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Autore: Rob_Peter    01/11/2015    1 recensioni
Questa serie non ha niente a che fare con il film "The Amazing Spider-Man", il titolo rende omaggio al fumetto iniziato da Stan Lee e Steve Ditko nel 1963. La storia inizia nel classico modo, Peter Parker, giovane studente modello della Midtown High School viene morso da un ragno radioattivo in una mostra di scienze ed acquisisce forza e agilità proporzionali dell'aracnide, oltre che un senso di ragno che lo avverte del pericolo; Accade l'avvenimento clue per la formazione del personaggio che gli darà una lezione di vita molto importante e lo farà diventare l'eroe più grande di tutti i tempi: lo stupefacente Uomo Ragno. Inizia nello stesso modo del fumetto originale per poi diventare una storia differente e personale, senza però perdere alcuni dei momenti classici della storia di Spider-Man.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Betty Brant, Flash Thompson, J. Jonah Jameson, Peter Parker, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Mi chiamo Peter Parker e sono il supereroe più grande del mondo. Un giorno, ad una presentazione di scienze sulla radioattività sono stato morso da un ragno radioattivo, che mi ha conferito la sua forza e agilità proporzionale. Ho cercato di sfruttare i miei poteri per il guadagno, ma nel mio momento di gloria mi sono lasciato sfuggire un ladro che in seguito ha ucciso mio zio Ben. Da quel giorno ho capito che da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Agli occhi di tutti sono solo un timido studente della Midtown High School, ma in segreto uso i miei poteri per combattere il crimine. Chi sono io? Sono Spider-Man.»



Capitolo 4

La sorprendente minaccia del Riparatore

 

«Capo… Dobbiamo prendere provvedimenti per quanto riguarda il ragazzo. Tutto il mondo lo conosce da quando ha deciso di intraprendere la strada del vigilante… Non ci vorrà molto perché qualcuno si chieda come può avere quei poteri!»

«Warren… Invece di pedinarlo come un idiota per tutto questo tempo, avresti potuto farlo fuori immediatamente! Hai detto di conoscere il ragazzo, no?»

«Sì, signore… Si tratta di Pe…»

«Non mi interessa chi è. Voglio solo che tu lo elimini. Posso contare su di te?»

«C-Certamente, signore.»

Chiamata in arrivo: Curt Connors.

«Aspetti in linea, il dottor Connors mi sta chiamando… Sì?»

«La formula è pronta.»

 

 

Times Square. Gente che vagava indossando abiti sportivi, con la testa alta e a bocca aperta, fissando la meraviglia tecnologica che li circondava, gli innumerevoli taxi gialli per le strade, i venditori ambulanti di hot dog; l’atmosfera di Times Square risultava magica a quella gente. Perché erano tutti turisti, in viaggio da chissà quale altro paese per vivere il momento che avevano sempre sognato ad occhi aperti di fronte allo schermo di un computer. I cittadini di New York, quelli che ci vivevano ogni giorno, invece, passavano di lì a testa bassa, vestiti di giacche e cravatte, percorrendo un metro ogni passo; una continua corsa per non fare tardi a lavoro, e neanche alzavano più lo sguardo. Non c’era niente di magico nella routine.

Non era molto nella routine, però, un uomo calvo, presumibilmente sulla sessantina, che indossando un esoscheletro verde, con una pelliccia bianca alla base del collo e delle ali verosimili, volava silenziosamente per le strade della città. Fissava la sua preda del giorno, un uomo diretto all’ufficio in cui lavorava, e colpiva.

«Aiuto! Quel mostro ha preso la mia valigia! C’è una fortuna lì dentro!»

«Hey! Ho sentito parlare di quel tizio! Non avrei mai pensato di vederlo!»

«Io non credevo che esistesse!»

«Impossibile! Non ci credo! Come fa a volare?! Senza rumore né sforzo! Sembra più un rapace gigante che un uomo!»

Questo era ciò che gridava il popolo della grande mela, ma nel frattempo, nella direzione dell’influente Daily Bugle, J. Jonah Jameson era, come sempre, infuriato:

«Dedicheremo tutto il prossimo numero del giornale all’Avvoltoio

«L’Avvoltoio?» gli chiese perplesso Joe Robertson, il caporedattore del giornale; un uomo di colore, dai capelli corti bianchi, blazer e cravatta marroni, camicia bianca di sotto, con una tazza  fumante in una mano e dei fogli nell’altra.

«Sì, Robbie. Il pazzo che va volando per la città vestito da uccello. Tutti vogliono leggere sue notizie! Ma continuiamo a pubblicare pezzi su Spider-Man! Non avrà pace finché non sarà rovinato!»

Robertson sospirò. «Come vuoi, Jonah. Metto questa foto?» chiese mostrando una foto scattata verso il cielo, con i raggi del sole che accecavano l’obiettivo della fotocamera, raffigurante l’uomo che Jameson chiamava Avvoltoio, in lontananza.

«Quella è l’unica foto che abbiamo dell’Avvoltoio?!» si spazientì ulteriormente «Cosa @#%$ li pago a fare?!  Il pubblico vuole vederlo!»

«Lo so, Jonah, ma non c’è nessuno che è riuscito a fotografarlo! Svanisce prima che possa essere raggiunto.»

«Niente scuse. Metti questo disegno in prima pagina e scrivi che pagherò oro chiunque mi porti una sua foto!»

Intanto, nel vicino liceo “Midtown High School”, Peter Parker, mentre compiva un esperimento di laboratorio, ascoltava un’interessante discussione:

«Come vorrei vedere una foto dell’Avvoltoio!» diceva Flash Thompson, con l’ultimo Daily Bugle tra le mani «Una sua foto varrebbe una fortuna, ma nessuno riesce ad andargli così vicino.»

Peter si voltò rapidamente verso Flash. Una lampadina gli si accese in testa. Pensò che, vestito da Spider-Man, avrebbe potuto avvicinarsi all’Avvoltoio abbastanza da scattargli una buona foto, con cui avrebbe fatto i soldi di cui aveva bisogno. Mentre rifletteva vide il giornale arrivargli contro.

«Ecco, secchione!» sbraitò Flash, rivolgendosi a Peter «Guarda cosa succede nel mondo! O non sai leggere che formule chimiche?»

«Molto divertente, Flash! Almeno io le so leggere le formule chimiche, a differenza tua.» rispose il ragazzo leggendo l’offerta di denaro posta in prima pagina.

«Oh, ma sentite un po’. Il verme risponde, ora» disse Flash dando una spinta a Peter.

«Non ti conviene, idiota.» replicò Peter, spingendo a sua volta il bullo.

«Stai cercando rogne, Parker?» strepitò Flash, afferrando Peter per la maglia.

«Thompson!» lo richiamò il professore di chimica «brami forse l’espulsione?»

«Mi scusi, professor Cobwell» mormorò il bullo, mollando Peter «Stavamo solo scherzando.» e si allontanò fulminando il ragazzo con lo sguardo.

«Ecco, Dottor Octavius, Peter Parker, il nostro migliore studente.» comunicò il professor Cobwell ad un uomo robusto, con degli occhiali da sole tondi, capelli a scodella e camice bianco.

«Peter, il dottor Octavius mi ha chiesto di indicargli uno studente che potesse aiutarlo questo week-end, così ho pensato che…»

«Oh, lavorare con il Dottor Otto Octavius, il più grande scienziato nucleare della città? Sarei felicissimo, signore!»

«Grazie, ragazzo!» disse il dottore stringendo la mano del ragazzo «Devo approntare degli esperimenti urgenti e mi servirà la tua assistenza, dopodomani. Ecco l’indirizzo. Per favore, quando vieni, fermati dal negozio di riparazioni, e ritira una piccola radio! Digli che ti manda Otto.»

«Certo, con piacere, dottor Octavius!» rispose Peter estasiato, mentre i due si allontanavano.

«Bene, bene.» tornò all’attacco Flash Thompson «Così il lecchino del prof aiuterà il dottore domani, eh? Mentre noi zucconi perdiamo tempo a divertirci.»

«Falla finita, Flash. Hai ragione, sono felice di poter lavorare con una mente geniale come quella del Dottor Octavius… E non devi vergognarti della tua testa vuota, sei nato così!»

«Questo è troppo, lurido…» esclamò il bullo avvicinandosi minacciosamente al ragazzo.

«Dai, Flash…» lo fermò Liz Allen «Lascia perdere.»

Al termine delle lezioni, Peter, eccitato, tornò a casa, e rispolverò una reflex vecchiotta dello zio Ben. Poi, nel privato della sua camera, si cambiò nella più incredibile creatura in costume, Spider-Man, e uscì di casa dalla finestra, portando con sé la macchina fotografica.

Frattanto, in un nascondiglio ai margini della città, l’anziano criminale denominato l’Avvoltoio, rifletteva leggendo la notizia sul giornale di un milione di dollari in diamanti che sarebbero stati trasportati dalla borsa valori di Park Avenue, per la città, nei nuovi uffici. Pensò che non sarebbe stato un problema rubarli, ma che probabilmente avrebbero sospettato un suo tentativo, quindi decise che l’avrebbe fatto in un modo che nessuno avrebbe potuto impedire. Accertandosi di non essere visto, quindi, l’Avvoltoio volò via dal suo covo in cima a un silos abbandonato di Staten Island, a pochi isolati da Manhattan.

Pochi attimi dopo, quella sera, in cima a un edificio, Spider-Man avvertì il suo senso di ragno, mentre provava la reflex. Era l’Avvoltoio, che senza scorgere la potente figura sorvolava il tetto con tre massi tra le mani, con un biglietto legato in ciascuno.

Spider-Man pensò di essere stato molto fortunato ad averlo trovato così presto, quindi si mise a seguirlo senza farsi vedere. 

Lo seguì fino all’edificio del Daily Bugle, a cui l’Avvoltoio passò vicino e lanciò uno dei massi alla finestra, poi fece la stessa cosa alla stazione radio e al distretto di polizia.

All’interno di quest’ultimo, un agente lesse il messaggio legato al masso:

 

RUBERÒ I DIAMANTI 

SOTTO IL VOSTRO NASO.

-L’AVVOLTOIO

 

«L’Avvoltoio non ha mai fallito un colpo…» rifletté il capo della polizia «Ma noi dobbiamo procedere con il trasferimento dei diamanti! Non ci faremo spaventare.»

Intanto, Peter, che aveva seguito il fuorilegge per tutto il tempo, aveva scattato molte foto preziose, ma, desideroso di ottenere un primo piano, urtò un mattone e l’Avvoltoio lo udì. Senza farlo notare, l’Avvoltoio guardò dietro di sé e notò lo scalamuri sul tetto. Quindi, mentre Peter era intento a mettere a fuoco, si alzò in volo e fece un looping aereo, con una velocità sovrumana, giungendo alle spalle del ragno, che una volta inquadrato l’obiettivo notò che era sparito, ma non ebbe il tempo di pensare altro, perché l’Avvoltoio lo colpì con forza stordendolo.

«Bene!» esclamò «Anche Spider-Man mi dà la caccia! Finalmente un nemico alla mia altezza!»

Dicendo così notò, però, che aveva mandato k.o. il ragazzo, poiché l’aveva preso un attimo alla sprovvista. Pensando che era stato fin troppo facile, l’Avvoltoio lo afferrò per i piedi e lo portò verso un vicino serbatoio d’acqua, in cui lo gettò, per poi lasciare la scena soddisfatto di sé.

All’interno del serbatoio, però, Spider-Man fu rianimato dall’acqua gelida. In un primo momento si chiese com’era finito lì dentro, ma poi realizzò e cercò di lanciare una tela verso l’alto, solo per accorgersi che aveva finito il fluido, e non aveva cartucce di ricambio.

Cercò di scalare la parete, ma era troppo viscida e non riusciva ad attaccarsi. Stava per cadere nel panico quando pensò ad un altro modo per uscire di lì. Raggiunse il fondo, si rannicchiò e si diede uno slancio molto potente verso l’alto. Riuscì a raggiungere l’uscita del serbatoio. Non sapeva volare come l’Avvoltoio, ma la forza di ragno c’era ancora.

Anche la fortuna gli era rimasta, perché, sul tetto in cui era stato colpito, ritrovò la sua macchina fotografica, e la recuperò chiedendosi come l’Avvoltoio riuscisse a volare così rapidamente.

Più tardi, di nuovo a casa, Peter ebbe tempo per pensare al segreto del volo dell’Avvoltoio, e si mise a costruire un congegno che gli sarebbe stato utile per il prossimo incontro. Terminò il lavoro dopo parecchie ore; diede un’occhiata alle foto che aveva scattato, che erano venute molto bene, e le passò su una penna USB, per poi mettersi a letto.

Il giorno dopo, Jameson ricevette un’eccitante telefonata:

«Cosa?! Ha delle foto inedite dell’Avvoltoio da vendere?! Beh, non perda tempo! Venga subito qui!» agganciò il telefono «Robbie! Fa fermare le rotative!»

Il pomeriggio, dunque, Peter si recò agli uffici del Daily Bugle:

«Salve!» disse rivolgendosi alla segretaria dai capelli castani corti al banco di reception, che sembrava più o meno della sua stessa età «Sono Peter Parker… ehm… un fotografo…»

«Sì…» rispose la ragazza soavemente, avvicinandosi a Peter e fissando la reflex che aveva al collo «L’avevo capito…»

E mentre Peter attendeva che qualcuno gridasse “awkwaaard”, non poté fare a meno di notare che la ragazza, che lo fissava con i suoi occhi da cerbiatta a pochi centimetri di distanza, aveva un profumo naturale, uno di quelli che senti solo da vicino, di cui magari non ti accorgi se non sei attento; e Peter era un tipo molto distratto, quindi il fatto che l’aveva notato significava che c’era qualcosa in lei che lo attraeva.

«Sono Betty Brant…» disse lei quasi bisbigliando «Chiamo il signor Jameson» e tornò al banco, permettendo a Peter di liberare l’aria che si era tenuto dentro per quegli ultimi secondi.

Poco dopo, Peter era nell’ufficio di J.J, dove c’era anche il caporedattore Joe Robertson, che si era presentato a lui e gli era parso un tipo molto simpatico.

«Queste foto sono stupende…» esclamò Jameson con gli occhi lucidi «Meravigliose! Ma come hai fatto a scattarle?»

«Spiacente, signore» rispose il ragazzo pensando già ai soldi che gli avrebbe dato per averle «Gliele venderò a patto che non me lo chieda.»

«Ok, ok. Tieniti il tuo piccolo segreto! Non importano i come! L’importante è che faranno esaurire il prossimo numero! Ti preparo subito l’assegno!»

«E ricordi, signor Jameson; non voglio che compaia il mio nome! Dia il merito a un fotografo della redazione!»

«Certo, figliolo, certo!» disse Jameson mettendo una mano sulla spalla del ragazzo «Se avrai altre foto grandiose, ricordati di pensare a me per primo! Noi cerchiamo sempre foto sensazionali! Per esempio… Se riuscissi a fotografare quella minaccia di Spider-Man!»

Amico, se sapessi pensò Peter.

Prima di rientrare a casa, il ragazzo si fermò ad un negozio di elettronica, in cui acquistò, con alcuni dei soldi appena guadagnati, una GoPro, che avrebbe potuto attaccare alla cintura del costume per scattare foto molto più rapidamente.

Poche ore dopo, per le strade, Peter si unì ai suoi compagni di classe per vedere il trasporto dei diamanti dalla banca di Park Avenue.

«Speriamo che arrivi l’Avvoltoio!» disse Liz Allen.

«Non crederai che l’Avvoltoio proverà qualcosa con tutta quella polizia, vero?» chiese Peter.

«Non preoccuparti» sghignazzò Flash Thompson «Ti proteggeremo noi

L’intera zona era recintata e c’erano telecamere, giornalisti, sembrava carnevale. L’Avvoltoio sarebbe stato folle a provarci con una folla simile, c’era polizia su ogni tetto ed un elicottero armato che volava in cielo. Il furgone blindato giunse sul luogo, si aprì di dietro e uscì un uomo con una grossa valigia tra le mani. Quest’uomo fu scortato da due uomini con dei fucili, che prima di proseguire controllarono il cielo per vedere se c’era pericolo, perché la valigia conteneva i gioielli, ma poi, mentre si dirigevano presso la loro destinazione, un tombino ai loro piedi si aprì e spuntò fuori l’Avvoltoio, che con velocità assurda rubò la valigia e richiuse il tombino sulla sua testa.

«Sarò già lontano quando avranno aperto il tombino!» esclamava l’Avvoltoio mentre volava tra le fogne con la valigia in mano «E non capiranno mai quale dei tunnel ho preso!»

«Dannazione!» disse Peter, allontanandosi dal posto.

«Ehi, guardate! Il piccolo Petey se ne va!» ridacchiò Flash «Quest’agitazione è eccessiva per lui!»

Ma poco dopo, in un vicolo deserto, il piccolo Petey si cambiò nell’eroe preferito del bullo, pensando che se fosse riuscito a prendere l’Avvoltoio, avrebbe anche potuto scattare delle foto per cui chiedere qualsiasi cifra.

Nel frattempo, dall’altra parte della città, l’Avvoltoio decise di lasciare i sotterranei in modo eccitante, sbucando fuori dalla galleria della stazione, tra il panico generale.

Ma Peter, senza perdere tempo, si lanciò sul palazzo più alto e si lasciò guidare dal suo senso di ragno, il quale gli indicò la posizione del nemico.

Lo raggiunse e si preparò ad un agguato, ma il caso volle che l’Avvoltoio si voltasse proprio in quel momento, e quindi svoltò dietro un palazzo. Peter aumentò la velocità, ma quando raggiunse il luogo in cui era sparito non lo trovò.

Mentre il tessiragnatele si guardava intorno, fermo su un tetto, dietro di lui sbucava l’Avvoltoio che cercò di prenderlo nuovamente di sorpresa. Peter, però, sentì le vibrazioni del senso di ragno, che lo avvertivano del pericolo alle sue spalle, quindi balzò prima che l’Avvoltoio potesse attaccarlo. Quest’ultimo virò verso l’alto, per allontanarsi dal ragno, ma fu tirato indietro da una ragnatela. Spider-Man si aggrappò alla sua caviglia, ma l’Avvoltoio volò via, portandolo con sé.

«Idiota!» gridò quello «L’aria è il mio elemento! Ti farò cadere e volerò via!»

«Non è così facile, uccellaccio! Terrò duro» rispose il ragno, azionando il congegno che aveva creato durante la notte appositamente per quel momento.

Funzionò. L’Avvoltoio perse il controllo, e si ritrovarono entrambi in caduta. Spider-Man, però, aggrappò la valigia e lanciò una tela verso l’asta di un palazzo, frenando così la caduta. L’Avvoltoio, intanto, cercò di volare a spirale, e anche se le sue ali non funzionavano più, riuscì a frenare la caduta grazie al vento che aveva incontro. Purtroppo per lui, però, atterrò sul palazzo su cui si era fermato l’elicottero della polizia, e fu circondato dagli agenti. Non gli restava che arrendersi.

Peter intanto, grazie alla sua nuova GoPro automatica, era riuscito a riprendere l’intero incontro e anche la cattura dell’Avvoltoio. Da quel video avrebbe ricavato delle foto da urlo, che avrebbe portato a Jameson in cambio di tanti dollari.

Quando l’elicottero ripartì, Peter lasciò la valigia appesa ad una ragnatela, con il suo consueto bigliettino per i poliziotti e udì un agente sull’elicottero che diceva «Andiamo, volatile! Ti porteremo in centrale per capire come facevi a volare.»

Se gliel’avessero chiesto, avrebbe potuto dirglielo Peter. L’assenza di rumore gli aveva fatto sospettare che avesse trovato un modo per usare l’energia magnetica, quindi aveva creato un invertitore antimagnetico utile a farlo precipitare.

«Dimmi, Parker…» disse, quella sera, J. Jonah Jameson, mentre fissava strabiliato le foto che Peter gli aveva portato «Sei forse un mago? Come può un ragazzino come te fare foto che i nostri migliori fotografi non sono stati in grado di fare?»

«Non ricorda il nostro patto, Mr. Jameson?» rispose Peter soddisfatto «È un segreto! Ora, se non vuole quelle foto-»

«Stai scherzando?! Con queste foto, potrei anche sopportare di vivere nella stessa città di Spider-Man! Prendi pure i soldi!»

«La ringrazio, ma ho una domanda da farle… Quanti anni ha la sua segretaria?» chiese Peter con lo sguardo verso il basso.

«E perché non lo chiedi a lei?!» rispose Jameson infastidito «Qui dentro si parla solo di lavoro, se non hai altro da vendere, fuori

Uscendo dall’ufficio, quindi, Peter passò davanti alla reception, ma non c’era nessuno.

«Cerchi qualcuno?» disse una voce dietro di lui mentre una mano gli si posava sulla spalla. 

«Ehm… No, io in realtà stavo…» Peter si voltò e vide che era Betty «…andando…»

Betty Brant sorrise e disse «Beh… Alla prossima allora» ammiccando.

Giunto a casa, Peter tirò fuori i soldi davanti a zia May e disse «Con questi soldi non dovremo più preoccuparci! Ho pagato l’affitto per un anno, e domani compreremo gli elettrodomestici che desideravi!»

«Oh, Peter!» esclamò la zia «Sono tanto fiera! E come diceva tuo zio Ben… Sei il miglior ragazzo del mondo!»

Intanto, in una solitaria cella, l’Avvoltoio, ormai riconosciuto come Adrian Toomes, la pensava diversamente:

«Non sarei qui se non fosse per quel maledetto Spider-Man! Ma tornerò libero… e svilupperò un sistema di volo imbattibile! E allora sarò io a vincere… Spider-Man!»

Il giorno dopo, Peter indossò il costume di Spider-Man sotto i vestiti ordinari, perché cominciava a sentirsi nudo senza, e si preparò per andare ad aiutare il Dottor Octavius con i suoi lavori.

Prima, però, doveva fermarsi, come promesso, a ritirare la radio da riparare. Si recò presso l’indirizzo che gli aveva dato Octavius e lì trovò la Bottega del Riparatore. Pensò che era un nome strano e che sicuramente ci lavorava qualche pazzoide, quindi entrò.

«Sono il Riparatore! Cosa posso fare per te, figliolo?» chiese l’uomo anziano dagli occhiali quadrati e la mascella appuntita.

«Devo ritirare una radio per il Dottor Octavius» rispose Peter, pensando che quell’uomo sembrava un personaggio delle favole dei fratelli Grimm.

«Oh, sì… Dottor Octavius! Un attimo, la prendo subito!» disse il tipo strano avviandosi per lo scantinato.

D’un tratto, poco dopo, il senso di ragno pizzicò. Peter si insospettì, ma poi immaginò che fosse a causa delle apparecchiature che usava. Il Riparatore non sembrava proprio un tipo pericoloso. Ma intanto, nello scantinato insonorizzato, proprio sotto la bottega, il Riparatore diceva «Il Dottor Octavius vuole la sua radio! Uno dei nostri lavori speciali…»

«Bene! L’ho giusto finita! Possiamo dargliela…» rispose un essere nell’oscurità «Ho inserito il nostro congegno speciale… Non sospetterà che questa è molto più che una semplice radio!»

«Per ora, nessuno dei nostri clienti speciali sospetta ciò che abbiamo fatto alle loro radio da riparare…» proseguì il Riparatore.

«Certo! Il nostro piano deve essere segreto… finché non colpiremo!»

Poi, dopo essere risalito, chiese dieci centesimi, e Peter rimase sbalordito dal prezzo.

«Certo, ragazzo!» gli disse il Riparatore «Mi piace trattare bene i miei clienti!»

Poi, dal dottor Octavius, Peter lavorò con lui per ore, mentre il suo senso di ragno continuava a pizzicare, senza che lui ne potesse capire la ragione.

«Vado un attimo a ritirare un pacco alle poste» disse Octavius «Sarò di ritorno tra qualche ora. Tu continua pure!»

Appena Octavius chiuse la porta, Peter si lasciò guidare dal suo senso di ragno per capire cosa causava la preoccupazione, e scoprì che proveniva dalla radio che aveva preso dal Riparatore.

La smontò e notò degli strani congegni. Pensò che aveva ragione ad essere sbalordito dal prezzo così basso del Riparatore. In teoria, perdeva soldi con ogni cliente, eppure non sembrava affatto stupido. Decise di fare luce sulla situazione nei panni di Spider-Man, quindi tornò alla bottega.

Aveva chiuso, ma questo non gli impedì di entrare dal lucernario. Una volta dentro, avvertì nuovamente gli impulsi del suo senso di ragno; provenivano da sotto. Scese le scale per lo scantinato, ma notò che era in cemento armato, il che era strano per una semplice bottega di riparazioni. La luce in fondo era accesa, quindi si arrampicò sul muro e diede un’occhiata, senza farsi vedere. Rimase a bocca aperta da ciò che aveva davanti.

Il sotterraneo era cosparso di congegni ultra tecnologici, una dozzina di schermi e oggetti che non si vedevano nemmeno nei migliori film di fantascienza. Ma la cosa più terrificante, era che ad usare quella tecnologia, insieme al Riparatore, erano degli esseri completamente grigi, dalla testa lunga e schiacciata, con occhi grandi e neri e mascella appuntita. Erano quasi scheletrici ed avevano delle braccia talmente lunghe che arrivavano alle ginocchia. Peter era terrorizzato da ciò che stava vedendo, pensò di scappare, ma rimase quando sentì uno di quelli parlare:

«Hai lavorato bene, Riparatore… Siamo quasi pronti a colpire!»

«Sì, le nostre spie magnetiche nascoste nelle radio ci hanno permesso di apprendere molto sulle loro conoscenze e sui loro punti deboli, prima del nostro attacco a sorpresa al pianeta!»

«Silenzio!» esclamò un altro di quegli esseri «Sto elaborando le ultime immagini trasmesse dal congegno posto nella radio di un capo delle forze armate!»

«L’ho chiamata colonnello, per illustrarle i piani di difesa orientale in caso di un attacco a sorpresa»

Ecco cosa succedeva. Erano degli alieni, per quanto assurdo poteva sembrare, che usavano congegni spia per scoprire i piani militari e scientifici. In quel momento il senso di ragno segnalò un pericolo alle spalle. Peter si abbassò, quando un laser colpì il muro su cui si trovava. Era un alieno che cercava di sparargli con una pistola che non aveva mai visto prima.

Non gli restava che entrare, quindi si tuffò nella mischia.

«Un terrestre mascherato!» esclamò uno degli alieni «Prendetelo!»

«Non è un terrestre qualunque!» disse il Riparatore «È Spider-Man! Conosce i nostri piani, se scappa è la fine!»

Peter cercò di saltare da una parete all’altra, ma il sotterraneo era troppo stretto per potersi muovere liberamente, quindi si ritrovò con tutti gli alieni addosso, ma riuscì a liberarsi con molta forza. Tornò al contrattacco, quando fu colpito da una pistola laser.

«Accidenti!» disse il Riparatore «Avrebbe ucciso un uomo qualsiasi, ma lui è solo stordito!»

«Presto! Chiudiamolo nella gabbia degli esemplari prima che rinvenga!»

Spider-Man fu rinchiuso in una piccola gabbia di vetro infrangibile, appesa in aria. L’intenzione del Riparatore era quella di togliere l’aria da quella gabbia, ma nel frattempo Peter, appena riacquistati i sensi, pensava già a come liberarsi. Notò dei piccoli fori alla base del vetro, quindi ci infilò il bocchettone del suo lanciaragnatele e prese la mira verso il pulsante per l’apertura della gabbia sulla console degli alieni. Non poteva mancare. Contò fino a tre e lanciò la tela verso il bersaglio, riuscendo a colpirlo. Immediatamente la base della gabbia si aprì, liberandolo. Un alieno gli andò incontro, ma lui lo colpì con un pugno. Nel momento in cui lo colpì, quello sparò, distruggendo il pannello di controllo.

Le fiamme si dilagarono e gli alieni decisero di scappare. Anche il Riparatore si stava recando alle scale, quando Peter gli saltò addosso.

I due si dimenarono, ma, con tutto il fumo, Peter non riusciva a vedere niente, quindi scappò anche lui.

Uscì dal lucernario e si diresse al laboratorio del Dottor Octavius.

«Guardate!» esclamò un uomo tra la gente riunita per strada davanti alla bottega in fiamme «È Spider-Man! Dev’essere lui l’incendiario! Ma perché?!»

Poco dopo, in lontananza, una strana astronave abbandonava la Terra, mentre gli alieni all’interno decidevano che non avrebbero mai più fatto ritorno sul nostro pianeta.

Peter, intanto, continuò i lavori nel laboratorio, ancora incredulo di ciò che gli era appena accaduto. Poco dopo, il Dottor Octavius rientrò, esclamando «Parker! Ho assistito a una cosa incredibile! Mentre tornavo in auto potrei giurare di aver visto un’astronave svanire nel cielo!»

«…Ah, sì?» 

«Beh… Oddio, ma che dico! Deve essere stato un pallone sonda lanciato dalla base militare qui vicino! Scusami, troppo lavoro mi sta facendo impazzire!»

«Sì, dottore» disse Peter sorridendo, mentre gettava via la maschera che aveva strappato al Riparatore. Avrebbe potuto giurare di aver sognato tutto se non fosse per quella maschera che aveva ancora con sé. Decise, però, di tenere la bocca chiusa, perché sarebbe stato difficile spiegare come Peter Parker potesse sapere così tante cose su Spider-Man.

«Parker…» lo richiamò all’attenzione il Dottor Octavius «Perché non vieni domani mattina ad assistere alla presentazione della mia nuova invenzione? Non devi pagare niente, e potresti vedere l’inizio di ciò che mi varrà il premio Nobel!»

«Perché no? Sarebbe un onore per me. Ma ora devo proprio andare!»

«Ci vediamo, Parker. E grazie ancora per il tuo aiuto. Spero di vederti tra il pubblico domani. Ricorda, il premio Nobel, Parker… il premio Nobel!»

 

 

Intanto, in un posto non identificato, in quello stesso momento un’ombra con un mantello e la testa dalla forma stranamente grande e tonda parlava:

«Cos’è successo?»

«Ci siamo imbattuti in Spider-Man, abbiamo dovuto ritirarci, ma non sospetta niente. Gli abbiamo fatto credere che tutto ciò che ha visto fosse vero»

«Spider-Man, eh? Va benissimo, Riparatore, non devi fare altro per me.»

«Vuole dire che abbandoniamo il piano?»

«Sì… o almeno quello originale… Inutile continuare con le finzioni… Presto il mondo cadrà sotto il dominio di… Mysterio

 

liberamente tratto da “The Amazing Spider-Man #2” di Stan Lee e Steve Ditko del 1963.

 

 

The Web Of Spider-Man.

Eccoci, puntualmente, con un nuovo capitolo dello stupefacente Spider-Man! Stavolta, sono andato un po’ fuori dai soliti schemi. Essendo un appassionato di fantascienza, non potevo evitare di inserire nella mia storia il Riparatore, questo villain un po’ inusuale. La storia originale, vuole che siano davvero degli alieni, ma siccome non siamo più negli anni 60 ho deciso di cambiare un po’ le carte in tavola. Ben tre nuove minacce in questo capitolo; l’Avvoltoio (di cui sentirete ancora parlare, ve lo assicuro!), il misterioso Mysterio (you see what I did there?) e il dottor Octavius! Quest’ultimo in particolare, sarà importante nel prossimo capitolo che sarà intitolato “Il Dottor Octopus”, in cui assisterete ad una scena che non dimenticherete facilmente: Spider-Man sconfitto!.

Oltre a Spider-Man e i suoi nemici, però, c’è anche Peter Parker, che in questo capitolo ha iniziato a ribellarsi ai dispetti di Flash Thompson, ha iniziato a lavorare per l’amichevole J. Jonah Jameson di quartiere, ed ha conosciuto Betty Brant! Come si svilupperà questo speciale quadro?

E inoltre, mentre tutto questo accade a Peter, il professore di biologia, Miles Warren, guidato dal suo boss sconosciuto, sta progettando qualcosa con l’aiuto del dottor Curt Connors. Cosa ci sarà sotto?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ricordatevi di recensire, se vi va, in modo da farmi sapere tutto ciò che pensate. Ringrazio i true believers, Farkas e i 3 che hanno seguito la storia, e noi ci vediamo la settimana prossima con il capitolo 5: Il Dottor Octopus! (e una piccola apparizione di Johnny Storm a.k.a la Torcia Umana!)

  
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