Capitolo
XXII
‘cause I’m
a Genius!
Finalmente
il tanto agognato venerdì per la partitella tra veterani e matricole era
arrivato. Non dopo una mattinata intensiva di allenamenti supplementari da
parte dei due capitani, che instancabili, avevano fatto sgobbare i nostri eroi
senza ritegno alcuno. Inutile dire che il Gorillone, in particolare, si beccò
tante ma tante di quelle maledizioni che avrebbero fatto impallidire anche il
simpatico Tetsuo, l'amico teppista di Mitsui.
«Oh noo!», stava sbraitando Hanamichi, sbracciandosi per
enfatizzare al meglio il suo disappunto. «È già tanto se devo stare in squadra
con quella mezza cartuccia di Rukawa... ma anche la scimmia no!».
«Ecco, lo
sapevo», fece Ayako, abbassandosi il berretto sugli occhi, per nascondersi da
quella scena che aveva tanto temuto.
«Scimmia a
chi?!», esclamò l'altro invasato, saltando da una parte all'altra del rossino
con un viso più che imbronciato.
“Mezza cartuccia?”, stava intanto
pensando il volpino di turno, scrollando la testa mestamente.
«Andiamo,
ragazzi! Non facciamo scenate inutili!», cercò di rabbonire le due scimmie il
mite Kogure, beccandosi un colpo involontario dal braccio lunghissimo di
Hanamichi, che stava continuando a blaterare senza che nessuno lo ascoltasse
realmente sulla sua genialità e le solite cose che amava tanto dire.
Hisashi,
che nel frattempo si stava facendo due tiri da fuori area, dopo aver centrato
l'ennesimo tiro, si mise le mani sui fianchi, rivolto a Jin. «Sembra che oggi
saremo alleati».
La guardia
del Kainan sorrise tranquillo, facendo spallucce. «Già. Ma non credere che non
mi darò da fare per batterti».
L'altro lo
guardò in segno di sfida, stringendogli la mano. «Chi vince paga da bere».
«Da bere un
corno!», sbraitò King Kong, tirandogli uno scappellotto sulla nuca. «A meno che
non sia cianuro, allora fai pure».
Se Ryota,
da buon amico, non avesse trattenuto per la collottola l'amico, aiutato anche
da Jin, era più che sicuro che Hisashi sarebbe saltato addosso al Capitano e
gliele avrebbe cantate alla grande. Nessuno, però, ebbe il coraggio di
immaginarsi la scena.
Nel
frattempo Hana e Nobu stavano ancora bisticciando come due allegre bisbetiche,
inconsapevoli dell'incazzo che stava salendo a livelli esorbitanti ai Capitani
delle rispettive squadre.
Quando Hime
fece il suo trionfale ingresso nella sua adorabile divisa mascolina, le cose
non andarono certo meglio: le due scimmie in questione, infatti, si
precipitarono di corsa verso di lei, facendo a gara su chi sarebbe arrivato
prima alla meta per stritolarla bene. I presenti si videro la scena davanti
come in un film... Hanamichi che spingeva Kiyota... Kiyota che lo
strattonava... un piede in mezzo che faceva lo sgambetto... un pallone volato
in mezzo alle loro gambe accidentalmente... le due scimmie che facevano il volo
del secolo, schiantandosi per terra dopo interminabili secondi in piagnucolii e
mugugni.
Inutile
dire che il coro di risate che si alzò da lì ai successivi venti minuti fu una
vera e propria standing ovation.
Hime guardò
i due colpevoli in questione, Kaede e Akagi, che parlottavano tra di loro senza
curarsi minimamente della frittata di scimmia che era sparsa sul parquet.
Un'altra bella coppia, quella! Si chinò sui due malcapitati (che, in effetti,
un po' se l'erano cercata) e con un sorrisone furbetto esclamò: «Ma che belli i
miei tesori! Abbracciati in terra proprio come due amiconi!».
Se non
fosse stata una donna, Hime si sarebbe sicuramente ritrovata un pallone da basket
al posto della testa.
«Allora,
vogliamo fare le squadre?», esclamò Ayako, attirando l'attenzione dopo aver
fischiato.
La mandria
di cestisti le si avvicinò ubbidiente, borbottando tra loro.
«Dunque,
sul fatto che dovete dividervi in matricole e veterani non credo ci siano
problemi», fece la bella manager, guardandoli attentamente.
«Forse lui
ha bisogno di un disegnino!», esclamò Nobunaga, indicando il rossino al suo
fianco.
«E tu hai
bisogno di un medico bravo, deficiente!», lo rimbeccò Maki, facendolo arrossire
come un bambino.
«Ahaha! Sei proprio una schiappa, Nobu-scim–!».
Come non
detto, il pugno del King Kong colpì ancora. E anche bene, a dirla tutta!
«Dovete
scegliere un capitano per ogni squadra», iniziò a elencare Ayako, senza curarsi
troppo del casino che come sempre l'aveva interrotta.
Akagi si
fece avanti per scegliere quello delle matricole, temendo già un altro bel
casino. «Hime, mi faresti la cortesia di tenerli a bada tu? Questi dementi non
sono in grado neanche di controllare se stessi, figurarsi una squadra».
La ragazza
lo guardò con occhioni da cerbiatta, sbatacchiando le palpebre allegramente.
«Quindi, facendo due più due, vuol dire che ti fidi di me, Gori-chan?».
Con una
vena che minacciava di esplodere da un momento all'altro nel sentirsi chiamare
in quel modo ridicolo, Akagi si limitò a fulminarla con il tipico sguardo-che-uccide.
«Non farmi rimangiare quello che ho appena detto!».
«Aha!», schioccò le mani Hanamichi. «E io che pensavo che
avrebbe scelto quel volp– ehi! Maledetta volpaccia! Svegliati e non dormire sulla spalla di
Hicchan!», esclamò, scuotendo l'acerrimo nemico sotto lo sguardo attonito di
tutti.
«Ma gli
allenamenti son sempre così?», osò chiedere Tagasako
a Miyagi, accanto a lui.
«No »,
biascicò il playmaker dello Shohoku, facendo tirare un sospiro di sollievo
all'altro colosso. «Questo è niente».
«Capitano
dei veterani?», chiese Ayako, alzando le sopracciglia verso l’altra squadra.
Akagi e
Maki si guardarono in cagnesco, per poi dire insieme: «Vai tu!», e subito dopo:
«No, tu!».
Mitsui tirò
un colpetto col gomito all’amico Ryota. «Sembrano due fidanzatini: “Riaggancia tu!”, “No, prima tu!”, “No, prima tu!”».
E mentre
chi l’aveva sentito si stava allegramente sganasciando dalle risate fino alle
lacrime, la povera guardia (che in effetti, tanto povera non era) si ritrovò i
due Capitani di fronte, lividi di rabbia.
Morale
della favola: dopo cazziatoni, pugni e chi più ne ha più ne metta, come
Capitano dei veterani fu scelto il Gorilla, dato che vinse a testa o croce. Le
due squadre furono divise così: la squadra rossa dei pivellini formata da
Rukawa come guardia, le due Scimmie (Hanamichi come centro e Nobunaga come ala
grande), Hime come playmaker e Sasaoka come ala piccola, che stava già temendo
di mettere piede in campo con tutte quelle teste calde insieme; infine, la
squadra gialla dei vecchietti, formata da Akagi come centro, Ryota come play,
Jin come guardia, Muto e Kogure come ali.
«Aha! Baciapiselli in panchina!», esclamò Hanamichi,
beccandosi un pugno dal Gorilla e il conseguente applauso di Mitsui, una volta
tanto contento dell’operato del suo Capitano.
«Datti una
calmata, demente!», grugnì King Kong, lanciando un’occhiata alla ragazza. «Vedi
di tenerlo d’occhio, o ci passerai anche tu».
Hime si
mise sull’attenti, una mano sulla fronte. «Signorsì, signore!». E, preso per le
orecchie il fratello e l’altro deficiente del suo ragazzo che si stava
divertendo un mondo a sfotterlo, la rossa fece avvicinare la sua squadra.
«Allora, ragazzi! Mettiamoci impegno, ok? Siamo ancora giovani per poterci
mettere al loro livello, ma questo non significa che non possiamo vincere
questa partita».
«Eccerto!», fece Nobunaga, gonfiando il petto. «Con il
sottoscritto, ossia la supermatricola, vinc–! Ahi! Deficiente di una scimmia!».
«Guarda che
sono io l’asso della squadra, pipetta!».
«Do’aho».
«Do’aho a
chi? Sei per caso geloso, kitsune?».
«Ma fottiti».
«Che hai
detto?!».
Hime si
passò una mano sul viso, stancamente. Non pensava che tenerli a bada sarebbe
stato così difficile! Quasi quasi capiva anche il Gorilla quando s’incazzava
come una belva. Quegli animali riuscivano a far perdere le staffe anche alle
persone casiniste come lei!
«Ehi! Eeehi!», gridò sbracciandosi, facendo
voltare tutti. «Voi tre, in panchina».
I tre in
questione la guardarono con le mascelle a terra, con le dovute eccezioni, dato
che Rukawa le riservò solo una micidiale occhiataccia.
«Hi-Hicchan!»,
si lagnarono in coro le due scimmie, cadendo ai suoi piedi come umili servetti.
«È uno scherzo, vero?».
Hime
sorrise cinica, scuotendo la testa. «No che non scherzo. Su, in panchina!».
Con gli
occhi fuori dalle orbite, le tre matricole guardarono i loro sostituti, ossia
“giocatori” che toccavano palla solo durante gli allenamenti.
«Hicchan!»,
esclamò Hanamichi, prendendola per le spalle. «Ma così perderemo!».
Ryota gli
si avvicinò, molleggiandosi. «Tranquillo, Hanamichi, con te in squadra o meno
non è che la cosa cambi poi molto».
Rosso
peggio dei suoi capelli e con i lacrimoni agli occhi, il ragazzo se ne andò a
schiena curva in panchina, sotto gli sghignazzi degli amici. L’altra scimmia, invece,
rimase impalata sul posto in mezzo al campo, guardando tristemente la sua
adorata, mentre il volpino gli passava affianco algido come sempre,
bofonchiando qualcosa d’incomprensibile.
«Se fate da
bravi dopo entrate» Hime vide bene di calmare subito i bollenti spiriti quando
questi iniziarono a gasarsi. «Ho detto se fate da bravi».
Per poco la
nostra eroina si spezzò la schiena quando Akagi, con la sua rinomata
delicatezza di un elefante (o meglio, di un gorilla) le batté una manona sulle
spalle, per congratularsi con lei. «Ben fatto, Hime. Quando inizi a usare quel
poco di materia grigia che hai in testa vai alla grande».
Con una
vena pulsante in fronte e un visino a dir poco diabolico, la giovane si voltò
verso le tre matricole appena cacciate dal campo. «Voi tre animali! In campo, ora!
E voglio vedervi scatenati, intesi?».
I tre
celebrolesi in questione accolsero come una mano divina le parole di Hime e
tutti non osarono pensare che avrebbero messo in atto le sue richieste anche
fin troppo bene.
«Gori,
anche tu te le cerchi, però», fece serafico Hisashi, ficcandosi le mani nelle
tasche dei pantaloncini e guardando sardonico il proprio capitano, che si
allontanò dall’altra parte del campo con un diavolo per capello e imprecando
ogni tre per due.
«Ohi, ohi.
Prevedo botte da orbi», biascicò Ayako, ficcandosi il fischietto in bocca e
radunando le due squadre al centro del campo, per iniziare la partita.
«Ragazzi, mi raccomando: questa è una partita di basket, non un incontro di
sumo, sono stata chiara?».
L’unico che
le prestò attenzione fu un cinguettante Miyagi, che le annuiva contento a tre
palmi di naso. Gli altri, invece, erano fin troppo occupati a farsi gli
affaracci loro per badarle almeno un po’. Più incazzata di Hime e del Gorilla
messi insieme, in un momento di follia omicida, Ayako sfoderò il suo micidiale
ventaglio e il suono dello stesso che sbatteva con forza sulla capoccia dei
nostri eroi (nessuno escluso) rimbombò come una terribile eco per tutta la
palestra, riportando la calma e il silenzio.
«Bene,
cominciamo», decretò la schizzata, tra i piagnucolii di tutti.
Palla al
centro e Hanamichi e Akagi saltarono simultaneamente, per guadagnare il primo
possesso. Ebbe la meglio il rossino, che non mancò l’occasione per iniziare a
gasarsi come una pepsi, tra un do’aho e un deficiente vari.
La play
della squadra rossa si portò a metà campo, controllando attentamente la
situazione: Nobunaga e Sasaoka erano sulla fasce, entrambi marcati stretti da
Muto e Kogure, anche se l’allegra scimmietta del Kainan sapeva smarcarsi con
facilità; Hanamichi stava avendo una bella lotta tra simili sotto canestro
contro il Gorilla, e passare a lui sarebbe equivalso al suicidio; l’unico su
cui poteva far leva era il volpino, la cui ombra era ovviamente un bravissimo
Mitsui.
Hime
palleggiò velocemente, facendosi passare il pallone tra le gambe con un
movimento fluido e cambiando quindi mano. Tentò si smarcarsi da Ryota, che non
le stava lasciando spazio nemmeno per respirare, ma dovette desistere. Poi lo
vide: un ammasso di capelli neri e svolazzanti, Nobunaga che si smarcava e si
indicava velocemente. Trionfante, Hime gli lanciò la sfera arancione con un
passaggio pulito e, altrettanto perfettamente, Nobunaga la ricevette.
«Bene,
bene, Muto! Stai un po’ a vedere il tuo compagno di squadra che sa fare!»,
esclamò la scimmietta, che con un numero degno dei migliori giocatori di
basket, scartò gli avversari e si posizionò sotto canestro, pronto a tirare.
Peccato per lui che la palla centrò il ferro, ma fortuna per Rukawa che afferrò
la sfera all’ultimo momento e chiuse la prima azione della partita con un
potentissimo dunk.
«Aaaaah!», gridò Kiyota con le mani tra i capelli e gli
occhi fuori dalle orbite, mentre il rossino gli tirava uno scappellotto in
testa per rimproverarlo.
«Sei
proprio un celebroleso, scimmia! Quello lì non deve segnare!».
«Ma
Sakuragi, Rukawa è nostro compagno», fece notare timidamente Sasaoka, che si
beccò anch’esso un bel colpo sulla nuca.
«Noo! Lui è il nemico! Ne-mi-co! Capito?!».
Hime batté
le mani, entusiasta. «Forza ragazzi, impegno! Tutti in difesa!».
I giocatori
non se lo fecero ripetere due volte, e si posizionarono per non far passare
nessuno dei loro avversari.
«Avanti,
Gorilla! Vediamo chi dei due è il centro migliore!», fece Hanamichi, rischiando
di beccarsi un potente pugno da un Akagi più che esasperato.
La palla
era in mano a Ryota, che veloce come una saetta, scartò un’Hime sbalordita per
la sua rapidità. Il pigmeo passò prima a Jin e s’introdusse sotto l’area,
sperando che il ragazzo capisse le sue intenzioni. Peccato che la guardia del
Kainan interpretò quel passaggio come un invito a tirare da fuori area e segnò
i suoi primi tre punti.
Ryota lo
guardò imbronciato, mentre con un sorriso allegro Jin ringraziava tutti per i
complimenti. «Accidenti, mi ha rubato il gioco».
«Hei, tappo! Cos’è, ti manco io in campo?», lo sfotté
Mitsui, mentre il suo amico ribolliva di rabbia.
«Ma zitto,
teppista!».
Hisashi si
mise a ridere, conscio del fatto che l’intesa che avevano loro due in campo non
ce l’aveva nessun altro. Non vedeva l’ora di entrare solo per dare spettacolo e
per battere quel pivellino di Jin.
La palla fu
nuovamente in mano alla ragazza, che questa volta decise di sfondare da sola la
difesa. Qualche passo dopo la linea dei tre, passò velocemente a Sasaoka,
libero da marcatura, che subito dopo gliela restituì con un perfetto passaggio.
Fece girare la palla dall’altra parte del campo, diretto verso un Rukawa fuori
dalla linea dei tre, che tirò e segnò una tripla perfetta, come a farsi beffa
di quella di Jin.
I tre
ragazzi che avevano compiuto l’azione si batterono il cinque, soddisfatti,
mentre gli altri due guardavano imbronciati e parecchio scazzati la scena.
«Sakuragi,
dobbiamo farci valere», decretò seriamente Nobunaga.
«Hai
ragione, Scimmia. Quel volpino si sta mettendo in mostra come sempre», continuò
Hanamichi.
I due
nemici/amici si guardarono complici e si abbracciarono determinati. «Ecco a voi
i Super Rookie di Kanagawa!», gridarono esaltati, come due perfetti deficienti.
Tra le
occhiate perplesse e rassegnate dei presenti, la partita continuò fino al nuovo
canestro da tre di Jin (cosa che anche nella squadra gialla stava iniziando a
dar fastidio).
Ma fu in
quel momento che Nobunaga e Hanamichi diedero il meglio: Nobunaga si sbracciò
per far sì che la sua adorata Hicchan gli passasse il pallone e, una volta
ottenuto il suo desiderio, volò letteralmente lungo la fascia di bordo campo,
mentre anche Hanamichi lo seguiva specularmente dall’altra.
«Ma che sta
facendo quell’idiota?», chiese Mitsui, con un sopracciglio alzato. «Hey, Hanamichi! Sei un centro, ricordatelo!».
«Oh! Oh!
Oh! Lascialo fare, Mitsui-kun, son curioso», fece il
pacioso Anzai, divertito.
Intanto, in
campo, stava succedendo il finimondo: Nobunaga aveva fatto volare la palla
sopra le teste di tutti, cogliendoli di sorpresa, mentre Hanamichi l’aveva
afferrata con sicurezza. Mentre si avvicinava a canestro, anche Nobunaga
penetrò sotto area, stordendo tutti per la rapidità dell’azione. Due secondi
dopo si ritrovò nuovamente tra le mani la sfera arancione, che fece finire
dentro il canestro con una schiacciata perfetta.
I due si
guardarono battaglieri e, sotto gli sguardi stralunati e stupiti di tutti, si
battevano un cinque poderoso. «Evvai così!».
Gli occhi
di Hime si fecero più luccicanti dei fuochi d’artificio di fine anno e andò ad
abbracciarli contentissima, per la gioia di uno e dell’altro.
«Umpf. Sai che azione», fu il commento di Kaede, che però
non ottenne l’effetto sperato, dato che i due neanche lo cagarono di striscio,
troppo gongolanti per l’ottima figura che avevano appena fatto.
E i due
ebbero un gran bel da fare, tra la partita ed esaltazioni varie, dato che dire
che fecero faville è poco: tra passaggi velocissimi e praticamente
imprendibili, scarti e canestri alla sconfidata, il duo Sakuragi/Kiyota fu il
migliore in campo, supportato da una scatenata Hime che non credeva ai suoi
occhi e da un volpino più che indemoniato per non essere messo da parte.
Le cose,
per la squadra gialla, iniziarono ad andare meglio quando fece la sua trionfale
entrata in campo l’altro pallone gonfiato dei diavoli rossi, ossia Hisashi
Mitsui, che non vedeva l’ora di affilare le unghie e segnare tanti più canestri
del suo rivale Jin; con lui entrò anche Tagasako, che
sostituì un Akagi leggermente affaticato per via della caviglia e parecchio
scazzato per il fatto che gli facesse ancora così male.
E le sorti
dei veterani, effettivamente, si risollevarono parecchio: Ryota e Hisashi
sembravano la stessa persona in campo, e la guardia dello Shohoku segnò
instancabile ben sette triple di fila, tra smascellamenti vari per lo stupore e
l’incredulità.
«Vai,
bella!», gridò ancora una volta il cecchino, prima che la palla centrò
perfettamente un altro canestro e alzò un pugno al cielo, vittorioso. «Evvai!».
«Aaargh! Baciapisellidellamalora!»,
esclamò Hanamichi, mettendosi le mani in testa. «Scimmia, dai! Dobbiamo
fermarlo!».
«Sì, lui e
quel bonsai di là!».
Al bonsai
in questione per poco non scese un colpo. «Che hai detto, deficiente?».
«Dai,
ragazzi!», batté le mani Hime, per incoraggiare la sua squadra. «Stiamo andando
alla grande! Abbiamo solo quattro punti di differenza da recuperare e mancano
poco meno di tre minuti. Ce la possiamo fare!».
Le due
scimmie, e anche il piccolo Sasaoka, anch’esso ormai gasato come loro,
gridarono euforici, per darsi lo sprint finale. Il volpino, invece, che per non
essere offuscato da quelle due scimmie saltanti, aveva dato il doppio delle sue
capacità, era parecchio esausto; peccato che il suo orgoglio era duro a morire
e non osò fiatare su un cambio.
«Ehi,
Hicchan!», sbraitò il rossino, durante il time-out richiamato dai vecchietti.
«Questa kitsune surgelata sta facendo fare tutto a noi! Perché non lo lasci in
panchina? Ci intralcia e basta!».
Hime gli
tirò uno scappellotto sul collo che lo fece piagnucolare per l’intero break, e
si avvicinò pimpante al suo migliore amico. «Ohi, Ede! Che ti prende? Sei per
caso stanco?».
«Non dire
idiozie», fu la lapidaria risposta dell’altro, che a stento nascondeva il
respiro un po’ troppo veloce.
La ragazza
gli si piantò davanti, puntandogli i suoi occhioni nocciola nei suoi color
zaffiro e mettendosi le mani sui fianchi, da brava bacchettona. «Ede, non mi
prendi in giro, tu», gli disse bonaria, sorridendogli. «Se vuoi darci un taglio
devi solo dirmelo. Sei stato fenomenale anche oggi, non sarà un problema».
Rukawa le
lanciò un’occhiata che non ammetteva repliche e che tacitamente le stava
dicendo: “Non mollo neanche se mi metti a testa in giù dentro la tavoletta
del water”; così la giovane manager, nonché temporaneo Capitano della
squadra rossa, annuì, conscia che non gli avrebbe potuto far cambiare idea
tanto facilmente.
I tre
minuti successivi furono un vero e proprio spettacolo: nonostante la stanchezza
e il fatto che fosse una semplice partitella amichevole e di allenamento, le
due squadre diedero il massimo delle loro potenzialità, tanto che a un canestro
di una corrispondeva quello in risposta dell’altra pochi istanti dopo.
A cinque
secondi dalla fine il punteggio era di 87-88 per i veterani.
«Accidenti,
siamo sotto di un punto», biascicò Sasaoka, asciugandosi la fronte con la
maglia.
La manata
che gli arrivò in spalla, in segno di sostegno, per poco non lo spedì all’altro
mondo. «Andiamo, amico», gli disse un Kiyota più che sorridente. «Non è detta
ancora l’ultima parola!».
La
Scimmietta del Kainan si scambiò un’occhiata con il compare, dall’altra
parte del campo, mentre Hime recuperava la palla dall’ultimo canestro di Miyagi
per dare inizio all’ultima azione della partita.
La ragazza
guardò velocemente la situazione sul parquet, prima di rimettere in gioco la
sfera arancione, e capì subito le intenzioni dei due. Passò a Kaede, che
sarebbe partito in quarta verso il canestro per provare a segnare in solitudine
come sempre, se non fosse stato che la rossa richiamò nuovamente l’attenzione
su di sé. La palla, così, planò velocemente sopra le teste dei giocatori, per
andare a finire in mano di Nobunaga che, con una splendida finta, riuscì a
smarcarsi da Kogure e a passare a Hanamichi, sotto canestro.
«E ora,
fate largo al Re!», gridò il rosso, saltando e andando a schiacciare.
Il suono
sordo del fischietto di Ayako risuonò per tutta la palestra fastidioso e
temuto. «Fallo della difesa! Numero 5, giallo!».
E il boato
di gioia dei pivellini arrivò subito dopo, contenti per aver guadagnato ben due
tiri liberi.
«Gran bella
mossa, Sakuragi!», esclamò Kiyota, battendogli il cinque. Hime li raggiunse
subito dopo, abbracciandoli entrambi, per la loro immensa gioia.
«Accidenti,
quei due mi stanno snervando», bofonchiò Mitsui a Ryota.
«Tranquillo,
Hanamichi non è mai stato un fenomeno dalla lunetta. Li sbaglierà entram– checcosa?! Li ha messi dentro tutti e due?!».
La risata
di Hanamichi, che abbracciava stra-felice sorella,
cognato e chi più ne ha più ne metta, fu quella che si alzò più alta tra tutte
le altre. «Ahaha! Poiché sono un genio!».
* * * *
Piccolo siparietto per l’autrice:
Per la serie: chi non
muore si rivede! Rieccomi tornata dopo più di un mese di assenza! Perdono,
tremendo perdono! Ma io vi avevo avvertiti che sarei stata tanto, troppo
occupata con l’università! /é_è Lo so, lo so, vi ho
abituati male, con gli aggiornamenti ogni settimana, ma… visto il periodo credo
che vi disabituerete facilmente! XD
Passo subito ai
ringraziamenti, così poi torno ad abbioccarmi sul letto…:
Black_Moody: ahaha!
Lo sapevo io che ti saresti immaginata una scena del genere! Sto imparando a
conoscerti bene, mi sa! X°D Eggià, il Gori una
squadra così non so dove possa trovarla… a dire il vero, non so neanche se
voglia trovarla, visti i precedenti! xD Però dai,
anche se son dei casinisti per eccellenza, quando si mettono da fare in campo
fanno scintille, questo non può negarlo! …E ora perché mi sta guardando con
quell’espressione diabolica in viso? N-no, senpai, lo so che è soprattutto in
campo che danno il peggio di loro stessi, ma… ma… aaaah!
Perché devi prendertela con me, io mica li difendo! [seh,
come no… ma mica posso andare a dirlo a quello sclerotico di un King Kong!]
…Ok, si vede che son proprio stanca! Ci sentiamo presto, carissima! Un bacione
e aggiorna presto anche tu! :*
MihaChan: che tesorah che sei! *_* /me ti spupazza tutta/ Ma guarda, non
sono io che riesco ad inventarmi scenette comiche… è tutta colpa loro! *indica
quel branco di caproni di cui non posso fare a meno* Io non mi assumo
responsabilità, eh! ù_ù Un bacione, carissimissima :*
kuro: ma tranquilla, hai
compensato con quest’ultimo commento! :) Shi, son
tanto carini! Soprattutto Nobu che si dispera perché non riesce a stare con
Hicchan… quanto mi diverto a trattarlo male, quella scimmietta adorabile! <3
Grazie bella! :*
Ed un ringraziamento
anche a tutti i lettori anonimi! *_*
Un abbraccio strittoloso,
Kenjina.