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Autore: Amarida    03/11/2015    1 recensioni
E se il mastino di Baskerville si rivelasse essere davvero una creatura sovrannaturale, chi si troverebbe ad intrecciare turbinosamente la strada dell'unico consulente investigativo al mondo? Gli unici cacciatori di mostri con un angelo in trenchcoat al seguito, ovviamente...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Quando li raggiunsero, i due fratelli stavano estraendo dai loro borsoni una quantità incredibile di oggetti strani, sotto lo sguardo attento di Castiel.
John e Sherlock riconobbero vari tipi di coltelli e diverse cartuccere con munizioni per fucili e pistole, ma c’erano anche una specie di ampolla di vetro con incisi strani simboli e chiusa da un tappo d’argento a forma di stella a cinque punte e una rete sottilissima a maglie larghe che Sherlock ad occhio riconobbe essere fatta di seta: Sam la stava bagnando con cautela con l’acqua contenuta in una vecchia borraccia d’alluminio.

Prima che potessero chiedere spiegazioni, Dean consegnò a ciascuno di loro una pistola e una manciata di munizioni.
“Grazie, ma ho la mia” disse John gentilmente, mostrando il calcio della pistola che spuntava dalla cintura dei pantaloni. “Fidati, amico, questa è molto meglio: proiettili di ferro imbottiti di sale e polvere d’argento con sigilli anti demone incisi sul corpo” spiegò: “dovrebbe fermare quasi tutto quello che potrebbe uscire da là dentro o, almeno, rallentarlo.
“Ah” disse il medico perplesso accettando l’arma. Sherlock, invece, teneva le mani ostinatamente affondate nelle tasche del cappotto squadrando la pistola come se non ne avesse mai vista una.

“Ehi, ami…, Sherlock, dai, prendila: se abbiamo ragione noi hai tutto da guadagnare, se abbiamo torto, beh, è una pistola e può sempre servire…” cercò di convincerlo, ma il detective non si mosse. Allora John allungò la mano e prese l’arma, porgendola all’altro.
“Per favore, Sherlock” disse. E il detective, finalmente si mosse, accettando l’arma e ficcandosela in tasca senza una parola. John sorrise. Poi, un po’ per curiosità un po’ per allentare la tensione si avvicinò a Sam – ancora alle prese con la rete – chiedendogli cosa stesse facendo.

“Questa è una rete tessuta dalle Parche in persona con tela di ragno. La sto imbevendo d’acqua santa: è l’unica cosa che, a quanto sappiamo, può intrappolare un cane demoniaco” spiegò Sam senza scomporsi.
“Ah” disse di nuovo John e non sapeva se essere pentito o no di aver chiesto spiegazioni: la cosa gli sembrava sempre più assurda, ma quei ragazzi gli piacevano si rifiutava di credere che fossero solo dei folli visionari. E il fatto che Sherlock, pur non credendo loro, chissà perché, non li avesse scacciati a male parole deponeva a loro favore.

“Pronti?” chiese pratico Dean appena vide che il fratello aveva finito con la rete e l’aveva riposta, assieme all’ampolla, nelle tasche del suo giaccone.
“Certo!” Esclamò Sherlock. “E adesso sono proprio curioso di sapere come avete intenzione di entrare”.
“Oh, questo non sarà un…”
“Ehm, Dean, chiedo scusa ma…” lo interruppe Castiel avvicinandosi.
“Che c’è?” sbottò il cacciatore fissandolo negli occhi.
“Mi dispiace, ma non credo di essere in grado di trasportarvi tutti e quattro” rispose abbassando lo sguardo con aria colpevole. Il cacciatore s’addolcì: “Ehi, ehi, non importa: era meglio se ce lo dicevi prima ma possiamo organizzarci. Allora, chi di voi due viene con me?” concluse accennando agli inglesi.
“Dean…”
“Eh, no, Sam, scusa ma io voglio esserci: ho un conto in sospeso con quelle bestiacce e catturarne una sarebbe davvero un bel colpo!”
“Va bene, allora; ma se vuoi un consiglio è meglio che ti porti Sherlock: senza offesa, John, ma da quel che ho capito ha praticamente memorizzato la mappa di quel luogo e potrebbe esserti molto utile…”
John fece un gesto vago come a dire “non c’è problema” e tutti gli occhi si fissarono su Sherlock. Lui sbuffò e fece un’alzata di spalle: “È un’assurdità, ma… va bene, va bene!” disse.

Quanto Castiel avvicinò due dita al volto di Sherlock, questi si scostò, rivolgendogli un’occhiata seccata. “Ehi, tranquillo” disse Dean con un ghigno: “Non sta cercando di palpeggiarti. Si limiterà a toccarci la fronte e ci porterà dentro: è strano, lo so, ma non fa male”. “Cos…?!”
Sherlock non riuscì a finire la frase che si ritrovò catapultato in un mondo buio e freddo che odorava stranamente di… di polvere, muffa e detergente per pavimenti? Si accorse di avere chiuso istintivamente gli occhi quando l’uomo in trench lo aveva toccato. Li riaprì e si rese immediatamente conto di non essere più nella brughiera, ma in uno sgabuzzino ingombro di attrezzi per la pulizia e detersivi. Una sottile striscia di luce filtrava da sotto la porta e da fuori s’udiva il ronzio di macchinari e i versi piuttosto disperati di alcuni animali: scimmie e cani, dedusse, e forse topi e conigli.
Dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per soffocare un’esclamazione di stupore. Si ritrasse infastidito verso la porta quando udì una bassa risata di scherno troppo vicina al suo orecchio e percepì la presenza dei due uomini praticamente appiccicati ai suoi fianchi per lo spazio angusto.
Anche Dean era a disagio: da quella distanza Sherlock riusciva a percepire il battito del suo cuore; mentre l’altro sembrava tranquillo: come se quello che era appena accaduto fosse perfettamente normale. Ma non lo era affatto, diamine se non lo era!
“Lo so, lo so, la prima volta è strano, ma poi ci si fa l’abitudine” sussurrò Dean con un tono accondiscendente che lo rese, se possibile, ancora più irritato. “Per favore, ragazzi, abbiamo poco tempo!” intervenne Castiel a voce bassissima riportandoli entrambi allo scopo della loro missione.
  
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