Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: paneenutella    01/11/2015    11 recensioni
Fedez capisce, probabilmente solo in quel momento, perché lo sguardo del riccio lo abbia sempre messo in soggezione.
Mika lo guarda come se lo vedesse davvero.
« Quando sono nervoso mi sudano le mani » confessa il ragazzo, parlando troppo velocemente. Forse è colpa dell'alcool o forse è solo euforico.
« Non mi disturba » risponde Fedez.
« E mi vengono i crampi allo stomaco » continua l'altro, come se Fedez non lo sapesse.
« È carino ».
« E- E poi inizio a parlareparlareparlare e arroscisco spesso ».
« La trovo una cosa adorabile » ammette Fedez e gli sorride perché è vero. È così dannatamente adorabile.
« Sono un ragazzo » sussurra Mika, come se non fosse già abbastanza ovvio.
« Non mi importa ».
E poi succede tutto velocemente. Oppure a rallentatore.
Fedez non lo sa.
Non capisce più nulla dal momento in cui Mika, alto, elegante, snello, con i capelli sempre incasinati e quegli occhi enormi, si china verso di lui e lo bacia.
MikaXFedez // Urban Strangers
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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C'è chi dice che le grandi città siano molto simili tra loro e che, dopo che ne hai vista una, le hai viste praticamente tutte.
Anche Fedez lo pensava, ma dopo aver fatto un tour veloce di Londra, si è decisamente ricreduto.
Quel posto ha qualcosa di magico.
Il British Museum, Hide Park, il Museo delle Cere, quello interamente dedicato a Harry Potter (Mika ha insistito perché Fedez lo visitasse, anche se a Fedez non importa assolutamente nulla di Harry Potter, ma dettagli).
È come se questa città trasudasse arte da tutti i pori. Ed è come se fosse continuamente in movimento.
Un po' come Mika che, appena scesi dall'areo, sembra aver ripreso vita e non fa che saltellare da un posto all'altro.
Sembra una cavalletta che ha appena fatto il bagno in una piscina di ecstasy.
Dopo la camminata più lunga della sua vita, Fedez ha le gambe doloranti e la schiena a pezzi.
« Dove hai intenzione di portarmi ora, Satana? » si lagna, arrancando dietro Mika che non sembra affatto stanco.
Il riccio ride, facendo una giravolta su se stesso (davvero l'ha fatto? Sul serio?), poi gli sorride.
« Stiamo andando al Bed & Breakfast, sceeemo » lo prende in giro.
« Cazzo, in questa strada non c'è neanche un posto decente per accasciarsi e morire » continua Fedez, guardandosi intorno allarmato.
Stanno percorrendo uno dei tanti viali della città. Stradine acciottolate, alberi, pub, negozi, persone. Tante, tantissime persone.
Fedez ha il mal di testa. Londra è stupenda, ma visitarla con Mika è stancante.
E lui ha l'apparato locomotore di un bradipo, bisogna ammetterlo.
Dopo una rapida cena in un Fast Food vicino, si dirigono al Bed & Breakfast. È carino, ben arredato e sembra pulito.
Grazie a Dio. Almeno quelle tre stelle non sono state date senza motivo.
I mobili sembrano antichi, lo stile dell'arredamento è un po' rétro, ma Fedez non si sofferma troppo su questi dettagli perché, sinceramente, non gliene può fregar di meno.
Hanno scelto il posto in cui avrebbero dormito il primo giorno, insieme (in realtà Mika si era imputato su questo da subito e ha scartato tutti gli altri siti di Bed & Breakfast che avevano trovato).
Fedez lascia che sia l'amico a parlare alla reception. Non ha voglia di sforzarsi per pensare e dire qualcosa in un inglese perlomeno sensato, quindi si siede in una delle poltroncine e aspetta.
Dopotutto è lui che ha chiamato per la prenotazione, è il turno di Mika ora.
Il problema di Fedez è che lui capisce l'inglese senza problemi, è parlarlo che gli risulta difficile.
Come se gli si formasse un grosso nodo in gola e non riuscisse più a spiccicare parola. Lui che, di parole, ne ha sempre avute fin troppe da dire.
Dopo qualche minuto, Mika si volta verso di lui, visibilmente a disagio.
L'ultima volta che Fedez lo ha visto fare una faccia come quella è stato qualche anno fa, quando, ad un festino, una Fiona completamente ubriaca gli aveva fatto vedere le tette.
« E ora che c'è? » borbotta, alzandosi in piedi e raggiungendolo alla reception.
Gli ci vuole poco per capire cos'è successo. La sua grande abilità in inglese non si è rivelata poi essere così grande come credeva.
Durante la chiamata, mesi prima, ha accidentalmente prenotato non due singole, ma una matrimoniale, questo è quello che gli dice un Mika imbarazzato come pochi, guance leggermente rosse e sguardo puntato sulla moquette verde scuro del pavimento.
Fedez, distrattamente, si ritrova a pensare, di nuovo, quanto sia maledettamente adorabile.
È colpa di quel faccino se, i professori, per quattro lunghi anni, hanno sempre dato la colpa a lui, Fedez, ogni volta che li beccavano a chiacchierare.
Era Fedez che aveva una cattiva influenza sul giovane ed innocente Mika.
Ovvio.
L'uomo alla reception, un signore con gli occhi piccoli, le sopracciglia cespugliose e un visibilissimo parrucchino nero sulla testa, dice che è desolato e che avrebbe dato loro la chiave per un'altra camera, singola, se solo ce ne fosse stata una disponibile.
Fedez neanche lo ascolta. Non riesce a distogliere lo sguardo da quegli enormi baffoni neri.
È fisicamente possibile che siano così folti?
Avranno vita propria?
A poco a poco cresceranno e gli ricopriranno il resto della faccia?
Fedez non lo sa, ma di una cosa è certo.
È stanco e non gliene importa assolutamente nulla di condividere la sua stanza con qualcuno, tanto meno Mika.
« Non importa », dice infatti, all'improvviso, facendo zittire i due che stanno ancora discutendo.
« Se per Mik è okay, allora non ci sono problemi neanche per me ».
L'altro ragazzo lo guarda, con gli occhi sbarrati. « Sei sicuro? ».
« Ma sì, non è mica la prima volta che dormiamo insieme! » dice, in inglese, guadagnandosi un'occhiata sorpresa dall'uomo che li sta ascoltando.
Mika arrossisce, di nuovo, e Fedez pensa che, in tutti questi anni, non l'ha mai visto farlo così spesso come in quella mezz'ora.
Salgono le scale in legno, fino ad arrivare a quella che, per questa notte, sarà la loro camera.
Carta da parati bordeaux, con piccoli disegni scuri, ricopre le pareti della stanza.
Fedez la trova fastidiosamente vistosa, Mika, invece, l'adora.
Tipico.
È abbastanza grande, comunque, per essere una camera da letto. Ci sono una scrivania sulla destra, un armadio in legno, tende chiare e una grandissima finestra sul lato destro del letto.
A sinistra, invece, il bagno.
Fedez, istintivamente, si sfila le scarpe e si butta sul letto, mugugnando soddisfatto.
« È così fottutamente morbido ».
Dopo qualche secondo, Mika è sdraiato al suo fianco e, per una volta, non può che dargli ragione.
« Mi dispiace per il casino che ho fatto con le prenotazioni » confessa, girandosi su un fianco e guardando il profilo dell'amico.
Mika ha un naso lungo e perfettamente dritto.
C'è un momento in cui Fedez è tentato di scostargli una ciocca di capelli che gli è finita sugli occhi, poi scuote la testa, come se quello che ha pensato sia stato frutto di un'allucinazione.
« Non preoccuparti, Fedé » gli dice Mika, girandosi a guardarlo e sorridendogli. « Si sapeva che tu era una completa sega in inglese, avrei dovuto chiamare io ».
Fedez strabuzza gli occhi, mentre il riccio scoppia a ridere.
« Coglione », lo insulta Fedez, prendendo un cuscino e sbattendoglielo in faccia.
Deve almeno tentare di salvare il suo orgoglio calpestato.


Era gennaio.
E come ogni schifosissimo gennaio gli anticorpi di Fedez avevano deciso di andarsene a quel paese. Era per questo che il diciottenne era barricato in casa, con la gola gonfia, gli occhi lucidi, il naso gocciolante e la febbre alta.
Fedez odia essere malato. Sua madre, poi, quella volta, aveva deciso di diventare ancora più apprensiva del solito, avvolgendogli addosso due o trecento coperte (Fedez non avrebbe saputo dirlo con certezza) e vietandogli categoricamente di mettere piede fuori dal letto.
Nonostante tutto, comunque, il ragazzo continuava a sentire freddo dappertutto. Piccoli brividi gli attraversavano il corpo, dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi.
Erano le tre del pomeriggio quando aveva, finalmente, iniziato a prendere sonno e sarebbe davvero riuscito a chiudere occhio, se non fosse stato per il bussare insistente alla sua porta.
Neanche il tempo di aprire bocca che la porta era stata aperta e ora, davanti a lui, c'era Mika, i capelli scompigliati e un enorme sorriso stampato sulla faccia.
Gli verrà una paralisi facciale se continua a sorridere così.
« Come stai? Tua madre mi ha fatto salire » disse Mika, avvicinandosi a lui e poggiandogli una mano sulla fronte.
Fedez aveva starnutito. « Sto di merda, ecco come sto », poi, visto che Mika è terribilmente sensibile, si era affrettato ad aggiungere, «Ti conviene andartene, non vorrei contagiarti ».
Mika aveva continuato a sorridere, facendo scivolare la mano sulla sua guancia, in quella che sembrava una veloce carezza.
Fedez era rimasto immobile per un paio di secondi. Ancora non si era abituato all'espansività eccessiva di Mika, alla sua gentilezza, alla sua dolcezza e, forse, non si sarebbe abituato mai.
« Ti ho portato gli appunti che ho preso oggi in classe » disse il ragazzo riccio, « E anche un'altra cosa ».
« Se è un cofanetto con tutti gli album di De Gregori, giuro che ti bacio in bocca ».
Mika ridacchiò. « No no, ma penso che tu sarai comunque felici ». Aprì la borsa a tracolla e ne estrasse un sacchetto di carta bianco con una scritta familiare.
« Sono passato in pasticceria, prima di venire a trovarti…».
Fedez boccheggiò. Il suo stomaco, completamente chiuso fino a qualche minuto prima, brontolò rumorosamente. « No ».
«… E ti ho preso un piccolo dolcetto ».
« Non è vero » disse Fedez, mettendosi a sedere sul letto.
Mika gli sventolò il sacchetto di fronte agli occhi.
« Non dirmi che è un cornetto al cioccolato ».
« Lo è », gongolò Mika.
« Ripieno di Nutella ».
« Ripieno di Nutella », gli fece eco Mika.
« Con le scagliette di cioccolato fondente sopra », continuò Fedez.
« Con le scagliette di cioccolato fondente sopra ».
« Cazzo, se ti amo ».
Mika lo guardò, alzando un sopracciglio, mentre Fedez addentava un pezzo del cornetto, inconsapevole del battito del cuore dell'amico, sempre più veloce.
« Grazie Mik, sei il migliore ».
« Lo so » aveva risposto Mika con finta noncuranza, facendo spallucce.
Un film e tante chiacchiere dopo, i due si erano addormentati.
Mika era finito sotto le coperte, il braccio sinistro sul petto di Fedez, il viso incastrato nell'incavo del suo collo.
Quando il ragazzo tatuato aveva aperto gli occhi, non sentiva più freddo. Il respiro di Mika, leggero, sul suo collo, gli faceva il solletico.
Nello schermo della televisione scorrevano i titoli di coda, mentre, fuori dalla finestra, il cielo era ormai scuro.
Probabilmente era sera.
« Mik », sussurrò Fedez, « Mik, svegliati ».
Ma il ragazzo proprio non ne voleva sapere di aprire gli occhi. Aveva borbottato qualcosa di incomprensibile, stringendo la presa sulla maglietta di Fedez.
Ci sarebbero potuti essere tantissimi modi per allontanarlo, per dirgli che era fuori luogo, che la sua eccessiva vicinanza gli dava fastidio e che non voleva assolutamente che sua madre li trovasse così avvinghiati.
Fedez, invece, non fece assolutamente nulla. Disse solo: « È tardi, dovresti tornare a casa ».
E Mika, forse non del tutto cosciente, forse più addormentato che sveglio, mugugnò: « Sei tu la mia casa ».
Il cuore di Fedez aveva perso un battito.


Sono le dieci e mezzo passate quando Mika propone di andare a letto. Domani si devono alzare presto, per trasferirsi a Holmes Chapel, lasciare i loro bagagli a casa dello zio di Mika e iniziare a pulire e sistemare tutto, al bar, e non possono decisamente presentarsi stanchi morti.
E poi, Fedez ci tiene particolarmente a fare bella figura con lo zio Scott, o Rob, o Bob. Insomma, lo zio di Mika.
Li sta praticamente assumendo solo perché sono suo nipote e l'amico di suo nipote. Infatti, né lui, né Mika hanno mai lavorato davvero in un bar.
Da quello che ha capito, i loro compiti saranno per lo più elementari, come portare le ordinazioni ai clienti e ripulire tutto prima di chiudere, però Fedez ha una strana ansia addosso.
Mika, nel frattempo, ha indossato una canottiera e i pantaloni di una vecchia tuta e ora è in piedi, con le braccia conserte e lo sguardo rivolto altrove.
Passeggia da un lato all'altro della stanza fingendo noncuranza.
« Si può sapere che minchia stai facendo? » lo prende in giro Fedez, con un sorrisino.
« Posso dormire per terra » dice lui, come se prima di pronunciare quelle parole avessero già discusso sull'argomento.
« Eh? ».
« Insomma, prendo delle coperte e dormo per terra, è okay » continua Mika, iniziando a gesticolare e borbottare cose senza senso.
Oh, no. Ci risiamo. È un idiota.
Fedez, gli si avvicina e gli afferra un braccio. « Non ci sono problemi, va bene? » gli dice, con tono rassicurante, perché sa che in momenti come quello, Mika è come un cucciolo, bisogna parlargli piano e con dolcezza, per non spaventarlo. « Se questa cosa » e indica il matrimoniale, « non ti mette a tuo agio, è un altro discorso. Ma se sei entrato in crisi mistica perché pensi che io potrei esserne infastidito, ti sbagli. Va tutto bene, la mia indistruttibile fama di macho non verrà assolutamente intaccata, stai tranquillo ».
Si accorge di aver iniziato a massaggiargli il braccio, perciò molla la presa, scuotendo la testa.
Mika sorride, ora, e alza un sopracciglio. « Macho? Tu? ».
Fedez lo fissa, quasi pentendosi di averlo aiutato.
« Ma se tu ha pianto la prima volta che ti ho fatto vedere “The Normal Heart”» dice, ridacchiando.
Fedez lo spintona. « Non ho proprio pianto ».
« Sei uscito dal salotto e hai ambiguamente finto di dover andare in bagno ».
« Quando scappa, scappa » si giustifica Fedez, mettendo il broncio.
« Sei uno scemo » continua Mika, cosciente di avere il coltello dalla parte del manico.
C'è un momento di silenzio, prima che Fedez dica: « Hai finito? ».
Il riccio si è seduto dalla parte sinistra del letto, gambe incrociate e sguardo serio.
Gli è passata, pensa l'altro ragazzo. Finalmente.
« So, dimmi Fedéz. Parli con me, apre il tuo cuore. Cosa vedi, nel tuo cuore, cosa c'è scritto? ».
Fedez potrebbe prenderlo in giro perché dopo anni non è umanamente possibile sbagliare così tanti verbi in una frase, ma decide di stare al gioco.
Si siede sul letto, accanto a lui. « Mi sembra di essere psicoanalizzato da un cocainomane ».
Mika gli dà un pugno sul braccio. « Chiudi gli occhi e dimmi cosa vedi ».
Va bene.
Fedez esegue gli ordini. « Nel mio cuore c'è scritto qualcosa. Una parola, forse ».
Mika fa un verso che il ragazzo tatuato non saprebbe descrivere. Sembra felice.
A Fedez quasi dispiace, perché sa che quello che dirà rovinerà tutto. « C'è scritto, VAFFANCULO, a caratteri cubitali, Mik, andiamo a dormire, che è meglio ».
Mika sembra deluso. Poi scuote la testa, come se avesse a che fare con un bambino capriccioso.
« Stronzo di meeerda » borbotta, girandosi dalla parte opposta alla sua e coprendosi fin sopra il mento. Fedez ridacchia.
Dormire insieme a lui si è rivelato meno traumatico del previsto. Certo, il ragazzo ha continuato a muoversi e a dargli calci tutta la notte, gli ha rubato le coperte e ha perfino russato, ad un certo punto, ma nulla di così insopportabile, davvero.
Il problema c'è stato al risveglio.
Quando Fedez apre gli occhi è perché il rumore della sveglia del suo telefono gli sta trapanando il timpano sinistro.
Neanche il tempo di allungare il braccio per spegnerla che si accorge di sentire un caldo insopportabile e gli sembra di avere una spalla bagnata.
Gli bastano pochi secondi per rendersi conto della presenza soffocante di Mika, letteralmente avvinghiato a lui, che gli sta sbavando la maglietta del pigiama.
Ha già vissuto una scena simile a quella solo che, forse, questa volta non sa come gestirla.
Mika è a petto nudo, probabilmente durante la notte si è tolto la maglia. Fedez lo capisce perché il suo braccio destro è avvolto goffamente intorno al corpo snello dell'amico.
Nel muovere le dita, cercando di riacquistarne la sensibilità, si ritrova inconsciamente ad accarezzargli la schiena.
Mika fa un verso soddisfatto.
Fedez rimane immobile, con il cuore che ha inspiegabilmente iniziato a battergli più forte.
C'è una vocina, nella sua testa, che gli sussurra che c'è qualcosa di tremendamente sbagliato e ambiguo in quello che sta facendo, ma lui non le dà retta.
Con la coda dell'occhio può vedere che Mika ha ancora gli occhi chiusi, perciò, allunga l'altra mano, quella libera, e inizia ad accarezzargli i capelli.
All'inizio è quasi uno sfioramento, ma quando Mika continua a mugugnare, Fedez si lascia trasportare e inizia a massaggiargli il cuoio capelluto.
Ha sempre voluto farlo, solo che gli sembrava una cosa troppo strana, persino per loro, che non hanno di certo un rapporto nella norma.
I capelli di Mika sono soffici al tatto, proprio come aveva immaginato.
Il riccio mugola e intreccia una gamba tra le sue.
Fedez vorrebbe morire.
Troppo velocemente, forse, Mika si sveglia, confuso, lo sguardo assonnato. Fedez ha ancora la mano tra i suoi capelli.
« Buongiorno » dice, solamente. Non sembra affatto turbato dalla loro eccessiva vicinanza e la sua voce è così inaspettatamente roca che a Fedez scorre un brivido lungo la schiena.
Mika gli sorride ed è un sorriso che va da un orecchio all'altro, talmente genuino, talmente dolce, che Fedez rimane assolutamente senza parole.
Nello stiracchiarsi, Mika solleva accidentalmente la gamba, sfiorando quello che è il cavallo dei pantaloni del pigiama che sta indossando Fedez.
Cazzo.
Non si era nemmeno reso conto di essere così eccitato. Gli viene voglia di vomitare.
Mika, al contrario, non sembra sconvolto o disturbato da quello che sta succedendo.
Oh, per favore, fa che non si sia accorto di nulla. Fa che non si sia accorto di null-
« Ehi » sussurra, e il suo respiro gli va a colpire il collo. La gamba di Mika fa pressione proprio in quel punto.
Fedez ha un altro brivido.
« Tu non ti deve preoccupare. È okay, a volte succede, la mattina » continua l'altro ragazzo, completamente a suo agio.
Potrebbe prenderla sul ridere, dirgli “chi sei per darmi lezioni di anatomia, tu che sbagli i congiuntivi una volta sì e l'altra pure”, ma sta zitto.
Fedez ha dimenticato come si respira. Boccheggia, come un pesce fuor d'acqua, ma non riesce ad articolare nessuna parola sensata, anzi, nessun suono.
Dopo Giulia, non ha più avuto un'altra relazione seria e non è più andato a letto con nessuno.
È davvero disperato fino a questo punto? Si sta davvero eccitando per così poco?
Come il più imbranato dei quattordicenni?
Con Mika, poi?
Il suo migliore amico?
« Tu potrebbe lasciare che io... » dice intanto Mika, sfregando, piano, lentamente, la sua gamba sul cavallo dei pantaloni di Fedez.
« No » sbotta il ragazzo tatuato, ad un certo punto. Forse il tono della sua voce è più duro di quanto aveva immaginato, perché Mika sbarra gli occhi, allontanandosi piano da lui.
« N- Non. Mi dispiace. È colpa mia. H-ho bisogno di andare in bagno » balbetta e davvero? Sta davvero balbettando?
Lui che dice sempre la parola giusta al momento giusto?
Si alza dal letto alla velocità della luce e prima di chiudersi la porta del bagno alle spalle, l'unica cosa che intravede è lo sguardo di Mika, ancora confuso, ancora assonnato e, forse, in qualche modo, ferito.





Angolo dell'autrice
Boom.
Non penso ci sia parola migliore per descrivere questo capitolo. Mi rendo conto che succedano davvero tante cose, forse troppe, e spero di non aver affrettato in maniera eccessiva il susseguirsi degli eventi.
Anche perchè, in linea di massima, posso solo dirvi che il rapporto tra Fedez e Mika si svilupperà e cambierà in maniera più o meno lenta.
Per dire, ora non inizieranno improvvisamente a limonare in tutti i modi, in tutti i luoghi, in tutti i laghi (purtroppo o per fortuna).
Ringrazio, per l'ennesima volta, chi segue questa ff, chi l'ha inserita tra le preferite/seguite e chi, invece, spende alcuni minuti del suo tempo per lasciarmi una recensione.
So che posso suonare ripetiva ma essendo la prima storia che rendo pubblica mi emoziono davvero con poco, capitemi, ahahah.
Al prossimo aggiornamento!








 
  
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