Uscendo di corsa dal padiglione della BANDAI, col cuore in gola e i polmoni in procinto di scoppiare, telesette non poté fare a meno di chiedersi che diavolo stesse succedendo.

- Ma... Ma sono tutti... matti qui ?!?

Non aveva neanche finito di mormorare quella frase che, appena girato l'angolo di uno dei padiglioni, ecco che si ritrovò bloccato da un possente SDENG sulla zucca.

- Finalmente - esclamò Geralt di Rivia, constatando soddisfatto gli effetti del suo pugno da Witcher. - T'ho beccato, questa volta, dannato teleseghe!
- Ehm... Sarebbe "telesette" - gemette l'altro con un filo di voce.
- E con ciò - replicò aspro il Witcher, afferrandolo per il bavero, indeciso se dargli un altro cazzotto oppure no. - Anche tu hai pensato bene di chiamarmi "Geralt di Figa", o sbaglio?
- Ma... Ma... Voleva essere un complimento, un omaggio alla tua fama di seduttore e...
- E invece, grazie a te, tutti pensano adesso che sono uno sfigato o un morto-di-figa!

Geralt digrignò i denti con rabbia, gli occhi ambrati pieni di un minaccioso luccichìo color del sangue, e telesette rabbrividì ancor di più.

- No... Non vorrai infrangere la Regola del Witcher, uccidendomi, vero?
- No, in effetti, hai ragione - annuì Geralt. - Però, se ti suicidassi, mi faresti davvero un grosso favore... Che dici, ti piace l'idea?
- Non molto - biascicò telesette con un filo di voce, le mani di Geralt sempre serrate attorno alla gola.
- Beh, te la farai piacere lo stesso - tagliò corto Geralt, tracciando svelto il segno dell'Arte Magica da Witcher per il controllo mentale.

- Adesso voltati lemme lemme, vatti a fare un tuffo nella fontana di Lucca e restatene TUUUTTO sotto con la testa... Avanti, marsch!

Camminando come un perfetto mongospastico sotto l'effetto dell'ipnosi, un passo indietro e due in avanti, l'autore mentecatto oscillò pericolosamente verso il bordo della fontana di Nottolini. Come ordinatogli da Geralt, stava appunto per ficcarsi tutto in acqua e lasciarsi affogare, da bravo cretino. Senonché, strappandolo da un annegamento ormai certo, una lunga scia luccicante gli si avvolse attorno come un'ancora di salvataggio.

- CATENA DI ANDROMEDA !!!

Tossendo e sputando, a causa delle schifezze che i turisti erano soliti rovesciare in quell'acqua, telesette riuscì appena a mormorare qualche parola sconnessa di ringraziamento per i suoi soccorritori: Andromeda e Crystal del Cigno.

- Non so davvero come ringraziarvi, ragazzi - esclamò. - Se non fosse stato per voi...
- L'umanità avrebbe un cretino in meno di cui preoccuparsi - concluse Crystal.
- Nel nome di Atena Onnipotente, e per la solennità del cosmo che io rappresento, sarà la mia catena a punire tutte le tue storie nefande!

Ciò detto, lo scintillante metallo carico di energia stellare prese a vibrare minaccioso e, preoccupato dalla punta insidiosa della catena, telesette cercò invano una via di fuga. Purtroppo Crystal il Cigno gli aveva già congelato entrambe le caviglie per impedirgli di scappare.

- Pace - implorò telesette. - Pace, fratelli... Pace!
- Sì, quella "eterna" - sbottò furioso Crystal, agguantandolo per la giacca con entrambe le mani. - Ma che te le sei scordate tutte quelle figure da checca isterica che mi hai fatto fare?
- E io - fece eco Andromeda, serrandogli la catena al collo fin quasi a soffocarlo. - Tra incesti con mio fratello, sodomizzazione a turno da parte dei miei compagni, e tutto quello che hai avuto il coraggio di scrivere sul mio conto!
- Hai osato persino dire che mi masturbo con la Polvere di Diamanti - inveì ancora Crystal.
- Hai scritto che Sirio si è preso la mia verginità anale col Drago Nascente - gemette Andromeda, ancora sconvolto al pensiero.
- Ci hai fatti diventare lo zimbello del Grande Tempio!
- Ora la devi pagare!

Fortunatamente lo strato di ghiaccio che Crystal gli aveva imposto sulle caviglie non era molto spesso e, complice il caldo sole pomeridiano di Lucca, telesette fu subito in grado di liberare i piedi e sgusciare via dalle grinfie dei due cavalieri arrabbiati.
Correndo come se avesse le ali ai piedi, e anche qualcosa in più in effetti, in qualche modo riuscì a seminare la velocità sonica degli inseguitori. La folla dinanzi ai padiglioni prometteva rifugio e salvezza ma... Prima ancora di poter assaporare tale sensazione, il suo mento ebbe un durissimo impatto con un pugno rabbioso che mise letteralmente a dura prova la ben nota "durezza" della sua calotta cranica.

- Questo è per quello che hai scritto della mia dolce Akane!

Quando l'eco sinistra dell'osso mastoideo incrinato si perse nel coro di risate di tutti i visitatori che avevano avuto modo di assistere alla scena, telesette ebbe una visione allucinativa delle campane della Chiesa dei Santi Fiorentini e la voce del suo parroco Don Marco che gli ripeteva nella mente: "quante volte, figliolo?"
Da piccolo, quando recitava le orazioni durante la Preghiera dei Fedeli, c'era sempre qualcuno che ripeteva incessantemente: "Ascoltaci Signore", "Ascoltaci Signore"... e lui si chiedeva: "Ma che ci sarà da ascoltare, mo'?"

- Aaahiooo - gemette l'autore, in una lunga e triste cantilena monocorde. - Padre, perdonami, ora lo sento anch'io... E' così duro peccare, a questo mondo...
- Raccomandati l'anima a Buddha, blasfemo che non sei altro - sentenziò la voce potente di Ryoga Hibiki, il cui pugno per poco non staccò la testa di telesette di netto dal collo. - La tua punizione comincia adesso!
- Che... Che punizione?
- Quella che ti meriti per aver "sporcato" la purezza di Akane... E soprattutto, per averla infangata come una volgare prostituta agli ordini di quell'infame di Ranma!
- Ma... Ma lo dicono tutti che...
- COSA, COSA LO DICONO TUTTI ?!?

A giudicare dal tono di voce, dai muscoli contratti visibili anche attraverso la spessa casacca, e dalla pressione frantumatrice che il suo pugno riusciva ad esercitare su qualsiasi materia organica nota all'uomo, telesette dubitava seriamente di riuscire a persuadere quella furia scatenata a placare la sua collera. Ciononostante, doveva escogitare assolutamente qualcosa... e in fretta, anche!

( continua )