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Autore: Bad Bionda Bana    03/11/2015    2 recensioni
Taei, una normale ragazza interessata di giornalismo, porta sulle sue spalle il peso di un passato difficile e doloroso. Spinta dal dovere di scoprire la verità sul suo passato, si ritroverà a fare i conti con un segreto ancora più grande.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Onew!- in un attimo mi ritrovo con le braccia attorno al collo del ragazzo caduto a terra, sto abbracciando mio fratello maggiore. Gli occhi mi si riempiono di lacrime, avrei tantissime cose da dirgli, ma riesco solo a piangere e a sfogare tutta la tristezza che mi ero tenuta dentro a causa della terapia e dello shock. Piano anche lui ricambia il mio abbraccio accarezzandomi la schiena.
-Su su, sono qui Taei.- sussurra dolce sospirando. Qui, è qui. Spingendolo di nuovo salto in piedi allontanandomi.
-Come è possibile?- mi porto le mani tra i capelli iniziando a ragionare su come la sua presenza li fosse più che errata –Non può essere, tu sei morto. Invece sei qui davanti a me, ti ho colpito perciò esisti sul serio. Sono passati anni, sei cambiato. come faccio a sapere che sei veramente te? Insomma, sei cresciuto e non ti ho più visto, non dovrei riconoscerti e invece so perfettamente che sei te.- cammino in tondo continuando a parlare come una macchinetta, incapace di capire cosa stesse succedendo –Ma io ti ho visto quella notte, eri pieno di sangue, e la tua gola era squarciata.- il solo ricordo mi fa rabbrividire, ormai quella notte era stata archiviata nel posto più remoto della mia memoria, era stata sigillata e più volte avevo cercato di ricordare senza alcun risultato. Ora sta ritornando più vivida che mai, le immagini come anche le emozioni. Dopo essersi alzato, Onew mi si avvicina e mi prende per le spalle guardandomi negli occhi.
-Taei, prima di tutto devi calmarti. È vero, io non dovrei essere qui, ma come vedi ci sono, in carne ed ossa. E prima che tu possa pensare qualsiasi strana ipotesi ti dico che tutto quello che avevi visto quella notte non era solo un’illusione.- ai suoi occhi probabilmente sembro un agnellino che si è ritrovato nella tana del lupo, avevo gli occhi sgranati e la bocca spalancata, il respiro pesante e tremavo.
-Cosa sta succedendo?- gli chiedo con un filo di voce. Forse sono impazzita del tutto.
-Sei in pericolo qua, te ne devi andare.- il suo sguardo si fa più dolce ma sempre preoccupato –Perché sei tornata? Tu non lo sai, ma in questo modo sei entrata nelle fauci del mostro.- mi avvicino cercando il suo calore –Vattene finché sei ancora in tempo.- Onew mi accarezza i capelli cercando di tranquillizzarmi nonostante ciò che mi sta dicendo.
-Sono tornata perché volevo scoprire la verità, ma più mi ci avvicino più questa sembra essere solo un brutto sogno. Più i tasselli del tuo incidente si uniscono, più il puzzle mostrare qualcosa di razionalmente impossibile.- scuoto la testa –E il fatto che tu sia qui davanti a me ne è la conferma.- alzo lo sguardo cercando il suo per pregarlo di farmi capire perché tutto ciò che mi circonda sembra appena uscito da un libro macabro di favole. Lui sorride, e il mio cuore si scalda perché nonostante non ci capisca ancora nulla, Onew è qui con me, il mio fratellastro è vivo.
-Piano ti spiegherò ogni cosa, ma prima dobbiamo andarcene.- in fretta Onew mi prende per mano e mi porta verso il bosco.
-Onew, perché sono in pericolo?- ripenso alle sue parole di poco fa –Chi sarebbe il mostro?- attraversiamo il bosco tanto velocemente che non riuscendo a vedere bene a terra, inciampo nella radice di un albero e cadendo un ramo particolarmente basso mi graffia il braccio non tanto superficialmente. Onew mi aiuta subito a rialzarmi.
-Questo non è il momento e assolutamente non è il posto adatto.- lo vedo guardarsi intorno come se avesse paura che qualcuno possa sentirci, o peggio aggredirci. Strappa una striscia di tessuto dalla sua maglia e me la lega attorno alla ferita brontolando qualcosa che non riesco a capire, probabilmente mi stava maledicendo per la mia sbadataggine, poi riprendiamo la nostra strada. Con mi immensa sorpresa, sa bene dove abitavo e una volta davanti alla porta di casa mia si ferma –Partire adesso sarebbe troppo pericoloso, ma finché starai in casa sarai al sicuro.- mi accarezza di nuovo la testa –Domani mattina presto verrò a prenderti e ti riporto a casa. Ora vai a dormire, dai un po’ di riposo a questo povero cervellino.- ridacchia prendendomi in giro.
-Yah.- gli do una piccola sberla sul braccio ridendo –Però mi prometti che domani mi spiegherai tutto?- gli chiedo un po’ spaventata, non so ancora se voglio sapere proprio tutta la verità.
-Buonanotte Taei.- e piano mi spinge dentro chiudendo poi la porta. Avrei ribattuto, ma era stato troppo svelto, come sempre. Subito vado in cucina per bermi un bicchiere di acqua, ne avevo bisogno per risistemare un po’ i pensieri, poi vado in camera e senza nemmeno cambiarmi mi butto rovinosamente sul letto. Onew ha ragione, devo riposare la mente o rischio sul serio di impazzire. Guardo l’ora e vedo che è passata da poco la mezzanotte. Mi infilo sotto le coperte e chiudo gli occhi.

Ormai è un’eternità che non faccio altro che girarmi e rigirarmi nel letto, non riesco a spiegarmi il perché non prenda sonno. Mi alzo a sedere e mi scompiglio i capelli esasperata, non mi è mai capitato di non riuscire ad addormentarmi, piuttosto sono una ragazza che fa fatica a svegliarsi la mattina senza la sveglia. Mi giro verso l’orologio, sono le due di notte. Mi alzo per andare fino in cucina a prendermi un bicchiere di latte caldo, forse quello mi avrebbe aiutato. Mentre aspetto che il latte si scaldi mi giro verso la finestra, fuori è completamente buio, i lampioni vicino a casa mia devono essersi spenti. Prendo la tazza di latte e torno in camera, bevanda calda e coperte calde sono la combo perfetta per un sonno tranquillo, così poggio un attimo la tazza sul comodino e mi siedo sistemando le coperte sulle gambe. Bevendo volgo lo sguardo verso la finestra a fianco al letto. Quando la mia vista si abitua all’oscurità, scorgo in lontananza la casa abbandonata, non mi ero mai accorta prima d’ora di riuscire a vederla da camera mia. Come se i miei piedi fossero posseduti da qualcosa, mi alzo e mi dirigo verso la finestra a guardare la casa oltre il bosco. Senza pensarci due volte prendo una giacca pesante ed esco di casa. So benissimo che tornando in quella casa disubbidisco ad Onew, ma sono più che convinta che per scoprire la verità l’unico modo sia vederla con i miei occhi, in più non posso essere certa che lui mi dirà tutto, è pur sempre rimasto nell’ombra per tutto questo tempo. Per tutto il tempo mi sembrava che qualcuno mi osservasse, finché non sono arrivata nuovamente davanti alla porta d’entrata, ma questa volta non ci sarebbe stato nessuno ad impedirmi di entrare. Uscendo di fretta mi sono dimenticata di prendere la torcia, perciò accendo la luce del flash del telefono per evitare di inciampare in qualche tappeto o gradino ed entro aprendo la porta a fatica, i cardini sono parecchio arrugginiti. Illumino davanti a me e noto con enorme sorpresa e anche paura, che l’entrata è uguale a quella del sogno. Come è possibile una cosa del genere? Per un saggio dell’università mi ritrovai da dover studiare ricerche e teorie varie sui sogni, quindi so che la nostra mente non è capace di creare immagini dal nulla, che tutto quello che sogniamo, luoghi e persone, li abbiamo realmente visti. Il problema è che io sono sicura di non aver mai oltrepassato la soglia di questa casa quando ero piccola, non ho mai potuto vedere l’ingresso. A passi incerti proseguo e una volta arrivata alle scale, mi fermo illuminando le pareti attorno a me. I candelabri sono pieni di polvere e ragnatele, i quadri raffigurano i volti degli antichi possessori della dimora, ma uno in particolare attira la mia attenzione. D’un tratto mi ricordo il perché il viso di Taemin mi era tanto sentimentale, quando da piccola avevo tentato di entrare, l’unica cosa che ero stata in grado di vedere era il quadro caduto a terra del ritratto di famiglia, e l’unico volto che ero riuscita a vedere era proprio il suo, quello di Taemin.
-Cosa succede?- mi chiedo tra me e me indietreggiando.
-Ancora non lo hai capito?- una voce familiare mi fa trasalire e subito mi giro illuminando i visi di due persone. Di tutti gli incontri che potessi fare, loro due erano gli ultimi che mi sarei mai potuta immaginare.
-Signor Kim, Minho… cosa ci fate voi qui? Mi avete seguita?- chiedo quasi infastidita, non riesco a capire il perché della loro presenza. In più quell’affermazione di Kibum mi aveva innervosita, come se lui avesse sempre saputo fin dall’inizio ciò che io disperatamente cercavo, la verità.
-Sai Taei, ti credevo più sveglia.- Kibum scuote la testa, Minho si limita a rimanere dietro di lui immobile –Sul serio non riesci a collegare tutti i tasselli? E dire che da una ragazza giovane come te mi immaginavo una fantasia più vasta.- ridacchia.
-Di cosa sta parlando? E ripeto, perché siete qui?-
-Per cercare la stessa verità che cerchi tu, con l’unica differenza che con un piccolo tassello in più, io l’ho già trovata.- lo guardo non capendo di cosa stesse parlando –Ti ricordi perché i tuoi genitori hanno deciso di trasferirsi?-
-Perché così sarebbe stato più semplice per me superare il trauma della morte del mio fratellastro.- rispondo subito per poi pentirmene.
-Povera ingenua, vedo che sono riusciti a farti un giusto lavaggio del cervello una vola portata via, o almeno credevano, altrimenti non saresti qui ad indagare.- Kibum si fa improvvisamente più serio –Hanno deciso di trasferirsi perché la psicologa dalla quale andavi, pur sapendo che stava parlando con una bambina che aveva appena avuto un trauma, in qualche modo credette alle tue parole.- continuando a parlare Kibum inizia a girare per la stanza –Iniziò a fare ricerche sull’abitazione, sulla famiglia Kim, ultima proprietaria della casa, e più ci si inoltrava, più agli occhi delle altre persone sembrava aver perso il senno. Iniziarono a darle della pazza, ad emarginarla, finché dei dottori non andarono a prenderla direttamente a casa sua.-
-E questo cosa dovrebbe centrare con te?-
-Quella donna era mia madre.- Kibum mi fulmina con lo sguardo, mentre Minho mi afferra per i polsi portandomi le braccia dietro la schiena –Ora, prova ad immaginare come si è potuto sentire un bambino nel vedere la madre portata via perché ritenuta pazza, a passare ogni giorno a dover occuparsi della casa mentre il padre lavorava, a doversi subire la derisione da parte delle persone e lo sfogo del padre quando tornava a casa ubriaco. So bene che qualsiasi cosa io faccia, non posso cancellare quei giorni orribili, ma se rivelo la verità, se dimostro che mia madre non era impazzita e che aveva ragione, potrò godere della vergogna delle persone.-
-Senti, mi dispiace, e sarei più che felice per te se riuscissi a ricevere le scuse di tutte le persone che hanno contribuito a tutto questo, ma potresti spiegarmi perché mi volete trattenere?- chiedo cercando di liberarmi inutilmente dalla stretta di Minho.
-Ci servono delle prove concrete per poter rivelare la verità, o crederanno che siamo impazziti anche noi, e tu fungi proprio da esca.- mi sussurra all’orecchio Minho divertito per la situazione –Spero arrivi presto, non vedo l’ora di assistere alla sua sconfitta.-
Poco dopo sentiamo un rumore in direzione della scalinata, e in un secondo tutti i candelabri si accendono illuminando la stanza e la figura che era appena apparsa in cima alle scale.
-Ed ecco qui la nostra prova.- un sorriso sghembo si forma sul viso di Kibum mentre guarda Taemin.
-Qualcuno può per favore spiegarmi cosa sta succedendo?- urlo esasperata, l’agitazione e l’adrenalina del momento mi offuscano la mente impedendomi di capire ciò che a quanto pare tutti ormai sapevano.
-Taei, ti presento l’assassino del tuo fratellastro.- Kibum si gira verso Taemin indicandolo –Il vampiro.-

  
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