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Autore: skeletonflower    03/11/2015    2 recensioni
Cosa faresti, se l'eternità ti separasse dall'unica cosa che riesce a farti stare bene?
Genere: Romantico, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Storico
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CHAPTER ONE - The Demon of London



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- Non ho intenzione di fare di più stasera, Joe. Dì a tutti che ho finito qui, ci vediamo.

Fu quella l'ultima frase che Ashley pronunciò, poco dopo essere uscito dalla stanza a lui dedicata in quel grande edificio abbandonato, nel bel mezzo del quartiere a luci rosse londinese. La sua stanza era l'ultima, all'ultimo piano, alla fine del corridoio; l'aveva scelta appositamente, come se fin dall'inizio sapesse che tutti gli uomini avrebbero fatto quattro rampe di scale solo per andare da lui.

E così, infatti, fu.

In meno di una settimana, tutti sapevano quanto Ashley fosse talentuoso, quanto le sue abilità andassero fuori dal livello umano. Riusciva a rendere chiunque schiavo del proprio corpo, del proprio volere, con un semplice sguardo o tocco.

Alcuni pensavano addirittura che non fosse umano, e che venisse da un altro mondo.

Ma, creduloni e non, tutti finivano per rimanere affascinati da Ashley James Harvey, il ragazzo più sensuale che Londra avesse mai conosciuto.

Salutò distrattamente tutti, e si incamminò verso le strade desolate della Londra notturna, quella che tutti conoscevano.
Ashley amava quella parte della città; i cittadini comuni credevano fosse l'unica faccia di Londra, quella pacifica, pulita. 

In realtà, era solo l'ennesima dimostrazione che niente è come sembra, un po' come lui. 
Forse era anche per questo che si sentiva quasi legato a quella grande città. 
Tutti la amavano, ne veneravano la facciata, credevano fosse l'unica via per eliminare i propri problemi.
Ma l'unica cosa che ricavavano era la distruzione, ed il ricordo di una speranza lontana.

Erano quelli i pensieri che torturavano la mente di Ashley mentre camminava, il freddo che gli sferzava il viso, le mani nascoste nelle tasche dei pantaloni. Non c'era anima viva in quel momento, era solo, con le sue riflessioni. 
Da quanto, precisamente, non riusciva a pensare liberamente? Sicuramente era passato più di un anno. Ma adesso, poteva concedersi un momento per se. O almeno, poco prima di arrivare alla solita taverna; di solito era sempre aperta, frequentata da un paio di persone contate - vagabondi, più che altro.
Si avvicinò al bancone e si sedette sul primo sgabello libero, gomiti poggiati sul massiccio legno, le mani a strofinarsi il viso; era stata una serata intensa, più del solito.

- Cosa c'è, Ashley? Quel cane di Joe ti ha mangiato la lingua, oggi? Oppure è stato uno di quei maniaci che frequenti sempre?

Fu Marcus a parlare, il vecchio proprietario di quel malandato locale. 
Per essere un uomo anziano, era notevolmente diverso da tutti gli altri. Mentalità aperta, saggezza infinita; Ashley, ormai, lo considerava un padre a tutti gli effetti. Non poteva metterci la mano sul fuoco, ma era quasi certo che quell'arzillo uomo avesse già capito chi era veramente Harvey.

- Giornata intensa, Marcus. Non che le altre giornate possano essere considerate una passeggiata.. Anche se alla fine, è stata soddisfacente. 

- Capisco, capisco.. Forse è meglio conservare le energie per il ballo in maschera di domani, figliuolo. Voglio che mi racconti tutto, dopo che sarai uscito da quell'antro pieno di vipere e politici..

Marcus emise un verso sbieco che doveva sembrare una vaga risata, che di solito avrebbe fatto ridere anche Ash. Ma non quella volta.
Era rimasto perplesso; il ballo? Perchè si era scordato di quell'avvenimento tanto importante? 

- Dio, è vero! Il ballo! come ho fatto a dimenticarlo!

Ash si alzò, sbattendo i palmi delle mani contro il bancone; non era né arrabbiato, né offeso, era solo immensamente entusiasta, ed il sorriso a trentadue denti dipinto sul suo viso lo dimostrava pienamente. Un ballo era proprio quello che ci voleva per rianimare quella vita monotona che ormai conduceva lì, a Londra. Tutte le sere ormai erano diventate uguali, le giornate passate solo a rubacchiare o a dormicchiare. Anche solo una notte passata diversamente avrebbe migliorato, almeno un po', l'umore di Ashley. 

Passarono tutta la notte a parlare di frivolezze, di come le giornate del giovane fossero ripetitive, e delle mille 'avventure' del vecchio Marcus ( per la maggior parte, ovviamente, tutte balle ), insieme a più di un boccale di birra.
Ash finì per addormentarsi lì, su quel bancone, quasi come ogni volta; il giorno dopo, avrebbe dovuto affrontare uno dei più grandi avvenimenti di quegli ultimi mesi; il tradizionale ballo d'inizio anno.

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- E' stato fantastico, come sempre.

- Non resterete mai delusa da me, Miss Jane. Né la prossima volta, né l'altra ancora.

Un sorriso furbo si dipinse sulle labbra di Ashley, mentre lasciava vagare le dita sugli occhielli della sua candida camicia.
Ormai, Miss Jane era una 'cliente' abituale. Una tipica donna ricca sfondata con il marito banchiere, come sempre in attesa di ricevere una fruttuosa eredità, e che tanto per cambiare faceva tranquillamente - e regolarmente sesso con un vagabondo sul grande letto matrimoniale che la loro immensa reggia possedeva. 
Non che Ashley amasse particolarmente essere il giocattolino sessuale di una riccona adultera, ovvio, ma c'erano anche dei lati positivi. Ed essere l'unica valvola di sfogo di una grande fiamma dell'alta borghesia che solitamente disprezzava i tipi come lui era una lancia spezzata a favore del proprio ego.
Stava lì, elegantemente distesa sul grande materasso circondata da pacchiani cuscini foderati di morbida seta, un semplice lenzuolo a coprire il fiorente seno e l'intimità. Il suo volto circondato dalle disordinate ciocche rosse dei suoi capelli era rivolto verso il giovane, che non la degnava di uno sguardo, intento a rivestirsi con calma e pacatezza.

- Verrete al ballo in maschera di stanotte, Sir. Ashley? Sarei davvero dispiaciuta se non vi vedessi.

Quella domanda lo spiazzò. Ricordava perfettamente che quella stessa notte si sarebbe svolta un grande ballo in maschera in una vecchia magione non troppo lontana dal centro di Londra, ma non aveva la minima idea di come avrebbe fatto ad intrufolarsi, soprattutto perché non aveva nessuna maschera con sè. Non era certamente un principiante in quel campo, per carità, ma quando mancava la materia prima era leggermente in difficoltà. Vide Miss Jane scendere dal suo trono, trascinando con sè il lenzuolo, come per non mostrare al ragazzo ciò che quest'ultimo conosceva fin troppo bene. Fece per sistemare il colletto della sua camicia, lasciando così cadere il lenzuolo ai loro piedi, provocando la virilità dell'altro con la vista del proprio corpo senza veli.
Ashley non si scompose, lanciando un'occhiata apparentemente disinteressata ad ogni singolo lembo di pelle davanti ai propri occhi.

- Vorrei, Miss Jane, ma l'unico travestimento che possiedo è quello di gentiluomo, ed è davanti ai vostri occhi.

Queste parole intristirono il suo viso, che però, in men che non si dica, tornò ad essere radioso come qualche secondo prima. La vide fuggire dietro il paravento palesemente importato dall'oriente senza pronunciare parola, tornando solo dopo qualche minuto con dei vestiti sfarzosi e ben piegati - probabilmente, anch'essi, importati da chissà quale paese  - su cui primeggiava una stupenda maschera di ottima fattura candida come porcellana. Ne fu a dir poco affascinato, in quel preciso momento.

- E' un vecchio abito che quel grassone ignobile di mio marito non ha mai indossato perchè troppo stretto. Penso che a voi starebbe a pennello. Avete un corpo così bello, slanciato, perfetto.. Dio, vorrei non essermi sposata! 

Notò il rossore sulle guance di quella donna tanto perversa quanto devota alla lussuria, arrivata a tradire il marito senza un minimo di pudore. La scintilla che c'era nei suoi occhi era talmente palese da farlo sorridere; nelle sue iridi, infatti, si poteva leggere perfettamente il rancore e la voglia di fuggire da quella vita notevolmente stretta sulle sue esili ma formose membra.
Ringraziò con un cenno del capo e prese quei vestiti, infilandoli cautamente nello zaino che portava sempre con sè. Lasciò un ultimo e sfuggente bacio sulla gota arrossata di Miss Jane, e facendo un cenno di saluto fin troppo elegante, si avvicinò alla finestra, sgusciando fuori da essa come un agile felino in fuga dopo aver mietuto l'ennesima vittima.










   
 
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