Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: laragazzadislessica    04/11/2015    1 recensioni
È stata nascosta in un corpo non suo. Ha dovuto combattere nonostante nessuno le avesse insegnato a farlo, ma è ancora viva. Avrà una seconda possibilità per poter vivere la vita che le è stata strappata troppo presto?
Dal Testo:
...- Lo so bene. È per questo che ora andrò a New Orleans. –
- Cosa? No, no, no. Caroline non puoi… - Bonnie venne presa dal panico e lo si sentiva bene.
- Bonnie ho tutto sotto controllo...
Genere: Fantasy, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: CarolineKlaus, Elijah, Hayley, Klaus, Nuovo, personaggio | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Survival
“Scelgo di sopravvivere a ogni costo…
Mostrerò la mia forza all’umanità
Sì, Sono pronto a restare vivo”
Muse:Survival




Klaus fu preso da un déjà-vu. Era appena entrato nella sua tenuta e una scena così simile a quella vista nella chiesa di padre Kieran, gli si aprì davanti. L'unica differenza era l’assenza di sangue e la natura dei personaggi, stavolta dei vampiri. Ne erano una decina stesi esanimi sul terriccio del cortile. Non avevano un paletto nel cuore, né le particolari venuzze viola che segnavano il corpo di un vampiro morto, ma di certo avevano passato giorni migliori. Chi aveva osato fargli quel attacco?
Alla sua destra un odore di fragola misto ad un altro che da poco aveva memorizzato, si stava avvicinando. Si voltò di scatto. Brynhild. La vide corrergli incontro con una strana smorfia in viso. Klaus si preparò a qualunque cosa gli stesse per scagliargli contro, magico o non. Con un balzo la ragazza gli saltò al collo… Abbracciandolo. Quella smorfia sul viso non era altro che un sorriso.
- Fratellone!! – urlò Brynhild prima di riempirgli di baci la guancia destra. – Dove sei stato? –
Klaus non riuscì a risponderle o almeno non subito. Finito l’effetto del salto, sua sorella licantropa rimase appesa al suo collo, con i piedi che non toccavano terra, senza che lui facesse o dicesse niente. Non era abituato all’affetto, né tanto meno a un affetto così espansivo e palese.
– Dov’è quella ragazza… Hayley? – quell’ultima domanda gli fece più effetto di tutto il resto. Klaus afferrò le mani di Brynhild che erano incrociate dietro al suo collo. Le staccò e tenendola per i suoi polsi la sorresse in aria. – Chi ti ha detto di Hayley? – lentamente abbassò sua sorella fino a permetterle di toccare terra. Se conosceva Hayley, sapeva anche di sua figlia. Come poteva essere? Come doveva comportarsi? I suoi piedi nervosi compirono un passo verso di lei, poteva afferrarla e farsi dire tutto con la forza.
- Sapevo che poi avresti scelto una licantropa. Diventerai papà!! Ahhh!! Non posso crederci e io sarò zia!!! – disse poi saltando sul posto e battendo le mani. Sì, sapeva anche della bambina. Klaus la vide saltare per il cortile pieno dei vampiri svenuti, emanando gridolini acuti e gioiosi. Era una cosa macabra, ma lei era felice, felice per lui, per sua figlia e anche per lei. Esattamente come una sorella minore avrebbe fatto. Forse non era una minaccia? Forse si era sbagliato?
Eppure…
- Come hai fatto ad imparare questa lingua così velocemente? – le chiese tornando a studiarla. Non doveva mai abbassare la guardia, mai.
- Finalmente! – la voce di quella che era sempre stata sua sorella, arrivò a lui da sopra le scale, poi la vide sbucare da un angolo oscuro del primo piano. – Non sapevo come fermarla –
Klaus passò lo sguardo a Brynhild, mentre Rebekah li raggiunse.
- Sei stata tu? – la voce di Klaus, accusatoria e rabbiosa, si scontrò con il sorriso di Brynhild.
- Quando ha messo le mani alle tempie del primo vampiro, pensavo fosse un particolare saluto della sua tribù o un'altra cosa mistica, ma mai mi sarei aspettata che il vampiro iniziasse a urlare preso da una fottuta mossa epilettica soprannaturale, e dopo il primo, ne ha afferrato un altro e poi un altro ancora. Mi è venuto il panico e ti ho chiamato. - Rebekah spiegò velocemente quello che era successo, usando parole troppo caute rispetto a quelle che normalmente avrebbe usato. Quella pazzoide di una nana rossa l’aveva spaventata a morte. Era potente e fatale, e con la seconda parola Rebekah non ci andava tanto d’accordo. Bry poteva ucciderla e senza il minimo sforzo, questo lo aveva capito bene.
- Sì… sì… sì... – Brynhild agitò una mano nell’aria e alzò gli occhi al cielo. Decisamente stava mostrando troppa strafottenza al fatto e Klaus iniziò a innervosirsi. Solo un'altra persona aveva una tale apatia alla violenza, e quello era lui. – Quante storie per dieci vampiri svenuti. La verità e che con lo stesso trucchetto che ho usato con te Klaus, posso entrare nella mente di chi voglia e riesco anche ad assimilarne le cose. In un secondo niente balbuzie e parole composte* e vedi… – compì una piroette su se stessa - riesco pure a mantenermi in equilibrio, ma d’altronde il mio potere ha delle conseguenze. – disse guardando anche lei la schiera di vampiri che avevano perso i sensi per colpa sua – Mi dispiace, ma sono successe tante di quelle cosa in mille anni e io sono sempre stata molto curiosa. –
Brynihild indossava gli abiti che le aveva comprato Rebekah. Un vestitino panna a mezze maniche e lungo fino alle ginocchia, con delle roselline rosse ricamate e ai piedi delle ballerine di stoffa anche esse panna. Pulita. I capelli non erano più un ammasso di paglia rossa impazzita. Dei bellissimi buccoli morbidi le scendevano sulla schiena, raccolti sulla fronte da una mollettina a forma di fiocco rosso. Sembrava davvero una ragazzina come tutte le altre, ma non lo era. Cosa potevi aspettarti da chi aveva vissuto per mille anni trasformata in un lupo?
- Perché allora aspettare così tanto tempo? Potevi prendere ciò che ti serviva da me nel giorno della nostra connessione. Sai sono un uomo dalle profonde conoscenze. – Klaus non sorrideva, mentre scrutava quella creatura legata a lui dal sangue licantropo che gli scorreva nelle vene. Doveva capire.
- Non si è capito che con “conseguenze” ... – Brynhild si voltò a guardarlo, facendo virgolette nell’aria - intendevo atroci pene? –
- Questo non è affatto vero. Io non ricordo nessun dolore – la contraddisse Klaus. Il giorno in cui l'aveva incontrata dopo mille anni, gli aveva sfilato il coltello di Papa Tunde dal petto senza fargli provare nessun dolore. Durante la connessione aveva sentito i sentimenti e le sue emozioni passate, come se avessero condiviso lo stesso corpo, ma dolore, mai. Neanche una volta.
- Perché io t’ho fatto entrare nella mia testa, non il contrario – Brynhild gli rivolse di nuovo il suo sorriso. Allargava tutta la bocca in un modo leggero e sereno. Ne fu rapito per una manciata di secondi, prima di ricordare la stanchezza della ragazza nell’atto finale della connessione. Voleva dire che…
- Quando tu mostri le cose non ti succede niente? – Rebekah intervenne in una tipica curiosità da donna anche se in quel discorso non centrava. Brynhild le rispose sospirando e annuendo, ma non era la verità. Klaus lo sapeva. Dopo la connessione l’aveva presa tra le braccia priva di sensi. Svenuta ed esausta come tutti quei vampiri stesi a terra nel suo cortile. Sua sorella aveva sofferto per mostrargli la verità. Per quale motivo sottoporsi a tanto? Perché poi mentire dicendo di non aver provato dolore? Doveva capire e al più presto.
- Bene! Ho la corteccia dura e qui sono l’unico che può saziare la tua sete di conoscenza. Ecco. – Klaus le porse la mano - Tutto quello che vuoi sapere, tutto quello che ti sei persa, nonché tutta la mia vita. Le mie amicizie. Le persone amate. I miei segreti. – disse l’ultima frase quasi sottovoce. Cercava di ammaliarla come un serpente a sonagli che ammalia la sua preda. Gli occhioni celesti di Brynhild guardarono lui e poi la sua mano, accompagnando ogni movimento con un battito delle sue corpose ciglia – Ho visto tante cose, conosco innumerevoli lingue e sono stato testimone a tutti gli eventi storici nei passati mille anni. Mi piacerebbe che li condividessimo, sorellina – di nuovo pronunciò l’ultima frase in un tono più basso del normale. Rimase col braccio teso verso Brynhild, come un pescatore dall’altra parte di una canna da pesca, e attendeva che quel piccolo, ma potente, pesciolino rosso abboccasse al suo amo. Klaus sapeva che ogni suo nemico avrebbe preso quell’occasiona al volo. Conoscere tutti i suoi segreti, i punti deboli, le realtà tenute nascoste nel suo cuore e lui doveva capire. Poteva fidarsi di lei o no. La sua vita non ammetteva belle sorprese o particolari in attesi. Menzogne, trucchi, aggiri e cospirazioni, era quella la sua vita e certamente sua sorella licantropa uscita fuori dal nulla, apparteneva a una di queste.
Per risposta, il viso di Brynhild cambiò radicalmente. La serenità era voltata in un secondo in una vera e propria smorfia più dura e pesante, con le mascelle serrate e il viso leggermente abbassato. Anche gli occhi mutarono, socchiusi a due piccole fessure e per quanto credesse non fosse possibile, i suoi occhi azzurro acqua risplendevano ancora di più.
- Oltre che musone sei anche un masochista? Fratello francamente sei decisamente cambiato – disse lasciando che quell’esca sfuggisse dall’amo e affondasse negli abissi, ma anche facendo un’altra cosa. Lei lo stava studiando, esattamente come stava facendo lui. Klaus retrasse la mano allargando la bocca, in quello che non era ancora un sorriso.
- Allora lascia che mi sdebiti con te in qualche modo. Mi hai salvato, è il minimo che possa fare – tentò in ultimo, in fondo queste cose erano il suo mestiere.
Brynhild incrociò le braccia innalzando un viso privo del sorriso che quasi aveva già imparato a distinguere, né l’espressione serena che le dava quell’aria da fanciulla immortale. Delusione. Ecco cosa Klaus le lesse in viso. In quell'istante fu colto da una strana sensazione, che non riuscì a definire.
- Ho l’aspetto di una ragazzina Klaus, ma non lo sono affatto. Non sono tornata da una vita da lupo millenaria per essere un pericolo per te o per i tuoi cari, se è questo che vuoi sapere. – disse in una serietà disarmante.
Klaus aveva avuto la risposta. Fu lei a dargliela senza battere ciglio, riuscendo a leggerlo dentro. Klaus espirò sorpreso, mentre la guardò camminare per il cortile dandogli le spalle.
- Adesso che ci penso però c’è qualcosa che vorrei… - si fermò e si voltò verso di lui. Il viso di Brynhild riacquistò il suo solito sorriso. - Voglio uno di quegli oggetti rettangolari che chiamate I-phone –.
 
- Dobbiamo fare qualcosa. Ci deve essere una soluzione? – Enzo, in piedi vicino al camino nel salotto della casa dei Salvatore, si stava confrontando con gli amici di Damon. Come potevano rimediare al diabolico vaccino “mangia vampiri” che il dottor Wesley Maxfield, con l’aiuto dei quasi streghe Viaggiatori, aveva somministrato a Damon?
- Se tu avessi ascoltato il mio consiglio e avessi smesso con la tua ossessione per mio fratello, adesso non sarebbe incatenato nella cella del nostro sotterraneo, in preda a una forse incurabile brama di sangue vampiresco! – Stefan, seduto sul divano di casa sua, parlò mostrando sinceramente la sua opinione. Enzo alzò le mani in aria.
- Ok, è colpa mia, adesso possiamo concentrarci sul problema –
- Forse potremo addestrarlo -  Caroline, seduta sulla poltrona vicino al suo amico Stefan, fece trapelare il suo pensiero – Stefan, tu hai combattuto la tua fame da squarciatore con il sangue animale, con Damon potremo sostituire il sangue umano con quello di vampiro, finché non ci si riabituerà di nuovo. – concluse, con il suo solito sorriso rassicurante, un’idea che sia a Stefan che a Enzo, sembrò buona. In fondo che altro potevano fare.
- Scusatemi! Ma stiamo parlando di Damon… Non accadrà mai! – disse poi la voce che per tutti era quella di Elena, ma che invece ignaramente a tutti, era usata da Katherine Pierce. Era lì in piedi davanti a loro e nessuno sospettava niente. Grazie a Nadia, adesso abitava il corpo della sua doppelgänger. Finalmente aveva la vita che aveva sempre desiderato. Finalmente poteva avere Stefan, e proprio adesso che il destino le aveva dato questa opportunità di liberarsi anche di Damon, non poteva farsela scappare.
- Hai un'idea migliore? – le chiese ingenuamente l’oggetto del suo desiderio, Stefan.
- Possiamo... Non lo so... Forse riempire sacche di plasma di vampiro – disse imitando le movenze e le cadenze di Elena. Era diventata bravissima nel farlo. – Potrà cibarsi di quello - finì alzando le spalle.
I ragazzi si guardarono tutti annuendo. Era un'idea migliore di quella di Caroline e loro stessi potevano fare da donatori.
La cosa che, però, gli sfuggiva era quello che si celava dietro a quell’idea. Katherine, da antica vampira piena di conoscenza, sapeva benissimo che forzare un vampiro a non fare qualcosa, avrebbe solo fatto crescere in lui la voglia di farla a tutti i costi. Quindi, se riempivano Damon di sangue di vampiro, vietandogli però di accedere alla fonte, prima o poi lo avrebbe fatto diventare matto e avrebbe ceduto, iniziando a mietere vittime a destra e a manca. Presto la notizia di un cacciatore di vampiri si sarebbe sparsa e, incrociando le dita, qualcuno avrebbe rimediato con ucciderlo. Con Damon fuori dai giochi, lei avrebbe potuto interpretare il ruolo da ragazza inconsolabile, che poi si sarebbe consolata con il fratello minore. Era un meraviglioso indiretto piano malvagio e nessuno avrebbe potuto darle la colpa. Sorrise all’idea, ma il campanello di casa interruppe i suoi sogni a occhi aperti. Stefan da bravo padrone di casa andò ad aprire la porta e mostrando Bonnie e la nuova strega Liv. Di fretta e senza pensare ai convenevoli entrarono. Bonnie si fermò sullo scalino, in modo tale che gli altri potessero guardarla. Liv invece, timidamente, le stava dietro.
- Sta succedendo qualcosa a New Orleans! – disse poi Bonnie attirandosi gli occhi curiosi di tutti i presenti.
 
Aveva ballato altre volte e la sua resistenza era di certo più lunga, ma forse la gravidanza aveva reso il suo fiato più corto. Hayley si sedette su di una delle sedie tappezzate in un tessuto bianco e rigido, uguale alle tovaglie in quel ristorante/sala ballo della S.S. Natchez. Il battello scelto da Elijah come meta di svago per Hayley e che fino a quel momento, era servito allo scopo.
Hayley aveva una mano al petto cercando di prendere fiato, mentre il suo accompagnatore prese posto accanto a lei.
- Stai bene? – le chiese Elijah, ma non era preoccupato, solo premuroso.
- Vorrei solo un po’ d’acqua. – Hayley gli sorrise divertita lei stessa dalla sua condizione. Elijah alzò una mano e uno dei camerieri gli si avvicinò. Non c’era bisogno della compulsione, ma Elijah voleva che Hayley avesse da bere subito.
- Scusatemi. –
Una voce diversa dalle loro li fece girare. Era una signora dai capelli grigi e il viso rigato dal tempo. Si teneva su uno di quei manubri a quattro piedi che l’aiutava a camminare. Aveva un'aria vissuta e dolce come le vecchiette dei telefilm che Hayley guardava da piccola. – Posso? – tese la mano verso la pancia di Hayley, nell’intento di volerla accarezzare. Non ebbe il tempo di rispondere di no che l’anziana signora le stava già accarezzando la pancia, ma in fondo sembrava così innocua e poi quella era la prima volta, dopo tanto tempo, che qualcuno di umano le stava vicino. Allora la lasciò fare.
- Si dice che quando la pancia è a punta come la tua, il nascituro sarà un bellissimo maschietto. Io lo so ne ho partoriti ben tre. –
Hayley mascherò un sorriso che invece aveva visto sulle labbra di Elijah. Di certo le diceria antiche non potevano battere un'ecografia stregonesca.
- Sono dei ragazzi fantastici. Sono stati loro a regalarmi questo viaggio. Tutti bellissimi. Per fortuna hanno preso da me, mio marito era un uomo intelligente, ma di bellezza non ne era proprio dotato. Voi, invece, siete in luna di miele? –
Stavolta Hayley non potette non sorridere, mentre si accingeva a negare.
- Sì. – ma Elijah rispose prima di lei facendosi investire da uno sguardo interrogatorio della ragazza. Poi, Hayley ci arrivò. Elijah non voleva destare sospetti.
La mano della signora lasciò la sua pancia per potersi riaggrappare al manubrio.
- Se solo mi avessi vista quando ero giovane, ti saresti innamorato di me a prima vista. – tornò a parlare mentre il suo viso si velò di un leggero rimpianto, forse invecchiare non le piaceva più di quanto volesse far credere.
- Non occorre signora, lei mi ha incantato già. – Elijah sorrise facendo issare la risata stridula della donna, rassicurandola in un attimo. Hayley scrutò il suo nuovo sguardo allegro e divertito, quello che aveva avuto per tutto il tempo su quel battello e si trovò a sperare di vederlo sempre così.
- Adulatore. - strinse il mento di Elijah come se fosse il ragazzino che le portava il latte la domenica mattina facendo nascondere un gran sorriso a Hayley. Se solo la signora sapesse di stare stringendo la faccia di un vampiro millenario. - ma io sono innamorata di un altro uomo. –
- Vostro marito? – Hayley guardò in giro cercando il compagno di una vita della donna.
- Ho amato mio marito tantissimo, ma lui non c’è più da oramai otto anni. Ho pianto la sua mancanza per tanto tempo, fino a quando un giorno mi sono abituata. Poi tre anni fa, una domenica mattina al bingo del mio paese, ho incontrato Wilston, ed è stato amore a prima vista. –
La donna alzò la mano verso un uomo visibilmente più vecchio di lei che contraccambiò il saluto facendo segno di raggiungerlo. Era lui il suo Wilston.
- Ora devo andare. Buona fortuna ragazzi e vi auguro tanta felicità. – li salutò mentre lentamente si diresse verso il secondo uomo della sua vita.
Hayley la vide confondersi tra la gente nella sala, ma le sue parole le rimasero incise dentro.
- L’amore a quell’età, credi che sia possibile? – tornò al suo accompagnatore. Lui le sorrise mentre riempiva il suo bicchiere con l’acqua che aveva portato il cameriere compulso.
- Quanto ti rimane non così tanto da vivere, tutto è possibile. – posò la bottiglia e incrociò le dita delle mani sotto al suo mento guardandola bere.
- Quindi… - Hayley posò il bicchiere vuoto intenta a indagare di più sul argomento. - Tu che sei un originale e praticamente non potrai mai morire, sarai solo per sempre? –
- Hayley, io non sono solo, ho la mia famiglia che malgrado tutto, sta piano piano mettendosi in sesto. Un posto da poter chiamare casa. Ho la tua amicizia, la mia magica nipotina. Ho vissuto mille anni, e posso dire che questo è l’anno più bello della mia intera vita. –
- E ti basta? –
Gli domandò diretta Hayley. Lei era quello che era e per quanto gli sguardi celati, le frasi dette a metà e il rincorrersi nella casa per poter passare dei minuti insieme, la eccitavano come non mai, voleva di più e sé lo sarebbe preso. Elijah però non potette risponderle. Il cameriere da lui compulso tornò a chiedergli se tutto andasse bene e se volessero qualcosa da mangiare. Hayley lo odiò per aver interrotto il discorso che sognava di fare da una vita, ma stava morendo di fame, quindi ordinò una bistecca. Dopo aver segnato le loro ordinazioni, perché Elijah non avrebbe mai permesso che cenasse da sola, il ragazzo mingherlino, dalla pelle più bianca che lei avesse mai visto e dai capelli castani a spazzola, lì lasciò soli.
- No. –
Hayley ci mise dei secondi per capire che Elijah si stava riallacciando alla sua domanda fatta prima e un millesimo di secondo per arrossire. Lo sapeva. Erano usciti non solo per un suo desiderio, Elijah voleva restare solo con lei. Voleva stare con lei. Un fremito la prese tutta e se Elijah non avesse continuato a parlare, probabilmente Hayley l’avrebbe baciato.
- Ma se solo sapessi le cose che ho passato, capiresti il perché tra amare fisicamente o amare platonicamente una donna, soprattutto quando la prima opzione causerà pene a molti e anche alla donna in questione, io scelgo la seconda opzione. –
Cosa? Hayley scosse il capo per potersi abituare a quell’improvvisa virata che Elijah aveva fatto fare a quella situazione.
- Chi causerà pene? Klaus! Elijah non puoi permettere che lui… -
- Questo è tutto Hayley. Mi dispiace tanto. –
Elijah era diventato un pezzo di ghiaccio facendo gelare le parole che Hayley avrebbe voluto dirgli, in gola. Come aveva fatto a fraintendere in quella maniera?
Il cameriere reso personale da Elijah portò la loro cena, marcando il fatto che l’arte nell’interrompere era in lui innata, ma stavolta Hayley non ne fu contrariata.
 
- Che diavolo è successo qui? – la voce di Marcel rivelò il suo ritorno alla tenuta. Solo. Stava osservando i suoi vampiri svenuti a terra, mentre Rebekah, Klaus e la nuova misteriosa ragazzina parlavano tranquillamente.
- Già di ritorno? – Klaus gli chiese prontamente nel suo irritante/sprezzante sorriso.
- L’hanno chiamato loro – Brynhild rispose al suo posto, rivelando la verità trovata nella mente dei vampiri. Marcel aveva saputo della Divina Brynhild, della sorella licantropa di Klaus, del licantropo immortale, e di mille altre cose dai suoi vampiri, ma era completamente ignaro dei suoi poteri telepatici. Rebekah guardò Marcel sperando che l’avrebbe ricambiata. Lo fece. Lei spalancò le palpebre, per avvisarlo del pericolo, ma lui strinse le sue, mostrandole che non aveva capito il segnale.
- Mio fratello ti ha ordinato di cercare le streghe, vero? – Brynhild iniziò a parlare a Marcel con una fermezza che, nei suoi panni da fanciulla, faceva quasi sorridere. - Bhè! Ritira pure le tue truppe. Non le troverete, almeno non a New Orleans – continuò parandosi davanti con le braccia incrociate. Marcel le guardò il viso leggero e lentigginoso, gli occhioni celeste cielo, le sopracciglia arancioni e i capelli rosso fuoco e non riuscì a trattenere una risata.
- Davvero? - le chiese con la testa abbassata, in modo tale da tenere lo sguardo di quella cortissima ragazzina.
- La natura qui non le gradisce più. – quegli occhi azzurro zaffiro sostenevano il suo sguardo senza badare agli sghignazzi del vampiro.
- La natura? Ti ha parlato? Come fai a saperlo? – Marcel continuò a stuzzicare quella che per lui era una sconosciuta mina solare. Poteva essere colpito da un momento all’altro e se Klaus non avesse fatto qualcosa per salvarlo, come aveva fatto con Rebekah, sarebbe dovuta intervenire lei. Rebekah affondò i piedi nel terriccio, pronta a ogni cosa.
- Con chi ho il piacere di parlare? – Brynhild chiese poi a Marcel, facendo drizzare i peli delle braccia a Rebekah. Sapeva benissimo chi era, lo aveva letto nella mente dei vampiri. Cosa stava facendo?
Rebekah iniziava ad agitarsi più del dovuto, per il suo amante segreto, mentre Klaus osservava affascinato l’operato della sua sorella.
- Scusami. Che maleducato che sono. Piacere, io sono Marcel – e a quel punto le porse la mano.
Klaus non poteva credere ai suoi occhi. Dopo neanche dieci minuti, Brynhild aveva utilizzato il suo stesso trucco e ci era anche riuscita. Marcel aveva abboccato e Klaus non aveva nessuna intenzione di fare qualcosa. In fondo aveva sempre voluto sapere cosa frullava in quella testa da figlio ribelle.
- Piacere – la ragazza dai capelli rossi alzò la mano - Io sono Brynhild, per il mondo soprannaturale che ha da poco conosciuto la mia esistenza, sono la Divina Brynhild, mentre per voi sarò semplicemente Bry –
Pochi centimetri e avrebbe stretto la mano di Marcel, entrando nella sua testa. Pochi istanti e avrebbe scoperto tutto. Il piano che avevano istituito Rebekah e Marcel contro Klaus. Del loro amore. Di Mikael. Rebekah non poteva permettere che accadesse. In un secondo fu dietro la schiena di Bry. Le afferrò le spalle con le mani tirandola indietro di qualche centimetro.
- Bry, non è saggio dire a tutti chi sei – disse poi fingendo che la sua preoccupazione fosse rivolta a lei – devi sapere che abbiamo molti nemici e qui anche i muri hanno orecchie –
La mano di Bry tornò giù. Come le aveva detto Klaus, si fidò di lei. Marcel curvò la testa e fece la stessa cosa. Finalmente, intuì che c’era qualcosa che non andava. Sapeva bene che Rebekah interveniva solo quando era necessario.
- Rebekah! – la voce di Klaus la raggiunse. Diamine. Aveva capito. Rebekah aveva interrotto Bry intenzionalmente e Klaus non era stupido. Era spacciata – Non dire queste cose che la spaventi – finì poi così. Le orecchie di Rebekah non parvero udire il vero. Era salva ed anche Marcel. Per ora.
- Soprattutto, lei può fidarsi di Marcel. Giusto? Com’era... ricordami… “noi non facciamo male ai bambini”? – Klaus ripetette le parole che più volte Marcel gli aveva detto.
- E’ il tuo motto? - la ragazza dai buccoli rossi riprese a parlargli - Tipo politico, con una bella parlantina, che fa propaganda di cose che non pensa? Per questo sei così amato? – Bry strinse gli occhi indicandolo con l’indice. Aveva un sorriso così contagioso e in fondo era una battuta divertente. Marcel rise. Che mai poteva avere questa ragazzina di così allarmante?
- No. Tipo rivoluzionario, che prende a cuore le cose che dice e combatte per realizzarle – continuò a sorridere divertito dal suo carattere.
- Davvero interessante, però, solo per la cronaca. - Brynhild prese un attimo di pausa unendo le mani in incrocio - Se un giorno tu dovessi cambiare idea. Per quanto mi riguarda, sappi che prima che il tuo cervello possa solo formulare l'idea di torcermi un solo capello, tu sarai già diventato cenere – finì nella sua semplicità inquietante. Questo fece scendere il sorriso di Marcel.
- Marcel, allora che ne dici della mia nuova sorellina. Non è un vulcano di inestimabili energie – la voce di Klaus li interruppe, ma Marcel non smise di guardare sorpreso quella ragazzina, tentando di capire se stesse scherzando o se facesse sul serio. – Adesso però, Bry, giusto? – Klaus si rivolse a sua sorella che annuì al suono del suo nuovo nomignolo. – Devi assolutamente deliziarci con la tua storia e inizia pure dal punto in cui ci spieghi, da dove sei saltata fuori. –



Bonnie e Liv avevano appena finito di raccontare ciò che gli spiriti degli antenati morti per Liv e appena morti per Bonnie, le avevano riportato, mentre venivano osservate in silenzio dai presenti.
Erano nel salone dei Salvatore, ma solo uno dei due era presente, il maggiore era incatenato nei sotterranei schiavo del vaccino che lo aveva trasformato in un succhia vampiri. Stefan invece condivideva la seduta della piccola poltrona di pelle a due posti, situata accanto al tavolino da te, con quella che credeva fosse Elena, ma non lo era, non più. Grazie a sua figlia Nadia e un gruppo di Viaggiatori vagabondi, viveva la vita che aveva sempre desiderato, stava accanto all’uomo che amava più di ogni altra cosa, riaveva di nuovo la sua immortalità e si deliziava nell’impersonare la parte della studentessa del collage che condivideva la stanza con le sue migliori amiche, Caroline e Bonnie. Anche Caroline era lì presente, seduta sulla poltrona singola vicina al divano condiviso da Katerine e Stefan. Aveva una strana espressione sul viso, ma forse il suo turbamento era probabilmente causato dalla sola parola Klaus, che da tutta la vicenda narrata dalla sua amica ex strega. Poi c’era Enzo, che in piedi ciondolava da un lato all’altro della stanza. L’unico motivo per cui era lì, era quello di trovare una soluzione allo stato di Damon, ma invece era finito ad ascoltare un intera storia di personaggi che non conosceva neanche. Liv sedeva accanto a Bonnie sulla poltrona più grande di fronte a quella che ospitava Katherine e Stefan, non disse un granché, si limitò ad annuire o a dissentire con il capo alle cose che diceva Bonnie.
Il fatto era questo.
Il giorno prima a New Orleans, un gruppo di streghe, per un motivo che non era ben chiaro, erano riuscite a sciogliere un potente incantesimo, fatto su di una creatura chiamata dalle streghe e non solo “La Divina Brynhild”. Al dire delle streghe non sapevano che la Divina Brynhild era la secondogenita della strega Esther, nata dal rapporto clandestino che ebbe più di mille anni fa con un uomo licantropo. Lo stesso licantropo padre biologico di Klaus, quindi la divina Brynhild, non era altro che la sorella licantropa di Klaus Mikaelson.
- Cavolo questi originali spuntano come funghi – disse Katherine/Elena appena prima di sorseggiare il suo whisky.
- Ok. Le streghe hanno fatto male i calcoli e Klaus ha una nuova sorella, ma non ho capito perché ci dovrebbe interessare? – ma la domanda plausibile di Caroline non ebbe una risposta seria, anzi…
- Certo Caroline, non ti interessa affatto – Katherine non ci era proprio riuscita a mordersi la lingua, in fondo era sempre lei.
- Elena!! – Caroline spalancò gli occhi sorpresa da una risposta del genere. Oh no! Questa era una cosa che Elena non avrebbe mai detto e Katherine ebbe la certezza che doveva stare più attenta.
- La storia è più preoccupante di quanto sembra. – Bonnie che non era intenzionata a lasciare stare l’argomento per lo svago, prese di nuovo parola. – questa sorella di Klaus forse non è solo un ibrido come lo è lui, forse è qualcosa di peggio. –
- Peggio di Klaus? – stavolta Stefan tolse le parole di bocca a Katherine e i due si ritrovarono a guardarsi negli occhi. Per quanto Katherine avesse vissuto la sua immortalità a pieno, girato posti e vissuto mille vite, quando incrociava i suoi occhi con il verde di quelli di Stefan, veniva sempre trapassata da una saetta elettrica che l’attraversava da parte a parte. Poi Stefan distolse lo sguardo e qualcosa in lei le disse che non aveva provato neanche la minima cosa che invece aveva provato lei. Un giorno lo avrebbe fatto.
- Dal momento in cui la Divina Brynhild è tornata ad avere sembianze umane, le streghe, dico proprio tutte le streghe, hanno perso i loro poteri. – e da Bonnie tutti voltarono lo sguardo verso Liv. Lei annuì di nuovo nascondendosi nel maglione che indossava.
- Non capisco? Come è possibile? – Caroline esaudì la curiosità dei presenti porgendo la domanda che avrebbero voluto fare tutti. Senza parlare Liv avvicinò la mano alla candela che solitaria giaceva sul tavolino da thè in salotto.
- Phesmatos incendia! – Quelle furono le sue prime parole ed erano quelle che Bonnie le aveva insegnato per il suo primo incantesimo. Nulla. La candela non si accese. – Visto? –
- Quindi volete dirmi che la comparsa della sorellina di Klaus e la scomparsa improvvisa della magia sono correlate tra loro? – Katherine fece il punto della situazione roteando l’indice nell’aria a ogni suo ragionamento.
Le due ragazze non parlarono, esprimendo una tacita affermazione.
- Quanto potere deve avere una strega per compiere una cosa del genere? – chiese Stefan muovendosi dal suo posto, ma quella che più di tutti si stava agitando era Katherine.
- Tanto. – Bonnie spalancò gli occhi muovendo la testa. – E se è davvero stata questa Divina Brynhild, sapete cosa significa? –
- Che Klaus ha dalla sua parte la strega ibrida più potente al mondo. – Katherine rivelò agli altri quello che la sua mente arguta aveva compreso in anticipo e sentì la pelle del divano diventare rovente sotto di lei.
 
La mano minuta e pallida di Bry accarezzò la pagina invecchiata del grimorio della madre. Le parole, in una scrittura stretta e macchiata da un inchiostro casareccio e grumoso, descrivevano la sua vita in nemmeno un rigo. Ecco cosa era lei per la madre.
Sedeva a uno dei tavolini rotondi in ferro nel cortile e con lei, anche gli altri si erano accomodati. Klaus occupava un posto di fronte a lei, mentre Rebekah era alla sua destra. Marcel, invece che era fuori dalla vicenda, camminava nervosamente aspettando che i suoi vecchi sudditi riprendessero conoscenza.
- Su questa terra, oltre mille anni fa, sapete meglio di me che esistevano altre razze soprannaturali, ovvero i licantropi, ma quello che forse non sapete e che i licantropi erano suddivisi in tribù. Ogni tribù aveva le sue caratteristiche e la nostra, quella degli Hoenan era formata da grandi lupi dal pelo rosso vivo e striature in oro, ma non era solo il pelo a differenziarci dalle altre tribù. Noi eravamo la prima razza licantropa comparsa in natura… -
- Ho passato tutta la mia vita a cercare notizie sulla mia traccia licantropa e non ne ho mai sentito parlare. – non era da Klaus interrompere, ma la curiosità giocò alla sua formalità. Lo sguardo di ghiaccio caldo lo investì per un secondo, poi Bry, abbassò lo sguardo a guardare le sue braccia conserte sulla pancia.
- E devi ringraziare tuo padre per questo. – disse poi rialzando il suo sguardo.
- Non chiamarlo così, non è mai stato mio padre. – gli uscì da bocca facile come la verità. Questo fece accendere una scintilla negli occhi di Bry.
- Quindi… cos’è che avevano questi Hona? – Rebekah interruppe quel loro primo inizio di condivisione. Non era stato un caso. Rebekah conosceva quanto fosse restio suo fratello nell’attaccarsi a persone nuove, e per quanto quel radicchio magico condividesse il suo stesso sangue, per Klaus non era altro che un mezzo da sfruttare e così doveva restare.
- Hoenan – la corresse Bry, ma Rebekah incrociò le braccia come se non le importasse comunque. - Stavo dicendo che la caratteristica che distingueva noi Hoenan dagli altri, è la nostra capacità magica e che ci ha reso “Divini”. Noi possiamo controllare la materia naturale. –
Un silenzio di pietra piombò su tutti. Era la prima volta che sentivano di una tale capacità e crederle era davvero difficile, soprattutto per uno come Klaus.
Controllare la materia naturale.
Klaus andò indietro con la memoria ricordando la connessione a cui Bry l’aveva coinvolto. Ricordò sua sorella stesa a terra davanti a Esther, mentre un cielo che da stellato e sereno, divenne nuvoloso e pieno di lampi. Ricordò quell’onda colpire la terra che subito dopo iniziò a tremare. Ricordò i fulmini cadere a pochi metri da Esther. Ricordò “Mi hai mancata…” le parole della madre. Bry voleva colpirla con un fulmine. Era lei a guidare la condizione atmosferica. Tutto per salvare lui dalle grinfie di Mikael.
- Come può essere possibile? – l’incredulità nella bocca di Klaus fece rabbrividire la schiena di Rebekah, se anche lui provava timore verso la sua stessa sorella allora doveva davvero preoccuparsi.
- Semplice, gli Hoenan possono controllare la natura perché essi sono la natura stessa. –
 
Il battello aveva appena ormeggiato e la loro gita si era conclusa nei peggiori dei modi. Elijah con Hayley insieme agli altri turisti in fila, stavano aspettando di poter calpestare la terra ferma, in silenzio, come silenziosa era stata la serata da dopo la cena finora. Hayley voleva solo scappare via da quella stupida barca antica e lasciare i pensieri stupidi che aveva fatto finora. Si stupida, era stata una stupida a pensare che per lei ed Elijah ci fosse un futuro, stupida a permettere che il suo cuore compiesse quei battiti in più quando lo vedeva, stupida nello sperare che un giorno lui cambiasse idea, ma non sarebbe mai accaduto. Per Elijah la cosa più importante era la sua famiglia, e per niente al mondo avrebbe scalfito il giuramento che aveva fatto, doveva farsene una ragione.
- Devo dedurre che la mia idea di divertimento non sia conforme con la tua? – con la sua espressione pacata, Elijah le parlò e il sangue nelle vene di Hayley ribollì fino ad annebbiarle la vista.
- Stai scherzando vero? – aveva alzato la voce più del necessario e qualche anziano signore si era voltato a guardarla, ma Hayley neanche ci fece caso. – Mi hai portato su un ridicolo ammasso di legname antico circondato da un mieloso panorama romantico, per potermi sbattere in faccia che non possiamo stare insieme e per giunta nel mio unico giorno di libertà da quella villa di psicopatici, si Elijah abbiamo una visione del divertimento davvero diversa. – le sue parole lo colsero alla sprovvista, ma Hayley non c’è la faceva più. Basta con le cose non dette e sguardi nascosti, in quel momento avrebbe messo un punto e sarebbe andata avanti.
Una pressione le fu al braccio, era la mano di Elijah. Hayley non capì cosa volesse intendere, se volesse che smettesse di fare quella scenata, se volesse portarla in un posto più adatto per parlare, se fosse pentimento, ma non gli diede il tempo di manifestare il suo significato perché Hayley strappò via il suo braccio da quella morsa immortale.
- Ho capito Elijah, sempre e per sempre verrà sempre prima di tutto per te, e io non voglio sentirmi così per un uomo che mi mette al secondo posto. – si sentiva più leggera di tre taglie nonostante il pancione la facesse sembrare un'orca assassina. Stava meglio e si chiese perché non lo aveva fatto prima.
Gli addetti sganciarono il cancelletto del ponticello che univa il fianco della barca al molo e la fila iniziò a defluire. Poteva tornare a casa e farsi una doccia calda lavando via dai i suoi capelli quella inutile giornata.
La sua gola, però, di un tratto si ghiacciò. Tossì cercando di liberarla, ma la tosse si trasformò subito in colati di vomito.
- Stai bene? – Elijah le offrì il braccio mentre un altro colato di vomito la fece sputare del liquido. Corse alla ringhiera, mentre le mani di Elijah la tenevano saldamente. Vomitò quella sostanza fino che dell’acqua ghiacciata le usci dai pori rivestendo la sua pelle in brividi violenti. Erano così forti da farle battere i denti.
- Hayley?? – stavolta ad urlare fu Elijah, ma la sua voce risuonò così lontana, ma non era l’unica voce che sentiva. Le sue gambe si indebolirono e la sua postura crollò su un qualcosa di rigido. Elijah, sempre lui, l’aveva presa a volo, era caduta. Nelle sue braccia tremava ancora e non riusciva a capire cosa le sue labbra stessero mimando, perché non parlava? Poi vide una schiera di persone dietro alle spalle del vampiro che aveva impedito la sua caduta, anche loro mimavano frasi, ma il freddo che sentiva era così paralizzante che decise di chiudere gli occhi, solo per un momento.
 
Ancora in silenzio, a Mystic Falls, nella tenuta dei Salvatore, tutti i presenti stavano ancora rielaborando la notizia della comparsa della Divina Bryhnild e proprio l’unico che non riusciva a capire il motivo di tanto turbamento parlò per primo.
- Ok, questo diabolico Klaus ha una sorellina che è uno scherzo della natura. Adesso potremo ritornare ai nostri problemi? –
- L’aria viziata nella cella ha fatto morire tutti i tuoi neuroni? Senza magia come cavolo credi di guarire Damon? – Caroline lanciò le mani in aria spazientita da quel tamburo battente e qualcuno rise alla scena. La situazione però non era affatto divertente. Per quanto una parte di lei, nascosta nel profondo, sapesse che Klaus fosse leggermente cambiato, il resto di lei rabbrividiva al solo pensiero di ritrovarsi un giorno il Klaus maniaco pazzo e per giunta spalleggiato da un essere dalla potenzialità magiche totalmente sconosciute. - Mettiamo il caso che… - continuò lei, senza che gli altri potessero dire la loro - … sia questa ricomparsa sorella a bloccare la magia delle streghe. Cosa possiamo fare noi? –
Bonnie, però, non le rispose. Si limitò a guardarla e Caroline si pentì all’istante di aver fatto quella domanda. Non c’era nessun “noi” e Caroline lo lesse negli occhi di tutti i suoi amici.
– Cosa? No… Io. Io? Io non posso. Ok! – iniziò a balbettare dal nervoso. Non poteva rivederlo. Non poteva e basta. Aveva appena tritato i suoi ricordi al ballo del rancore e l’aveva fatto proprio per dimenticarlo. Se solo lo avesse rivisto… . No. Era assolutamente un no.
- Non ti chiedo nient’altro che una telefonata, solo per sapere se è davvero questo il problema – era una vera e propria preghiera, ma Caroline non l’avrebbe ascoltata, né ora né mai.
- e cosa dovrei dirgli. Ciao Klaus ti ricordi di me, sono Caroline. Senti, la tua sorella comparsa da “chi l’ha visto? Supernatural ediction”, ha per caso bloccato il potere di tutte le streghe? – Carolina mimò un telefono con la mano destra e quando finì, cercò di trovare un consenso sull’assurdità della cosa, bhè non trovò nessun consenso.
- Può essere un idea! – Stefan alzò una mano mostrando che per lui non c’era niente di anormale.
- Forse io farei qualche domanda in più, sai un po’ di conversazione prima di passare al dunque – e Bonnie le diede un suggerimento, mentre Elena…
- No, invece andava bene così, diretta e concisa – si aggiunse.
A Caroline sembrò un sogno e tutto quel vociare le stava facendo venire il mal di testa. Esasperata si alzò in piedi.
- Vi siete letteralmente bevuti il cervello? – stava urlando e non le importava – stiamo parlando di Klaus. Lo stesso Klaus che meno di un anno fa volevamo tutti morti. Il sociopatico Klaus. Sono qui l’unica a ricordare tutte le atrocità che ha fatto? –
- Anche Damon ha fatto molte cose atroci ed Elena lo ha sempre perdonato – disse poi Bonnie facendo spallucce, in fondo non aveva mai nutrito una simpatia per il maggiore dei Salvatore.
- Si, ma poi si sono lasciati – ricordò Caroline, come se i presenti fossero stati travolti da una momentanea amnesia.
- Andiamo Caroline. Almeno Klaus non ha ucciso nessuno dei tuoi cari. Quante volte Damon ha ucciso Jeremy? Per non parlare del dolce e biondissimo Aaron, l’unico amico che ci siamo fatti al college – Katherine alzò il bicchiere vuoto riempiendolo con altro whisky. Grazie Matt Donovan. Brindò alla sua salute e alle sue lezioni sulla vita di Elena Ghilbert.
- Ogni volta che assaggio sangue umano da una vena, divento un pazzo omicida – Stefan tintinnò il suo bicchiere con quello di Elena partecipando a quel triste brindisi.
- Come, Klaus ha ucciso uno dei miei cari… la madre di Tyler. – Caroline si mise le mani attendendo cosa avrebbero trovato adesso per contraddirla.
- La suocera non è un caro Caroline, tuttalpiù un conoscente. – gli occhi di Elena manovrati da Katherine la guardarono, mentre dentro di lei una idea iniziava a formarsi. - Sai quante persone pagherebbero per una suocera morta? – continuò facendo ridere tutti tranne Caroline, che invece sentì le braccia cascargli sul pavimento e si risedette incredula. “Non è possibile, questo è un incubo.”
- Si può sapere chi è questo Klaus? – Enzo si intromise, cercando di conoscere un qualcosa in più su quella strana vicenda che aveva come protagonista quella sexy biondina.
- Non ora Enzo! – ma Caroline lo zittì. Non gli serviva un'altra bocca in quella questione.
- Voglio dire una cosa però, se questa Divinità ha dei poteri magici che vanno oltre a ogni potere sovrannaturale, forse può curare Damon? – continuò Enzo portando avanti il suo unico pallino, salvare l’amico.
- Forse, ma non lo sapremo mai, se Caroline non si decide – Bonnie era determinata e non avrebbe lasciato l’osso finché Caroline non avrebbe ceduto.
- No. Non lo farò mai. Non chiamerò mai il ragazzo che mi ha letteralmente esasperata con infiniti corteggiamenti e quando ha ottenuto quello che voleva, non mi ha nemmeno richiamata il giorno dopo – disse di un fiato senza nemmeno accorgersene di cosa realmente avesse detto.
- Cosa?!?! Ahah! – la voce di Elena riempì il silenzio imbarazzante. Lo riempì soprattutto di risate. Va bene tutto, far finta di tifare per Klaus per distogliere l'attenzione da Damon, fingere di essere interessata a quel discorso, aiutare le amiche di Elena per mantenere la parte, ma addirittura sentire gli irragionevoli sproloqui di Caroline su Klaus, era davvero troppo. Come poteva aspettarsi che l'essere più cattivo al mondo, la richiamasse come se fosse un adolescente innamorato? Quanto era stupida questa Caroline? Si dovette fermare, però, perché nessun altro stava ridendo. Katherine non era riuscita a trattenersi, era stato più forte di lei, ma ora come avrebbe spiegato di essersi beffata delle sventure amorose di una delle sue migliori amiche? Cercò di mozzare le risate tossendo, ma oramai il danno era fatto – Scusami Caroline e che non riesco ad immaginare Klaus al telefono – continuò mascherando il tutto con una battuta. Fortunatamente una risata si fece sentire. Quella di Stefan. Lo fece in modo più sottile, di quanto avesse fatto lei, però. – “Pronto Caròline” – continuò Katherine imitando l’accento inglese di Klaus. Stavolta rise anche Bonnie.
- Haha! – Caroline interruppe le risate dei suoi amici facendone una finta. - Come se non lo avesse mai fatto! – concluse poi con una nota di irritazione.
- Cosa?! – di nuovo Katherine, ma stavolta non rise. Klaus aveva davvero chiamato questa biondina frivola? Cosa aveva visto in lei? Klaus il senza cuore si era davvero infatuato di qualcuno? No, non era possibile? E se invece… l’idea nata poc'anzi era partorita in un brillante piano diabolico. Se Caroline si sarebbe messa con Klaus, avrebbe finalmente tolto le sue grinfie da “amica che non si capisce se prova altro” da Stefan. Quindi fuori Damon e fuori Caroline in una sola notte. Non era mai stata così fortunata in vita sua e Katherine sapeva esattamente che fare.
- Scusate ragazzi! – improvvisamente li raggiunse Matt, che finora era rimasto a sorvegliare Damon in cantina – Mi sa che è ora. – disse poi riferendosi all'esigenza di sangue del loro prigioniero.
- Tocca a me – Stefan si alzò e percorse la strada che lo condusse in cantina.
- Ragazze vi lascio. – Enzo si mise in tasca il telefono dal quale aveva appena letto un messaggio. - Ho un affare da Viaggiatori in sospeso. Fatemi sapere se riccioli d’oro cambia idea e se ci sono novità. –
- Aspetta – Liv si alzò dalla poltrona – vado anche io. Forse riesco a trovare qualcosa sulla Divina Brynhild nel grimorio di mia nonna – Liv raggiunse Enzo che la guardò esattamente come un gatto osserva un pesciolino in una ampolla.
- Ehi! “Fuga da Alcatraz”!- Caroline urlò a Enzo, ma ovviamente il vampiro chiuso per troppo tempo fuori dal mondo, letteralmente parlando, non afferrò la citazione. – non ci pensare nemmeno – concluse poi indicando Liv. Enzo annuì abbandonando ogni speranza di assaggiare quel collo dritto.
Perfetto. Erano rimaste sole e Katherine aveva tutto il tempo per convincere la biondina a sgommare a New Orleans. Se ci era riuscita con Klaus, poteva farlo con Caroline ad occhi chiusi.
- Ragazze c’è troppa tensione – prese i bicchieri da sciortino e una bottiglia di whisky invecchiato dal tavolino dei liquori e mostrò la refurtiva alle ragazze. – ci state? –
- Assolutamente sì – disse Bonnie vogliosa di una pausa da tutto il dolore causatole nell’essere l’ancora. Katherine poi guardò Caroline. Il suo obbiettivo.
- Ma chi se ne frega – e prese un bicchiere tra le mani di Elena e Katherine sorrise.
 
- Che diavolo dici? – la voce incredula di Rebekah risuonò in tutto il cortile vuoto. – Questa è la più grossa stronzata che io abbia mai sentito. –
Bryhnild la guardò curvando la testa e accennando un sorriso.
- Un linguaggio piuttosto colorito il tuo, non mi piace per niente. – e come era arrivato quel mezzo sorriso così uno sguardo agghiacciante era comparso.
- Credi che mene freghi qualcosa? Non so nemmeno il perché ti stiamo a sentire… -
- Rebekah! – Klaus richiamò sua sorella che si azzittì all’istante. – Io le ho chiesto di raccontarci la sua storia e io deciderò. – e da lei passò alla sua nuova sorella. – Ti prego continua. –
Bry annuì, appoggiando la schiena allo schienale. Così facendo i suoi piedi non riuscivano a toccare terra per via della sua poca altezza. Sembrava davvero una innocua bambola di pezza eppure in lei c’era un fuoco inespresso, che le ardeva dall’interno.
- Dove ero rimasta… .Sì. Per tali capacità le altre tribù incominciarono a considerare gli Hoenan divinità. Veneravano e pregavano i miei antenati da prima che io nascessi. Questo rese la tribù dei Hoenan pacifica. Non avevamo guerrieri. Nessuno di noi era mai stato addestrato alle armi e questo fu la nostra condanna a morte –
Nella mente di Klaus si materializzò Brynhild nel ricordo del loro primo incontro. La ricordò guardarlo incuriosita, mentre uccideva con l’arco quel cervo. Adesso sapeva perché. Non aveva mai visto usare un arma, ed allora era solo curiosa.
- Un giorno – continuò Bry – però, la terra che abitavamo fu presa di mira da individui provenienti dal mare, voi – indicò Rebekah – e le cose cambiarono. Le streghe, che facevano parte di questo gruppo di estranei, furono incuriosite da subito dalle capacità dei Hoenan. La natura pacifica di quest'ultimi fece accogliere queste nuove apprendiste con troppa facilità. Le insegnarono come usare la natura nei loro incantesimi. Le fasi lunari. Gli eventi astrologici. Le erbe. Le pozioni. Praticamente tutto. Tra queste streghe ovviamente c’era anche Esther. Ben presto lei e il più potente Hoenan si innamorarono. Quell’uomo era nostro padre. Il re degli Hoenan, il re Amitola*. –
Ecco come si chiamava suo padre. Ecco come era iniziata la storia fra Esther e quel uomo licantropo che gli aveva donato la sua particolarità ibrida.
- Come ha coperto la tua nascita Esther? Io non ricordo niente – le chiesa Rebekah con la voce inviperita dal fastidio.
- Esther mentì a Mikael dicendo che ero nata morta e invece mi diede a Ayanna che di nascosto mi portò da mio padre. Mentre a tutti voi, con la scusa di non darvi un trauma, vi fece bere una pozione per farvi dimenticare – Bry lesse nel viso di Rebekah un'altra domanda – lo so perché un giorno, stanca delle bugie di Esther, mi sono connessa a lei – e rispose prima che Bekah potesse dirla ad alta voce.
- Perché Ayanna avrebbe fatto una cosa del genere? – ma Rebekah gliene porse subito un’altra.
- Ayanna era innamorata di mio padre - tutti rimasero senza parole. Quella storia si stava intrecciando sempre di più. – ma per lui esisteva solo Esther. Lei tornava e andava ogni volta che voleva e mio padre la lasciava fare, perché per gli Hoenan il libero arbitrio è il regalo più importante che la natura ci ha fatto. Ayanna si accontentava dell’affetto di mio padre quando Esther, presa da chissà quale cosa, tornava da Mikael. Fortunatamente. Perché lei mi ha cresciuta come se fossi sua figlia, mi ha insegnato ad usare la mia parte da strega. Mi ha insegnato tutto quello che Esther avrebbe dovuto fare, insomma mi ha fatto da madre. –
- Ok, ma perché tutto questo? Perché non fingere che anche tu fossi una figlia di Mikael? – Rebekah ce la stava mettendo tutta per farla cadere e rivelare che tutto quello che stava dicendo fosse una grande menzogna.
- Facile, Esther non mi… - Bry si bloccò non riuscendo a finire la frase, poi prendendo un respiro e mandando giù il boccone amaro, riprese a raccontare – Esther non mi voleva. Glielo vidi nitidamente dentro durante la connessione. Al momento della mia nascita, l’unico suo sentimento era vergogna – finì in un fiato e il suo viso si mascherò in una espressione triste e sul quel viso da bambina stonava.
- Non voleva neanche me – la mano di Klaus le fu sul viso. Consolandola. Fu istinto. CONSOLARLA. Bry riprese a sorridere e un Klaus quasi soddisfatto, ritolse la mano. Tutto davanti agli occhi increduli di Rebekah e Marcel. Non riuscivano a credere di aver appena visto quel gesto. Un gesto così umano che sia il Klaus fratello, sia il Klaus padre, non aveva mai rivolto a loro. Cosa stava accadendo?
- Mio padre era una persona accondiscendente e poco combattiva. - riprese Bry - Se Esther voleva Klaus, Esther aveva Klaus. Io ero diversa. Forse il mio sangue misto aveva creato in me un carattere del tutto differente dagli altri Hoenan. Ogni volta che potevo assillavo Esther a dirti la verità, a renderti uno Hoenan, ma lei diceva sempre no… -
- Che vuoi dire? – Klaus acuto la interruppe.
- Il potere della natura passa direttamente negli Hoenan nati da entrambi genitori Hoenan, ma nel nostro caso, anche se uno dei nostri genitori era il re, per far sì che il potere della natura entrasse in noi, dovevamo accettare la nostra parte Hoenan. Io l’ho fatto. Niente di tanto complicato, però bisognava farlo prima del tuo ventesimo anno di età. Per questo ho disubbidito a Esther e ho iniziato a seguirti nei boschi. Volevo solo che tu avessi l’opportunità di scegliere –
- Ma non ne hai avuto la possibilità – Klaus oramai aveva compreso le ragioni di Bry. Lei voleva davvero solo avere suo fratello, nient’altro.
- No. Lei aveva messo in atto quella stupida maledizione dei licantropi. Quella della prima uccisione. Facendo così ha bloccato la tua licantropia e tanti saluti alla natura Hoenan -
- Ma se tu hai il potere della natura, perché non hai bloccato l’incantesimo? – Rebekah ci teneva a mettere i puntini sulle i. Voleva trovare un buco in quella che si stava rivelando la miglior sorella del millennio.
- Adesso che sono l’unica Hoenan, ho l'intero potere della natura. Posso decidere da sola il bianco e il nero ma prima, quando tutti erano ancora in vita, c'erano personaggi al di sopra di me anche se ero la principessa. Tipo il gran consiglio, Il grande saggio e tanti altri. Molti fra loro avevano ragioni per bloccare la trasformazione dei licantropi. Quindi accettarono. Stupidi idioti – alzò il viso maledicendo qualcuno nell’aria – Eravamo trecento tribù e Mikael era solo. Potevamo sconfiggerlo, se le altre tribù avessero avuto il controllo del loro stato licantropo – aveva ragione. Come aveva fatto Mikael a sterminare tutti loro? Un unico vampiro.
- Mikael iniziò ad uccidere tutti gli Hoenan, mio padre per primo, ma non si fermò. Lui non cercava vendetta. Era solo un pazzo maniaco. Uccise bambini, donne incinte. Ci chiamava abomini. Noi, che non avevamo mai afferrato neanche un coltello. - Bry scosse la testa e Klaus trovò la conferma del fatto che se suo padre lo odiava, non era colpa sua. Mikael era solo un pazzo maniaco, come lo aveva chiamato Bry poc'anzi.
- Essendo non coinvolti dalla maledizione delle streghe, alcuni dei Hoenan più potenti si trasformarono in licantropi. Così finalmente Mikael iniziò ad avere la peggio. Stavamo quasi per sconfiggerlo, se Esther non fosse intervenuta con quel diavolo di incantesimo del cacciatore. Ingannò tutti mischiando il vostro sangue. Aveva detto, che il suo scopo era quello di rimuovere l'immortalità dal corpo del marito. Che cosa non andava in quella donna? – domandò agli altri figli, ma nessuno la rispose.
- Ma se sei fatta di natura e le streghe sono le ancelle di quest’ultima, questo significa che le streghe dipendono da te? – Klaus liberò un altro pensiero ad alta voce.
- Sì. – Bry rispose spensierata come se quella fosse la cosa più naturale al mondo. Ecco cosa significava Divina Brynhild, non era un eufemismo, ma la pura e semplice verità.
- Ma prima, hai detto che le streghe sono andate via perché la natura non le voleva. Che cosa intendevi con questo? – Marcel stava cercando di capire se davvero quella ragazza era così potente.
- Al contrario di quanto credano gli altri, i seguaci sono solo una gran rottura di scatole. Per non parlare delle streghe. Sono la razza più cocciuta ed esigente delle altre. Sempre a chiedere qualcosa. Dopo essere stata esiliata per mille anni, non mi andava proprio di starle a sentire - disse Bry con un distacco che quasi fece gelare il sangue a Marcel. Doveva stare attento a quella ragazza, non era affatto ciò che sembrava.
- Ma perché non hai usato il getto solare per sconfiggere Mikael? – Rebekah continuò a essere pignola, anche se l'esasperazione di quella ragazza l’aveva leggermente provata.
- Non ne ero ancora dotata – rivelò Bry sorprendendo tutti – c’è un’ultima parte della storia che non vi piacerà –
- Non sottovalutarci – le rispose Klaus.
- Ok. Come volete. Mikael stava uccidendo tutti i licantropi. I sudditi disperati accorsero alle loro divinità perché trovassero rimedio alla cosa. L’unica rimasta della famiglia reale però ero io. Io dovevo risolvere la cosa. Appena tredicenne contro un nemico immortale e potenziato. - abbassò il viso. Quello non era un racconto che ci si aspetta da una tredicenne normale. Bry non aveva avuto una vita facile, neanche prima di essere trasformata in lupo. - Tentai in vari modi di fermarlo, ma quella dannata di Esther mi metteva sempre i bastoni tra le ruote. L’unica cosa da fare era ucciderlo e per poterlo fare, io dovevo diventare come lui. Mi vampirizzai. –
- Non è possibile! – disse Marcel in un sorriso nervoso.
- Mikael aveva ucciso l’amore della vita di Ayanna e proprio lei che aveva rifiutato di trasformarvi, aiutò invece me, ma non fu una cosa semplice. La natura è avversa all’immortalità, ma Mikael stava trucidando tutti gli Hoenan. Nel dolore di aver perso i loro figli, la natura mi diede questa possibilità. Mi donò la forza del sole e mi permise di tenere gli altri poteri. A una condizione.  –
- Quale sarebbe? – Rebekah più curiosa che mai, era tutta orecchie
- Vendetta – ma rispose Klaus per lei
- Sì. Io sono l’arma che può uccidere tutti voi – sospirò alla fine, come se quella fosse una verità più pesante per lei che per gli altri originali – ve lo avevo detto, che non vi sarebbe piaciuto! -
- Klaus?! – il viso di Rebekah mutò di paura e Klaus si alzò di scatto. Lo sapeva. Lo sapeva.
- Calmatevi. L’ho già detto. Non sono un pericolo per voi. Mikael è morto. Sono mille anni che vago sulla terra in sembianze da lupo e non sprecherò questa possibilità di vivere di nuovo in modo "normale”. La vendetta è l’unica cosa a cui non aspiro e l'hai detto anche tu - Bry indicò il fratello - non serve a niente e nessuno qui mi farà del male - l'ultima frase risuonò come quasi una cantilena. Brynhild sorrise ai suoi spettatori che non sembrarono essersi tranquillizzati - e poi c’è la nuova nipotina Hoenan in arrivo, che darà iniziò a una nuova generazione –
In quel istante, in una volata di vento, si materializzò Elijah davanti a loro. Aveva Hayley in braccio e le sue condizioni fecero allarmare Klaus più delle cose che Bry aveva appena rivelato.
- Cosa è successo? –
 
 


* con parole composte Bry si riferisce alla lingua norrena.
  • In questa ff il padre di Klaus si chiama Amitola.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: laragazzadislessica