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Autore: NightWatcher96    02/11/2015    3 recensioni
Spesso le malattie ritornano e talvolta più forti di prima. Mikey è stato un bambino colpito dalla leucemia infantile, si sa... ma sarà in grado di sconfiggere il vecchio nemico adesso che è molto più forte? Sequel di "My Peace of Heart"
Genere: Azione, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Splinter
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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N/A  Buonasera! Rieccomi ad allietarvi con un po' di sano straziante fluff, in tono a "Lucky One" by Simple Plan. Vorrei ancora una volta ringraziare tutti quelli che mi seguono e la dolcissima Helen_the_Dark_Lady e anche se non scrivo altri nomi (a causa della mia scordosa memoria!) sappiate che abbraccio tutti quanti! Detto questo, enjoy!





Nei giorni seguenti, Michelangelo non avrebbe profferito molto.

Non era arrabbiato con la sua famiglia né con Donatello ma lo sfogo di quest'ultimo gli avevano aperto un varco nella mente che cominciava a impensierirlo un po'. Dubitava di continuare a vivere una vita perfettamente sana.

"E se morissi? Potrebbe anche essere una liberazione per i miei fratelli; dopotutto sono io l'ultima ruota del carro, la palla al piede, il moscio, il cervello di gallina..." pensava, anche quando scriveva sul suo diario segreto.

I suoi pensieri, le sue emozioni, le sue giornate, li annotava su un'agenda senza numeri o date che il sensei gli aveva portato tempo addietro da uno dei soliti viaggetti nelle fogne alla ricerca di cibo e di oggetti riutilizzabili.

E anche adesso, in una notte in cui proprio non riusciva a dormire, scriveva e ripensava attentamente al malefico anno in cui si ammalò da piccolo.
"Dolori dappertutto... e in più c'era anche Raph a torcermi inizialmente..."- sussurrò.

Mikey gettò uno sguardo alla sua sveglia: erano le tre del mattino!
"Caspita! Ho passato la notte a scrivere!"- ridacchiò, alzandosi.

Si stiracchiò il più possibile, nascose il diario in un cassetto della sua piccola scrivania e raggiunse il lettino. Improvvisamente, però, guaì.
Un crampo si era appena impossessato del suo magro polpaccio sinistro e il muscolo sembrava contorcersi con anima propria e con un dolore vivo, bruciante come il fuoco.
La giovane tartaruga perse l'equilibrio ma fortunatamente riuscì a gettarsi sul letto, attutendo così la caduta. Sul morbido, il giovane palpò la gamba dolorante e in un attimo trovò la risposta al dubbio sulla provenienza del crampo.

"Abbiamo sudato come caprette con gli allenamenti di tonificazione delle gambe... che dire... il sensei ci è andato giù davvero pesante!"- commentò.

In un attimo, i suoi occhi si sarebbero chiusi e l'ultimo pensiero che avrebbe custodito fino al mattino sarebbe stato il volto morbido del maestro Splinter.
Come tutti gli altri, Mikey era molto affezionato al suo sensei...
 

Qualche ora più tardi, il giovane Mikey era stato l'ultimo a unirsi al primo pasto della giornata. Quattro ore di sonno non erano state sufficienti, purtroppo e a malincuore si era dovuto alzare quando la sveglia aveva scoccato le sette e trenta.

Appena fece capolino in cucina, camminando come uno zombie con occhi chiusi e busto pendente un po' in avanti, Raph fu il primo a commentare.
"Ce l'hai fatta ad alzarti dal letto, eh?!".

Acutezza uguale Donatello: il crampo alla gamba di Mikey aveva lasciato una leggerissima zoppia temporanea a causa di un irrigidimento del polpaccio ancora in parte dolorante che al genio in questione non era passata inosservata.
“Che sarà accaduto?” pensò in quell’attimo.
Smesso di sorseggiare il suo caffè mattutino con la relativa ciambellina, si concentrò sul suo fratellino a un passo dal sedersi fra Raph e Leo.

"Buongiorno..."- sillabò l’ultimo citato in un lungo sbadiglio.

"Buongiorno, Michelangelo. Cosa ti porta a ritardare molto, figlio mio?"- domandò Splinter, servendogli la consueta scodella di latte e un paio di biscotti.

"Non sono riuscito a dormire molto bene... continuavo a pensare."- rispose Mikey.

"A cosa?"- chiese Leo, interessato.

L'arancione era indeciso se rivelare o no le sue preoccupazioni circa la leucemia; così, infilatosi un biscotto in bocca mentì a fin di bene.
"Ho pensato al prossimo disegno da fare!".

"Non si parla con la bocca piena, Mikey!"- rimproverò dolcemente Leo.

Inghiottito il boccone, il giovane si scusò: "Ovviamente per me è importante".

Il sensei scosse giocosamente il capo, poi si alzò, posando la sua tazzina di te ormai vuota nel lavandino e dirigendosi verso il dojo annunciò: "Ricordate che vi attendo tutti e quattro fra cinque minuti".

"Hai, sensei!".

L'uno dopo l'altro terminarono e sparecchiarono alla meglio; quest'oggi, sarebbe toccato a Don fare i piatti per l'intera giornata.

"Ricorda di sciacquare tutto per bene!"- sogghignò Raph, diretto al dojo.

"Non farmici pensare..."- si lamentò l'altro.

Leo gli batté una mano sul guscio e commentò: "Suvvia, non fare quel muso. Non sono tanti piatti, in fondo. Prova a vedere il bicchiere mezzo pieno, ok?".

"Ehi! Quello è compito mio!"- si difese Mikey, intento ad asciugarsi le labbra sporche.

Non fece neppure in tempo a sgattaiolar fuori che Donnie lo bloccò per un polso e lo costrinse a restare, con un contatto visivo davvero arduo da mantenere. Leonardo era neutrale, invece.
"Ti fa male la gamba?"- chiese acutamente.

"Cos... n... no!"- farfugliò l'altro.

"Io non ci conterei. Zoppichi un po'. Che è successo?".

Troppe domande... troppi fastidi!
Mikey si strattonò via con violenza inaudita e con la rabbia bruciante negli occhi soffiò infastidito: "Un crampo. E non siate così soffocanti con me!".

Don socchiuse semplicemente gli occhi.

“Vado nel dojo. Sono sicuro che non ci saranno interrogazioni lì!"- borbottò Mikey.

Quando fu lontano abbastanza, Leonardo guardò semplicemente un Donnie ancora preoccupato, con la curiosità più morbosa che potesse persuaderlo in quel momento.
"Il primo sintomo della leucemia è il dolore a una delle gambe."- commentò atono il ninja in viola. "Sarò anche soffocante ma è per il suo bene"...
 

Mossa del Drago Invisibile.
Kata di livello avanzato.
Meditazione.
Tre minuti di corsa.
Mezz'ora di sollevamento pesi.
Michelangelo non ne poteva più..!

La sua gamba era dolorante, a malapena poteva muoverla liberamente come le altre volte e la fatica si stava facendo sentire. Questo non era normale.

"Figliolo, stai bene?"- domandò, improvvisamente, Splinter.

Il bambino di anni quindici sobbalzò a quella domanda improvvisa e si affrettò a rispondere con una scrollatina in positivo della testa.
"Sì, sensei. Sto bene. Forse... un leggero crampo, ma nient'altro!"- ridacchiò.

Raphael fu il primo a socchiudere gli occhi per analizzare quella frase che sapeva quasi di falso; il suo fratellino non diceva molte bugie ma era solito ondeggiare con il corpo, muovere freneticamente le dita e saltellare sul posto quando si trovava sotto pressione soprattutto davanti al maestro, difficile da ingannare.
"Sei sicuro? Perché a me sembra che tu stia spostando il peso sull'altra gamba."- rivelò.

"Non è così!"- si difese il più giovane.

A quel punto, il genio s’intromise: già prima di allenarsi aveva notato la zoppia della gamba sinistra e sebbene avesse provato a chiederne il motivo al diretto interessato non era riuscito a cavarn3+6e un ragno dal buco.
Ora, però, non ci sarebbero state più scuse.
"Suvvia, Mikey. La gamba ti fa male e necessiti di riposarti!"- sogghignò con aria sinistra.

"Sto bene!".

In quel momento il sensei analizzava silenziosamente tutta la scena, focalizzato soprattutto sul suo allievo più giovane. Come spiegato da Don, Mikey era molto più sudato degli altri, stanco, a malapena in grado di reggersi in piedi; la gamba incriminata appoggiava al suolo solo sulle punte delle dita del piede e al polpaccio compariva un piccolo bozzolino.
Probabilmente era qualche nervo talmente accavallato da risultare visibile anche sotto il tessuto endocrino.

"Michelangelo, vieni qui."- profferì l'anziano topo.

Lo fece sedere in terra, sul tatami del dojo e lui stesso gli s’inginocchiò davanti, afferrando piano la gamba. Con la sapienza acquisita in svariati anni e segreti carpiti dalla memoria del maestro Yoshi che era un tempo, le sue dita rosee palparono il bozzolo.

Mikey non trattenne un gemito addolorato e per questo fu scoperto.

"Lo dicevo io!"- enfatizzò Donatello.

"Non mi faceva tanto male! E poi il crampo è arrivato stanotte!"- rivelò Mikey, arrabbiato.

"Acido lattico."- confermò ancora il genio.

Raph, Leo e Mikey sollevarono semplicemente un sopracciglio: Donatello fu costretto a spiegare dettagliatamente la secrezione prodotta dai muscoli dopo uno sforzo piuttosto intenso e solo quando concluse con un "capito, adesso?" costatò felicemente che gli altri lo avessero non solo seguito ma anche compreso.

"Mi spiace di averti spinto oltre, Mikey..."- mormorò colpevolmente Leo.

"Ma... ma che dici? Tu non hai fatto nulla...!"- replicò un Mikey sbigottito.

L'azzurro gli appoggiò la mano sulla nuca e negò; nelle sessioni di allenamento delle scorse serate era stato troppo duro nei suoi confronti e pur di vedere il suo reale potenziale sopito da anni, aveva ignorato la pausa, necessaria per evitare strappi, contusioni e crampi.
Leo era stato incaricato dal maestro Splinter di seguire Mikey perché sarebbe stato impegnato ad allenare una bella kunoichi pel di carota chiamata April.

"Ma smettila! E' capitato, no?"- borbottò Mikey, agitando una mano.

Raphael indurì lo sguardo, poi si alzò in piedi e restò quasi in disparte a quello scambio di battute sebbene un orecchio avrebbe continuato a prestare attenzione. C’erano troppe informazioni da analizzare nel suo cervello e non poteva fare più cose contemporaneamente, come sentire, vedere, ascoltare, pensare, dire la sua ed elaborare.
Non era un MetalHead!

Come aveva spiegato Mikey, tutta quella storia era stata opera di un crampo.
"Generalmente durano sì e no una decina di minuti, poi basta il riposo e vanno via" pensò il mutante secondo in comando. "E il dolore non si sparge per tutto l'arto".
Ieri sera, poi, il suo fratellino era rimasto sul divano, stanco, senza nemmeno toccare l'abituale sacchetto di patatine.
"Non è da lui. La stanchezza è anche un altro sintomo" rifletté ancora.

Raphael non voleva formulare quel pensiero.
Non riusciva neanche a pronunciare quell'orribile parola di otto lettere.
Semplicemente non era giusto farlo.

"Ragazzi, ve l'ho già detto. Sto bene. Quindi, basta pensare al male!"- tuonò Mikey.

"Riguarda la tua salute, Michelangelo!"- riprese Leo, alquanto arrabbiato.

Il più piccolo si ritrasse: la menzione completa del suo nome avveniva solo nei rari casi in cui Leonardo si arrabbiava sul serio per qualche marachella.
"Mi vogliono davvero bene se si agitano per nulla..." pensò Mikey, tristemente.

Intanto, il sensei si era occupato di massaggiare appositamente la gamba per sciogliere quel nodulo; il suo udito aveva percepito tutto, anche la tensione sempre più crescente tra tutti i suoi figli. Quando terminò e si ritenne soddisfatto del suo lavoro, si rimise in piedi.
"Il nostro allenamento è concluso, ragazzi miei."- disse.

Don e Mikey si rialzarono in piedi e insieme a Leo e Raph s’inchinarono rispettosamente, come sempre erano abituati a fare per ogni ordine dettato dal loro padre e maestro.

"Continueremo nel pomeriggio."- aggiunse.

E ancora una volta i suoi figli non obiettarono nulla.

"Eccetto te, Michelangelo. Tu sei esonerato dalla pratica pomeridiana e da quella serale".
Il più giovane spalancò gli occhi ed esclamò: "COSA?! Perché, sensei?!".

"Non posso rischiare di indebolire ulteriormente il muscolo. Il nodulo che ho sciolto potrebbe tornare nuovamente se sforzato il muscolo. Una giornata di riposo aiuterà, vedrai e preferirei che non discutessi, ragazzo mio."- spiegò, poggiandogli una mano sulla spalla.

"Quindi questo vale anche per la ronda di stasera?"- domandò Leo.

Il maestro lo guardò semplicemente con intensità e per il maggiore dei quattro fu un "Sì" piuttosto convincente. Spesso, il saggio Yoshi preferiva affidarsi al profondo linguaggio del corpo perché sapeva che valeva più di mille parole e non c'erano errori di interpretazione.

Il giovane Michelangelo era completamente appassito.
Sperava di divertirsi con lo skateboard fra i tetti, con Casey ed April, magari con Mondo Gecko e anche Leatheread... e invece sarebbe dovuto restare seduto sul divano a guardare i suoi fratelli lasciare la tana dopo cena.
Che ingiustizia!

La mano di Donatello appoggiò sulla sua magra spalla: Mikey sollevò occhi carichi di lacrime ma non gli diede il tempo di aprir bocca... sparì in un lampo verso la sua meta, o meglio, la sua cameretta.
La sua famiglia lo seguì silenziosamente con lo sguardo finché il suo guscio era visibile nel corridoio; poi, appena furono certi che si fosse rinchiuso nella stanza, iniziarono a parlare.

"Che sintomi avete incontrato?"- cominciò Splinter.

"Stanchezza, inappetenza e dolore alla gamba."- elencò Raphael, ancora con lo sguardo fisso sul corridoio.

"Voi altri?".

"I medesimi."- risposero Don e Leo, all'unisono.

Il sensei si lisciò semplicemente la barbetta; non era proprio sicuro di allarmare un'intera famiglia per nulla, sebbene una parte del suo cuore di padre gridasse già di non sottovalutare tali sintomi. Così, mormorando qualcosa in giapponese, si ritirò nella sua stanza.

I tre rimanenti erano anche certi che Mikey non si sarebbe fatto vivo per salutarli e fu esattamente ciò che avvenne quando le ventuno in punto scoccarono.
Nonostante tutto, prima di superare la gradinata che divideva la vecchia metropolitana in rosso dall'ingresso alla tana, si voltarono verso il corridoio nella speranza di scorgere un paio di occhi azzurri accompagnati da una maschera arancione.
Attesero per qualche minuto ma alla fine, arresi alla realtà che Mikey non li avrebbe salutati, uscirono con il cuore pesante d'angoscia...
 
   
  
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