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Autore: eli_s    03/11/2015    4 recensioni
Cosa succede quando un amore sopravvive silenzioso nel tempo? Possono vent'anni dividere per sempre due persone?
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alaric Saltzman, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nadia Petrova | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cherry Hill

 

 

Present day

 

Le mani di Elena tremano nel tentativo di reprimere il conato di vomito, di resistere all’impulso di schiaffeggiarlo.

Sapeva di averlo visto in Chiesa e sa anche che tutto avrebbe potuto essere diverso.

Ma è inutile a questo punto fantasticare su i se e i ma, la realtà è un'altra, o meglio è sempre la stessa dove Damon, di nuovo, ha deciso per entrambi.

 

Sono tanti i pensieri che si accavallano nella sua mente e non sa come arrestarli, così scappa dai suoi occhi e si dirige verso la dispensa dove suo marito tiene le bottiglie di vino e prende un rosso corposo, come piace a lei.

Afferra due bicchieri dalla credenza, il cavatappi e torna da Damon posando tutto sull’isola. Lui la osserva agitarsi e trafficare col tappo temendo che da un momento all’altro possa tirargli la bottiglia dietro e così gentilmente posa la sua mano su quella di lei intenta a torturare il cavatappi.

 

Elena sobbalza evitando di guardarlo e respira a fondo lasciando che lui faccia al suo posto.

Tutto pur di evitare che la tocchi di nuovo, che accenda parti di lei che non devono essere accese.

Che devono rimanere silenti.

 

Lui riempie i due bicchieri porgendogliene uno e lei lo afferra bevendo un ampio sorso, sente quel suo sguardo del tipo "vacci piano" ma Damon attende paziente che Elena dica qualcosa.

 

-Non ti ho mai potuto ringraziare...per la pianta-

 

Tira un sorriso amaro fissando il calice che tiene in mano e ripercorrendo un vecchio ricordo.

H avuto il “delicato” pensiero di congratularsi con lei quando il fioraio le ha portato una piccola pianta a casa nuova qualche giorno dopo le nozze.

 

Un piccolo ciliegio con un bigliettino anonimo recitava "con l’augurio che da oggi tutte le stagioni siano le tue preferite" e non lasciava alcun dubbio sul mittente.

 

Le si era stretto il cuore e avrebbe voluto cestinare la pianta se solo Aaron non fosse entrato in quel momento costringendola a nascondere il bigliettino.

 

Non gli ha mai parlato di lui.

 

Un piccolo ciliegio.

Solo lui poteva regalarglielo, con quella frase soprattutto.

 

 

 

***

 

 

Marzo 1997

 

Elena si toglie dal naso un piccolo petalo bianco, anche se ne ha tanti altri addosso.

 

È distesa di fianco a Damon sotto un ciliegio in Cherry Hill a Central Park, piena di turisti intenti da assistere alla fioritura di quella parte del parco piena di ciliegi.

 

Stanno ridendo per qualcosa di stupido che lui ha combinato e lei osserva allegra lo spettacolo della natura sulle loro teste.

 

-La primavera è la mi stagione preferita-

 

Damon volge lo sguardo all’albero su di loro.

 

-Gilbert a te piacciono tutte…e in ogni caso non è la primavera-

-Ma che dici!-

 

Lui gira la testa verso di lei, accigliando lo sguardo.

 

-17 dicembre 1995, eri a casa mia a studiare chimica con Stefan e Caroline, ad un certo punto ha cominciato a nevicare e tu sei impazzita, iniziando a blaterare cose sulla neve, su quanto sia magico l’inverno-

 

Gesticola con le mani imitandola.

 

-Così io mi feci avanti dato che gli altri due non ti volevano portare fuori e ti accontenti pur di farti stare zitta-

-Ma che bugiardo, era solo per provarci con me-

-Ovvio, ma non potevo certo dirlo-

 

Lei ride divertita.

 

-Hai saltato tutto il tempo nella neve come una bambina...e io, in compenso, mi sono preso l’influenza-

-E’ vero! Sei stato male una settimana!-

 

Lui la guarda contrariato non capendo cosa ci sia da ridere, era stato davvero male tanto che Elena si era sentita così in colpa che era andata a trovarlo quasi tutti i giorni suscitando i sospetti di Stefan e Caroline.

 

-Non c’è da ridere! Parliamo del 4 luglio l’anno scorso...tu e il tuo modo adorabile di farmi capire i 10 motivi per cui amavi l’estate...inclusi i fuochi d’artificio, li amavi così tanto che mi hai quasi privato di un piede con un petardo-

 

Elena sgrana i suoi occhioni con fare innocente e scoppia a ridere.

 

-Non so se lo hai notato Gilbert, ma stare con te è una prova di resistenza!-

-smettila di fare la vittima....e comunque ho detto che mi piacciono non che sono le mie preferite...-

 

Lei ridacchia soddisfatta, ma qualcosa nello sguardo di Damon cambia, si fa improvvisamente più intenso, più vivo, mentre la osserva dritta negli occhi.

 

-Infatti è l’autunno-

 

Lei cruccia la fronte stupita.

 

-Questo autunno ti ho portata qua, come accade spesso perché so che ti piace la natura...e tu non hai detto una sola parola, sono rimasto stupito da come stavi in silenzio completamente calamitata da quello che ti circondava...niente salti, niente elenchi, solo il tuo sguardo rapito-

 

Elena adesso tende appena il collo per respirare, perché l’oceano limpido di Damon le sta rubando l’aria con la sua impetuosità.

Non si è mai sentita guardata così, con una profondità di sguardo che solo Damon ha.

 

-E poi ragazzina, hai i colori dell’autunno, all’apparenza freddi ma quando il sole tiepido filtra dall’aria umida e ti scalda, si vede quel sotto tono caldo color mogano nei tuoi capelli e i tuoi occhi sono più limpidi...-

 

Non sa perché le sue guance si scaldino arrossendo o perché il suo cuore batta un po' più forte, sente le labbra schiudersi e i respiri irregolari gonfiarle il petto ora che il suo Damon si è fatto più vicino e il suo odore pungente si mescola all’aria primaverile.

Che poi Elena si era pure dimenticata, per un istante, che fosse primavera.

 

Senza pensarci troppo si allunga, alzando appena il busto e raggiunge in fretta le labbra del suo ragazzo, bisognosa di quel contatto, di placare la sua sete in lui che la accoglie posandole una mano sul volto.

 

-Lo sai che ti amo vero...-

 

Lui la guarda felice.

 

-Spero non come ami le stagioni-

 

Elena sorride contro le sue labbra.

 

-No, solo come l’autunno-

 

 

 

***

 

 

 

 

Present day

 

Elena finisce il primo bicchiere.

 

-C’era questa corte aperta, interna al palazzo dove vivevo appena sposata...ed alcuni condomini proposero di risistemare il piccolo giardino per i bambini e io chiesi di poter piantare quell’albero...non poteva stare nel vaso sarebbe morto...così lo diedi al giardiniere che mi disse che lo avrebbe travasato, ma che non era il posto adatto, che sarebbe sicuramente morto-

 

Damon resta in silenzio mentre la osserva versarsi il secondo bicchiere, gli occhi lucidi e il sorriso nervoso non promettono bene.

Lui ha appena sorseggiato il primo, forse uno dei due dovrebbe rimanere sobrio.

 

-E ho pensato: beh se muore è proprio il simbolo della mia storia con Damon...una piccola creatura che ha un incredibile potenziale, ma cresciuta nel posto sbagliato-

 

Damon non è capace di dire una sola parola, se c’è una cosa che ha imparato nel tempo è che non bisogna mai contraddire una donna alterata.

Elena alza appena lo sguardo su di lui, come in attesa di sapere come finisce la triste storia dell’albero di ciliegio, o del loro amore.

Le scappa un sorriso amaro prima di proseguire.

 

-E invece…è sopravvissuto, è cresciuto e ogni primavera fiorisce. Una piccola Cherry Hill nel cortile di un palazzo… Ogni tanto ci passo, Earl, il portiere, mi fa entrare di nascosto e sto in solitudine lì, sotto il mio albero…-

 

Finisce anche il secondo bicchiere e cala uno strano silenzio scandito dalla pioggia.

Capisce quanto ci sia dietro a quella simbolica immagine del loro rapporto e capisce perché la sua voce sia appena irritata.

 

-Ma noi...noi non siamo quell’albero, vero?-

 

Finalmente gli occhi scuri lucidi, non sa se per l’alcool o per il profondo turbamento, trovano i suoi, tristi e addolorati.

Elena ora è completamente girata verso di lui, lo fronteggia, stanca come a implorarlo che decida lui ancora una volta perché lei non sa più che dire, che fare.

Come gestire il fuoco che si è riacceso dentro di lei.

Piccoli respiri strozzati, le labbra che si schiudono, il cuore che corre un po’ più veloce nel suo petto come non accadeva da anni ormai; allunga una mano verso la bottiglia, tutto pur di mettere a tacere i fantasmi che la stanno perseguitando, ma Damon è più veloce e la.

 

-Elena-

 

Gli occhi febbricitanti osservano la sua mano grande e tiepida stringere la sua, vorrebbe schiaffeggiarlo per questo, per avere ancora il potere di ustionarle la pelle.

E deve ritrarre quel contatto, è troppo presto, non è pronta e forse non lo sarà mai per farsi sfiorare da lui senza scottarsi.

 

-Ceniamo?-

 

Lui la osserva perplesso mentre si dirige verso il frigo e inizia a valutare il da farsi, lo ha appena inviato a cena pur di tenere le distanze da lui, di allontanarsi dalle sensazioni che entrambi provocano nell’altro.

Lo vede dalle spalle tese che è agitata, da come traffica ai fornelli, apre sportelli, afferra pentole e lui in pochi passi le è dietro facendola sussultare.

 

-Posso aiutarti?-

-Sì...puoi….puoi mantenere...ecco-

 

Quei due bicchieri a stomaco vuoto sono stati decisamente troppo, è leggermente stordita dal vino, da lui e dalle cose che si sono detti che si volta appena per poggiare sul piano della cucina la padella che teneva in mano, così giusto per evitare di colpirlo.

Cosa che le darebbe grande beneficio.

 

-Puoi apparecchiare-

 

E vorrebbe dirgli di smetterla di guardarla così tanto, così intensamente, di tenere le distanze e lasciarla respirare.

 

-Damon…-

 

Lo spinge appena di lato per superarlo e si passa le mani tra i capelli mentre arriva all’isola, e lui si volta confuso.

-Prepariamo la cena, mangiamo e le cose tra noi potranno….-

-Cosa? Diventare normali? Come due vecchi amici?-

-Proviamoci-

 

Elena trattiene un sospiro nervoso, esasperata dalla sua presenza ingombrante e deve fermare l’ansia che l’assale.

Quindi sì fingerà che Damon sia un vecchio amico e cucinerà al buio per lui, si siederanno a tavola, parleranno, mangeranno il sugo di zucca e salsiccia che ha intenzione di preparargli e dopo lo manderà via.

 

Così Elena tira fuori l’occorrente per apparecchiare e lo lascia impilato sull’isola in modo tale che Damon possa sistemarlo e si dirige ai fornelli, dove alla luce delle candele cucina per loro due.

E di nuovo un profondo silenzio scende tra loro, riempito dall’ormai familiare ticchettio della pioggia, dal rumore del gas dei fornelli, dal sugo che sfrigola e l’acqua che bolle.

Dai passi leggeri di Elena che si muove nella cucina evitando in ogni modo di guardarlo, ma è tutto un gioco pericoloso fatto di respiri, dell’aria mossa appena da lui che la sfiora per prendere i tovaglioli, o allunga una mano per aprire il cassetto delle forchette.

 

E continuano questo strano siparietto per tutta la sera, con domande causali su cosa facciano di lavoro, su Caroline e Stefan, su Bonnie e su tutto quello che non riguardi loro due e le domande in sospeso.

Gli scappa qualche battuta su come sia diventata un’ottima cuoca ed Elena deve trattenersi dal ricordargli quante cose lui non sappia più di lei, dato che ha scelto tanto tempo fa di non fare più parte della sua vita.

 

-Alec mi sembra un bravo ragazzo-

-Lo è infatti-

 

Elena toglie i piatti e li mette nell’acquaio per poi tornare a togliere le altre cose, aiutata da Damon.

 

-Bene, allora non dovrò fargli nessun discorso minaccioso-

-Senti da che pulpito-

 

Colpito, lui incassa il colpo in silenzio mentre poggia le ultime cose nell’acquaio ed Elena apre l’acqua per pulirsi le mani.

E Damon è di nuovo troppo vicino.

 

-Forse dovrei preoccuparmi io, che tua figlia non gli spezzi il cuore-

-C’è sempre questo rischio-

 

Il respiro di Damon contro i capelli è qualcosa di insopportabile, stringe il bordo del ripiano con le mani e si ravvia una ciocca di capelli pronta a fuggire di nuovo.

 

-Se ha preso da te, decisamente-

 

Elena si sposta ancora una volta tornando all’isola per togliere le tovagliette e scuoterle, in modo da riporle nella madia in legno.

Quando torna ai fornelli inizia a caricare la lavapiatti e Damon le porge un piatto.

 

-Faccio da me, non preoccuparti-

-Mi fa piacere, aiutarti…-

-No Damon io-

 

Lei si ferma, perché vorrebbe dirgli di spostarsi, di lasciarla in pace, di smetterla di starle così addosso.

 

-Elena…che ti succede?-

-Niente!-

-Stai scappando da quando ho messo piede in casa tua-

-Io non scappo-

 

E di nuovo, Elena si allontana dirigendosi verso l’unica cosa che pare calmarla e cioè il suo bicchiere da riempire, quando constata con amarezza che hanno seccato l’intera bottiglia.

 

-Ah no, e ora che stai facendo?-

-Sì va bene, scappo…scappo da te, non ti accorgi che non riesco…-

 

Contrae il volto in una smorfia di dolore tentando di reprimere le lacrime.

 

-Tu mi rendi difficile perfino respirare!-

 

Lo sa bene Damon cosa sta provando, cosa le sta succedendo perché è quello che sta vivendo lui adesso sulla sua pelle, più la vede gironzolare per la cucina, riempiendogli i polmoni col suo profumo, andando a disturbare sentimenti sepolti, colmando i suoi spazi vuoti.

Fa un passo verso di lei che indietreggia, poggiandosi contro il piano dell’isola.

 

-No...noi…io...smettila!-

 

Gli occhi azzurri, stanchi, la osservano risoluti, è fastidiosa la verità, come un sassolino che non se ne va alla scarpa per quanto tu la scuota e sta lì a ricordarti che più fingi che non ci sia, più ferirà la tua pelle.

 

-Elena…io adesso sono qui, non pretendo che mi perdoni, ma sono qui….se mi vuoi io sono qui, in qualunque modo tu voglia -

 

Le pozze nere si accendono nel buio, attraversate da un lampo di panico che le serpeggia sotto pelle da quando lui è tornato, quel senso opprimere di debolezza, di vulnerabilità che non le consente di sentire la terra solida sotto ai piedi tornano ad attanagliarle la gola.

 

-Cos…io… -

-Dimmi che cosa vuoi Elena…-

 

La voce bassa le ferisce la pelle più che avanza verso di lei e si impone con le sue richieste che la confondono.

 

-Io non lo so! So solo che ti odio, ti ho odiato così tanto che non credevo di avere più niente dentro di me e poi arrivi in città come se nulla fosse e io...io ero convinta, ero certa di …-

 

Si passa le mani sul volto, i capelli spettinati, il cardigan che scende leggermente sulla spalla destra mentre improvvisamente il suo corpo va in fiamme e ha paura di lui, ha paura perché davanti a lui non è la Signore Withmore, non può nascondersi dietro a uno stato civile, dietro a un cognome, è semplicemente Elena, quell’Elena di cui lei stessa si era scordata.

 

E Damon fa un altro passo, ma si ferma, non vuole violare alcuno spazio, toglierle la possibilità di scelta, farle tradire se stessa.

Si limita a guardarla triste e perso, desiderando di poter prendere su di sé le sue inquietudini, ma sa che non è possibile, sono solo sue e lei deve affrontarle.

 

-Di cosa?-

-Io...-

-Elena…-

 

Finalmente gli occhi scuri, sconvolti e tormentati, si alzano su di lui incontrando quei mari artici che l’hanno tante volte perseguitata, tante altre cullata e di cui lei si era quasi dimenticata.

E vorrebbe piangere, ma quella fitta allo stomaco, quel lampo di vita che è riacceso in lei, le fa muovere i piedi, uno, due, tre passi ed improvvisamente il mondo ha smesso di girare vorticoso e frenetico.

 

Finalmente Elena può respirare e lo fa solo quando trova la strada di casa, sulle labbra di Damon.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti!!!

 

Perdonate il ritardo ma non sono stata tanto bene, comunque eccoci qua..

Come sempre ringrazio tutti coloro che hanno dato una sbirciatina alla mia storia un po’ folle e vi dico subito che questo è un capitolo un po’ di svolta.

C’ho pensato a lungo se far scattare la scintilla in questa situazione ma tutto portava troppo a questo punto e quindi sì, Elena beve troppo e tra il gigantesco bagaglio emotivo, Damon e il clima strano alla fine è come se si fosse spogliata della sua stessa pelle per riscoprire la ragazzina di un tempo….

 

Vedremo cosa accadrà da questo bacio!

 

Spero tanto in vostri commenti calorosi!

Baci

Eli

   
 
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