonissima!-

Aurora si blocca davanti allo stand, l’aria divertita:
-Ma dai, lo dici solo perché sicuramente sarà la torta vincitrice, dato che è stata fatta dalla tua spasimante e pesta i piedi se non la si accontenta!-
In effetti, il banchetto davanti al quale si sono fermati, è proprio quello dedicato alla gara culinaria: appoggiati in eleganti piatti di ceramica posti su un’altrettanta raffinata tovaglia bianca ricamata con dei minuscoli girasoli, fanno bella mostra una dozzina di dolci all’apparenza golosissimi e appetitosi; davanti ad ognuno di esso, campeggia un segnaposto con il nome della massaia che lo ha cucinato.
-Buongiorno!-
I due giovani si girano nella direzione da cui proviene la voce: il sindaco, raffinata in un abito color amaranto e i capelli castano chiaro lasciati sciolti sulle spalle, stringe loro la mano.
-Finalmente sono riuscita a trovarvi! Volevo farvi un saluto, ma sono stata assorbita fino adesso a svolgere il mio ruolo di giurata!-
-Avete già deciso chi sarà la vincitrice del concorso?- s’intromette Tommaso, ammiccando verso la coinquilina, che fa finta di sbuffare.
-Certo, signor Pastero! Diciamo che c’è stato un ex aequo, che ha visto primeggiare la signora Adelaide, una delle tre vecchiette che avete gentilmente ospitato alla villa nei giorni precedenti e … la signora Lina-
-Non avevo dubbi … - commenta con una punta di sarcasmo la forestiera, mentre il ragazzo non riesce a reprimere un sorriso e una scrollata del capo.
-Lo ammetto, anche l’anno scorso si è ripetuta la stessa storia, ma se non la facciamo vincere … - confida a bassa voce la prima cittadina  - abbiamo paura di qualche ritorsione!-
-E che cosa hanno vinto?- s’informa Tommaso, spostandosi per lasciar passare un gruppetto di persone.
-Una pergamena con i nostri eterni complimenti! A proposito, le torte si possono comprare! Il ricavato sarà devoluto alle casse del nostro Comitato, quindi, fatevi avanti!-
-Contribuiremo molto volentieri! Invece, per il concorso per il miglior balcone fiorito? Avete già scelto?- continua Aurora, speranzosa che, almeno in quella gara, la Lina non si sia intromessa.
-Sì, ieri pomeriggio la giuria si è riunita e abbiamo deciso quasi all'unanimità! Ha vinto la signora Teresa, la donna che abita davanti alla casa di Liliana, ha presente?-
La forestiera annuisce vagamente.
-Ora scusatemi, ma gli ospiti mi reclamano!- li saluta il sindaco, dirigendosi verso un capannello di uomini e donne che le fa cenno di raggiungerli.
-Sono tentato di comprare una di queste meravigliose torte: dal momento che non le distribuiscono, è un peccato lasciarsele scappare, sembrano così buone … - suggerisce Tommaso, avvicinandosi di pochi passi all’esposizione.
-Scommetto che vuoi comprare quella della tua spasimante … -
-Uhm, non saprei- commenta scherzando il giovane, facendo spallucce  - non posso sempre dargliela vinta, non credi?-
Poi, come un miraggio nel deserto, tutto si ferma: lei intravede il viso di lui, quel sorriso perfetto, quel volto rassicurante che la osserva tra la folla, in mezzo ad altre centinaia di volti sconosciuti che le passano di fianco e la sfiorano con lo sguardo.
Si blocca improvvisamente, lì su due piedi.
Gli occhi frugano avidi alla ricerca di lui, il naso freme impercettibilmente, le guance si imporporano, la bocca si dischiude smarrita.
La mano di Tommaso le sfiora il braccio, riscuotendola da quel torpore così meraviglioso ma allo stesso tempo insostenibile da interpretare come una sensazione reale.
-Aurora, va tutto bene? Perché ti sei fermata?-
-Scusa- deglutisce, sbattendo le palpebre per cercare di focalizzare la scena in lontananza.
-Mi sembrava di aver visto una persona: era lì, dopo quella bancarella- continua, indicando in quella direzione.
-Ma forse era solo qualcuno che gli assomigliava … -

-Se vuoi possiamo avvicinarci, non è un problema ... -
L’indecisione e il panico l’assalgono: indugia per qualche secondo, combattuta tra il desiderio bruciante di correre verso di lui e la lenta e razionale presa di coscienza che quello che ha visto è stata solo una suggestione, un uomo che assomiglia al suo Mattia, lontano da lei e che forse l’ha già dimenticata.
-No, non fa niente- si riscuote decisa, ritornando a guardare negli occhi Tommaso.
-Mi sarò sicuramente sbagliata. Allora, quale torta compriamo?-



                             

   
 
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