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Autore: sheisasweetygirl    05/11/2015    1 recensioni
"Faccio per seguirla, ma qualcuno mi tira per un braccio:non avrà mica paura?"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Partiamo. Io comincio stando davanti con lui, l'autista. La mia collega starà dietro. 
Sarà un ospedale-casa nelle vie di Milano. Durata? Forse una mezz'oretta di ambulanza.
Ospedale vuoto. Corridoi immobili. Uomo. 70 anni. Capelli bianchi e dorme. Entriamo. Infermieri assonnati portano il roller rosso. Carichiamo, portiamo in ambulanza e partiamo.
I fogli ce li ho., cinture allacciate nel buio della notte. Fatto. Spengiamo la luce generale e lasciamo le luci notte. Viaggio rilassato, occhi ben aperti. Stavolta sto dietro. La voce dell'autista arriva fino a me; sta raccontando dei suoi casini quando andava a scuola. Arrivo a casa. Silenzio. Finestre chiuse, scale alte e un solo benedetto ascensore piccolo e stretto. Seggiolina. Il paziente è cosciente e collaborativo. Sale da solo. 1° piano, è veloce.
Secondo servizio. Dialisi-casa in un'altra via stretta e sconosciuta di una città immensa. Ascensori piccoli, lucine soffuse. La mia collega prende le scale. Faccio per seguirla, ma qualcuno mi tira per un braccio: non avrà mica paura? comunque ha ragione, il mio autista, non ci si lascia da soli a vicenda. 3° piano. Partito. La lucina soffusa lampeggia. Potevano sistemarla. Botta dell'ingranaggio. Buio, fermi. "Roberta avrà già chiamato i pompieri" sento sussurrare. Ho sempre avuto un po paura del buio. Non troppo. La luce del lampione fuori in camera mia basta e avanza. Qui non c'è niente. Ci sono io che apro gli occhi e li chiudo e vedo lo stesso solore: nero. Panico. Meglio me che Roberta. Lei avrebbe ancora più paura. Tocco la coperta sulla barella. I tastini luccicano debolmente. Pigio quello giallo e parlo con l'altra voce della tastiera: siamo sani, giovani, in due e stiamo bene. Chiudo. E buio, buio di nuovo. Lui è più grande di me, ma lo amo dalla prima volta che l'ho visto. Lui, invece, ama lei. La coperta è morbida. Epoi non sono sola. Quasi dimenticavo. Non sono sola.
"Cami? Cami dove sei?" "Credo di essere scappata" "Simpatica anche nell'ascensore"
Vicino alla coperta c'è il coltrino piegato distrattamente. E poi c'è la sua mano. Si deve essere accorto che lo sto cercando perchè la stringe forte.
Perchè ho il viso bagnato? Ah giusto, sono in un ascensore stretto e buio. C'è lo spazio appea per muoversi di lato dlla barella.
"Chissà cosa combinano in quell'ascensore" penseranno gli operatori in centrale. Niente. Siamo fermi, immobili. Perchè è buio e non si vede nulla e ho paura. Volto la testa verso dove? Verso una parte a caso. è tutto uguale. Credo verso destra rivolta verso di lui. "Pensi di rimanere cosi tutto il tempo?" sento dire. E poi una luce mi brucia gli occhi. Il suo telefono appoggiato sulla barella da un po di luce, ma non troppa; tutto è così inquietante se illuminato. Sa già cosa farò. Lo so io, lo sanno tutti. La sua felpa è così morbida e lui mi sta sorridendo debolmente. Sa che ho paura, tutti ne avrebbero, ma lui è il maggiore e tocca a lui essere forte. Si siede nell'angolo dell'ascensore e mi trascina giu con se. Rimaniamo così. Lui seduto e io abbracciata e semidistesa su di lui. La sua mano mi sostiene e l'altra mi asciuga ogni tanto le lacrime che ormai però non scendono più. Adesso sto bene. NOn ho più paura. Sentirmi sussurrare da lui "tranquills, sono qui" mi ha calmato. é il lato positivo della situazione. Mi bacia ogni poco, tanto per farmi sapere che è li con me. Silenzio. Calma. E poi tutto ad un tratto le porte si aprono, torna la luce. Lui si alza e con forza tira su anche me. Mi accompagna fuori, mi abbraccia fortissimo. Davanti alla mia collega e ai pompieri mi dice qualcosa. Mi dice qualcosa di bellissimo. Mi dice " là dentro da solo credevo di morire. Tu mi hai salvato come non ha mai fatto nessun'altro."
 
   
 
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