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Autore: EllaYaYa    23/02/2009    4 recensioni
La gente, quando mi guardava, diceva "E' proprio fatta per regnare, un giorno".
Ma si sbagliava, così come mi sbagliavo io.
{Perchè Morgana la Fata non è nata per essere Regina.}
[Artù/Morgana]
Sospesa causa blocco dello scrittore. Mi dispiace.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Morgana, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~do it for me;

I CAPITOLO
{The beginning}


“Non ho di questi ricordi. Avevo 10 anni.
So che lo amavo e che mi è stato portato via.”


(Morgana, Uccidere il re)



{Avevo solo 10 anni quando mio padre Gorlois morì.
Non ricordo bene quel giorno, ero così piccola.
Ricordo solo quanto piansi.
Amavo mio padre. Avevo solo lui, dato che mia madre era morta molto tempo addietro, e perderlo fu un colpo atroce.
Quando venni a sapere che Uther Pendragon, re di Camelot, mi avrebbe preso sotto la sua tutela, ero molto diffidente.
Lui e mio padre erano vecchi amici, ma io lo avevo visto solo una o due volte, di sfuggita.
Certo, dovevo essergli riconoscente. Chi altri avrebbe preso un’orfana con sé, come se fosse sua figlia?
Ma avevo paura, e penso che fosse naturale. In fondo Uther era quasi un perfetto sconosciuto, per me.}

Vedevo un’anziana signora, sulla riva del lago.
Indossava un mantello verde smeraldo, e i capelli e il viso erano coperti dal cappuccio. Spuntava solo qualche ciocca di capelli grigi, che veniva smossa dal debole vento.
Sospirò. Stava aspettando qualcuno, con ansia.


Mi svegliai d’improvviso, sconvolta, con il respiro accelerato.
Mi passai la mano sulla fronte, cercando di calmarmi.
Non sapevo perché fossi così agitata. Avevo fatto sogni peggiori, prima.
Ma quella donna aveva qualcosa di strano … di inquietante.
Mi alzai dal letto, e mi guardai allo specchio. Ero pallida come una morta.
E tra non molto sarebbe arrivato il re, per portarmi a Camelot.
Sbuffai e mi sedetti di nuovo sul mio letto. Guardai la mia stanza. Stavo per andare via, e non l’avrei rivista più.
Cercai di memorizzare ogni dettaglio: il letto, lo specchio, perfino il pavimento e i muri. Ma avevo ancora quel sogno nella testa.
“Lady Morgana?” Sentii una voce dietro la porta. Era la mia balia.
“Entra.” Mormorai.
La donna entrò e mi si parò davanti. “E’ molto tardi, bambina. Avanti, vi aiuto a vestirvi.”
Annuii, trattenendo le lacrime. Non avrei più rivisto neanche lei.

***


La balia mi aveva fatto indossare uno dei miei abiti più belli, e aveva perso un sacco di tempo a spazzolarmi i capelli, blaterando su quanto mi sarebbe piaciuto vivere alla corte di Camelot.
Io restavo in silenzio, ascoltandola a malapena.
Quando sentimmo il rumore dei cavalli, corsi ad affacciarmi alla finestra.
Ad aspettarmi c’erano due uomini enormi. Due delle guardie del re, probabilmente.
La balia mi guardò, con gli occhi lucidi. “Bene. E’ora di andare.”
“Si.” Dissi. Poi sorrisi. “Non piangere, balia, o piango anch’io.”
Sorrise anche lei, e si passò una mano sul volto per asciugare una lacrima scesa lungo la guancia. “Si, si.”
Sospirai. “Non puoi venire con me?”
“No, bambina. Io resterò qui, a badare a questa casa.” Sospirò a sua volta.
La abbracciai. Era stata come una madre per me, ed era un dolore separarmene.
Lei si staccò, e borbottò “Su, Morgana, ora basta. Non vorrai far aspettare il Re.”

Mi accompagnò fin dalle guardie, e mi aiutò a salire su un cavallo.
“Addio, bambina.” Mormorò, con un fazzoletto in mano.

***


Il viaggio non fu lungo, ma a me parve un’eternità.
Avevo una guardia davanti, ed una dietro. Sbuffai: mi sentivo prigioniera.
Ripensai a quando andavo a cavallo con mio padre. Le corse, le passeggiate, i giochi. Quanto tempo era passato?
Mi guardai intorno: eravamo proprio sulla riva del lago. Mi tornò in mente il mio sogno.
“Possiamo fermarci?” Chiesi, quasi senza rendermene conto.
L’uomo davanti a me non si voltò neppure. “Abbiamo l’ordine di portarvi a Camelot, lady Morgana. Ci fermeremo solo lì.”
“Solo un istante.” Dissi, supplichevole.
Non sapevo nemmeno io perché, tutto d’un tratto, volessi interrompere il viaggio. Non ero poi così stanca.
La guardia si girò verso di me e mi guardò attentamente per qualche secondo. “D’accordo. Ma solo un istante.” Evidentemente a lui sembravo stanca.
Sospirai e tirai le redini, per fermare il cavallo. Quando mi voltai verso il lago, vidi qualcosa che prima non c’era. Anzi, qualcuno.
Una vecchia signora con un mantello verde smeraldo. Spalancai gli occhi dalla sorpresa. Era lei, era la donna del sogno. E mi fissava.
“Morgana la Fata” Sentii la sua voce, forte. Eppure non aveva aperto bocca.
Mi voltai verso le due guardie, ma loro non sembravano aver visto né udito nulla. Tornai a guardare la donna, e la sentii di nuovo “Morgana la Fata.”
Arricciai il naso. Perché mi chiamava ‘fata’?
“Ti chiamerò solo Morgana, se preferisci.”
Continuai a fissarla, ma le sue labbra erano sigillate. Forse era una strega?
“Lo sono. Ma non avere paura, io voglio solo metterti in guardia.” La signora si voltò verso il lago, dandomi le spalle. “So che stai andando a Camelot. Lì troverai molti ostacoli che si opporranno alla tua strada. Ma non cercare mai di sfuggire al tuo destino. I posteri ti conosceranno come una grande maga, e ti chiameranno Morgana la Fata.”
“Siete pronta a ripartire?” Chiese una delle due guardie, appena la vecchia smise di parlare.
Volsi lo sguardo all’uomo, poi di nuovo alla donna, ma … non c’era più.
Mi guardai intorno, spaventata. Era sparita.
“Si.” Mormorai, ancora allibita.
E ripartimmo.
Forse l’avevo solo immaginata. Dopotutto le guardie non l’avevano sentita. E aveva detto cose prive di senso.
Ci riflettei per tutto il viaggio. Alla fine conclusi che era inutile stressarsi inutilmente. L’avevo immaginata di sicuro.

{Non l’avevo immaginata, e lo sapevo.
Ma, per timore, preferii non ammetterlo. Neppure a me stessa.
E, col passare del tempo, dimenticai totalmente la vecchia signora che mi aveva chiamata Morgana la Fata.}

***


Quando arrivammo a Camelot, mi accorsi con sorpresa che quel posto mi piaceva. Non era molto diverso dal mio vecchio paese, a dirla tutta.
Ma che mi aspettavo? Mi chiesi, ridendo di me stessa.
Mentre passavo, notai che la gente mi fissava. Forse non erano molto abituati alle novità.
Giungemmo davanti al castello. Lo guardai, stupita. Non me l’ero immaginato così grande. Chissà … magari, in fondo, mi sarebbe piaciuto vivere lì.
Quando abbassai lo sguardo, vidi che, davanti al palazzo, stava Uther Pendragon in persona. Ovviamente non lo riconobbi. Ma, dato che portava la corona sul capo, chi altri poteva essere?
Si avvicinò, a braccia aperte. “Morgana!” Aveva un’espressione gioviale. Sembrava davvero contento di vedermi.
Mi diede la mano e mi aiutò a scendere dal cavallo.
Io abbassai la testa, rispettosa. Ma lui scosse il capo “Tu non avrai bisogno di queste formalità, Morgana. Da oggi in poi sei sotto la mia protezione, e per me sarai come una figlia.”
Sorrisi. “Grazie.”
“Sarai stanca.” Disse. “Ti farò condurre subito nelle tue stanze, così potrai riposarti.”
“Si, grazie.” Ripetei.

***


Mi portarono nelle mie stanze. Inutile dire che erano tre volte più grande della mia vecchia camera. Mi sarei mai abituata a quel castello enorme?
Sbuffai, mentre guardavo in giro. Non ero stanca. E non mi andava di stare rinchiusa lì dentro senza far nulla.
Valutai velocemente tutte le possibilità: sdraiarmi sul letto e cercare di riposare; o uscire e andare a fare un giro.
La seconda possibilità mi allettava decisamente di più.
Mi morsi il labbro Ma Uther non si arrabbierà se mi vede gironzolare per il castello? Beh, in fondo quella ormai era casa mia. Non potevo neanche fare un giretto?
Conclusi che non c’era niente di male.
Aprii la porta senza far rumore, e uscii, ritrovandomi in un lunghissimo corridoio. Probabilmente mi sarei persa.
Cominciai a camminare, senza ben sapere dove dirigermi. Arrivata alla fine del corridoio, mi bloccai. Avevo sentito un rumore strano: sembrava ferro che sbatteva contro qualcosa.
Cercai la fonte del suono, guardandomi indietro. Ma mi resi subito conto che il rumore non era dietro di me, era al mio fianco. Alla mia sinistra, infatti, c’era una porta socchiusa. Restai a guardarla per qualche istante, curiosa, mentre il rumore continuava.
Era una spada, forse addirittura due. Mossi qualche passo, fino ad arrivare davanti alla porta, e mi chinai leggermente per spiare all’interno. La porta era aperta solo di un filino, quindi riuscivo a vedere poco e niente. Ma vedevo indistintamente il profilo di un ragazzo, non troppo alto.
Mi ritrassi all’improvviso. Ma che stavo facendo? Era maleducazione, per una dama, spiare in quel modo. Sospirai e feci per allontanarmi, ma ancora una volta un rumore mi bloccò. Stavolta non era una spada: erano passi.
Spaventata, valutai in fretta le possibilità di fuga. I passi erano vicini, non avrei fatto in tempo a tornare nelle mie stanze. E se fosse stato Uther? Mi sarei presa un rimprovero appena arrivata?
Quasi senza rendermene conto, voltai a sinistra ed entrai nella stanza di cui poco prima avevo cercato di vedere l’interno.
Con il viso quasi attaccato al legno della porta, la richiusi, piano. Non osavo guardarmi indietro: se era la stanza di un qualche cavaliere, mi sarei trovata in un guaio ancora più grande.
Era il silenzio. Sia il rumore della spada, che quello dei passi erano cessati.
Mi girai lentamente. Mi ritrovai di fronte ad un ragazzo pressoché della mia età, che mi fissava con espressione confusa.
“Scusate.” Borbottai, imbarazzata. Che mi era saltato in mente, di entrare così?
“Chi siete?” Mormorò lui, squadrandomi dalla testa ai piedi. Lo guardai anch’io: aveva i capelli biondi, gli occhi azzurri, e -non avevo sbagliato- impugnava una spada. Forse si stava allenando.
“Sono lady Morgana.” Risposi, ergendomi in tutta la mia altezza.
“Oh certo.” Fece lui, spostando lo sguardo altrove. “La figlia del conte Gorlois, giusto?”
“Esatto.” Risposi. “E voi chi siete?”
Lui fece un sorrisetto, come se mi sfuggisse qualcosa di ovvio. “Provate a immaginarlo.”
Strabuzzai gli occhi. Impossibile.
Ero capitata nella stanza del figlio di Uther? “Il principe Artù?” chiesi, chiudendo gli occhi.
“Già.”
La mia solita fortuna. “Ehm. Mi dispiace, non dovevo entrare così.”
“In effetti non dovevate. Ma non fa niente.” Alzò la spada e riprese ad allenarsi, come se non ci fossi, battendo la spada contro uno scudo. Solo in quel momento mi resi conto che dietro lo scudo c’era un altro ragazzo, probabilmente il suo servitore.
Il principe si muoveva abbastanza goffamente: era evidente che era ancora inesperto. Io ne sapevo qualcosa: ero figlia di un grande guerriero, dopotutto.
Mi scappò un risolino.
Lui si bloccò, e mi guardò, piccato. “Ridete di me?”
Alzai un sopracciglio alla sua espressione altera. “Può darsi.”
Fece una smorfia, volse altrove lo sguardo e arrossì. Guardai il suo servo: si stava trattenendo dal ridere.
Sorrisi, soddisfatta. Mi girai, e uscii dalla stanza.

***


Note dell’autrice
Ed ecco a voi il primo capitolo ^-^
Sinceramente non mi piace granché. Ma spero che piaccia comunque a voi XD
Vorrei ringraziare Rinalamisteriosa e Pikky91 per aver recensito, e le 5 persone che hanno aggiunto la mia storia ai preferiti ^^ Grazie mille, spero di non avervi deluso con questo capitolo<3
Beh, ora vado a fare la versione di latino – evviva -.-“ XD
Bye, xoxo
  
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