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Autore: OcchidiNiall    02/11/2015    10 recensioni
«Cosa siete voi due?» domandò la signora, senza neanche fissarci.
«Non so, credo che io sia un cane parlante e lui, il mio fedele amico gatto» rispose pronta mia sorella, facendomi ridacchiare.
«Vedo che non ti manca l'ironia, signorina...?»
«Henderson» rispose.
«Ecco a voi le camere, sfortunatamente sono gli unici posti liberi che sono riuscita a trovare, penso che dovrebbe essere vuota. Buonanotte».
«Sì, vaffanculo» sentii blaterare alla bionda al mio fianco.
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Room 158 || Luke Hemmings

 

14.

 
Michael's pov


Avevo davvero bisogno di Johanna, mi mancava terribilmente parlarle e fare insieme tutte quelle cazzate che ci avevano fatto diventare così uniti. Ogni giorno la vedevo dirigersi in classe per qualche lezione che, molto spesso, avevamo in comune. Come al solito non mi degnava neanche di uno sguardo, entrava in classe e si dirigeva al primo banco libero che trovava, con i suoi libri in mano e la cartella blu scuro in spalla. Tutto ciò non faceva altro che farmi male poiché, in fondo, io ero a conoscenza del perché non mi degnava di alcuna attenzione: non voleva darmi soddisfazioni. In questo momento ero a pranzo con Calum ed Ashley, quei due mi stavano aiutando davvero tanto, volevano che la situazione ritornasse presto alla normalità, specie perché ad Ashley mancava davvero molto parlare con mia sorella. I capelli rosso carota della ragazza cadevano morbidamente sulla sua spalla, mentre con la forchetta girava e rigirava il puré di patate nel suo piatto. I suoi occhi erano vuoti e spenti, forse anche perché le mancava quasi sicuramente Luke. E in un certo senso, anche Calum era in quello stato.
«Spero che questa situazione finisca al più presto.» esordì il moro ad un certo punto, alzando lo sguardo verso di me, come se volesse una reazione che rivoluzionasse la vicenda da parte mia.
«Luke mi manca troppo, e Johanna anche. Dovrebbero smetterla di pensare solo a loro stessi!»
Sospirai, in fondo Ashley aveva ragione.
«Ragazzi...» blaterai, fissando la porta d'ingresso della mensa aprirsi «ma quelli non sono Luke e Johanna?»
Ashley alzò immediatamente lo sguardo, girandosi dalla parte opposta per vedere con i propri occhi la scena. Storse un po' la bocca, evidentemente, come me e Calum, era ancora in fase di realizzazione.
«Ciao a tutti!» esclamarono all'unisono, sorridendosi a vicenda per poi sedersi uno di fronte all'altro.
«Volevam-» cominciarono di nuovo insieme, guardandosi con uno sguardo un po' strano, forse adesso era l'ora in cui sarebbero scoppiate le parolacce.
«Prego cara, comincia tu.» rispose cordiale il biondo, sorridendole e facendole cenno di continuare ciò che aveva iniziato.
Okay, cosa stava succedendo?
«Grazie Lukey. Dicevo... volevamo scusarci per il nostro comportamento nei vostri confronti... siamo stati due bambini e... niente, speriamo solo che voi possiate perdonarci.» concluse il tutto con un bel sorriso, il che fece ricredere Ashley che immediatamente l'abbracciò.
Io e Calum ci guardammo inebetiti, non avevamo la benché minima idea di cosa stesse succedendo in quel momento, specie perché quei due seduti con noi, al nostro tavolo, non erano i veri Luke e Johanna. Dov'erano finiti quelle due teste calde che litigavano per ogni motivo? Dov'erano finite le parolacce e gli insulti di Luke? E quelli di Johanna? Certo, tutto quello mi piaceva ma... capivo, anzi sentivo dentro di me, che quella non era la normalità. Più tardi avrei parlato con quello più ragionevole dei due.




 

Luke's pov

«Non permetterti mai più di parlare quando parlo io, hai capito?» domandai abbastanza nervoso alla bionda.
«Ah io?! Semmai sei tu che parli sopra la mia voce, pezzo di idiota!» continuò «oh gesù... quel sorrisetto da carciofo poi, si vedeva che era finto!»
Sbottai, presi un cuscino e glielo lanciai in faccia «tutto questo mi innervosisce! Anzi, tu mi innervosisci!»
«Tò, senti chi parla! Ora zitto che devo studiare.» cercò di finirla lì, ma il mio essere stronzo non glielo permise.
«Che studi a fare... tanto sempre voti bassi prendi.» e misi su un sorrisetto da sfottorio, per poi avvicinarmi di più a lei «che ne dici di questo sorriso? Si vede che non è finto?»
«Scappa.»
«Cosa?»
«HO DETTO SCAPPA, HEMMINGS.» gridò, alzandosi furiosa dalla sedia e cominciando a rincorrermi per tutta la stanza che, ahimé, non era molto grande per questo tipo di giochetto. Purtroppo inciampai su una scarpa, la quale mi fece cadere rovinosamente a terra e, sfortunatamente, come se tutto ciò non bastasse, mi cadde sopra anche Johanna. I nostri visi erano ad un centimetro di distanza, mentre sentivo il suo respiro diventare sempre meno regolare. Entrambi tentavamo di non guardare negli occhi l'altro, tant'é che cercavamo di guardare altrove, tentando in tutti i modi di liberarci l'uno dal peso dell'altro.
«Alzati, banana girl.» esordii ad un certo punto, sperando di non essere rosso in viso.
Lei non fiatò, al contrario fece come le dissi e si risedette sulla sedia, con in mano il libro di inglese.
«Io... vado a fare un giro.»
«Spero che tu cada dalle scale.» ricevetti come risposta, prima di chiudere la porta alle mie spalle con un piccolo sorriso.






Essere in stanza con Johanna era come avere a che fare con una scimmia perché era così maledettamente irritante, stupida, perennemente incazzata con il mondo e... dolce, quando voleva e soprattutto con chi voleva, che non riuscivo più ad immaginare la mia camera vuota, in perfetta tranquillità. Sorrisi ripensando a qualche secondo fa. I suoi occhi erano davvero belli. Al contrario dei miei, erano di un azzurro più scuro, quasi come il colore del mare in tempesta. Quella ragazza stava diventando il punto fisso dei miei pensieri e ciò non andava bene, considerando che ciò che pensavo sulla sua persona erano solo cose negative e non positive. Insomma, che futuro avrei avuto io con una persona del genere? Con una versione al femminile con esattamente il mio carattere? Ci saremmo come minimo uccisi, ed infatti era ciò che facevamo da quando era qui, quindi tutto quadrava.
«Luke, finalmente ti ho trovato!» esclamò Michael, venendomi incontro «ho girato quasi tutta la scuola.»
«Quindi presumo che tu mi abbia perdonato, non è così?» gli sorrisi maliziosamente, aspettando una conferma da parte sua.
«Tornerò nella nostra stanza quando mi dirai la verità e, dato che so che tra te e Johanna quello un po' più ragionevole sei tu... beh, eccomi qui.»
Alzai un sopracciglio, non capendo «Mike, abbiamo fatto pace. Cos'altro vuoi?»
«E' che... tutti quei sorrisi, oggi a pranzo, mi sembravano strani. Voi non siete così!» esclamò, come se stesse quasi per impazzire.
«Devi stare tranquillo, è tutto okay tra me e Hender-»
«Ah ahà!» disse, puntandomi il dito contro «perché continui a chiamarla in quel modo se ora avete fatto pace?»
Sospirai, «perché l'ho sempre chiamata così e non intendo cambiare... o preferisci che la chiami Banana girl?»
Si sbatté una mano in fronte, per poi trascinarla lungo il suo viso e sbottare ancora, come quasi se non volesse crederci.
«Cazzo sto impazzendo, ho bisogno di fumare.»
Annuii, «come vuoi amico. Allora... pace fatta?»
«Sì sì, pace fatta...» ed uscì, non degnandomi neanche di uno sguardo o di un saluto.




 

Johanna's pov

Dopo che Hemmings era uscito dalla stanza avevo riposto i libri e avevo cominciato a cercare nei vari cassetti ciò che mi serviva per la mia piccola vendetta contro il biondino. Presi la borsa e la svuotai sul letto, trovando poche cose che in quel momento, non mi interessavano minimamente. Svuotai anche il cassetto dell'intimo, forse, per non farmi scoprire, ciò che mi serviva lo avevo nascosto lì. Sbottai e mi sedetti per terra, cercando di ricordare dove avessi nascosto i lassativi. Appena mi venne il lampo di genio scattai verso il bagno ed aprii un mio cofanetto, trovandoceli lì in buono stato. Presi le chiavi della stanza e mi diressi al bar per comprare due caffé, uno per me e uno per lui. Nel frattempo che attraversavo il campus varie fantasie mi colpirono, come ad esempio un Luke Hemmings che correva in giro per il campus in cerca di un bagno o ancora, quella meno cattiva, un Luke Hemmings che fremeva dalla voglia di farla nel bagno della stanza. Sogghignai e acquistai i due caffé, pagando poi la commessa e ritornandomene in stanza. Sicuramente mi sarei divertita.





«Mi spiace per te ma non sono caduto dalle scale.» disse non appena aprì la porta.
Oh tesoro, non immagini cosa ti aspetta.
«Peccato.» continuai «sai cos'è davvero divertente?»
«Se è una qualsiasi battutaccia su di me, ti prego, risparmiatela.» rispose scocciato.
«Mi piacerebbe, ma... non lo è.» aggiunsi «dicevo, ci hanno portato in camera due caffé completamente gratis. Non so chi sia stato a pagarli, forse hanno sbagliato stanza. Tu che dici?» domandai, cercando però di trattenere le risate che fra poco, sarebbero uscite sguaiatamente dalle mie labbra.
«Dico che se ti offrono un caffé non bisogna mai rifiutarlo, perciò... dov'è?» chiese, guardandosi attorno e prendendo il mio bicchierone.
«NO!» esclamai, fermandolo giusto in tempo.
«Cosa c'è?»
«Quello è mio, il tuo è l'altro. Scusa ma... credo di essermi raffreddata e...» feci un finto colpo di tosse che fortunatamente fece lasciare il bicchiere al biondo.
«Ah... okay.» tolse il coperchietto e cominciò a bere, il tutto sotto il mio sguardo divertito. Dopo un certo punto, decisi di andare in bagno per occuparlo: il lassativo avrebbe fatto effetto tra pochi secondi.






«PORCA TROIA, CHE CAZZO C'ERA IN QUEL CAFFE'?» lo sentii gridare, sbattendo le mani contro la porta «esci, cazzo, esci!»
«Potrei... ma sono occupata, mi sto pettinando i capelli.»
«Non me ne frega un cazzo, io mi sto cagando sotto!» continuò «non pensarci, Luke, non pensarci... OH GESU'.»
Cominciai a ridere sguaiatamente, immaginando il viso del biondo fare smorfie per ciò che gli stava succedendo. Misi al suo posto la spazzola e decisi di farlo entrare, mi ero divertita abbastanza. Aprii quindi la porta, trovandomelo proprio di fronte, con le sopracciglia aggrottate e un'espressione in viso davvero incazzata.
«Sei stata tu, stronza!» esclamò, entrando poi in bagno e chiudendosi a chiave.
Ti avevo detto che me l'avresti pagata, cosa ti aspettavi?
«Ops.» dissi in ultimo, ridacchiando ancora e maledicendomi per non avergli fatto una fotografia che poi avrei attaccato dentro l'armadietto, con sotto una scritta in nero: Erano Luke e... un lassativo. (:

 
  
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