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Autore: uhstilinski    03/11/2015    3 recensioni
I numerosi alberi che circondavano la scuola di Beacon Hills erano mossi da un insolito vento autunnale, gli studenti si affrettavano ad entrare, visibilmente infastiditi dal suono insistente della campanella. Un rombo di motore attirò l’attenzione di Emma, un ragazzo in sella alla sua moto rossa fiammante aveva appena parcheggiato a qualche metro dalle gradinate di marmo, sfilandosi il casco per rivelare un paio d’occhi glaciali. Stretto nella sua giacca nera di pelle, sparì lentamente dalla sua vista, mimetizzandosi tra la folla.
«Quello è Jackson Whittemore» mormorò una ragazza dai capelli neri e gli occhi grigi, affiancando la giovane. «Il capitano della squadra di lacrosse e di nuoto, praticamente il tipo ideale di chiunque abbia un paio d’occhi funzionanti». Emma dovette sembrare parecchio confusa, data l’espressione divertita che nacque sul suo viso pallido. «E io sono Valerie Butler», le porse la mano con gentilezza perché la stringesse, sorridendo.
«Emma. Emma Walker».
«Lo so» annuì immediatamente la mora, allungando il passo. «È una cittadina molto piccola, le notizie arrivano prima di quanto immagini» concluse con espressione furba, rivolgendole un altro sorriso cordiale e divertito prima di correre in classe.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Echo – Derek.



Hello, hello. Anybody out there? 
‘Cause I don’t hear a sound. Alone, alone.
I don’t really know where the world is but I miss it now.

Derek non ricordava quando fosse riuscito a prender sonno per l’ultima volta senza dover prima avere a che fare con quel senso di colpa che lo assaliva puntualmente ogni notte. Quando le luci si spegnevano e il sipario calava. Quando rimaneva incastrato tra i propri pensieri e i propri ricordi, proprio dietro a quel sipario che nessuno aveva mai avuto il coraggio di oltrepassare. Quel maledetto sipario, oltre il quale si presentava come un uomo dal passato tormentato, con la particolare abitudine di cacciarsi nei guai. Stando alle opinioni di chi lo conosceva, era uno che se li andava a cercare anche quando non ce ne fosse il bisogno. Soprattutto quando la quiete sembrava calare, troppa tranquillità non faceva per lui. O forse era solo spaventato dal pensiero di restare solo dietro quel sipario, di dover confrontarsi ancora con i mostri del proprio passato. Tendeva ad isolarsi, quello era vero, ma finché percepiva del movimento attorno a sé, non era poi tanto male. Il dolore lo sorprendeva di notte, quando faceva fatica persino a chiudere gli occhi, tormentato dal pensiero delle fiamme. Quelle stesse fiamme che da quattro anni non l’avevano mai lasciato solo. Non gli avevano lasciato mai un attimo di pace, un attimo per sé, un attimo di serenità. 
Derek da ben quattro anni, aveva perso il senso del tempo, non contava più i giorni, le ore, i minuti. Brancolava nel buio della propria mente senza neanche una meta precisa. Non aveva idea di cosa significasse vivere, scoprire nuovi posti, imparare nuove cose. Era come se si ostinasse a continuare la vita che gli era stata strappata di mano da allora. O meglio, come se stesse attendendo che qualcuno tornasse per restituirgliela. 
Non riusciva a guardarsi allo specchio senza provare odio, rancore, rabbia, tristezza, frustrazione… Si guardava ma non si riconosceva. Cosa era diventato? Un mucchio di ossa e carne contenente un’anima congelata. C’erano volte in cui si era chiesto persino se il proprio cuore battesse ancora o se si fosse semplicemente bloccato per sempre come quello dei propri cari. 
Era un miserabile, non provava nemmeno pena nei propri confronti. Non provava niente di tutto quello, era animato solo da una profonda e tagliente ira. Quante volte aveva pensato di raggiungere sua madre, che ovunque fosse, gli mancava da morire. Nonostante quello, non aveva mai versato una lacrima davanti agli altri, mai un cenno di cedimento, niente. In quel modo aveva iniziato a farsi la reputazione da duro. Un insensibile, un egoista. Il figlio sbagliato degli Hale. 
Ma non gli importava. Almeno, non più. Aveva imparato ad escludersi dal mondo, ignorando i commenti, le critiche, i pensieri altrui. Le persone avrebbero parlato in qualsiasi caso. Ma ricordava anche di averci sofferto inizialmente e proprio grazie a quella sofferenza, mattone dopo mattone, aveva costruito il muro indistruttibile dietro il quale continuava a nascondersi. Aveva imparato a fingere indifferenza dietro uno sguardo glaciale, a sembrare calmo, impassibile, di pietra.
Ma il problema si presentava quando qualcuno riusciva ad entrargli dentro con un solo sguardo, senza bisogno di alcun permesso. Quel qualcuno arrivava e tentava inconsapevolmente di abbattere quelle barriere che con tanta fatica lui aveva edificato. Un paio d’occhi ed un cuore scalpitante contro il proprio, freddo e indurito dal tempo. 

I’m out on the edge and I'm screaming my name like a fool at the top of my lungs.
Sometimes when I close my eyes, I pretend I’m alright but it’s never enough.

Ad alcune persone bastava chiudere gli occhi e pensare ad altro, distrarsi, viaggiare con la fantasia, dipingendo un mondo diverso, migliore. Altre, come lui, dovevano imparare a conviverci con i famosi mostri. E, purtroppo, non si trattava degli stessi mostri che scacciava da sotto il letto quando era ancora un ragazzino indifeso. Si trattava di altro, ben altro. Qualcosa di impossibile da scacciare, qualcosa che, giorno dopo giorno, tendeva ad indebolirlo e a renderlo una marionetta attaccata ai loro sporchi fili. Non importava quanta forza fisica possedesse, a Derek mancava la volontà. Per quanto gli facesse male quella situazione, non riusciva ad allontanarsi da quei pensieri. Si ostinava a rimanere in quella casa, continuando a domandarsi ogni dannato giorno cosa sarebbe accaduto se lui non si fosse infatuato di Kate Walker. Cosa fosse successo se al posto della sua famiglia, lì, a bruciare, ci fosse stato lui. Di sicuro, avrebbe fatto meno male. 
Non avrebbe sentito più niente, sarebbe morto, lo avrebbero pianto per qualche mese e poi sarebbero andati avanti. Loro sarebbero andati avanti anche senza di lui, loro avrebbero avuto la forza che a lui mancava per staccarsi una volta per tutte dal ricordo della famiglia unita e felice. Se ne sarebbero fatti una ragione. E allora perché lui non ci riusciva? Aveva persino rifiutato di presentarsi al funerale, perché “I funerali non sono per i morti, sono per i vivi”.

‘Cause my echo is the only voice coming back. 
Shadow, shadow is the only friend that I have.

Quante persone erano morte a causa sua? Quante avevano rischiato per lui? Quante aveva ucciso personalmente? Aveva portato via talmente tante vite da sentire la propria anima ridotta in brandelli. Come se ognuna di quelle persone avesse portato via da lui un po’ di amore, di vita, di libertà. Non aveva mai voluto che nessuno morisse a causa sua, soprattutto se si trattava di innocenti. Soprattutto quando si parlava di Paige. La prima anima innocente che aveva ridotto in mille pezzi, il primo amore, la prima vera volta in tutto. Ricordava il batticuore, le mani sudate e tremanti e la sensazione di avere lo stomaco praticamente rivoltato. Le famose farfalle di cui tutti parlavano. Lo ricordava in maniera vivida, sembrava fosse passato solo un giorno… Quanto era passato, invece, dall’ultima volta in cui aveva davvero amato una donna con tanto trasporto e passione? 

Listen, I would take a whisper if that’s all you had to give.
But it isn’t, is it?
You could come and save me and try to chase the crazy right out of my head.

Sarebbe diventato pazzo senza ombra di dubbio se non avesse smesso di farsi del male in quel modo, ma aveva scelta? Non riusciva a salvarsi da solo, forse aveva solo bisogno di essere aiutato. Di essere capito e amato di nuovo. Aveva bisogno di una persona che conoscesse a memoria tutti i suoi difetti e che riuscisse persino a farci l’amore con tutte quelle mancanze. Una persona che li accettasse tutte e che fosse in grado di attenuarle, in qualche modo. Una persona in grado di tirare fuori la positività che aveva nascosto anni e anni addietro, prendendosi anche la responsabilità di affrontarlo nei momenti più cupi e dolorosi. Perché era in quei momenti ad averne più bisogno, nonostante l’orgoglio lo spingesse ad isolarsi. 
E nonostante non lasciasse avvicinare nessuno, in cuor suo, sperava davvero di poter riuscire a respirare liberamente di nuovo. Era stanco di sentirsi in quel modo, aveva solo bisogno di tornare a vivere una vita degna di essere chiamata tale.

I don’t wanna be an island, I just wanna feel alive and get to see your face again.

Voleva sentirsi vivo, libero, un uomo migliore. Voleva potersi alzare la mattina e accettarsi per quello che era, per quello che non era mai riuscito ad essere prima. Tornare ad essere quel ragazzino spensierato dagli occhi vivaci e la battuta sempre pronta. 
Perché faceva male la solitudine, più di quanto volesse dare a vedere, più di quanto confessasse a sé stesso. Quella continua sensazione di star per affogare o di trovarsi sull’orlo di un precipizio senza paracadute iniziava a logorarlo giorno dopo giorno, respiro dopo respiro. E per quanto riuscisse ad isolarsi dalla montagna di pensieri che non avevano la minima intenzione di lasciare la propria testa durante il giorno, la notte si ritrovava faccia a faccia con quello che fino ad allora non aveva avuto il coraggio di mostrare a nessuno: se stesso. Le proprie debolezze, le paure, le sofferenze, i rimorsi, i rimpianti, le delusioni, le preoccupazioni. Il proprio dolore. La propria vita. 

Just my echo, my shadow. Hello, hello… Anybody out there?



Hello there!
Piccolissima introduzione riguardo i sentimenti contrastanti che tormentano il nostro povero Derek. Non è un capitolo, si tratta di una semplice parentesi che ho voluto aprire per farvi comprendere un po’ di più le ragioni dei suoi comportamenti. Inizialmente non era programmato, poi è scattata la lampadina e mi sono detta: perché non farlo?
Come vedrete, non è lungo quanto gli altri capitoli, proprio perché vorrei che il nostro bell’Alpha restasse sempre un po’ misterioso ai vostri occhi, proprio come a quelli di Emma. Non voglio rivelarvi troppo, preferisco restare fedele all’originale sempre e comunque.
Ps: ho cambiato il banner della storia, non so come immaginiate voi Emma, ma nella mia testa la vedo come la bellissima Nina Dovreb. Comunque, fatemi sapere quale preferite tra i due.
Grazie infinite a tutti coloro che continuano a supportarmi ogni volta, vi adoro.
uhstilinski.



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