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Autore: Eneri_Mess    05/11/2015    2 recensioni
« Traffo! » chiamò una prima volta secco, forte e risoluto.
Nessuna risposta o movimento.
« Traffo! » insistette, più convinto, ma dallo strato del materasso transitarono solo sillabe soffocate.
Passò un minuto buono d’attesa.
« Traffoh… » la terza volta fu un lamento supplichevole. « Traffo tirami fuori di qui… ho fame… e qua sotto è pieno di polvere… Traffo! »
Con il volto per metà seppellito nel cuscino, il medicastro sogghignò a occhi chiusi, strusciando la guancia e assaporando il silenzio.
La storia partecipa al One Piece Halloween Event indetto sul gruppo facebook EFP- Fandom One Piece.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eustass, Kidd, Mugiwara, Trafalgar, Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: per leggere questa storia consiglio prima la lettura de “Il Tesoro di Alec Rover” per la presenza di un personaggio di mia invenzione, Gwyn Lionheart. Qui non è la protagonista della storia, ma sarà presente e, nella mia immaginaria time line, questa storia si colloca dopo “Il Tesoro di Alec Rover” =)
 
 
 
 

 
“La storia partecipa al One Piece Halloween Event indetto sul gruppo facebook EFP- Fandom One Piece”
 
Prompt: Halloween, una festa… per cui perdere la testa!
 
 
 
 
 
Pumpkin Rufy O’Lantern
 
 
 
 
Boys and girls of every age
Wouldn't you like to see something strange?
Come with us and you will see
This, our town of Halloween
 
[This is Halloween – Marilyn Manson]
 
 
 
 
 
 
 
 


« Traffo! Ohi, Traffo! Io ho fame! »
La lamentela rimbalzò sulle pareti della camera più fastidiosa del trillo di una sveglia, con vocali lunghe e penetranti i timpani come bulldozer.
Tuttavia fu ignorata senza sforzi, senza cenni da parte del diretto interessato, ancora fintamente addormentato come un ghiro.
Rufy si incaponì. Si agitò sul posto.
Poi ebbe la brillante idea.
Gli salto addosso! pensò, percorrendo la distanza che li separava con gli occhi neri. Nulla di impossibile, sogghignò tra sé.
C’era in gioco la sua colazione e niente lo avrebbe fermato.
Cercò di prendere la rincorsa. Non ci riuscì, se non sbilanciandosi tanto all’indietro quasi da cadere. Non si fece scalfire dalla cosa, così ne tentò un’altra: molleggiò sul posto. Visto dall’esterno non avvenne nulla di particolare, ma Rufy sentì un gran indolenzimento sottopelle per i muscoli tesi e lo prese per un segno positivo del suo piano.
Per sua fortuna era già sul bordo, così da non dover fare altri sforzi se non saltare.
Non ci pensò due volte.
Inspirò, si tese, protese le labbra e…
« TraffoooOOH! »
Un tonfo. Dritto, preciso, seguendo la parallela del mobile, nello spazio tra questo e il letto.
Rufy cadde di naso, rimbalzando e rotolando nello strato di polvere sotto la rete del materasso.
Rete che gemette stridula quando l’occupante, un poco ignaro Chirurgo della Morte, si rigirò nelle coperte con i tappi nelle orecchie ben ficcati non a caso per evitare le prevedibili lamentele mattutine del suo… poteva chiamarlo ancora solo alleato? O era più appropriato risultato di un incidente di percorso?
Si impose di riaddormentarsi e fingere di non aver notato quel che era appena successo, ossia il tentato agguato alla sua persona.
Rufy non poté fare altro che fissare la sottile e intrecciata struttura metallica con disappunto, sbattendo le palpebre per scacciare i granelli di pulviscolo appiccicatiglisi nell’epilogo disastroso della sua impresa. Capelli e sopracciglia erano ingrigiti e tossicchiò per il disgusto: fosse caduto con la bocca chiusa…
Mugugnò un mmmh gutturale e meditabondo, voce dei suoi ingranaggi al lavoro che valutavano il da farsi.
Guardò a sinistra e vide il comodino sbarrargli la strada. Guardò a destra e si ritrovò la parete. Un bastione e un muro che gli comunicavano chiaramente da qui non passi.
Sospirò, cacciando la lingua dal sapore ancora amarognolo per colpa della polvere.
« Traffo! » chiamò una prima volta secco, forte e risoluto.
Nessuna risposta o movimento.
« Traffo! » insistette, più convinto, ma dallo strato del materasso transitarono solo sillabe soffocate.
Passò un minuto buono d’attesa.
« Traffoh… » la terza volta fu un lamento supplichevole. « Traffo tirami fuori di qui… ho fame… e qua sotto è pieno di polvere… Traffo! »
Con il volto per metà seppellito nel cuscino, il medicastro sogghignò a occhi chiusi, strusciando la guancia e assaporando il silenzio.
Non aveva nessuna intenzione di tirare fuori da sotto il letto Cappello di Paglia, non dopo aver passato la notte a sentirlo russare come un coro di rane. Per non parlare delle continue lamentele su ho fame, ho freddo, ma ora come la faccio la cacca?, che da giorni gli trapanavano i timpani.
Dove avesse trovato la pazienza per non mollarlo nel primo cassonetto dei rifiuti o affogarlo in un barile, ancora se lo chiedeva.
Ma erano preoccupazioni a cui avrebbe dato retta più tardi. Ora che quella scimmia petulante si era cacciata sotto il letto e la sua voce era appena un ronzio, poteva godersi altre ore di meritato riposo.
Tanto ci aveva rinunciato la prima sera a fargli capire che doveva stare buono, che in quelle condizioni non poteva cambiare nulla. Dopo tutto il tempo che avevano passato insieme da alleati, forse Law avrebbe dovuto capire prima che erano parole sprecate.
Che sebbene il futuro Re dei Pirati fosse ridotto a un decimo di sé non avrebbe dato comunque retta a nessuno.
Sospirò irritato, aprendo gli occhi stanchi e con le occhiaie sempiterne, di nuovo preda del suo personale groviglio di sensi di colpa a buttare dalla finestra le precedenti decisioni sul mollare il moretto sotto il letto.
Con un gemito frustrato si liberò delle coperte che odoravano di stantio, si tolse i tappi per le orecchie e si affacciò oltre il bordo del materasso, osservando seccato la testa di Rufy, con i lacrimoni agli occhi trattenuti, che ancora borbottava lagnoso una snervante sequela di voglio la carne, non mi piace la polvere…
Sì, perché solo della sua testa si parlava.
« Mugiwara-ya » lo chiamò Trafalgar dalla sua posizione sottosopra. Il tono fu molto simile a un Piantala. Ho capito. Smettila o ti taglio in due e buttò la metà con la tua bocca fuori dalla finestra.
Si fermò. Perché non ci aveva pensato prima?
« Traffo! » piagnucolò il futuro Re dei Pirati per tornare al suo sorriso smagliante un attimo dopo. « Traffo andiamo a fare colazione!? Eh? Eh? Io ho famissima! »
Il Chirurgo allungò una mano per acchiapparlo di malagrazia, tanto Rufy era troppo impegnato a snocciolare i cibi che avrebbe voluto mangiare per preoccuparsi della sua mano che soffocava il suo sproloquio.
Sedutosi sulla sponda del materasso, il capitano degli Heart osservò estraniato la testa blaterante di Mugiwara.
Per Rufy tutta quella storia era spiritosa. Si era allarmato giusto un tantino all’inizio, ma uno shock durato il tempo di chiedersi “e ora come mangio!?”.
Era poi seguito un “Per fortuna sono con te, Traffo!”.
Una risata spensierata aveva coronato la fine della pessima giornata. E in quelle condizioni, Trafalgar non poteva neanche strozzarlo.
Law buttò la capoccia di Rufy tra i cuscini, passandosi una mano sulla faccia stanca e ignorando qualsiasi cosa stesse cianciando soffocato l’altro.
La realtà dei fatti era che da sette giorni erano naufragati su un’isola, per fortuna abitata, ma senza nulla con loro e soprattutto senza sapere come contattare la Thousand Sunny. Figurarsi se il capitano dei Mugiwara ricordava il numero del lumacofono di bordo.
Per quanto sembrasse una situazione esilarante, erano due pirati ricercati, scoperti e vulnerabili. Lui senza la sua Kikoku, Rufy senza… il resto del suo corpo. E la città dove erano approdati non sembrava propriamente un porto gioioso e ridente.
Guardò fuori dalla finestra, attraverso le tendine tristi e di pizzo ingrigito che la adornavano. L’alba era pallida e lontana, nonostante fossero su una città portuale.
Nebbia fitta, alberi scheletrici, freddo dagli infissi, non c’era una singola porta o pavimento in legno che non cigolasse. Gli abitanti dai volti lunghi e pallidi, gli occhi incavati, parevano aver dimenticato il calore della luce del sole e fissavano tutto con sguardo sgranato.
Un ululato lontano ogni sera invadeva le strade, promettendo un’altra lunga notte prima di un nuovo giorno seppellito sotto strati di foschia grigia e impalpabile.
Baskerville Town stava rendendo inquieto persino un tipo come Trafalgar Law.
 
 
 
 
 
 
 
Ehm, oltre il filo del rasoio, perché sì, sono in ritardo, è mezzanotte adesso mentre scrivo queste note, ma ci tenevo, e spero che non crei fastidi questa ultima storia su Halloween partecipante all’Evento “Io non ho paura, ma Usopp sì!
Non ho neanche idea di cosa dire ora! Aiuto!
Allora, con ordine. Storia di Halloween. Fa il paio con Il Tesoro di Alec Rover per la presenza di personaggi apparsi lì, ed è un mio modo di giocare con loro al di fuori de Gli Eredi (queste pubblicità poco occulte), dove ci vorrà ancora un po’ perché approdino.
L’idea è nata da una fanart (QUESTA) inquietante ma che mi ha fatto scattare subito la trama! Spiegherò il tutto meglio nel prossimo capitolo. Questo primo (che forse è più un prologo?) doveva essere più lungo, ma poi mi sono accorta che andava bene così com’era. Non so quante parti avrà la storia, non ho nemmeno idea di quanto ci metterò a finirla tra tutte le cose in cui ho le mani in pasta. Abbiate fede *si mette un elmo in testa pronta a ricevere pomodori*
Che dire di questa prima parte… spero di avervi strappato almeno un risolino! Nella mia testa è tutto abbastanza chiaro, ma fa fatica a venire fuori ed è probabile che revisionerò alcune cose in corso d’opera.
Per concludere… *lancia caramelle*
 
 
Nene


PS: DIMENTICAVO. Troppo facile. Vorrei ringraziare della solita pazienza che hanno di ascoltare e leggere i miei deliri jillianlughnasad, Yellow Canadair e Tikal *love* Grazie ragazze!


 
 
   
 
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