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Autore: agatha    04/11/2015    3 recensioni
L’idea di base di questa storia è una trilogia, che approfondisce il personaggio di Loki sotto diversi aspetti. Il primo è la figura di Loki in qualità di “figlio”, dove ho cercato di dare spazio al suo rapporto con Frigga. La storia inizia dopo gli eventi di “Thor 2: The Dark World” anche se ci saranno dei piccoli cambiamenti rispetto ai film Marvel. A causa di una promessa, Loki si ritrova su Midgard contro il suo volere, vittima dello stessa situazione in cui aveva incastrato suo fratello Thor tempo prima. Ho cercato di mantenere, come nei film Marvel, un po’ di drammaticità ma anche di momenti ironici.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Beth aprì gli occhi e si stiracchiò. Le sembrava di essersi addormentata solo qualche ora prima e non aveva riposato bene. Si stava domandando perché, quando si ricordò di non essere sola in casa.
Loki. O come diavolo si chiamava.
Osservò la porta della sua camera, che aveva chiuso a chiave per precauzione. Era vero che era stata lei ad investirlo e quasi ucciderlo ma chi le assicurava che lui non decidesse di vendicarsi mentre dormiva? Nel dubbio si era barricata in camera e, a quanto pareva, almeno era ancora viva. Si alzò, allacciandosi una felpa sopra il pigiama e posò la mano sulla maniglia, bloccandosi prima di girare la chiave ed uscire. Se lui le avesse svaligiato l’appartamento? Aveva letto degli articoli su quell’argomento e pure in una puntata di Glee un aitante Babbo Natale aveva svuotato una casa. Sospirò e poi trovò il coraggio per uscire. Sembrava tutto in ordine per fortuna. Camminò lentamente per non svegliare il suo ospite, che ora considerava di nuovo una brava persona ed arrivò fino al soggiorno dove, con sorpresa, vide Loki che guardava fuori dall’ampia vetrata, osservando il panorama inondato dalla luce del sole. Le voltava le spalle, tenendo le mani intrecciate dietro sulla schiena.
“Ben svegliata, midgardiana”
Sobbalzò leggermente perché credeva di aver fatto così piano da non essersi fatta sentire ma, a quanto pareva, si sbagliava.
“Elizabeth. O Beth”
Lui si voltò e la guardò interrogativamente.
“Il mio nome è Elizabeth, non midgardiana, qualunque cosa voglia dire” gli spiegò piccata, stufa di sentirsi chiamare con quello strano appellativo, augurandosi non fosse offensivo.
Il dio dell’inganno la guardò come se non avesse nemmeno fiatato, senza preoccuparsi di rispondere a quell’affermazione. A Beth non restò che sbuffare sonoramente e platealmente, perché almeno Loki si rendesse conto di quanto fosse fastidioso il suo atteggiamento.
“Vuoi qualcosa da mangiare? Caffè? O ti sei scordato pure quello?” chiese acida.
 
Dopo aver divorato due croissants alla marmellata e bevuto del caffè, Loki si alzò da tavola, con in mano la tazza riempita di nuovo. Osservò il tavolino appoggiato alla parete, su cui regnava il caos: un portatile aperto e delle cartellette, assieme ad una pila di fogli.
“Che disordine… Cos’è?”
Anche Beth si alzò, mentre finiva di masticare e si leccava le dita sporche di marmellata. Agguantò un tovagliolo e si pulì le mani.
“E’ la mia ricerca. Ti ricordi dell’attacco terroristico di New York di qualche mese fa?”
Inaspettatamente Loki questa volta si bloccò, come se fosse stato punto da qualcosa e fissò un punto indefinito.
“Lo rammento abbastanza bene” fu la sua risposta cauta.
La ragazza annuì e gli fece vedere alcune foto scattate dopo il dramma, con i palazzi semi distrutti e le macchine schiacciate.
“Non si è mai scoperto chi sia stato il colpevole né è mai stato rivendicato l’attentato. Ci sono un sacco di informazioni frammentarie che non coincidono fra di loro, troppo vaghe. Guarda queste auto, sembra che qualcuno le abbia schiacciate con un piede, qualcuno alto almeno 3 metri ovviamente. Non posso essere state solo delle bombe a causare tutto questo disastro”
“Tu cosa pensi sia successo?”
Beth si passò una mano nei capelli, come sempre quell’argomento la agitava.
“Non lo so, ma riuscirò a scoprirlo, riuscirò a capire cos’è che stanno nascondendo. Sono una giornalista free lance” gli spiegò.
Loki si appoggiò alla scrivania, osservando tutti i fogli sparsi e poi guardò lei.
“Perché è così importante? Ne parli come se fosse un affronto personale a te”
La ragazza si allontanò, spostandosi verso la finestra e guardando il cielo. Poi si voltò e sollevò la felpa, mostrando una cicatrice sul fianco destro, che partiva vicino all’ombelico e saliva in diagonale.
“Ero lì quand’è successo. Ero su un pullman e andava tutto bene quando c’è stato un fortissimo botto. Non ricordo altro, se non che mi sono risvegliata qualche ora dopo ed ero intrappolata con altre persone, perché il bus era finito, di traverso, contro un palazzo e ci erano cadute addosso le macerie dopo l’urto”
Loki fissò la cicatrice impassibile, senza muovere un muscolo.
“Sei sopravvissuta alla fine”
“Già. Ma voglio sapere perché, chi è stato a fare quel disastro, chi devo ringraziare per essere finita in ospedale e non mi arrenderò finché non avrò saputo tutto”
Loki prese in mano alcune fotografie. In una era immortalata la Stark Tower e il suo pensiero ritornò a quel giorno, allo scontro con Thor, al momento in cui si era reso conto di quello che aveva scatenato. Storse le labbra in una smorfia e lanciò la fotografia sul tavolo.
“Se ti dicessi che sono stato io a dare il via all’attacco a New York?” dichiarò, curioso di vedere la reazione della mortale.
Beth sollevò le sopracciglia incredula.
“Tu? Non può essere stata una persona sola a fare tutto. Oltre ad essere un dio di un altro pianeta vuoi essere anche un super terrorista? Lascia perdere, avresti una vita troppo complicata”
“Non era necessario fare tutto da solo, bastava aprire un portale per far venire qui un esercito da un altro pianeta, i Chitauri per esempio, e il gioco era fatto”
“Un portale… ma certo, come ho fatto a non pensarci prima?“ commentò ironica.
 
Loki si strinse nelle spalle, per una volta nessuno poteva accusarlo di aver mentito o manipolato la verità, per quanto sapeva bene che non le avrebbe mai creduto, non dopo quello che aveva fatto Odino, attingendo a tutto il potere suo e dell’intera Asgard. Dopo che la squadra degli Avengers aveva salvato New York e tutta la Terra, c’era stato un momento di euforia generale. Il popolo americano aveva acclamato a gran voce i loro eroi osannandoli. Ma dopo i festeggiamenti, il clima era cambiato. Il governo si era interrogato riguardo i supereroi in grado di tenere in scacco qualsiasi esercito, cominciando a considerarli una minaccia invece che una preziosa risorsa. Contemporaneamente, la scoperta di altri mondi dove c’era vita, aveva portato alla costituzione di un reparto speciale incaricato di creare un esercito per distruggere i nemici degli altri pianeti. Ben presto era scoppiato il caos tra chi sosteneva la convivenza pacifica con Asgard e gli altri mondi e chi, invece, inneggiava alla rivolta, ad un attacco diretto prima di subirne un altro.
La situazione era degenerata a tal punto che Odino si era deciso ad intervenire. I mortali non erano ancora pronti alla rivelazione di non essere gli unici esseri viventi, perciò il padre degli dei attinse a tutto il suo potere unito a quello della sua consorte, Frigga, per manipolare le menti midgardiane. Cancellò e modificò i ricordi di quanto successo, trasformando il disastro compiuto da Loki in un attacco terroristico. Le persone avrebbero dimenticato l’esistenza di altri pianeti, dei mostri, degli eroi che li avevano salvati, conservando però la loro certezza di essere gli unici al mondo per poter continuare una vita normale. Tutto ciò aveva richiesto uno sforzo enorme e aveva fatto capire a tutti i Nove Mondi quanto fosse ancora potente il padre degli Dei, che molti davano per vecchio e debole. *
 
Purtroppo tutto questo poter non era servito a difendersi dall’attacco a sorpresa degli elfi oscuri. Chissà cos’avrebbe detto la mortale se le avesse raccontato la verità. Continuò a curiosare tra i fogli e gli appunti. Trovò un ritaglio di giornale in cui un cittadino affermava di aver visto degli alieni scendere dal cielo e distruggere New York. Distese pigramente le labbra in un sorriso: a quanto pareva il potere di Odino aveva fallito in alcuni casi e qualcuno ricordava piccoli frammenti di verità anche se, poveri stolti, quegli individui erano destinati ad essere tacciati di follia per le loro dichiarazioni assurde.
E i poveri Avengers?
Tutta quella fatica fatta e nemmeno un ringraziamento, erano tornati nel completo anonimato. Sogghignò, era la giusta punizione per averlo contrastato.
Perso in quelle riflessioni non si era accorto che la mortale si era avvicinata a lui e, ora, si ritrovò quegli occhi nocciola che lo fissavano a distanza ravvicinata.
“Pensavo fossi caduto in uno stato catatonico” spiegò lei.
“Sembrava quasi che mi stessi venerando” la stuzzicò lui, avvicinandosi di più e sovrastandola con la sua altezza, per intimidirla
“Perché dovrei farlo?” gli rispose lei, cercando di simulare una sicurezza che in realtà non stava provando. Loki aveva uno sguardo inquietante, che riusciva a mettere soggezione in chiunque.
“Perché sono un dio, un essere superiore in grado di mettere ordine nel caos di voi mortali” dichiarò tranquillamente l’asgardiano.
“Mi basterebbe che mi aiutassi a rimettere a posto tutte queste carte” dichiarò Beth, ignorando di proposito i suoi proclami di superiorità e allontanandosi da quegli occhi verdi ipnotizzanti.
 
*
“Vedo che ti è piaciuta particolarmente la biblioteca” disse Beth, mentre entravano dentro l’ascensore, dopo essere stati fuori nel pomeriggio. L’aveva portato un po’ in giro, per vedere se qualche luogo gli era familiare.
“Il sapere è la più grande forza, benché ci siano degli sciocchi che credono conti solo quella fisica e i pugni” mormorò, stringendo tra le mani i libri che aveva preso da leggere.
“Mi sbaglio o hai il dente avvelenato con qualcuno in particolare?”
Beth sperava che, facendolo parlare, venisse fuori qualche informazione su chi fosse realmente.
“Quello stolto di mio fratello è convinto che per ottenere qualsiasi cosa ci voglia una dimostrazione di forza bruta”
“Come si chiama tuo fratello?”
“Thor” rispose Loki, pronunciando il nome di malavoglia.
La ragazza rimase delusa perché il tentativo non aveva funzionato ma il dottore si era raccomandato di farlo parlare, nella speranza che qualcosa gli facesse tornare la memoria.
“Ti assomiglia?”
Loki sbottò in una risata amara.
“Non potremmo essere più diversi. Lui è solo un ammasso biondo di muscoli e niente cervello”
Da quella descrizione Beth si immagino un culturista abbronzato e l’immagine non sembrava così male, ma evitò di farglielo notare.
“Avrà pur fatto qualcosa di buono, dai”
“Lui non pensa mai, agisce d’istinto e….”
 
Loki si bloccò ricordando quando Thor l’aveva salvato mentre stava per essere risucchiato dalla bomba dell’esercito di Malekith. Era stato vicinissimo alla morte ed era stato solo l’intervento di suo fratello che l’aveva impedito. Beth intuì che lui aveva trovato una buona ragione e lo assecondò. Forse, nella sua mente, Loki mischiava ricordi veri attribuendoli ad altre persone, come il dio del tuono.
“Qualcosa di buono lo ha fatto, allora” commentò cauta.
“Non compensa di certo tutti gli atti incoscienti che ha compiuto” fu la risposta piccata di lui, che comunque ammetteva implicitamente che suo fratello avesse fatto qualcosa di valido.
Non si era più soffermato su quell’episodio perché gli avvenimenti si erano susseguiti con incredibile rapidità. Forse suo fratello si era precipitato così fulmineamente per salvare la sua mortale, anche se era già fuori pericolo perché lui stesso, benché non sapesse spiegarne il motivo, l’aveva spinta via, salvandola. No, Thor era piombato dritto su di lui, era accorso per salvare lui. Dopo tutte le minacce gli aveva rivolto, promettendo di ucciderlo se l’avesse tradito, proclamando di non credere più in lui, l’aveva salvato.
Stolto.
Suo fratello era un patetico stolto che non sapeva nemmeno tener fede alle proprie parole. Questo si stava ripetendo pur di non ascoltare l’altra voce nella sua testa, quella che gli sussurrava che  Thor gli voleva bene, che l’aveva salvato perché era importante per lui, perché c’era un legame che andava oltre quello di sangue. Ma era una voce pericolosa, che preferiva mettere a tacere e ignorare.
 
“Aspettate!”
La voce trafelata di un mortale lo riscosse. Osservò la persona che aveva parlato e si stava avvicinando di corsa: un midgardiano alto quasi come lui, ma con i capelli corti e chiari, che indossava un paio di occhiali. Infilò un mano tra le pareti mobili dell’ascensore, impedendone la chiusura. Appena queste si riaprirono, entrò nella cabina e sbuffò sonoramente.
“Andrew, ciao. Quando sei tornato?”
“Stamattina presto. Mio padre è stato dimesso dall’ospedale, per cui sono rientrato per continuare la mia tesi”
“Bene”
Beth vide che il suo amico guardava insistentemente l’uomo accanto a lei. Avrebbe voluto evitare di dover dare spiegazioni ma era decisamente impossibile.
“Andy, ti presento un… amico. Starà da me per qualche giorno”
“Sono Loki, vengo da…”
“Asgard!”  fu la risposta del biondo, che concluse la frase precedendo lo stesso dio dell’inganno che, stupito, lo fissò.
“Conosci il mio pianeta, mortale?”
Andrew si aggiustò gli occhiali, spingendoli con l’indice, sul naso.
“La mia tesi di laurea è basata sulla mitologia norrena e, in particolare, sulla famiglia reale di Odino e sul rapporto tra Thor e Loki. E’ interessante che tu usi proprio quel soprannome, ti paragoni a lui?”
“Pronunci dei nomi sacri con troppa leggerezza”
Il ragazzo scoppiò a ridere e battè una mano sulla spalla del dio dell’inganno.
“Sei fantastico amico, parli proprio come lui. Hai un futuro come attore”
“Mostra il dovuto rispetto se non vuoi morire”
Quell’ordine perentorio, pronunciato in tono gelido in quello spazio ristretto, con lo sguardo assassino che solo Loki sapeva fare, provocò il silenzio totale. Andrew fissava l’amico di Beth e, inconsciamente, era indietreggiato di qualche centimetro, non sapendo bene cosa aspettarsi da quello strano tizio.
 
Beth si passò una mano nei capelli, scompigliandoli. Perché tutto doveva essere sempre così complicato?
Avrebbe voluto evitare di raccontare a chiunque il casino che aveva combinato ma, a quanto pareva, il destino aveva deciso di accanirsi contro di lei.
“Andy, c’è una cosa che non ti ho detto su di lui. E’ stato vittima di un incidente stradale, ha perso temporaneamente la memoria e non sta recitando, crede di essere Loki”
“Io sono Loki!”
Beth lanciò uno sguardo implorante al suo vicino, sperando capisse che doveva assecondare e non contraddire il nuovo arrivato.
“Uh, mi dispiace. Brutto affare essere investiti. E’ stato preso il pirata della strada o è scappato il bastardo?”
Quella domanda riuscì a far calare ancora di più il silenzio, rendendolo palpabile. Elizabeth avvertì lo stomaco contrarsi e non ebbe il coraggio di dire nulla e sentiva, per istinto, che invece l’uomo accanto a lei sapeva perfettamente cosa rispondere e, cosa peggiore di tutte, l’avrebbe fatto con immensa gioia.
“Ha avuto il coraggio di confessare e sta scontando la sua pena”
“In prigione?”
“No, ospitandomi a casa sua” rispose mellifluo Loki, con estrema soddisfazione, inclinando appena il capo e fissando il mortale, pregustandosi la sua reazione quando avrebbe messo insieme tutte quelle informazioni.
 
Andrew rimase interdetto, mentre rifletteva sulle parole dette da Loki. Lo guardò e poi guardò la sua amica che aveva il capo chinato verso terra, fissando con molto interesse le proprie scarpe. Gli sembrava altamente improbabile la conclusione a cui era giunto, ma era l’unica possibile.
“Beth – esordì in tono cauto – sei stata tu ad investirlo?”
In quel momento l’ascensore si fermò al loro piano ma nessuno si mosse per uscire e la ragazza uscì per prima, volendo mettere distanza fra sé e quei due rappresentanti del genere maschile che, in quel momento, sembravano coalizzati a farla sentire un disastro.
“Purtroppo sì, ma come vedi non ha subìto molti danni. Il dono della parola non gli manca, anzi ne ha fin troppo” sottolineò, aprendo la borsa per cercare le chiavi.
“La parola è un’arte ed è anche un’arma assai efficace, soprattutto con le menti inferiori”
Andrew lo guardò esterrefatto e lo oltrepassò, avvicinandosi alla sua amica.
“Com’è che si crede addirittura un dio nordico, come Loki?”
“Non ne ho idea”
“Però mi sarebbe utile per la mia tesi e…”
“Andy! Vorresti sfruttare il fatto che è andato fuori di testa credendosi un essere mitologico?”
Loki si infilò in mezzo ai due e li squadrò guardandoli con sufficienza.
“Io sono un dio. Se avete finito di perdere tempo dicendo cose senza senso, ottusi midgardiani, vorrei entrare in casa perché ho sete”
I due ragazzi spalancarono gli occhi, fissandolo.
“Sbaglio o ci ha appena dato degli stupidi? Forse hai ragione tu Beth, continuerò la mia tesi da solo. Buona serata” ironizzò, indietreggiando.
“Vigliacco” mormorò lei a denti stretti, con uno sguardo tagliente, prima di rivolgere il medesimo sguardo anche a Loki, mentre infilava la chiava nella serratura.
“Dobbiamo chiarire un paio di cose, caro asgardiano dei miei stivali…”
 
Note varie:
* per quanto riguardo il primo attacco avvenuto nel primo film di Thor, lo SHIELD è riuscito ad insabbiare l’incidente, tanto più che le persone erano state allontanate dalla cittadina prima che arrivasse il Distruttore. Per gli avvenimenti di Thor 2 The Dark World, verrà spiegato più avanti cos’è successo.
  
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