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Autore: Daleko    02/11/2015    1 recensioni
"Sono patetico? Non lo so, non riesco a peccare di superbia e mi rendo conto di scimmiottare, anche in modo piuttosto lezioso, grandi del passato che posso realmente incontrare solo nel mondo orinico quando la fantasia me lo permette."
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Diari'
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Bach, Aria sulla quarta corda.

(Le stelle in fiamme cadono dal cielo... Il mondo finirà o quelli finiti saremo noi?
L'Amore continuerà a vivere o cadrà nell'oblio tra le nostre anime scheggiate dal Peccato?
E tu, tu verrai con me o sarai innalzata al Cielo? Peccatore, peccatrice? Succube?
Moriremo, moriremo! Ma tu sarai al Suo fianco. Tu, Angelo tardivo...)


La tavola era ricolma di delizie; rassomigliava ad un precoce convivio natalizio più che ad una semplice cena informale. Scesi forse con troppa foga, troppo turbamento sul volto perché il padre di Marie m'interpellò chiedendomi, per la seconda volta oramai da quand'ero arrivato, se stessi bene. Annaspai per qualche istante alla disperata ricerca d'un boccone di ossigeno che sembrava non voler arrivare alle mie nari e labbra spalancate; colei che arrivò inaspettatamente in mio aiuto fu Marie. "Scusa papà, gli stavo facendo vedere la cameretta" si annuncia arrivando in punta di piedi, con una colpevole aria contrita e stringendo tra le mani la stoffa della veste che le ricade sul ventre, quasi a chieder scusa per il ritardo. Il padre le sorride, già seduto a capotavola, mentre la madre sposta una sedia all'altro capo del tavolo invitandomi a sedermi; il tutto scatena una reazione nella piccola Marie, che si riscuote con spavento. "Non, maman! Je veux asseoir à côté de Frédéric, asseyez-tu à la tête! ...s'il vous plaît!" esclama con voce triste e quasi implorante lasciandomi alquanto basito. Mi volto a guardarla con ammirazione: credevo che Marie e Veronique fossero vezzi, tradizioni di famiglia. Ci rifletto su; lei non aveva forse specificato la nazionalità del marito? "Non, Marie, Frédéric est l'hôte et l'hôte se assied à la tête. Soyez-bon et ne faire pas des caprices!" la rimprovera la madre con sguardo fintamente cattivo. Marie s'imbroncia, arriccia il labbro umido sporgendolo all'esterno e incrocia le braccia scoperte come flebile rimostranza; infine ribatte debolmente con un "d'accord, mais je m'assois à côté de lui" prima di dirigersi verso il tavolo illuminato. La seguo, guardandola mentre si siede con la leggerezza tipica della sua età. Il tramonto le incendia il vestito candido, il viso niveo su cui spuntano dettagli su dettagli mentre m'avvicino a lei. La supero, i suoi capelli mi solleticano e accarezzano il braccio: si volta a guardarmi ed io faccio lo stesso, credo che qualcuno mi stia parlando ma al momento non riesco a distogliere le mia mente e la mia anima dai suoi occhi luminosi. Si abbassano mentre un sorriso spunta sulle labbra di cui ancora conservo il sapore, le efelidi che le adornano il naso si confondono con l'arancio intenso che proviene dalle finestre. Una di esse si apre per una folata di vento più forte delle altre, facendo svolazzare i suoi capelli nella mia direzione. M'incanto: il sole tra i suoi capelli incendia anch'essi d'un rosso intenso mentre le sue iridi cineree restano piantate come schegge nei miei occhi. Ride, sento il suo profumo portato dal vento: profumo di... Di buono. Per una volta, forse la prima nella mia vita, mi ritrovo davvero senza parole né aggettivi per descrivere un evento. Un miracolo.
"...studiando?" una voce maschile seguita da un artificioso colpo di tosse mi riporta alla realtà. Véronique ha richiuso la finestra, siamo tutti seduti a tavola ed io sono l'unico che non ha ancora toccato il cibo; m'affretto a tagliare un pezzo della carne apparentemente buona nel piatto, nonostante non abbia mai avuto così poca fame come in questo momento. "Scusi, credo di essermi distratto" ammetto con una punta d'imbarazzo mentre porto alle labbra la forchetta. "Mi chiedevo" ripete Achille "che cosa studiassi. Immagino materie umanistiche" torna ad interrogarmi. Aspetto di poter parlare, torno a tagliare lentamente mentre i miei occhi guizzano dal piatto a quelli di Achille ben fissi su di me. "Oh, sì. Studio... Lettere Moderne" rispondo con un sorriso mal tirato. Ho un brivido; il cuore corre nel mio petto come inseguito dalla Morte. Sento la gamba nuda di Marie sfiorare la mia, poi il suo piccolo piede cercare d'infilarsi sotto i miei jeans alla ricerca d'una caviglia da accarezzare. Non dico né faccio nulla, terrorizzato: porto alle labbra il cibo evitando accuratamente lo sguardo dell'uomo che continua a tenere il suo fisso su di me, cercando di concentrarmi sulle bottiglie al centro del tavolo. Sento marito e moglie discutere di qualcosa di poco importante, forse riguardante la mia Facoltà; avverto un movimento alla mia sinistra e scorso Marie sorridermi; torno a guardare il piatto che, persomi nei pensieri, ho quasi terminato. "Federico?" mi sento di nuovo chiamare. Rialzo lo sguardo con aria evidentemente stanca, perché Véronique si rabbuia seppure senza dir nulla. "Oh... Forse ti sembrerò sfacciata, ma..." comincia con una lieve risata, confondendomi più di quanto non lo fossi già. Decido di agire in modo diplomatico; sorrido con quanta più cordialità mi è possibile al momento e pronuncio un pacato "non preoccuparti, chiedi pure". "Ecco, sai, Marie non è molto pratica con l'italiano..." continua in modo enigmatico; mi volto a guardare la ragazzina, che per un motivo a me ignoto abbassa lo sguardo ritraendo il piede dalla mia gamba. "Ci siamo trasferiti qui da poco. Te l'ho già detto?" continua la madre mentre riporto la mia attenzione su di lei. "Sì, me l'ha accennato" rispondo con un turbamento che non riesco a spiegarmi. "Sì, ecco, mi chiedevo se potessi aiutarla con la lingua dato che sembri una persona così a modo..." spiega la sua richiesta mentre io, poco garbatamente, la interrompo scuotendo il capo con modo gentile. "Oh, Véronique, sono lusingato ma non ho l'abilità che richiede l'insegnamento della letteratura per adolescenti" rispondo divertito; la forchetta cade nel piatto di Marie con un rumore che spezza il mio tentativo di quietare il turbamento, pronto a tornare con forza. Mi acciglio nuovamente nel vedere i genitori scambiarsi uno sguardo divertito, poi una risata: "macché adolescente? Ha quasi undici anni, deve frequentare la scuola media al paese vicino; è una fortuna che sappia prendere il treno da sola, non avrei mai il tempo di fare la pendolare!" risponde Véronique senza ancora accorgersi della mia reazione.


 
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