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Autore: Niji Akarui    31/10/2015    1 recensioni
Vivere?
Che cosa vuol dire?
Chi può spigare il significato di questo verbo?
È un termine così complesso che ha mille sfaccettature, il vivere si reincarna nell’amicizia, nell’amore, nel poter constatare attraverso questi sentimenti di essere reale e di appartenere a questo mondo, per quanto deteriorato e corrotto esso sia.
Vivere è camminare su questa terra, che la natura ci ha gentilmente concesso.
Ma se alla nascita la vita stessa ci precludesse la possibilità di esistere?
E se divenissimo col tempo uno spettro di ciò che saremmo potuti essere?
E se finissimo in un mondo fatto di dolore e oscurità?
E se poi trovassimo la luce?
And if we back to life?
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Pura oscurità, era ciò che in una notte tanto tormentata avvelenava il cuore di Yongguk, gli incubi che avviluppavano la mente del ragazzo erano tanto tremendi quanto solo la permanenza in quell’ospedale poteva essere per Bang.

 

Infatti, per quanto i giorni passati nel reparto d’igiene mentale potessero apparire lontani, ora che si ritrovava in quel dannato luogo, Yongguk, avvertiva il peso dei suoi errori.

 

“Come ho potuto essere così sciocco?” continuava a chiedersi, in una silenziosa litania che appariva più come una supplica che come una domanda dal tono disperato, eppure lui sapeva perfettamente perché si era comportato in quella maniera, perché aveva desiderato così ardentemente abbandonare il mondo nel quale viveva, il motivo non poteva essere più semplice di così: semplicemente non trovava alcuna ragione per continuare a vivere in quel mondo così malandato, così dannatamente corrotto.

 

Yongguk non desiderava altro che ricongiungersi alla donna che aveva amato e per quanto fosse bravo a mentire o per quanto riuscisse a sorridere in maniera vero simile, in cuor suo sapeva perfettamente che avrebbe preferito morire e riabbracciare la ragazza che tanto aveva amato.

 

Il ragazzo si alzò dal letto, sul quale per tutta la sera aveva cercato di riposare, distratto dai sussurri dei fantasmi del suo passato e così pensò che due passi gli avrebbero solo potuto schiarire i suoi torbidi pensieri.

 

L’ospedale, completamente privato di quell’alone di speranza misto a incommensurabile tristezza, pareva ancora più lugubre di quanto il giovane non ricordasse, senza una meta precisa e perso nei suoi ricordi Yongguk si ritrovò a camminare per lunghi corridoi percorsi dalle fredde essenze di affetti oramai perduti, camminò per una decina di minuti finché non si fermò senza motivo e alzò i suoi grandi occhi tristi s’un’ampia vetrata che permetteva alle neomamme di guardare i loro piccoli pargoli.

 

“Cosa riserverà loro il futuro?” iniziò a chiedersi, il giovane, mentre cercava d’immaginare il volto della madre che non aveva mai conosciuto, pregando per ognuna di quelle anime, chiedendo che la vita serbasse per loro un incantevole percorso.

Mentre lo sguardo del ragazzo si muoveva da un neonato all’altro si accorse di una bambina dalla straordinaria bellezza, la quale in un solo attimo fu in grado di far comprendere a Yongguk che l’unica cosa bella e realmente innocente di quel mondo erano proprio i bambini, coloro che con i loro occhi pieni di curiosità per un mondo che iniziano a scoprire lentamente e con ingenuità,  si ritrovano un utile scudo che li protegge dagli orrori causati dai demoni che tutti i cuori degli adulti celano.

 

La sua nivea pelle e le piccole labbra rosee non furono nulla in confronto ai grandi occhi scuri che, una volta aperti, si posarono sulla figura del giovane, che inconsciamente si era ritrovato a piangere in silenzio.

Amare erano le lacrime che gli rigavano il bel volto; amari i pennelli che dipingevano sul suo viso un’espressione di profonda amarezza.

I due si guardarono qualche attimo, e fu in quell’istante che Yongguk prese a singhiozzare silenziosamente innanzi a quella bambina che lo fissava assonnata e al contempo incuriosita.

La prima delle sensazioni prevalse sulla seconda e così prese il pollice della sua mano destra fra le labbra e si rimise a dormire come se nulla fosse.

Yongguk ancora addolorato per le constatazioni di quella notte, si scostò i capelli che disordinati gli ricadevano sugl’occhi e continuò a camminare, volgendo un ultimo pensiero alla sua amata Hyoseong e alla madre che non ha mai conosciuto.

 

Trascorsero solamente pochi istanti da questo avvenimento, che la sua attenzione fu nuovamente catturata da una pallida luce che fuoriusciva come una fine lama da dietro una porta accostata, il ragazzo incuriosito si accostò al muro per sbirciare all’interno della stanza in cui notò un giovane medico con ago e filo in mano, intento a ricucire il fianco di un altro ragazzo  che pareva stringere un pezzo di stoffa fra i denti, per evitare di urlare per il troppo dolore -per fortuna che era un taglio superficiale, sta diventando sempre più complicato far scomparire le medicazioni dall’ospedale senza che nessuno se ne renda conto-, fu il ragazzo più grande a parlare, l’altro si tolse il bavaglio con fare nervoso e fissò lo specializzando come un serpente pronto a mordere -ti stai lamentando come al solito Ji Yong? O devo ricordati a quanto ammonta il tuo debito con noi? Le puttane costano, soprattutto se sono drogate come quello stupido ragazzino di Taeyang- fu quindi la sua scottante risposta.

 

Ji Yong tagliò il filo con il quale aveva appena suturato la ferita di Taeil e si sciacquò le mani in un piccolo lavabo sulla sua sinistra, mentre l’altro si rivestiva, indossando una maglietta ricoperta in più punti da sangue, ormai secco.

-Là sopra ci sono degli antidolorifici, prendine due al giorno, se esageri rischierai di farti venire un ulcera, non che m’importi ma ti ho avvisato- disse in tono minaccioso lo specializzando -sai Ji Yong… proprio non ti capisco, il figlio di un ricco e  noto chirurgo che s’invischia in una relazione omosessuale con un ragazzo che non pensa ad altro se non alla droga e che non vede l’ora di svendere il suo corpo per ottenere ciò che desidera, se fossi stato in te non avrei sprecato in questa maniera i soldi che tuo padre ti passa, si vede che i figli dei ricchi non hanno rispetto per il denaro o almeno non ne hanno quanto ne ha, chi come me, ha vissuto in un perenne stato di povertà-, Taeil sembrava parlare più a se stesso che all’altro, anche se nel suo tono si avvertiva una nota di sarcasmo che innervosì il maggiore.

 

-Questi non sono affari tuoi, vi ricucio da mattina a sera, riuscite a infilarvi sempre in inutili casini, per non parlare poi di tutte quelle prostitute che mi avete fatto visitare prima di farle lavorare, vi sembro un ginecologo?!? E poi sono affari miei come io spendo i miei soldi o cosa io faccia per ottenere ciò che mi serve- infine allungò una mano verso il giovane, attendendo che l’altro uscisse dalla tasca una bustina trasparente contenente una fine sostanza bianca -digli di farsela bastare abbiamo un lavoro importante per le mani al momento, e Kyung ha altro da fare, e ricorda di ringraziare sempre Zico per questo-.

 

Zico, quel nome emerse con l’unico superstite di un mare in tempesta che era la confusa mente di Yongguk, immediatamente ricordò che era così che il suo aggressore del Jamsil era stato chiamato.

 

Detto questo i due si alzarono in piedi, Ji yong era molto più alto dell’altro, i capelli neri erano tirati su in una mezza cresta mentre quelli di Taeil lisci e scuri gli ricadevano ai lati del viso disordinati e madidi di sudore.

-Non dimenticarti chi sono i Red Tiger, non farlo mai Ji Yong- detto ciò Taeil indossò i suoi grandi occhiali rotondi -cerca di non farti vedere mentre esci- quelle furono le ultime parole che fecero capire al giovane Bang che era giunto il momento per lui di abbandonare il nascondiglio dal quale aveva assistito alla conversazione, con il cuore in gola e cercando di farlo nella maniera più silenziosa possibile, si allontanò e tornò nella sua camera che una volta raggiunta gli sembrò il posto più sicuro nel quale si potesse ritrovare al momento.

 

Appena si mise a sedere sul suo giaciglio il ragazzo constatò di aver già sentito in precedenza anche il nome Red Tiger, così prese dal comodino il suo cellulare e digitò quel nome sulla barra di ricerca del browser, il risultato al quale si trovò innanzi lo mise in agitazione.

 

“Red Tiger è il nome di una piccola associazione mafiosa che in poco tempo è riuscita a farsi riconoscere per i suoi crimini, il problema principale degli investigatori è riuscire ad avvicinarsi ai membri principali del gruppo, i quali purtroppo non sono ancora sati identificati.

Omicidio e spaccio sono i probabili capi d’imputazione che pendono già sulla testa dei Red Tiger, ma si è convinti che questi non siano gli unici”.

 

 

 

 

 

Erano state tante le notti in cui Junhong aveva creduto d’impazzire, molti i motivi e infinita la paura, eppure in quello specifico momento la motivazione era completamente differente, uno strano sentimento gli inondava come un fiume in piena sia il cuore che la mente.

Il ragazzo ripose ancora una volta il cellulare sul comodino affianco al suo letto con lo schermo rivolto verso il basso.

“E se gli scrivessi semplicemente come ti senti?” si chiese per poi continuare quell’effimero pensiero con la voce del suo hyung “come qualcuno che è stato accoltellato” ed era a quel punto che s’infilava le mani nei capelli e li tirava con falsa forza, annodandoseli introno alle dita con fare nervoso, e grazie alla sua mente che vagava senza certezza si ritrovava a lasciar perdere e a desiderare allo stesso tempo di poter parlare con Yongguk, se solo avesse potuto comprendere il motivo per il quale si bloccava ogni volta, insomma per quello che aveva potuto comprendere dell’altro di certo non gli avrebbe risposto in quella maniera, eppure si sentiva comunque nervoso e quasi imbarazzato dal volergli scrivere.

 

Era ancora indeciso sul da farsi quando sentì il suo cellulare vibrare ed anche se era completamente immerso nei suoi dubbi, lo prese e gli bastò il tempo di leggere il nome del mittente del messaggio, appena giuntogli, che si trovò ad avvampare senza volerlo.

 

“Da: Bang Yongguk

1:26 a.m.

Non riuscivo a dormire e pensavo che parlare con qualcuno mi avrebbe fatto venire un po’ di sonno, spero vivamente di non averti svegliato e se l’ho fatto ti chiedo scusa, in ogni caso se leggerai questo messaggio domani mattina, ti auguro un buon risveglio.

Uno hyung insonne.”

 

Dopo aver letto le parole di Yongguk il cuore di Junhong accelerò velocemente, ed ancora gli parve che non ci fosse un motivo plausibile per il quale ciò dovesse accadere, così ingoiò il groppo che aveva in gola e si fece forza.

 

“Da: Choi Junhong

1:28 a.m.

Non preoccuparti hyung, non riuscivo a dormire nemmeno io, mi chiedevo come ti sentissi, domani ti dimettono, spero che tu stia bene”.

 

Da: Bang Yongguk

1:31 a.m.

Oggi mi sento davvero bene e domani toglierò i punti e mi dimetteranno, pensavo che potremmo vederci se per te va bene, magari mangiamo quale cosa e poi potremmo anche andare al cinema”.

 

“Da: Choi Junhong

1:36 a.m.

Hyung non voglio che ti sforzi troppo, penso di avere una soluzione migliore, domani mia madre non tornerà a casa perché ha intenzione di andare a trovare sua sorella a Mokpo, voleva chiamare un’infermiera ma se ti va potresti rimanere a dormire da me e cenare qui e vedere comunque un film assieme”.

 

Inviato il messaggio Junhong attese con ansia la risposta dell’altro, si ritrovò a pensare che quella era la prima volta che invitava qualcuno a dormire a casa sua, di solito era una cosa che faceva suo fratello maggiore, ed ogni volta per quanto lui avrebbe voluto stargli vicino questo lo allontanava infastidito.

Sua madre a questa notizia, probabilmente, avrebbe stappato una bottiglia di spumante; ma mentre fantasticava su quello che avrebbero potuto fare si accorse che dall’invio del suo messaggio erano già passati dieci minuti e così prese a torturarsi le mani ormai sudate.

 

Quando il suo cellulare vibrò ancora una volta, Junhong ebbe quasi paura di leggere la risposta, forse era troppo presto per chiedere a Yongguk di rimanere da lui, forse aveva altro da fare, sicuramente il padre avrebbe voluto passare del tempo con lui, eppure sapeva perfettamente che non sarebbe stato in grado di accettare un rifiuto da parte dell’altro, infine sospirò avvilito e lesse il messaggio.

 

Da: Bang Yongguk

1:50 a.m

Scusa il ritardo ho inviato un messaggio a mio padre per avvisarlo che domani dormo da te, lavora fino a tardi per cui mi ha già risposto che per lui va bene, hai avuto davvero un ottima idea, se non ti spiace adesso andrei a dormire così domani sarò in piene forze, buonanotte Junhong”.

 

 A quella risposta Junhong spalancò gli occhi, completamente assorto nelle parole del suo hyung, il quale aveva accettato l’invito senza pensarci su due volte e così per la prima volta avrebbe avuto qualcuno con cui condividere un sera che sarebbe potuta essere noiosa e solitaria come tante altre, eppure in quel momento il ragazzo si accorse che i suoi livelli di felicità avevano superato quelli che un singolo umano è in grado di processare attraverso cuore e mente, sentiva innumerevoli lacrime di gioia premere contro le sue palpebre,  infine rispose alla buona notte del maggiore e stringendo al petto il mezzo che gli aveva appena permesso di essere felice, si addormentò come un bambino con il suo peluche preferito fra le braccia, sorridendo al pensiero di ciò che sarebbe avvenuto domani.

 

 

 

Yongguk ripose il cellulare e si distese a pancia in su osservando il soffitto, non aveva chiamato nessuno dei suoi amici , anche se desiderava qualcuno con il quale poter parlare, non si era rivolto nemmeno ad Himchan, costringendosi a contemplare sul motivo della scelta di cercare la compagnia di Junhong  e nel momento in cui gli aveva proposto di passare la sera successiva assieme si era sentito sollevato dal peso di dover passare un’altra notte in quel luogo che tanto odiava, poiché al termine di quelle lunghe ore avrebbe potuto alleggerire il suo cuore grazie alla presenza di quel ragazzo che tanto sembrava aver bisogno di un amico.

Così ricordò quando una settimana prima lo aveva trovato addormentato sulle sue gambe, assaporò come un prelibato dolce la sensazione di quei morbidi capelli sotto le sue dita e si addormentò dimenticandosi di ogni problema, dimenticandosi del dolore per la perdita di Hyoseong, dimenticando i nomi di Taeil e Zico che parevano torturarlo, semplicemente sospirò soavemente e si abbandonò al mondo dei sogni.

 

 

 

 

 

NOTA DELL'AUTRICE:

So di essere mancata a lungo, ma ho avuto troppi problemi da non poter scrivere, per non parlare di un blocco dello scrittore che pensavo non mi sarebbe mai passato, comunque parlando di cose importanti, il capitolo so che non è molto lungo e che non porta ad uno sviluppo della trama ecco perchè sperando non ci sia nualla che mi faccia ritardare aggiornerò la settimana prossima così d'andare avanti.

Per quanto riguarda le mie altre storie sto già avorando sul capitolo 15 del Canto ddi Saejin per cui spero di poter aggiornare prossimamente anche quella storia.

In ogni caso ci rivediamo sul prossimo capitolo di Back to Life!!

  
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