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Autore: Robin Nightingale    02/11/2015    2 recensioni
Piccola raccolta di ricordi.
Kanon di Gemini ricorda vari momenti della sua vita: dall'infanzia, all'adolescenza, alla sua vita al Santuario e, soprattutto, ciò che di più prezioso possiede.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo quel maledetto giorno, Shion ci prese sotto la sua custodia, allontanandoci per sempre da quel mondo che, fino a quel momento, era sempre stato ostile.
Ho sempre avuto dei sospetti su quell’uomo, ho sempre creduto che fosse più di un semplice anziano. Qualcuno, di gran lunga superiore a lui, lo aveva mandato appositamente per salvarci dal nostro triste destino.
Dentro di me sentivo di potermi fidare di lui, sentivo di conoscerlo da sempre e sapevo che qualcosa ci legava inesorabilmente, ma se si trattava del destino, o di qualcosa di più, non ero in grado di dirlo.
Ero certo, o forse ho solo cercato di darmi una spiegazione, che tutto ciò che era accaduto, non poteva essere casuale. In più, non dimenticherò mai il modo in cui ha tramortito nostro padre e l’immensa luce dorata che emanava, perché era identica alla tua.
Doveva pur significare qualcosa.
Col tempo capì che quella luce si chiamava “Cosmo” ed è da lì che la tua energia proveniva, così come la sua…e la mia.
Sì, vi riuscivo anche io, solo che non ho mai avuto occasione di manifestarlo; ad ogni modo, per la prima volta in vita mia, mi sono sentito veramente speciale, proprio come te.
L’anziano ci catapultò in un mondo parallelo, magico, un mondo che esisteva solo nei miei libri di fiabe e che mai avrei pensato potesse esistere davvero.
Un mondo di cavalieri, servitori della giustizia e della pace, al servizio di colei che era la Dea della Giustizia.
Il Grande Tempio di Athena  era la nostra nuova casa, un luogo ben nascosto nei pressi di un piccolo villaggio di nome Rodorio.
Lì, il tempo sembrava essersi fermato ai tempi dell’Antica Grecia: tra vecchie colonne, templi e guerrieri che lottavano tra di loro, avevo come l’impressione di sognare.
Ero sicuro che da un momento all’altro mi sarei svegliato, avrei sentito la nonna urlare o tirarmi per i capelli; tu mi avresti salutato e portato la colazione, tutto sarebbe stato come prima.
Mi sono girato verso di te e con grande stupore vidi che, a differenza mia, tutto ciò non ti colpiva minimamente; camminavi spavaldo, a testa alta e con estrema sicurezza, come se quel mondo ti appartenesse da sempre, come se quei racconti, quei miti, che quell’uomo raccontava, li avessi vissuti in prima persona.
Tu sapevi, o eri talmente scosso da ciò che era appena successo, che non ti importava del resto.
Dicevi sempre che le favole,  o gli stessi miti greci, erano storie di pura invenzione, eppure non replicavi, non mostravi disappunto, perplessità, nulla.
Faticavo a riconoscerti e seppur scosso da questo tuo cambiamento repentino, il giorno in cui misi piede al Santuario per la prima volta, mi colpì per ben altro motivo: l’obiettivo di Shion, che altro non era che il Grande Sacerdote di Athena, era quello di addestrarci per diventare cavalieri e una volta portato a termine l’addestramento, il destino ci avrebbe legato per sempre alla Dea e ad una delle sue sacre vestigia.
Davanti ai nostri occhi poggiò uno scrigno dorato raffigurante due uomini alati. Due gemelli, proprio come te e me.
Dentro di esso era contenuta la Gold Cloth dei Gemelli, che splendeva davanti ai nostri occhi sbigottiti; era talmente bella che sarei rimasto ad osservarla per il resto della mia vita, specchiandomi in quell’oro immenso, e più la guardavo, più la desideravo.
In vita mia non ho mai bramato nulla, se non un po’ di affetto; poi, un dubbio mi assalì e cominciai a storcere il naso.
Noi eravamo due, perché vi era solo un’armatura?
Le parole del Grande Sacerdote suonarono come un sonoro schiaffo: un’armatura per un cavaliere predestinato.
La vita, il destino, o magari la stessa Athena che tutti veneravano, avevano deciso di metterci l’uno contro l’altro.
Ero restio, all’improvviso quella meravigliosa armatura d’oro non era più così essenziale, ma tu mi hai preceduto, dando il tuo consenso, senza esitazione o risentimento.
Pur di averla, avresti rinunciato a me, il tuo unico fratello, la tua sola famiglia? Ero esterrefatto.
Tu mi hai guardato con sufficienza.
Non era mai successo.
Quando non si ha più nulla da perdere, è così che si reagisce?
Dopo le spiegazioni, entrambi siamo stati portati nella nostra nuova dimora, una catapecchia situata poco distante dall’arena dei combattimenti, con un solo bagno e due stanze.
Due stanze separate.
Io e te avevamo dormito sempre insieme e la sola idea di staccarmi da te, non mi piaceva neanche un po’.
Qualcuno aveva appena strappato via una parte di me, è questa la sensazione che ho avvertito sin dal primo momento che arrivai al Grande Tempio.
Fino all’ultimo avevo sperato che i letti fossero abbastanza grandi da contenere due bambini, ma la stanza era talmente piccola che il solo letto vi entrava per miracolo.
Così dovetti rinunciare.
Dal tono che avevi usato, inoltre, avevo perfettamente intuito che non ti allettava molto l’idea di avermi intorno.
 
<< Dormi nella stanza accanto, Kanon, non dall’altra parte del mondo. Non fare il bambino >>
 
Io ero un bambino. Così come lo eri tu, ma anziché risponderti, preferì tacere e chiudermi nella mia stanza.
Ho tentato di giustificarti: nella mia testa mi ripetevo che eri ancora sconvolto per la morte della nonna, per le cattiverie che ti aveva detto papà, che da sempre ti aveva trattato come un vero e proprio re, a dispetto mio. Non era facile, lo capivo.
Eri arrabbiato, deluso, e te la prendevi con me, pur non avendo colpe.
Passerà mi sono detto.
Passarono tre anni e non passò affatto.
Nonostante la nostra vita fosse cambiata radicalmente, non ho mai creduto che le cose tra noi potessero cambiare in altrettanto modo.
Ogni mattina, mi aspettavo di trovarti ai piedi del mio letto per darmi il buongiorno, per portarmi i cornetti caldi, invece mi alzavo da solo e dolorante, a causa dei quello scomodo materasso.
E’ stato traumatico all’inizio: mi sono autoconvinto che, crescendo, certe abitudini non si addicessero più a dei ragazzi come noi, futuri cavalieri di Athena.
Non ti trovavo mai in casa, ti alzavi presto, quasi all’alba, per cominciare il tuo addestramento, rinunciando anche alla colazione e persino al pranzo.
Ti vedevo correre, sudare, dare anima e corpo per quella cloth, sposando in toto le leggi e la causa Athena, per poi tornare a casa stremato e buttarti sul letto.
Io facevo lo stesso, iniziavo il mio addestramento di mattina e tornavo prima del tramonto, ma tu eri irriconoscibile, era impossibile starti dietro.
I primi tempi, ti eri talmente chiuso in te stesso, che facevo fatica a farti parlare.
Sei sempre stato più ligio al dovere di me, infatti, molte volte, io mi fermavo, mi sdraiavo sull’erba a prendere il sole e cercavo di convincerti a prenderti una pausa, ma non vi riuscivo mai.
La maggior parte delle volte mi ritrovavo a parlare da solo, mentre tu mi davi le spalle, continuando a prendere a pugni un vecchio albero.
Non mi rispondevi, anzi, mi facevi ben capire che le mie parole ti annoiavano, o irritavano.
A me irritava il tuo atteggiamento.
Un giorno decisi di accertarmi realmente delle tue condizioni, tornando a parlare del passato.
Mi è bastato nominare la nonna e hai completamente perso il lume della ragione: mi hai strattonato e buttato a terra con estrema facilità.
Stavi per colpirmi, avevi il pugno alzato a mezz’aria, ma l’hai abbassato subito dopo.
 
<< Basta! >>
 
Hai urlato, avvicinando il viso al mio.

<< Il passato è passato, basta, vai avanti! Non nominarli mai più! >>
 
Non ho ancora compreso se quelle parole erano davvero rivolte a me, o erano un tuo personale tentativo per farti coraggio.
Non ricordo di averti mai visto così in collera, i tuoi occhi erano rabbiosi, tanto che ho temuto una delle tue crisi, ma la tua voce non era rauca, o profonda. Eri proprio tu a parlare.
Quando ti sei rialzato, il tuo sguardo era freddo e perso.
 
<< Sei pelle e ossa >>
 
Persino il tuo commento era freddo, leggermente sprezzante; scuotevi il capo beffardo, mentre io mi guardavo paragonandomi a te, che in poco tempo eri diventato più robusto, a differenza mia, che ero rimasto sempre lo stesso, con qualche muscolo appena accennato.
Eri sicuro di potermi battere, questo mi suggeriva la tua faccia.
Dopo quell’episodio, decisi di esaudire la tua richiesta: non parlai più del nostro passato, non nominai più nessun nostro parente, come se non fossero mai esistiti.
Mi sono tenuto tutto dentro; per diverso tempo,  ho sognato la scena di nostra madre che si suicidava davanti ai miei occhi, ma non te l’ho mai confessato. Molte volte, soprattutto quando ero solo, avevo l’impressione di sentirla ancora cantare, proprio dietro le mie spalle. Sentivo ancora la sua presenza come un enorme peso sulle mie spalle.
Mi svegliavo urlando, ma non sei mai corso nella mia stanza a sincerarti di me come speravo.
Tu dormivi esausto, o semplicemente non ti importava e facevi finta di non sentire. Io, invece, cercavo in tutti i modi di non mostrarmi debole ai tuoi occhi.
Sono andato avanti, come avevi detto tu.
Ho cominciato ad allenarmi da solo, concentrandomi solo sulla mia investitura, con il solo obiettivo di raggiungere il tuo stesso livello di forza.
Con il passare del tempo, ogni incubo era svanito.
Mi importava solo della sacra armatura e, in particolar modo, volevo dimostrarti che non ero debole come pensavi: era la competizione ciò che volevi e avrei fatto di tutto pur di fartela avere, anche se non ho mai capito il motivo che ti ha spinto ad andare contro di me.
Io ero l’unica persona che avevi al mondo e il tuo continuo respingermi , non ha fatto altro che alimentare dentro di me la rabbia.
Da quel momento ho dato anch’io anima e corpo, in poco tempo ho raggiunto il tuo livello e non mi curavo della stanchezza, o delle innumerevoli ferite; avevo promesso a me stesso di batterti e strapparti l’armatura da sotto il naso, perché anche se eri mio fratello, non ti avrei spianato la strada, come forse credevi; non avrei lasciato che tu ti prendessi gioco di me ancora una volta.
La Gold Cloth dovevi guadagnartela e per farlo dovevi necessariamente passare su di me.
Mi hai costretto, e, in fondo, anche io la desideravo, anche io la meritavo.
Col tempo ti sei riavvicinato e ricordo ancora la notte in cui, senza farti sentire, sei entrato in camera mia per tirarmi su le coperte. Speravi di non essere visto, ma ho imparato una cosa fondamentale, durante gli anni trascorsi con la nostra famiglia: rimanere sempre all’erta, anche mentre dormivo, perché non ero mai troppo al sicuro.
Ci siamo guardati negli occhi: io ero sorpreso di vederti accanto a me dopo così tanto tempo, tu hai appena accennato un sorriso, allungando un solo angolo della bocca. Non hai aperto bocca e dopo aver concluso il tuo dovere di fratello maggiore, sei tornato nella tua stanza.
Ho sempre avuto la strana sensazione, però, che tu fossi lì da più tempo; ho sempre creduto che tu stessi vegliando su di me, fermo in un piccolo angolo e una volta stanco, ti sei avvicinato al mio letto.
Non ho mai avuto conferma di ciò, probabilmente era un altro mio tentativo inconscio di giustificarti.
Quell’unico episodio fu unico e raro, e dopo di esso, hai ripreso a parlarmi come se nulla fosse accaduto.
Ero contento, ma non ti sei mai scusato con me per il modo in cui mi hai trattato; io ho subito il tuo stesso trauma, e anche di più, ma non ti avrei mai allontanato.
Ad ogni modo, ti avevo perdonato, ma non sono mai riuscito a dimenticare. 

Note
Buonasera a tutti, cari lettori.
So di essere in ritardo, ma le lezioni sono ricominciate e ho avuto davvero poco tempo.
Carico questo capitolo in fretta e furia e spero che sia ugualmente di vostro gradimento. Spero, inoltre, di poter caricare il prossimo al più presto, nonostante l'imminente inizio delle lezioni pomeridiane, conto infatti di finire questa raccolta entro il mese di Novembre.
Come sempre vi ringrazio tutti, da chi legge, recensisce, chi mette nei preferiti/seguite...davvero vi ringrazio e vi faccio i complimenti per la pazienza.
Un bacio a tutti e buona lettura.
  
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