Capitolo
2: La verità
Ci recammo da Godaime il
più veloce possibile. Non perché l’hokage ci avesse
messo fretta, ma perché Naruto era curioso di sapere
cosa Tsunade volesse da noi.
Conoscendolo scommetto che sperava nell’affidamento
di una missione di una certa importanza, dove mostrare le sue abilità. Era inutile…Naruto non sarebbe mai cambiato.
“Eccoci qua nonna! Hai chiamato? C’è una nuova
missione?” chiese Naruto tutto gasato.
Godaime scosse la testa. Era terribilmente seria, il che mi fece capire che
doveva essere successo qualcosa.
Prese un respiro profondo dopo di che ci chiese di
sederci e di prestarle orecchio.
Non invitava mai un ninja a sedersi…
cominciai a preoccuparmi ancora di più. Chi poteva essere morto? Qualcuno che
centrava sia con me, che con Naruto. Poteva essere Jiraya? Ma no, l’avevo visto qualche ora fa, a meno che non
si fosse fatto picchiare a morte da qualche donna, dubito che la causa di
quella convocazione potesse essere lui.
Tsunade riprese a parlare e mi fece una domanda che mi lasciò perplesso, ma non
come quando mi avrebbe riferito la vera ragione del mio convoca mento.
“Kakashi, non vorrei
risvegliare brutti ricordi, ma tu 12 anni fa persi la tua compagna vero?”
Vidi con la coda dell’occhio, Naruto
sussultare e guardandomi stralunato. Possibile che davo così tanto l’immagine
di essere un single da sempre?
Abbassai la testa e annuii.
“Eri a conoscenza che stavate per avere un figlio
no?” disse Tsunade.
“Si!” risposi solamente sempre a testa bassa. Mi ci
era voluto tempo per riprendermi e ora, senza una motivazione apparente, Godaime faceva riaffiorare quei momenti così dolorosi tutti
di un colpo. Perché?
“Bhe Kakashi,
probabilmente la notizia che sto per darti potrà shoccarti e non solo a te!”
disse quest’ultimo pezzo di frase osservando Naruto,
il quale osservava l’hokage senza capirci niente.
“Tuo figlio è vivo! La tua compagna ha dato alla
luce il bimbo ancor prima di rimanere vittima della tragedia accaduta 12 anni
fa!”
Spalancai gli occhi, come era possibile? La mia
compagna era solo all’ottavo mese, era ancora troppo presto! Doveva esserci un
errore. Ma in quel momento non pensai che anche un bambino nato prima poteva
sopravvivere.
Non fiatai. Il fiato mi morii in gola. Non riuscivo
a pensare lucidamente in quel momento.
“Ehm…io cosa centro?”
chiese Naruto. Probabilmente si sentiva disagio, non
erano cose che lo riguardavano e quindi non si spiegava la sua presenza li. Lo
avrebbe scoperto da li a pochi secondi…e anch’io.
Titubante Tsunade
continuò a parlare “Quel bambino mi fu portato da un abitante del villaggio,lo
stesso giorno dell’attacco di Kyuubi. Non si
conoscevano i suoi genitori. Si pensava che entrambi fossero morti e a causa
della tragica situazione, dovemmo scegliere lui, come contenitore del demone
volpe.”
Naruto si irrigidì e io ebbi la stessa sua reazione.
“C-cosa vuole dire?” chiesi, anche se forse avevo già capito cosa
insinuasse.
“Naruto è tuo figlio!”
disse Tsunade continuando a rimanere seria.
Il silenzio calò in sala, si sentì solo il rumore
della sedia che si spostava allo spostamento del ragazzo. Naruto
shockato dalla notizia, si alzò e a testa bassa per non incontrare lo sguardo
di nessuno, se ne andò dall’ufficio.
Lo guardai andare via. La sua reazione credo fosse
più che lecita.
“Ne è sicura?” chiesi…continuavo
a non crederci.
“Si, quando i medici dell’ospedale hanno fatto il
test del DNA per assicurarsi che il tuo sangue fosse compatibile con quello di Naruto…sono giunti a questa conclusione. Per esserne
sicura, anch’io ho compiuto il test…posso assicurarti
al 100% che è la verità…nessun margine di errore!”
Non sapevo cosa dire.
L’hokage mi chiese come
stavo. Come potevo stare? Confuso, spaventato, incerto sul da farsi. Come mi
sarei comportato ora con Naruto? Potevamo essere
padre e figlio ora che ci conoscevamo come maestro e allievo e prima di tutto,
cosa voleva dire essere padre?
Mi alzai dalla mia postazione e dopo aver chiesto
il permesso…me ne andai. Dovevo schiarirmi le idee.
Avrei tanto voluto parlare con Naruto,
sapere di cosa pensasse di quella situazione, ma probabilmente il ragazzo
voleva passare del tempo da solo…e sinceramente anche
io.
Spesso mi era capitato di pensare come sarebbe
stata la mia vita se quel giorno di 12 anni fa non si fosse mai verificato.
Avrei avuto una compagna, un figlio, forse più di uno…insomma
una famiglia.
Allora non ero pronto per una cosa del genere, ma
non mi sarei tirato indietro, come che da una parte avrei voluto dare ora. Ero
terrorizzato. Non sapevo niente su come si educa un figlio e di certo non
potevo seguire l’esempio di mio padre. Era perennemente assente. Aveva la sua
carriera ninja da portare avanti. Sarei stato anche io così?
Camminavo per le vie del villaggio continuando a
pensarci sopra. Intravidi anche Sakura e Sasuke.
Notai che erano preoccupati, forse erano già stati messi al corrente, ma non
avevo voglia di rivolgere loro la parola. Ringraziai mentalmente Sasuke che impedì a Sakura di avvicinarsi e pormi delle
domande.
Riuscì a evitare i miei allievi, ma non i miei
amici. Passai accanto a un bar dove Asuma e Gai
stavano giocando una partita a shougi. Non mi accorsi
nemmeno della loro presenza, fino a quando un forte urlo di Gai, mi sfidò a un
ennesima ridicola sfida che il mio compagno mi poneva ogni giorno.
Non ero dell’umore giusto e lo ignorai continuando
a camminare.
“AAAAAH come al solito mi ignora!” lo sentii dire.
Solitamente mi divertivo a prenderlo in giro, ma
ora…
Asuma invece si piazzò davanti a me, costringendomi a fermarmi.
“ kakashi, amico mio.
Conosco quella faccia. Hai qualcosa che non va!” mi disse “Ne vuoi parlare?
Siamo a tua disposizione!”
Sospirai. Mi avrebbe fatto bene parlare con
qualcuno e perché non con loro. Per quanto idiota potesse essere la maggior parte
delle volta Gai, mi fidavo di lui e lo stesso valeva per Asuma.
Degli amici migliori di loro non si potevano avere.
Dissi loro tutto quello di cui ero venuto a
conoscenza qualche minuto prima da Tsunade.
Asuma si accese una sigaretta e buttò fuori il fumo. Agiva sempre così quando
gli si presentava davanti una situazione difficile. Lo aiutava a pensare.
Mentre Gai si mise ad urlare.
“Coooosaaaaaaa? Naruto, quel Naruto è…è tuo figlioooooo???”
Tutti presenti nel locale si girarono a guardarci.
“Urla un po’ più forte. Dall’altra parte
dell’emisfero non ti hanno sentito!”gli dissi
“Gomenasai!” si scusò.
“Bhe amico, che
intenzioni hai verso il ragazzo?” mi chiese Asuma
“Essere padre è difficile, esserlo di Naruto poi,
dato la sua condizione di Jinchuriki!”
“Non è quello il problema Asuma.
Il problema e che non so come fare con lui. comportarmi come sempre? Essere più
affettuoso?”
“Non sarebbe da te!” mi disse Gai. “Prova comportarti normalmente inizialmente. Piano piano saprai come fare! Tanto anche Naruto
sarà nelle tue stesse condizioni!”
“Gai ha ragione! risolverete i problemi insieme!”
mi disse Asuma mettendomi una mano sulla spalla.
Passarono un paio di giorni e di Naruto nemmeno l’ombra. Neanche io ero molto disponibile,
ma qualche giretto e chiacchierata la facevo se mi capitava. Speravo di poter
vedere il ragazzo e vedere come avesse
reagito alla notizia, ma dovetti aspettare.
Nemmeno Sakura e
Sasuke avevano sue notizie.
“Salve Kakashi!”
“Oh Iruka!” lo salutai.
“Ho saputo la novità! Come va?” mi chiese.
Bella domanda…non sapevo
che rispondere. Cercai allora di cambiare argomento.
“Per caso sai qualcosa di Naruto?”
Annuì “Sono andato a trovarlo proprio ieri sera!
Era giù di morale. Pensa che si rifiuta anche di mangiare. Sarò sincero, ma
sono preoccupato! Non puoi fare qualcosa?”
Sospirai, d'altronde ora era compito mio, ma mi
avrebbe dato retta?
Ci avrei pensato il giorno dopo. Avevamo un
allenamento e Naruto non aveva mai detto di no a
esercizi per migliorarsi. Speravo che non si sarebbe tirato indietro nemmeno
quella volta.
Arrivai in anticipo quella volta. Questa storia del
padre mi aveva scombussolato parecchio, ma non mi feci vedere. Dovevo pur
mantenere il mio titolo di ritardatario cronico.
Vidi Sakura e Sasuke arrivare. Notai qualcosa nelle mani della ragazza. Un
cestino da pic-nic. Lo offrì a Naruto quando si
presentò all’appuntamento e anche se contro voglia, il ragazzo per accontentare
la compagna afferrò uno spuntino e lo mangiò. Non so per quale motivo, ma li vidi
scoppiare tutti a ridere.
Anch’io sorrisi a quella scenetta. Mi faceva
piacere vedere come erano diventati amici quei tre, nonostante i loro
battibecchi.
Era giunto il momento per me di farmi vedere, ma
appena uscii allo scoperto, il sorriso di Naruto si
spense.
Sospirai, sapevo di essere io la causa per
quell’atteggiamento. Ci passai sopra. Cosa avrei dovuto fare?
“Vedo che ci siete tutti! molto bene! direi di
cominciare”
“Kakashi-sensei, non
credevo che sarebbe venuto!” mi disse Sakura.
“E perché mai?”
“Bhe dopo essere venuto a
conoscenza del fatto che..:”
Sospirai “un vero ninja compie sempre il suo
dovere, anche lasciandosi i sentimenti alle spalle!”
Gli allenamenti cominciarono. Quella volta non ebbi
molta fantasia e dissi loro di ingaggiare una lotta tutti, contro tutti. Naruto nonostante il disagio che potevo accorgermi che
provava, cercò di dare del suo meglio. Il meglio che poteva fare a stomaco
vuoto.
“molto bene ragazzi, per oggi va bene così! Ci
vediamo domani, stesso posto, stessa ora!” Non mancò da parte di Sakura la
richiesta del mio arrivo in orario.
Naruto si sarebbe subito diretto a casa probabilmente e io sapevo cosa dovevo
fare. Certo non sapevo se era il metodo giusto ma ci provai.
Verso ora di cena mi recai all’appartamento di Naruto e dalla finestra vidi che era impegnato nel fare
qualche flessione. Probabilmente si era reso conto che non aveva fatto molto
bene durante l’allenamento.
Bussai al vetro della finestra, facendo sussultare
il ragazzo, il quale non si aspettava una mia visita.
“Kakashi-sensei, cosa ci
fa qui?” mi chiese guardandomi come se fossi un alieno.
Gli porsi una busta contenente il suo cibo
preferito “Tieni! Ho saputo da Iruka che non stai
mangiando molto in questi giorni. Per un ninja l’alimentazione è importante. Non
serve a niente allenarsi se non si hanno energie”
Naruto fissava la busta ancora in mano mia, senza dire niente.
Sospirai. “Mangia finchè
è caldo ok? A domani Naruto”
Il ragazzo annuì
Feci finta di andarmene, ma in realtà rimasi nei
paraggi per poterlo osservare. Mi sembrava piuttosto sorpreso dal gesto. Eppure
non era la prima volta che gli portavo da mangiare, anche se solitamente
portavo dei abbondanti cesti di verdura.
Non potevo leggere nei suoi pensieri, ma potevo
immaginarmeli. Probabilmente si chiedeva il perché mi fossi comportato così, se
ero preoccupato in quanto padre o maestro o se avevo agito così perché mi
sentivo obbligato.
Lo vidi esitare ancora un po’, ma alla fine cedette
e decise di mettersi a tavola.
Sopsirai, sarebbe stata molto dura essere padre.
****************
Fine
secondo capitolo, spero vi sia piaciuto!
Grazie
a coloro che hanno recensito e aggiuntola ff nelle
preferite...ARIGATOU!
Alla
prossima
Neko^^