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Autore: MrsShepherd    05/11/2015    1 recensioni
Ho pensato creare una storia che procedesse per file parallele e contemporaneamente esplorasse la vita famigliare di Bones e Booth, le gioie e le preoccupazioni di un genitore. La storia si basa sul film "Genitori in trappola". Bones e Booth vivono in due stati separati ognuno con una rispettiva figlia, ma non sanno che le gemelle stanno tramando qualcosa che sconvolgerà le loro vite! Enjoy!!!
P.S: E' la mia prima storia, spero vi piaccia!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

Calma prima della tempesta

 

1 Febbraio

- Chi gestisce il caso? Voglio parlare con l'agente responsabile! -

- Lo gestisco io -.

L'agente Emily Bratt le si piantò davanti.

Sulla trentina, alta pressapoco un metro e sessanta, potava i capelli lunghi e lisci come spaghetti color nero corvino, raccolti in una coda di cavallo. L'espressione cupa e la matita nera sugli occhi non aiutavano a dare in lei quel senso di credibilità e immediata sicurezza che un agente dell'FBI dovebbe possedere. Chiunque le avebbe dato della “emo” troppo cresciuta, ma decisamente troppo acerba per essere una piedi piatti.

Forse, proprio per questo era stata la migliore del suo corso. Voleva dimostrare ai suoi colleghi misogeni dell'accademia quanta grinta e determinazione racchiudesse una così piccola persona. Perciò chi era nell'ambiente da un po' aveva imparato a portarle riguardo e nonostante l'inferiorità di grado era molto rispettata anche dai piani alti, lei d'altro canto non era disposta a fasi mettere i piedi in testa da chiunque.

Gli occhi fiammeggianti di Bones si posarono sul piercing ad anello che penzolava dall'orecchio destro dell'agente.

- Mi scusi, ma temo che lei non possieda l'esperienza necessaria per questo caso. - disse la dottoressa squadrandola dalla testa ai piedi.

La miccia era stata innescata. Con tutta la calma possibile Bratt rispose:

- “Mi scusi”- ripetè provocandola: - E lei sarebbe? -

- Si da il caso che io sia la dottoressa Temperance Brennan, esperta antropologa forense. Ritengo che gli omicidi sui quali mi auguro stia indagando siano opera di una nota criminale conosciuta come “Il Becchino”-

- Mh mh – annuì incuriosita Emily, invitando la donna ad accomodarsi nel suo ufficio: - Sulla base di che? -

- Come dovrebbe già sapere, io e i miei colleghi del Jeffersonian abbiamo giocato un ruolo chiave nella sua cattura. Inoltre alcuni dei miei colleghi siamo...ehm sono stati oggetto dei suoi attacchi in passato. È probabile che abbia deciso di vendicarsi -.

- Non capisco, il modus operandi del killer non risponde interamente a quello del becchino. Dai fascicoli leggo che la donna seppelliva vive le sue vittime e chiedeva alle famiglie una richiesta di riscatto. Il nostro S.I. (Soggetto Ignoto) uccide a sangue feddo, invia regali, non sotterra, non chiama, senza contare il fatto che Heather Taffet è in prigione da ormai una dozzina d'anni e più -.

- E' corretto, ma il killer mi ha lasciato un messaggio.- E le porse il bigliettino di Angela. L'agente lo lesse perplessa. Bones non si diede per vinta e continuò: - Ritengo che la cosa giusta da fare sia parlare con il Becchino. Lei potrebbe nascondere qualcosa, inoltre è evidente che tra il nostro assassino e il Becchino ci sia un legame.-

Bratt si alzò e si infilò il cappotto nero, lungo e con le spalle rigide, in dotazione dell'Fbi.

- Mi ha convinta, vado a fare un paio di telefonate per affrettare la cosa.

Mi ascolti bene però, avrà anche avuto un' intuizione giusta Dottoressa Brennan, ma si ricordi che il caso è sotto la MIA supervisione e ho le capacità per cavar fuori qualcosa di buono. Perciò lei starà buonina e farà esattamente quello che le dirò IO. Ora si metta il cappotto e mi aspetti in macchina.- Le lanciò le chiavi del Suv: - Fuori si gela.-

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I cancelli del carcere si chiusero ermeticamente. Bratt e Brennan raggiunsero fradice e tremanti l'ingresso. Vennero accolte dal direttore, che si offrì di mettere sul calorifero i cappotti bagnati dalla pioggia scrosciante.

- C'è una tempesta in corso eh?!- disse il direttore per sdrammatizzare.

- Non ne ha idea.- rispose secca Bones, raggelando la stanza.

- Ehm ehm...comprenderà che abbiamo fatto il diavolo a quattro per poter organizzare questo incontro signorina.- disse il direttore rivolgendosi all'agente Bratt.

- Signora prego, non porto la fede al lavoro.- Preferiva essere lei a condurre il gioco. Continuò: - Come la trova?-.

Se non avesse l'ergastolo avrei scommesso che sarebbe uscita nel giro di un paio d'anni per buona condotta: non un richiamo, ne un' insubordinazione. Se ne sta sempre nella sua cella, a leggere e a scrivere. Sembra felice, dice che sta bene.-

- Mente.- lo interruppè freddamente Bones: - E' molto intelligente e riuscirebbe ad ingannare chiunque. Persino me. Non credete a nessuna parola di quel che dice. È una bugiarda.-

Intanto erano giunte alla cella dell'assassina.

- Ok. Da qui deve lasciarci direttore.-

- Dieci minuti. Un secondino starà alla porta. Se ci sono problemi mi avvertirà.- concluse l'uomo prima di sparire dietro l'angolo. Bratt frenò Bones per la manica di tweed: - Niente colpi di testa. Tu sei qui per aiutarmi e nient'altro. Osserva tutto e non tralasciare nulla. Voglio esaminare la sua reazione vedendoti con me. Le domande le faccio io e NIENTE indagini personali o la allontanerò all'istante. Siamo intese?-

- Entriamo - annuì spiccia Temperance.

Le due donne entrarono nella cella, un odore di stantio penetrò nelle narici facendole storcere il naso. Heather Taffet, spietata assassina le aspettava seduta sul letto perfettamente rifatto. La cella era piccola. Con una sola finestra e la muffa sul soffitto, ma comunque ben tenuta. Alle pareti erano infissi crocifissi e santini, segno di una devozione sviluppatasi in questi anni di penitenza forzata. Nell'angolo della cella c'era una scrivania, su di essa vi erano appoggiate penne, matite e diversi libri: L'idiota, Il conte di Montecristo, Guerra e Pace, Jane Eyre, che dimostravano la versione fornita dal direttore della struttura.

Heather Taffet era d'altro canto un'amorevole vecchietta: portava la divisa della prigione femminile, che su di lei pareva un insulto, sopra di essa un maglioncino panna fatto a mano; i capelli un tempo fulvi ora erano divenuti fili argentati raccolti in un umile chignon.

- Benvenute.- disse lei alzandosi dal letto; gli anni in carcere l'avevano ingobbita: - Prego, sedetevi. Posso esservi d'aiuto?-

Emily scrutò il Becchino, poi Bones, poi guardò nuovamente la vecchietta. Nessuna reazione. O era innocente o più probabilmente dannatamente brava.

Si schiarì la voce: - Riteniamo che lei sia implicata nell'omicidio di Natalia Hemmert e di Jodi Garland.-

- Sono accuse molto pesanti quelle che rivolge a me agente, ma in questo caso credo di avere un alibi.- Disse Heather accarezzando pacatamente il letto della sua cella.

Bratt si rese improvvisamente conto di quanto stupida fosse stata ad accettare la proposta dell'interrogatorio. Quella donna non avrebbe mai ceduto; inoltre c'erano troppe poche prove per farla parlare, ammesso che parlasse.

Era LEI a condurre il gioco ora.

Non avrebbe cavato un ragno dal buco. Fissò Brennan. La dottoressa seduta al tavolo studiava la sua nemica negli occhi, sottobanco le mani erano serrate, pronte a colpire la donna con un pugno.

- Sospettiamo ci sia un emulatore in circolazione che la conosce abbastanza bene per imitarla-. Disse secca l'agente, con gli occhi neri accesi per la competizione, aveva fatto la sua mossa.

- Un emulatore?- disse Il Becchino sorpresa: - E seppellisce le sue vittime?-

- No.- rispose Emily.

- Chiede un riscatto? -

- No.-

- Allora temo che abbia fatto un viaggio a vuoto agente.- Rispose il becchino, ignorando completamente Bones, ribollente di rabbia. Bratt poteva sentire il calore esagitato emanato da Temperance anche a pochi centimetri di distanza. Decise che il colloquio sarebbe finito da lì a breve. Aveva un presentimento, un brutto presentimento.

- Signora, di recente qualcuno a cercato di contattarla?-

- Se l'avessero fatto vi avrei avvertito subito-.

La miccia era finita.

- Adesso basta.- Furibonda Bones prese la vecchia per il colletto e la sbattè contro il muro della cella.

- Chi è il tuo emulatore!?-

- Dottoressa Brennan lasci immediatamente la detenuta! -

- Parla! Chi è il tuo emulatore!? -

- Dottoressa Brennan! -

Partì un pugno. Il Becchino caddè al suolo stremata, Bones venne trascinata dalla giovane agente fuori dalla cella.

- Mi hai colpito!? -

- L'avresti mai lasciata andare? -

________________________________________________________________

 

Temperance Brennan era tornata a casa. Stesa sul divano cercava di fermarsi il sangue che ancora non aveva smesso di colare.

Maledetta donna. Ancora una volta l'aveva fregata ed era totalmente impotente. Nella sua vita solo due persone erano riuscite a farla sentire vulnerabile, inferiore. Il Becchino era una di queste. Conosceva tutte le sue debolezze, sapeva esattamente dove colpirla e come farla soffrire. La sua vendetta sarebbe stata molto più spietata di quello che si possa immaginare e l'Fbi non aveva le risorse necessarie per contrastarla.

Nessuno era al sicuro.

- Stai...stai bene? -

Due piedini nudi fecero timidamente capolino in cucina. Hazel indossava un pigiama blu notte, stellato, che si uniformava al il colore del cielo.

- Non riesci a dormire tesoro? - chiese interessata Bones.

Hazel scosse la testa ed indicò fuori con il nasino: - La pioggia. È rumorosa...vuoi compagnia?-

Bones guardò l'orologio, le 2.27: - No grazie tesoro. È molto tardi, fai uno sforzo e prova a dormire. Credò che dormirò un po' anche io. Sono molto stanca.-

- Ok.- rispose Hazel calma e torno nella sua stanza.

- Buonanotte - sussurrò Bones. Quanto era cresciuta in un anno e quanto crescerà. Non ha idea di quello che sta succedendo, viene trascinata di qua e di là senza sapere il perchè. È una cosa che Bones aveva provato sulla sua pelle, molto tempo prima e mai avrebbe permesso che la cosa si ripetesse di nuovo, ma in questo caso era necessaria, per preservarla dal pericolo, siamo tutti in pericolo. I suoi occhi si fecero improvvisamente pesanti. Stava per addormentarsi, probabilmente un altro sonno agitato, quando il cellulare suonò.

SCONOSCIUTO.

Prese immediatamente un registratore e lo portò all'imboccatura del microfono: - Parla la Dottoressa Temperance Brennan, chi è in linea?-

Una voce metallica rispose: - So benissimo chi è lei. C'è stato un omicidio. Nella vecchia tenuta dei Crawford. Si sbrighi.-

- Perchè a me? Perchè non lo dici all'Fbi?-

Ansimava.

- Che cosa vuoi? Che cosa vuoi?-

Riattaccò.

Bones non perse tempo e fece l'unica cosa sensata che poteva fare.

Prese il telefono e compose il numero:

- Vuole farmi causa per il naso?-

- Non esattamente.-

 

 

La tenuta dei Crawford era una scuderia abbandonata nella periferia di Washington. I padroni erano partiti per l'inghilterra anni prima lasciandosi alle spalle una tenuta da almeno mezzo milione che ora sembrava solo un fatiscente cimitero degli orrori, luogo per drogati, ubriaconi o bambini che volevano sfidare la paura con prove di coraggio. I cardini dei box dove un tempo erano tenuti i cavalli avevano ceduto e il legno marcio e tarlato che ricopriva la scuderia conferiva al luogo un aspetto sinistramente mortale. Un gruppo di agenti sull'ordine di Emily Pratt controllò angolo per angolo, con l'arma in mano, nel remoto caso che l'assassino fosse ancora nelle vicinanze.

- Dottoressa Brennan, forse è il caso che venga a vedere quaggiù...- Disse Bratt riponendo l'arma nel cinturone.

Nell'ultimo box della scuderia un'altra mano era ben piantata al suolo, con le dita incollate a pugno chiuso. Bones guardò inorridita quella carcassa; sulle tre dita non coperte dal pollice vi erano incise tre lettere: Y O U.

- Dannazione!- Urlò Brennan esasperata. Tirò un calcio ad un secchio arrugginito che rovesciandosi rilasciò un liquido misto arrugginito che rischiò di compromettere le prove. Cam, che anche lei era sul posto per esaminare la scena la guardò allibita, tutti le puntarono addosso uno sguardo di allarme.

Non aveva mai perso il controllo in quel modo.

Brennan serrò i pugni e scappò via da quel luogo infernale. Salì in macchina; aveva voglia di andare il più lontano possibile, voleva urlare, strozzare il becchino con le sue stesse mani che ora pulsavano di rabbia, una rabbia omicida, una rabbia che non era sua.

Mise in moto, ma Cam le si parò davanti, le bussò delicatamente al finestrino. Bones lo abbassò fissando con impazienza la strada, o forse, cercando di evitare lo sguardo pietoso della collega.

- Abbiamo aperto la mano della vittima. E...Temperance, abbiamo trovato questa.-

Le porse una fotografia, al suo interno c'era Bones, c'era Christine, c'era Jasmine.

Rimase a bocca aperta. Erano in pericolo.

Prese immediatamente il telefono e chiamò.

 

 

- Pronto?

Cosa? Ma stanno bene?

Ho capito. Qui è un casino. Arrivo appena smette di piovere.-

 

 

 

<< La vostra anima è triste e vi fa vedere un cielo tempestoso. >>

Alexandre Dumas “Il conte di Montecristo”

   
 
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