Cherry Hill
Present day
Le mani di Elena tremano nel tentativo di reprimere il conato di vomito, di
resistere all’impulso di schiaffeggiarlo.
Sapeva di averlo visto in Chiesa e sa anche che tutto avrebbe potuto essere
diverso.
Ma è inutile a questo punto fantasticare su i se e i ma, la realtà è
un'altra, o meglio è sempre la stessa dove Damon, di
nuovo, ha deciso per entrambi.
Sono tanti i pensieri che si accavallano nella sua mente e non sa come
arrestarli, così scappa dai suoi occhi e si dirige verso la dispensa dove suo
marito tiene le bottiglie di vino e prende un rosso corposo, come piace a lei.
Afferra due bicchieri dalla credenza, il cavatappi e torna da Damon posando
tutto sull’isola. Lui la osserva agitarsi e trafficare col tappo temendo che da
un momento all’altro possa tirargli la bottiglia dietro e così gentilmente posa
la sua mano su quella di lei intenta a torturare il
cavatappi.
Elena sobbalza evitando di guardarlo e respira a fondo lasciando che lui
faccia al suo posto.
Tutto pur di evitare che la tocchi di nuovo, che accenda parti di lei che
non devono essere accese.
Che devono rimanere silenti.
Lui riempie i due bicchieri porgendogliene uno e lei lo afferra bevendo un
ampio sorso, sente quel suo sguardo del tipo "vacci piano" ma Damon attende paziente che Elena dica
qualcosa.
-Non ti ho mai potuto ringraziare...per la pianta-
Tira un sorriso amaro fissando il calice che tiene in mano e ripercorrendo
un vecchio ricordo.
H avuto il “delicato” pensiero di congratularsi con lei quando il fioraio
le ha portato una piccola pianta a casa nuova qualche giorno dopo le nozze.
Un piccolo ciliegio con un bigliettino anonimo recitava "con l’augurio che da oggi tutte le
stagioni siano le tue preferite" e non lasciava alcun dubbio sul
mittente.
Le si era stretto il cuore e avrebbe voluto
cestinare la pianta se solo Aaron non fosse entrato in quel momento
costringendola a nascondere il bigliettino.
Non gli ha mai parlato di lui.
Un piccolo ciliegio.
Solo lui poteva regalarglielo, con quella frase soprattutto.
***
Marzo 1997
Elena si toglie dal naso un piccolo petalo bianco, anche se ne ha tanti
altri addosso.
È distesa di fianco a Damon sotto un ciliegio in Cherry Hill a Central Park,
piena di turisti intenti da assistere alla fioritura di quella parte del parco
piena di ciliegi.
Stanno ridendo per qualcosa di stupido che lui ha combinato e lei osserva
allegra lo spettacolo della natura sulle loro teste.
-La primavera è la mi stagione preferita-
Damon volge lo sguardo all’albero su di loro.
-Gilbert a te piacciono tutte…e in ogni caso non è la primavera-
-Ma che dici!-
Lui gira la testa verso di lei, accigliando lo sguardo.
-17 dicembre 1995, eri a casa mia a studiare chimica con Stefan e Caroline,
ad un certo punto ha cominciato a nevicare e tu sei
impazzita, iniziando a blaterare cose sulla neve, su quanto sia magico l’inverno-
Gesticola con le mani imitandola.
-Così io mi feci avanti dato che gli altri due non
ti volevano portare fuori e ti accontenti pur di farti stare zitta-
-Ma che bugiardo, era solo per provarci con me-
-Ovvio, ma non potevo certo dirlo-
Lei ride divertita.
-Hai saltato tutto il tempo nella neve come una bambina...e
io, in compenso, mi sono preso l’influenza-
-E’ vero! Sei stato male una settimana!-
Lui la guarda contrariato non capendo cosa ci sia da ridere, era stato
davvero male tanto che Elena si era sentita così in colpa che era andata a
trovarlo quasi tutti i giorni suscitando i sospetti di Stefan e Caroline.
-Non c’è da ridere! Parliamo del 4 luglio l’anno scorso...tu
e il tuo modo adorabile di farmi capire i 10 motivi per cui amavi l’estate...inclusi
i fuochi d’artificio, li amavi così tanto che mi hai quasi privato di un piede
con un petardo-
Elena sgrana i suoi occhioni con fare innocente e scoppia a ridere.
-Non so se lo hai notato Gilbert, ma stare con te è una prova di
resistenza!-
-smettila di fare la vittima....e comunque ho
detto che mi piacciono non che sono le mie preferite...-
Lei ridacchia soddisfatta, ma qualcosa nello sguardo di Damon cambia, si fa
improvvisamente più intenso, più vivo, mentre la osserva dritta negli occhi.
-Infatti è l’autunno-
Lei cruccia la fronte stupita.
-Questo autunno ti ho portata qua, come accade
spesso perché so che ti piace la natura...e tu non hai detto una sola parola, sono rimasto
stupito da come stavi in silenzio completamente calamitata da quello che ti circondava...niente
salti, niente elenchi, solo il tuo sguardo rapito-
Elena adesso tende appena il collo per respirare, perché l’oceano limpido
di Damon le sta rubando l’aria con la sua impetuosità.
Non si è mai sentita guardata così, con una profondità di sguardo che solo
Damon ha.
-E poi ragazzina, hai i colori dell’autunno, all’apparenza
freddi ma quando il sole tiepido filtra dall’aria umida e ti scalda, si vede
quel sotto tono caldo color mogano nei tuoi capelli e i tuoi occhi sono più
limpidi...-
Non sa perché le sue guance si scaldino arrossendo o perché il suo cuore
batta un po' più forte, sente le labbra schiudersi e i respiri irregolari
gonfiarle il petto ora che il suo Damon si è fatto più vicino e il suo odore
pungente si mescola all’aria primaverile.
Che poi Elena si era pure dimenticata, per un istante, che fosse primavera.
Senza pensarci troppo si allunga, alzando appena il busto e raggiunge in
fretta le labbra del suo ragazzo, bisognosa di quel contatto, di placare la sua
sete in lui che la accoglie posandole una mano sul volto.
-Lo sai che ti amo vero...-
Lui la guarda felice.
-Spero non come ami le stagioni-
Elena sorride contro le sue labbra.
-No, solo come l’autunno-
***
Present day
Elena finisce il primo bicchiere.
-C’era questa corte aperta, interna al palazzo dove
vivevo appena sposata...ed alcuni condomini proposero di risistemare il piccolo
giardino per i bambini e io chiesi di poter piantare quell’albero...non poteva
stare nel vaso sarebbe morto...così lo diedi al giardiniere che mi disse che lo
avrebbe travasato, ma che non era il posto adatto, che sarebbe sicuramente
morto-
Damon resta in silenzio mentre la osserva versarsi il secondo bicchiere,
gli occhi lucidi e il sorriso nervoso non promettono bene.
Lui ha appena sorseggiato il primo, forse uno dei due dovrebbe rimanere
sobrio.
-E ho pensato: beh se muore è proprio il simbolo
della mia storia con Damon...una piccola creatura che ha un incredibile
potenziale, ma cresciuta nel posto sbagliato-
Damon non è capace di dire una sola parola, se c’è una cosa che ha imparato
nel tempo è che non bisogna mai contraddire una donna
alterata.
Elena alza appena lo sguardo su di lui, come in attesa di sapere come finisce
la triste storia dell’albero di ciliegio, o del loro amore.
Le scappa un sorriso amaro prima di proseguire.
-E invece…è sopravvissuto, è cresciuto e ogni primavera
fiorisce. Una piccola Cherry Hill nel cortile di un palazzo… Ogni tanto ci
passo, Earl, il portiere, mi fa entrare di nascosto e sto in solitudine lì,
sotto il mio albero…-
Finisce anche il secondo bicchiere e cala uno strano silenzio scandito
dalla pioggia.
Capisce quanto ci sia dietro a quella simbolica immagine del loro rapporto
e capisce perché la sua voce sia appena irritata.
-Ma noi...noi non siamo quell’albero, vero?-
Finalmente gli occhi scuri lucidi, non sa se per l’alcool o per il profondo
turbamento, trovano i suoi, tristi e addolorati.
Elena ora è completamente girata verso di lui, lo
fronteggia, stanca come a implorarlo che decida lui ancora una volta perché lei
non sa più che dire, che fare.
Come gestire il fuoco che si è riacceso dentro di lei.
Piccoli respiri strozzati, le labbra che si schiudono, il cuore che corre
un po’ più veloce nel suo petto come non accadeva da anni ormai; allunga una
mano verso la bottiglia, tutto pur di mettere a tacere
i fantasmi che la stanno perseguitando, ma Damon è più veloce e la.
-Elena-
Gli occhi febbricitanti osservano la sua mano grande e tiepida stringere la
sua, vorrebbe schiaffeggiarlo per questo, per avere ancora il potere di
ustionarle la pelle.
E deve ritrarre quel contatto, è troppo presto, non è pronta e forse non lo
sarà mai per farsi sfiorare da lui senza scottarsi.
-Ceniamo?-
Lui la osserva perplesso mentre si dirige verso il frigo e inizia a
valutare il da farsi, lo ha appena inviato a cena pur
di tenere le distanze da lui, di allontanarsi dalle sensazioni che entrambi
provocano nell’altro.
Lo vede dalle spalle tese che è agitata, da come
traffica ai fornelli, apre sportelli, afferra pentole e lui in pochi passi le è
dietro facendola sussultare.
-Posso aiutarti?-
-Sì...puoi….puoi mantenere...ecco-
Quei due bicchieri a stomaco vuoto sono stati decisamente
troppo, è leggermente stordita dal vino, da lui e dalle cose che si sono detti
che si volta appena per poggiare sul piano della cucina la padella che teneva
in mano, così giusto per evitare di colpirlo.
Cosa che le darebbe grande beneficio.
-Puoi apparecchiare-
E vorrebbe dirgli di smetterla di guardarla così tanto,
così intensamente, di tenere le distanze e lasciarla respirare.
-Damon…-
Lo spinge appena di lato per superarlo e si passa le mani tra i capelli
mentre arriva all’isola, e lui si volta confuso.
-Prepariamo la cena, mangiamo e le cose tra noi potranno….-
-Cosa? Diventare normali? Come due vecchi amici?-
-Proviamoci-
Elena trattiene un sospiro nervoso, esasperata dalla sua presenza
ingombrante e deve fermare l’ansia che l’assale.
Quindi sì fingerà che Damon sia un vecchio amico
e cucinerà al buio per lui, si siederanno a tavola, parleranno, mangeranno il
sugo di zucca e salsiccia che ha intenzione di preparargli e dopo lo manderà
via.
Così Elena tira fuori l’occorrente per apparecchiare e lo lascia impilato
sull’isola in modo tale che Damon possa sistemarlo e si dirige ai fornelli,
dove alla luce delle candele cucina per loro due.
E di nuovo un profondo silenzio scende tra loro, riempito dall’ormai
familiare ticchettio della pioggia, dal rumore del gas dei fornelli, dal sugo
che sfrigola e l’acqua che bolle.
Dai passi leggeri di Elena che si muove nella cucina evitando in ogni modo
di guardarlo, ma è tutto un gioco pericoloso fatto di respiri, dell’aria mossa
appena da lui che la sfiora per prendere i tovaglioli, o allunga una mano per
aprire il cassetto delle forchette.
E continuano questo strano siparietto per tutta la sera, con domande
causali su cosa facciano di lavoro, su Caroline e Stefan, su Bonnie e su tutto
quello che non riguardi loro due e le domande in sospeso.
Gli scappa qualche battuta su come sia diventata un’ottima cuoca ed Elena
deve trattenersi dal ricordargli quante cose lui non sappia più di lei, dato che ha scelto tanto tempo fa di non fare più parte
della sua vita.
-Alec mi sembra un bravo ragazzo-
-Lo è infatti-
Elena toglie i piatti e li mette nell’acquaio per poi tornare a togliere le
altre cose, aiutata da Damon.
-Bene, allora non dovrò fargli nessun discorso minaccioso-
-Senti da che pulpito-
Colpito, lui incassa il colpo in silenzio mentre poggia le ultime cose nell’acquaio
ed Elena apre l’acqua per pulirsi le mani.
E Damon è di nuovo troppo vicino.
-Forse dovrei preoccuparmi io, che tua figlia non gli spezzi
il cuore-
-C’è sempre questo rischio-
Il respiro di Damon contro i capelli è qualcosa di insopportabile,
stringe il bordo del ripiano con le mani e si ravvia una ciocca di capelli
pronta a fuggire di nuovo.
-Se ha preso da te, decisamente-
Elena si sposta ancora una volta tornando all’isola per togliere le
tovagliette e scuoterle, in modo da riporle nella madia in
legno.
Quando torna ai fornelli inizia a caricare la
lavapiatti e Damon le porge un piatto.
-Faccio da me, non preoccuparti-
-Mi fa piacere, aiutarti…-
-No Damon io-
Lei si ferma, perché vorrebbe dirgli di spostarsi, di lasciarla in pace, di
smetterla di starle così addosso.
-Elena…che ti succede?-
-Niente!-
-Stai scappando da quando ho messo piede in casa tua-
-Io non scappo-
E di nuovo, Elena si allontana dirigendosi verso l’unica cosa che pare
calmarla e cioè il suo bicchiere da riempire, quando constata
con amarezza che hanno seccato l’intera bottiglia.
-Ah no, e ora che stai facendo?-
-Sì va bene, scappo…scappo da te, non ti accorgi
che non riesco…-
Contrae il volto in una smorfia di dolore tentando di reprimere le lacrime.
-Tu mi rendi difficile perfino respirare!-
Lo sa bene Damon cosa sta provando, cosa le sta
succedendo perché è quello che sta vivendo lui adesso sulla sua pelle, più la
vede gironzolare per la cucina, riempiendogli i polmoni col suo profumo, andando
a disturbare sentimenti sepolti, colmando i suoi spazi vuoti.
Fa un passo verso di lei che indietreggia, poggiandosi contro il piano dell’isola.
-No...noi…io...smettila!-
Gli occhi azzurri, stanchi, la osservano risoluti, è fastidiosa la verità,
come un sassolino che non se ne va alla scarpa per quanto tu
la scuota e sta lì a ricordarti che più fingi che non ci sia, più ferirà la tua
pelle.
-Elena…io
adesso sono qui, non pretendo che mi perdoni, ma sono qui….se mi vuoi io sono qui, in qualunque modo tu voglia -
Le pozze
nere si accendono nel buio, attraversate da un lampo di panico che le serpeggia
sotto pelle da quando lui è tornato, quel senso opprimere di debolezza, di
vulnerabilità che non le consente di sentire la terra solida sotto ai piedi tornano ad attanagliarle la gola.
-Cos…io… -
-Dimmi che
cosa vuoi Elena…-
La voce
bassa le ferisce la pelle più che avanza verso di lei e si impone
con le sue richieste che la confondono.
-Io non lo so! So solo che ti odio, ti ho odiato così
tanto che non credevo di avere più niente dentro di me e poi arrivi in
città come se nulla fosse e io...io ero convinta, ero certa di …-
Si passa le mani sul volto, i capelli spettinati, il cardigan che scende
leggermente sulla spalla destra mentre improvvisamente il suo corpo va in
fiamme e ha paura di lui, ha paura perché davanti a
lui non è la Signore Withmore, non può nascondersi dietro a uno stato civile,
dietro a un cognome, è semplicemente Elena, quell’Elena di cui lei stessa si
era scordata.
E Damon fa un altro passo, ma si ferma, non vuole violare alcuno spazio,
toglierle la possibilità di scelta, farle tradire se stessa.
Si limita a guardarla triste e perso, desiderando di poter prendere su di sé
le sue inquietudini, ma sa che non è possibile, sono solo sue e lei deve
affrontarle.
-Di cosa?-
-Io...-
-Elena…-
Finalmente gli occhi scuri, sconvolti e tormentati, si alzano su di lui
incontrando quei mari artici che l’hanno tante volte perseguitata, tante altre cullata e di cui lei si era quasi dimenticata.
E vorrebbe piangere, ma quella fitta allo stomaco, quel lampo di vita che è
riacceso in lei, le fa muovere i piedi, uno, due, tre passi
ed improvvisamente il mondo ha smesso di girare vorticoso e frenetico.
Finalmente
Elena può respirare e lo fa solo quando trova la strada di casa, sulle labbra
di Damon.
Ciao
a tutti!!!
Perdonate
il ritardo ma non sono stata tanto bene, comunque
eccoci qua..
Come
sempre ringrazio tutti coloro che hanno dato una
sbirciatina alla mia storia un po’ folle e vi dico subito che questo è un
capitolo un po’ di svolta.
C’ho pensato a lungo se far scattare
la scintilla in questa situazione ma tutto portava troppo a questo punto e
quindi sì, Elena beve troppo e tra il gigantesco bagaglio emotivo, Damon e il
clima strano alla fine è come se si fosse spogliata della sua stessa pelle per
riscoprire la ragazzina di un tempo….
Vedremo
cosa accadrà da questo bacio!
Spero
tanto in vostri commenti calorosi!
Baci
Eli