Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Fujikofran    03/11/2015    1 recensioni
Torna Franca Strangoni e torna la banda di Lupin, ma questa volta ci sarà anche Rebecca Rossellini, personaggio della nuova serie di Lupin III, trasmessa in anteprima mondiale in Italia. Franca viene chiamata a lavorare al Chiostro del Bramante di Roma, per una mostra organizzata proprio da Rebecca. Tra i dipinti ci sarà anche il famoso "L'abbraccio" di Gustav Klimt. Ma Lupin ha già annunciato che lo ruberá. Sarà proprio lui ad aver lanciato una sfida ai sorveglianti del Chiostro e a Zenigata oppure qualcun altro vuole il noto quadro? Suspence a volontà, ma anche amore:quello tra Lupin e Rebecca, Tra Fujiko e Geoemon e, soprattutto, tra Franca e Jigen. Brano da ascoltare durante la lettura: "Nothing's gonna hurt you, baby" dei Cigarettes after Sex
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rebecca Rossellini, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Irruzione in una vita'
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Dopo sei mesi di inattività lavorativa, l’avevano chiamata di nuovo per un lavoro. “Ah, finalmente non è il solito call center che mi propone una tariffa per la linea del telefono fisso”. Franca Strangoni, storica dell’arte il cui legame coi suoi studi, a livello occupazionale, era sempre stato fare la sorvegliante nei musei o la hostess agli eventi sull’arte, era stata chiamata per un nuovo impiego. Anzi, non poteva iniziare se non aveva effettuato un “training”, ossia conoscere tutto ciò che riguardava i suoi compiti. 
 
"Dai, finalmente! Sono felice per te, allora dobbiamo festeggiare! Andiamo al nostro affezionato sushi bar?" le scrisse via messaggistica istantanea Anna, una delle sue più care amiche.
 
Festeggiare che cosa? Franca non era poi così contenta di continuare a svolgere questi lavori a chiamata. Ma era meglio che niente e alla gente, abituata a vederla quasi sempre disoccupata, il fatto che ogni tanto qualcuno si degnasse di darle un impiego, sembrava quasi un avvenimento memorabile. Ma questo le dava fastidio e, la mattina del famoso “training”, uscì di casa nervosa. Parcheggiò la sua auto lontana dalla destinazione e, non appena arrivata, si sentì risollevata nell’osservare il gioiellino in cui stava per fare ingresso: il chiostro del Bramante, posto che lei aveva sempre amato e dentro il quale aveva visto delle mostre che le erano rimaste impresse. 
 
-Benvenuti al nostro training. Mi chiamo Paola Natali e sono la vostra trainer. Allora, non so se lo sapevate già, ma questa mostra, intitolata “Essenze di modernità” è temporanea, durerà solo una settimana. Qualcuno di voi ha esperienze piuttosto lunghe su come si faccia sorveglianza, durante cose di questo tipo- disse subito colei che stava dando istruzioni ai dieci giovani – sarete stati certo abituati a lavorare su turni. Bene, qui di turni non ce ne sono, si lavora dalle 9 di mattina alle 19 di sera e avrete una sola pausa, di un’ora e a pranzo-
 
Tutti si guardarono senza proferire parola, ma l’istruttrice, oltre a dare maggiori indicazioni e di tipo tecnico, illustrò la forma contrattuale e soprattutto la paga:3000 euro ciascuno. A Franca stava per venire un colpo, abituata a compensi da fame. 
 
-I soldi non ci sono di certo piovuti dal cielo e, tra i dipinti esposti, c’è anche il famoso “L’abbraccio” di Gustav Klimt, ragazzi. Per far tutto questo c’é stato l’intervento di una “fan” del chiostro del Bramante e dell’Art Nouveau che ha voluto fortemente finanziare questa mostra:Rebecca Rossellini. Avete presente la milionaria il cui padre ha una catena d’alberghi in tutto il mondo? Bene, se verrete pagati così tanto il merito è solo suo, certamente non del Comune di Roma né di qualche banca filantropa. Anche perché l’ingresso al pubblico sarà gratuito-
 
Franca faticava a seguire le istruzioni, mentre percorreva le aree che stavano per ospitare la mostra. Pensava al lauto compenso e soprattutto cercava di fare mente locale su chi fosse Rebecca Rossellini. Poi un ragazzo fece una domanda all’istruttrice:
 
-Ma la Rossellini non è quella che ha sposato il famoso ladro Lupin III?-
 
Franca trasalì, sentendo nominare Lupin III. Aveva letto la notizia sul web, dato che i tg non li seguiva quasi mai, e non aveva mai telefonato al ladro per fargli gli auguri. Lo conosceva bene, ma nessuno doveva saperlo. Pensare a lui automaticamente la portava a rivolgere il proprio pensiero all’altro:Daisuke Jigen, che non era solo il braccio destro di Lupin III, ma anche l’uomo a cui lei era legata sentimentalmente. O, almeno, lo era stata e non sapeva se lo fosse ancora.
 
-Franca?-
 
-Eh?-
 
Paola Natali si era accorta che in quel momento stava prestando poca attenzione al training. Franca non voleva di certo essere sbattuta fuori e perdere, così, i suoi 3000 euro, ma pensare a Jigen era, ogni volta, come ritrovarsi in un’oasi verde in mezzo al traffico urbano. E poi...chissà dove era in quel momento, lui, se stava bene, se l’amava ancora oppure era finito tra le braccia di un’altra donna. Franca, al momento, non voleva finire tra le braccia del cugino di una sua amica, più appiccicoso del mastice fresco. Più non le piacevano, più le stavano addosso, ormai ci era abituata e, pensare a Jigen, l’unico che avesse saputo amarla negli anni più recenti, per lei era bello quanto doloroso, perché dall’oasi in mezzo al traffico era sempre e comunque costretta ad uscire. 
 
Non vedeva l’ora che finisse, quel maledetto training, e provare a mandare un messaggio a quell’uomo che aveva tanta voglia di vedere, sentire, abbracciare e, soprattutto, amare. Ma doveva resistere, sapeva benissimo che gli uomini non vanno cercati troppo, altrimenti si montano la testa e anche Jigen avrebbe potuto farlo. Per fortuna la distrasse la presenza di Salvatore, la guardia giurata che lei aveva conosciuto quando lavorava alla Galleria Borghese. Le faceva simpatia, quel giovane partenopeo rasato a zero, corpulento e sempre sorridente. Una brava persona, marito e padre affettuoso che non disdegnava, ogni tanto, radunare i colleghi per una cena in pizzeria. Ogni volta che Franca vi prendeva parte, tornava a casa con l’animo rigenerato. 
 
Tornata a casa, si mise in tuta e andò a correre al parco vicino. “Mi farà bene”, pensò. Portò con sė il suo smartphone e inviò un sms a Lupin. “Chissà se il suo numero è ancora questo” si domandò. Mentre correva, il telefono squillò e Franca ricevette la telefonata da colui a cui aveva mandato il messaggio. 
 
-Ti sei sposato?- fu la prima cosa che riuscì a dirgli.
 
-Sì, cara...diciamo che, però, è una situazione un po’ particolare, per potertene parlare al cellulare. Comunque Rebecca e io siamo a Roma, arriverà anche Jigen e credo anche Fujiko e Goemon. Nel frattempo potremmo vederci e ti presenterò Rebecca, se vuoi-
 
-Rebecca potrei già conoscerla alla vernissage della mostra al Chiostro del Bramante, quella finanziata da lei-
 
-Sì sì, so tutto:sei stata chiamata per lavorare durante la settimana della mostra-
 
-Bravo...comunque, se vuoi presentarmi Rebecca spero accada lontano da casa mia, non vorrei paparazzi intorno-
 
-No, no, ma a casa nostra: la casa di Rebecca a Roma-
 
-Ah, quindi tu e lei vivete lì?-
 
-Sì, sull’Appia Antica…è enorme e ci viviamo tutti, manchi solo tu, insieme a noi-
 
-Io ho già una mia casa, non ne ho bisogno-
 
Franca sentiva nuovamente odore di guai, perché, ogni volta che Lupin giungeva a Roma, lei veniva coinvolta in qualcosa che le movimentava la vita ma, allo stesso tempo, gliela complicava e, addirittura, metteva in pericolo. Decise di uscire con delle sue amiche, una delle quali era in procinto di sposarsi e non parlava di altro. In quel momento, paradossalmente, desiderava che Lupin giungesse a complicarle la vita. 
 
-E tu, Franca? Quando ti sistemerai? Un bravo ragazzo, bello…- le domandò la futura sposa, ma lei non rispose e si limitò a un sorriso, come per dire “Fatti gli affari tuoi!”
 
Se ci pensava, Franca avrebbe potuto risponderle: “Ho un bel ragazzo, anche bravo, per certi versi. Solo che va in giro con una Magnum 357, ruba e, se in pericolo di vita, uccide pure”. Ma le avrebbe mai creduto, la sua amica?
 
Tornata a casa, Franca fu colta da spleen, anche se era venerdì e aveva il weekend in pugno, prima di iniziare a lavorare alla mostra il lunedì successivo. Decise di prepararsi del the verde originario del Giappone. “Toh, me l’aveva regalato Goemon”, pensò tra sé e sé.  Accese la tv e fece zapping, svogliatamente, poi sentì che sul suo smartphone era arrivato un sms. “Spero che non mi arrivino ancora messaggi sulla serata di stasera e sul matrimonio…” pensò. Ma si sbagliava di grosso. 
 
“Il tuo numero…ce l’ho sempre con me, potrei tatuarmelo, se prometti che non lo cambierai mai” recitava il messaggio .
 
Franca credeva di essere stata vittima di uno scherzo da parte delle sue amiche, ma loro, pur facendo spesso battute davanti a lei, non erano mai arrivate a fingersi qualcuno interessato a conoscerla. Quelle erano cose che le accadevano quando non abitava a Roma. 
 
“Il tuo numero purtroppo non posso tatuarmelo, perché non so di chi sia. Se mi dirai chi sei ti prometto che non lo cambierò” ripose lei.
 
Non ricevette risposta, ma una foto, che la fece trasalire. Vedere quel sorriso appassionato, ammiccante, lo sguardo penetrante e quella barba così originale…Jigen, pronto nuovamente a ridurre ai minimi termini la fermezza d’animo di Franca. Non gli rispose, anche se voleva chiamarlo, per dirgli: “ti prego, passiamo insieme la notte e il giorno dopo e l’altro ancora”. Era vero che non capiva più niente, quando lui si faceva sentire, ma non voleva nemmeno perdere la ragione, anche se le erano venute le palpitazioni. No, non poteva salvarsi: fu lui a chiamarla.
 
-Non pretendo di vederti e di irrompere nella tua vita, come sono solito fare, da quando ti conosco, però quando vengo a Roma…tu sei Roma, per me, e non posso fare a meno di pensarti. Perdona la mia vigliaccheria. E scusami se cambio spesso numero: è per non farmi intercettare, lo sai-
 
-Figurati…non preoccuparti. Quanto a noi, io…io…ti aspetto domani mattina a casa, se vorrai passare con me il fine settimana. Sempre se non hai impegni-
 
-Veramente io avevo un’altra idea: passare da te per portarti a pranzo ai Castelli Romani. Che ne pensi? Verrò con l’automobile che mi ha prestato Rebecca. Ti piacerà. Domenica, invece, siamo invitati a pranzo a casa sua-
 
L’aveva di nuovo legata a lui, ma era quello che, in fondo, lei voleva.
 
 
Avevano trascorso un sabato piacevole e spensierato, Franca e Jigen. Avevano pranzato a Castel Gandolfo, gustato la bellezza del suo centro storico -un vero gioiellino- e poi avevano trascorso il pomeriggio passeggiando a Frascati, mano nella mano e fermandosi a guardare il sole che tramontava e rendeva il cielo un po’ giallo e un po’ rosso. “Come la Roma”, fece notare Jigen, che poi diede un bacio alla donna che aveva desiderato  tanto rivedere. La sera, un po’ stanchi, avevano ordinato una pizza a domicilio e mangiata da Franca. Poi si erano messi a guardare un film, sul divano e Jigen era steso, poggiato con la testa sulle gambe della sua ragazza, che gli accarezzava i capelli e la barba. 
 
-Ti amo- gli mormorò, facendo però in modo che non la sentisse, ma si sbagliava.
 
-Anche io- le rispose, infatti, sollevandosi per darle un bacio sulle labbra. 
 
Faticavano a seguire il finale del film, non vedevano l’ora che finisse per andare a letto. Non era di certo la stanchezza, a spingerli poi fino alla camera. Trascorsero una notte a fare l’amore, ma anche a parlare delle loro rispettive vite, così diverse eppure entrambe caratterizzate da una certa malinconia, che rimaneva come sottofondo nel loro animo. La mattina seguente, appena svegli, Franca aprì la finestra e il sole entrò nella camera, illuminando il letto, nel quale Jigen si era appena svegliato e se ne stava con le spalle appoggiate alla testiera e lo sguardo rivolto verso la ragazza, che, quando si girò, rimase incantata nel vedere che il lenzuolo gli lasciava scoperto il busto. 
 
-Come vedi non ho toccato nemmeno una sigaretta…contenta?- disse lui, sorridendole. 
 
-Sei bellissimo…- riuscì a rispondere Franca, come inebetita.
 
-Vieni qui, dai…non voglio ancora alzarmi-
 
-Beh, non possiamo far tardi, Rebecca ci aspetta e l’Appia Antica non è vicina-
 
-Ce la faremo, stai tranquilla
   
 
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