Ed ecco il terza capitolo e ancora una nuova situazione, anche se
qui la piccola Tali non è ancora nata…
Ringraziamenti
Hobyonekemary: cara la mia fan n.1…ormai sono ripetitiva nel
ringraziarti sempre ma tanto sai già quello che penso…XD
Piccoli giganti: grazie
mille per il commento…! Ma sai che quando ho scritto il capitolo non ero
insicura su quella scena? Non sapevo se metterla o no…!
Emily Doyle:Ahah! Sarebbe stata proprio
carina come cosa! Chissà, magari scriverò una scena alternativa seguendo il tuo
suggerimento XD!
7luke: Ma come?? Già Becks rimane qui solo fino
al 9 ci manca solo che mi perda tutte le sue magnifiche azioni!! Tranquillo che le ff le scrivo
comunque, serve solo l’ispirazione!Grazie davvero per i complimenti!
Ah ragazzi….priva di
lasciarvi al nuovo capitolo volevo solo dirvi che se avete suggerimenti da
darmi di qualunque tipo io vi ascolto con piacere…per esempio se avete in mente
una scena o situazione particolare che vorreste vedere inserita nella ff basta avvisarmi!
Buona lettura!
Margareth
Quel giorno Tony non
vedeva l’ora di andare a casa. Era stata una giornata pesante, ma anche molto
soddisfacente perché finalmente avevano risolto il caso che li teneva occupati
da ben tre settimane.
E’ vero, era stanco morto
ma ciononostante non riusciva a impedirsi di andare in giro con uno stupido
sorrisetto stampato in faccia, perché era stato per merito suo se avevano
arrestato il colpevole.
McGee aveva dovuto subire le sue continue battutine a
proposito di quanto fosse stato bravo e soprattutto migliore di lui, e dopo
meno di due ore era scappato in laboratorio da Abby.
Ziva invece era rimasta
ferita lievemente durante la missione di quella mattina e Gibbs l’aveva spedita
in ospedale senza darle tempo di lamentarsi e protestare.
Tony non era preoccupato,
la ferita che aveva riportato era abbastanza superficiale e battere il bastardo
che le aveva sparato l’aveva fatto sentire meglio, ma
voleva comunque accertarsi che stesse bene e tornare a casa il prima possibile.
Si sedette alla scrivania
per completare la relazione sul caso lanciando di tanto in tanto occhiate
all’ascensore sperando di vedervi uscire McGee. Si
annoiava senza qualcuno da prendere in giro.
Purtroppo McGee sembrava deciso ad ignorarlo e così, anche quando
scese da Abby per chiederle alcuni particolari a
proposito dei test, lui mantenne lo sguardo fisso sul monitor senza rispondere
in alcun modo alle sue battutine. Deluso, Tony tornò alla sua scrivania,
pensando che se almeno ci fosse stata Ziva avrebbe avuto un modo per rendere la
fine della giornata un po’ meno noiosa. Stava per chiamarla quando sentì dei
passi pesanti dietro di lui. Chiuse il cellulare di scatto e si voltò
sorridendo verso Gibbs, che si sedette alla sua scrivania lanciandogli uno
sguardo severo.
Tony prese i fogli che
aveva stampato poco prima e si diresse con passo sicuro alla scrivania,
porgendoli all’uomo.
“Capo,
ho finito la relazione che mi aveva chiesto. Il Pivello è giù da Abby,
stanno riordinando i dati per il Direttore.”
Gibbs spostò lo sguardo
di ghiaccio sull’agente, invitandolo a continuare.
“E….”Tony si fece incerto
“…è..tutto qui, Capo”
Lui prese i fogli che gli
porgeva e diede una rapida occhiata, poi li appoggiò sulla scrivania
“Bene DiNozzo. Ora vattene a casa.”
Tony sorrise raggiante,
prese la giacca e si catapultò verso l’ascensore, urlando un “Arrivederci Capo”
a dir poco entusiasta.
Ci mise poco ad arrivare
a casa. Le strade a quell’ora non erano molto affollate, almeno per gli
standard della città, e lui non abitava troppo lontano dall’NCIS.
Salì in fretta le scale e
prese le chiavi, ma la porta era già aperta.
Ziva era seduta sul
divano e guardava la televisione, uno dei film della collezione di Tony,
mangiando il gelato che lui aveva comprato la sera prima. Tony sorrise. In quel
periodo Ziva mangiava sempre, non ricordava di averla mai vista mangiare così
tanto.
“Ehi Occhioni
belli!” la salutò togliendosi la giacca
Lei si voltò verso di
lui, col cucchiaino del gelato ancora in bocca. “Ciao Tony”
Si avvicinò al divano e
si sedette accanto all’israeliana, appoggiando i piedi sul tavolino di fronte e
rubandole dalle mani vaschetta e cucchiaino. Dopo una giornata di lavoro un bel
gelato fresco era proprio quello che ci voleva.
“Mmm,
“Il Laureato”. Ottima scelta Ziva!”
Lei si
girò a guardarlo “A dir la verità mi stavo un po’ annoiando. Non mi si addice la parte della moglie che
aspetta il marito a casa. E’ molto più divertente quando ci sei anche tu”
Gli sorrise avvicinando le labbra alle sue con un
gesto veloce.
Tony cercò di appoggiare
la vaschetta di gelato sul tavolino, ma riuscì solo a metterla sul pavimento.
Una volta che ebbe le mani libere attirò Ziva a sé, ricambiando il bacio.
Un momento dopo però lei
si allontanò, tornando a sedersi accanto a lui.
“Sai…mi sei mancata”
Lei
fece una smorfia divertita “McGee è scappato ancora
da Abby? Lo fa abbastanza spesso in questo periodo, e non credo dipenda da te.”
“Che
dipenda da me o no” rispose lui, infastidito “Non riesco più a prenderlo in
giro come prima. Comunque
parlavo sul serio. Mi sei mancata Ziii-vaaa.”
La guardò con tenerezza e lei ricambiò accoccolandosi vicino a lui.
“Com’è andata in
ospedale? Cosa ti hanno detto?”
Ziva s’ irrigidì
impercettibilmente e per un attimo non seppe cosa dire. Tony
se ne accorse e le sfiorò la spalla ferita con dolcezza “Va tutto bene? E’ solo superficiale, no?”
Lei si rilassò,
mettendosi più comoda. “Si, non mi hanno detto niente
che non sapessi già.”
“Il Capo si è comportato
in modo strano. Ha voluto a tutti i costi che andassi in ospedale. Anche Ducky avrebbe potuto medicarti.”
Ziva non rispose.
Indubbiamente Gibbs non era uno che si preoccupava per ogni minimo graffio che
riportavano i suoi agenti operativi ed era restio a mandarli in ospedale, a
meno che fossero lesioni che non poteva curare il loro medico.
Le ferite riportate da
Ziva senza dubbio non erano gravi e Ducky avrebbe
saputo medicarle in modo perfetto, cosicché Gibbs non dovesse rinunciare al suo
agente per un intero pomeriggio.
Quello che aveva preoccupato il Capo erano state le numerose botte e la
caduta. A lei non erano sfuggite le occhiate che le
lanciava in quei giorni, lo sguardo indagatore che la scrutava quando
dimostrava quella stanchezza che, lo sapeva, non era da lei.
Tony si alzò e andò in
camera a cambiarsi.
Non sapeva cosa fare.
Sicuramente Gibbs non avrebbe potuto coprirla ancora per molto e la cosa
sarebbe comunque diventata evidente col passare del tempo. Forse sarebbe
riuscita a convincere Jenny a rimandarla in Israele prima che gli altri se ne
accorgessero e a quel punto suo padre avrebbe risolto a modo suo.
La verità però era che
non sarebbe mai riuscita a tornare. Non tanto per l’ambiente, amava il suo
paese, ma si era affezionata ai suoi compagni. A Gibbs, così simile al padre
che avrebbe voluto avere, a Abby che aveva imparato a
volerle bene nonostante il suo carattere difficile, a McGee
il primo che l’aveva accettata nella squadra. E a Tony.
Sarebbe potuta davvero
partire senza dirgli niente?
Lo osservò uscire dalla
stanza ancora intento a mettersi il maglione e poi dirigersi in cucina e aprire
il frigorifero, alla ricerca di qualcosa da mangiare.
“Ehi Occhioni
Belli!” Tony si fermò davanti alla porta della stanza con una confezione di
pasta in una mano e una di bistecche nell’altra “Stasera si mangia italiano!
Visto che in questo periodo mangi sempre, almeno sarà qualcosa di sano e
soprattutto ottimo!”
Ziva gli lanciò
un’occhiata minacciosa “Stai forse cercando di dirmi che sto ingrassando,
DiNozzo?”
“Certo che no, Ziva” e
con uno dei suoi soliti sorrisi, scomparve di nuovo in cucina.
Lei invece rimase seduta
sul divano a guardare la televisione senza concentrarsi realmente su ciò che
succedeva. Di tanto in tanto lanciava occhiate a Tony, occupatissimo a
preparare la cena.
Avrebbe voluto non
pensarci, ma la sua mente sembrava non darle tregua. Pensieri confusi le
affollavano la testa, ricordi che avrebbe preferito cancellare e poi momenti
felici, quasi tutti legati all’NCIS e a quel paese…
Chiuse gli occhi,
massaggiandosi lentamente le tempie.
Si alzò e si avvicinò
alla cucina, rimanendo però sulla porta. Tony stava tagliando le verdure per
l’insalata, mentre l’acqua per la pasta era già sul fuoco. Era girato di spalle
e Ziva osservava la sua grande schiena muoversi al ritmo del suo respiro. Non
riusciva a staccare gli occhi da lui.
Per quanto avesse cercato
di non affezionarglisi così tanto, ora non poteva fare a meno di amarlo.
Quando si era accorta che
si stava innamorando di Tony non fu spaventata solo dalla nascita di quel
sentimento che ormai non provava più da tanto tempo, ma soprattutto dal
pensiero che prima o poi sarebbe dovuta tornare in Israele. Lei era lì solo
come agente di collegamento ed erano già passati più di due anni dal suo
arrivo. Suo padre l’avrebbe presto richiamata e lei lo sapeva.
Proprio
ora che finalmente era felice.
Era contenta del suo lavoro, soddisfatta di quello che faceva, ma soprattutto
era felice delle persone che aveva accanto. Era felice con Tony.
Tony prese la confezione
di bistecche e la aprì, appoggiandone due sul piatto che aveva accanto.
“Ancora
qualche minuto e mangerai le più buone bistecche del mondo!
Sei fortunata, non sono
molte le persone che hanno avuto l’onore di assaggiare le bistecche alla
DiNozzo e-“
“Sono incinta, Tony” le
parole le uscirono così, senza che riuscisse a fermarle.
Ci fu un rumore di piatti
infranti. Tony aveva lasciato cadere il piatto con le bistecche che stava per
mettere sul foco.
Si girò lentamente verso
di lei, un’espressione seria sul viso.
“C-che
cosa?”
“Sono incinta”
Ci fu un momento di
silenzio, che a Ziva parve durare ore.
Tony continuava a
guardarla, come se stesse studiando ogni centimetro del suo volto.
In un attimo aveva capito
tutto. I momenti di stanchezza, il continuo mangiare, la preoccupazione di
Gibbs dopo quell’operazione che aveva affaticato e procurato diverse botte a
tutti loro. Com’era stato stupido. L’aveva capito anche il Capo.
“Ma non è un problema”
Ziva assunse un’espressione distaccata. Non voleva che Tony capisse come si
sentiva in quel momento. Il suo cuore batteva veloce, minacciando di uscirle dal
petto. Era spaventata ed odiava sentirsi così.
Si diede mentalmente
della stupida. Com’era possibile non aver paura durante le sparatorie, essere
eccitata per un’operazione pericolosa, e avere paura per una cosa del genere?
“Probabilmente
mio padre mi richiamerà nel giro di qualche mese. Tornare in Israele prima non sarà un problema”
Aspettò una risposta, ma Tony non disse niente.
Le si avvicinò
lentamente, guardandola negli occhi, fino a fermarsi davanti a lei.
In un attimo, Ziva si
ritrovò tra le sue braccia. La strinse a sé, con delicatezza, come mai aveva
fatto prima. Lei appoggiò la testa sulla sua spalla, mentre gli occhi, seppur
contro il suo volere, si riempirono di lacrime. Cercò
di combattere contro le lacrime che, pungenti, premevano per uscire.
Tony la strinse un po’
più forte quando il suo corpo fu scosso da un tremito.
Respirò il suo profumo.
Era stato attratto da lei
fin dalla prima volta che l’aveva vista, non solo dal suo aspetto fisico, ma
anche da quel suo carattere forte e deciso che sapeva tenere testa perfino a
lui.
Non avevano mai avuto uno
di quei rapporti smielati ed eccessivamente dolci che spesso univano le coppie
d’innamorati, ma non per questo il sentimento che li univa era meno forte. La
loro amicizia si era sempre basata sullo scherzo, le prese in giro, i dispetti
ma anche sul rispetto reciproco, l’affetto e i continui flirt e anche quando si
erano finalmente decisi a confessare quello che provavano realmente nei
confronti dell’altro la situazione non era cambiata poi molto, soprattutto al
lavoro dove dovevano mantenere un atteggiamento il più possibile professionale.
Tony si allontanò da lei
e la guardò negli occhi, lucidi per il pianto.
“Tu non vai da nessuna
parte, agente David” Il suo tono era serio almeno quanto lo era la sua
espressione.
Il cuore di Ziva mancò un
battito.
“Non ho intenzione di
lasciarti andare, né ora né tra qualche mese. E…voglio questo bambino..se lo vuoi anche tu”
L’Israeliana spalancò gli
occhi per la sorpresa e le lacrime cominciarono a sgorgare copiosamente sul suo
viso. Avrebbe voluto rispondere ma non riusciva a parlare e l’unica cosa che
poté fare fu rifugiarsi nell’abbraccio di Tony.
Lui sorrise, e le
sussurrò all’orecchio “Ehi David, se continui così penserò che ti sei rammollita. Lo potrei usare per
ricattarti…”
“Non ci
provare. Ci sono un sacco di
graffette in ufficio.” Finalmente si staccò da lui.
Ormai era calma, tranquilla.
Lui tornò serio “Ti amo, Ziva”
“Ti amo anch’io, Tony”
La baciò dolcemente.
“Da quanto sapevi di
essere incinta?”
Ziva esitò “Circa un
mese”
Tony la guardò stupito “E
perché non me lo hai detto?”
“Non ne ero sicura. Non
volevo fare il test. Credo che Gibbs mi abbia mandata in ospedale apposta.”
“E da quanto…”
“Un mese e tre settimane”
Si guardarono negli occhi
per qualche secondo “L’operazione sotto copertura”dissero all’unisono.
Tony sorrise “Ricordami
di ringraziare Gibbs domani”
Accarezzò la pancia di
Ziva, poi si allontanò, tornando in cucina e chinandosi per raccogliere i
cocci.
“Assomiglierà di sicuro a
me”
Ziva lo
guardò perplessa, ferma sulla porta con le braccia incrociate “Ah si? E perché mai scusa?”
“Bè,
perché sono il più bello, mi sembra ovvio”
Lei
rise “E anche il più modesto.
Spero che non prenda il tuo carattere egocentrico e presuntuoso”
“Io presuntuoso?” si
finse indignato “Vuoi forse negare che sono bello, bravo e assolutamente
irresistibile?”
“Certo che no Tony, non
mi permetterei mai” lo prese in giro.
Si allontanò, ritornando
poco dopo con la vaschetta di gelato ormai sciolto.
“Questo è da buttare.”
“Tanto ormai era quasi
finito. Domani ne passerò a prendere altro”
“Bè,
io vado a finire di vedere il film” e tornò in sala, questa volta con una
scatola di biscotti.
Tony sorrise. Non avrebbe
potuto essere più felice.