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Autore: Altair13Sirio    06/11/2015    2 recensioni
Kate è una tredicenne ribelle e solitaria. Ha pochi amici e non va d'accordo con i suoi genitori. Una notte torna a casa dopo una festa, e durante il suo ritorno a casa succedono cose strane... E' una ragazzina coraggiosa, affronta il pericolo a testa alta, ma ha paura... Una grande paura che la opprime nei momenti peggiori.
Kate è seguita da qualcuno, o qualcosa, e sente la sua presenza e la sua influenza farsi sempre più insistenti, e non ha nessuno con cui confidarsi, nessuno a cui appoggiarsi...
Lei è piccola. E' solo una piccola ragazzina che vorrebbe essere grande, e non può nulla contro i pericoli del mondo, ma ci sarà qualcuno, o qualcosa, a proteggerla, alla quale si affezionerà particolarmente, amandolo e desiderandolo, confidandosi con egli, diventando "sua"... Il suo angelo custode.
Genere: Fluff, Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Monster'
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Kate era in piedi in mezzo alla sua camera. La schiena dritta e lo sguardo deciso mostravano quanto fosse determinata, i pugni stretti facevano capire quanto sarebbe stato difficile fare quello che voleva fare, ma il suo respiro rilassato era segnale della sua calma: sapeva che non c’era altro modo per uscire da quella situazione, non voleva portare altro dolore alla signora Kutner o a chiunque altro.
Ci aveva pensato tutta la notte senza riuscire a chiudere occhio; per questo aveva distribuito i volantini in città, cercando del tempo per riflettere e trovare un’altra soluzione, anche un modo per alleviare il peso sulla sua coscienza, ma era stato tutto inutile: non c’era altro da fare, lo sapeva già.
Slender Man stava in piedi in un angolo buio. Teneva il collo piegato, come sempre, e le braccia ricadevano inerti lungo i fianchi squadrati, toccando il parquet. Sembrava attendere una spiegazione più chiara, non sapeva cosa volesse fare Kate, gli aveva solo detto che aveva bisogno di lui, quando era entrata nella stanza. Lui era pronto ad aiutarla, ma un certo nervosismo rischiava di farlo spazientire; possibile che si stesse rendendo debole come un umano? O forse era solo quando aveva a che fare con quella ragazzina, che si sentiva più instabile?
Kate guardava con occhi seri il corpo di Jennifer immobile nel suo armadio. Sembrava sapere tutto quanto, non c’era bisogno di dirle niente, lei era al corrente di tutto quello che stava accadendo lì fuori. Kate si sentì intimorita da quell’espressione serena sul viso della sua amica morta. Sembrava viva. Sembrava respirare autonomamente e Kate si sarebbe aspettata di vederla aprire gli occhi e uscire con le proprie gambe da quell’armadio, per raggiungerla e andare ad abbracciarla, come quando erano ancora amiche e si rivedevano dopo una lunga vacanza passata l’una lontano dall’altra. E sarebbe stato molto bello; a Kate non avrebbe importato se quel corpo freddo e irrigidito si fosse improvvisamente animato e l’avesse abbracciata: sarebbe stato comunque un abbraccio pieno di amore, pieno di felicità, che non avrebbe fatto altro che rendere Kate più felice. E la ragazza non si sarebbe nemmeno sorpresa se invece di abbracciarla, quel corpo inanimato avesse tentato di ucciderla; se fosse andata così, per qualche strano motivo, Kate se ne sarebbe rassegnata, perché si sarebbe trattato della scelta di Jennifer, e Jennifer aveva sempre ragione… Se la sua migliore amica l’avesse voluta morta, lei l’avrebbe accontentata con piacere; in fondo si sarebbe trattato solo di un problema in meno…
Ma perché si stava facendo tutti quei problemi? Non era possibile che Jennifer tornasse in vita, nessuno aveva un potere simile e Kate non ci sperava nemmeno: sarebbe stato troppo difficile spiegare quella situazione; che cosa avrebbero potuto raccontare agli altri? Dove sarebbe stata Jennifer in quei quattro giorni in cui era mancata di casa?
Quattro giorni? Pensò Kate fermandosi un attimo a guardare il corpo nudo della sua amica. E’ passato così poco tempo? Le sembrava che fosse passata un’eternità dall’ultima volta che aveva riso e scherzato con lei, quella sera di sabato, dopo essersi tolta le scarpe dichiarando che sarebbe andata alla festa scalza, pur di non tornare indietro. E poi erano arrivati quei ragazzi che le avevano provocate…
Kate si mise una mano sulla tempia; era doloroso ricordare quei momenti, quando Jennifer era stata ferita mortalmente ed era morta poco dopo. Quella notte Kate aveva pianto, ma poi se n’era andata. Slender Man aveva riportato il corpo di Jennifer a casa in un attimo e poi erano andati alla festa insieme. Ecco come erano andate le cose. Era sicuramente passato poco tempo, eppure a Kate sembrava che fosse successo anni addietro…
<< Che stupida che sono… >> Mormorò la ragazza rivolgendo un sorriso mesto al corpo esanime dell’amica. << Mi sono già dimenticata di te e delle promesse che ti ho fatto… >> Nei suoi occhi c’era tristezza, la ragazza avrebbe voluto tornare indietro a quella notte per non dire tutte quelle cose che aveva detto alla sua amica, sapendo che avrebbe infranto ogni promessa, che l’avrebbe abbandonata a quel modo. << Sono stata davvero una stronza, eh Jennifer? >>
Kate… Cercò di chiamarla Slender Man dopo la sua frase, ma la ragazza lo ignorò e chiuse gli occhi per un momento, respirando profondamente.
<< Sto bene, Slend. >> Disse voltandosi verso di lui. << Vorrei solo che fosse andata diversamente… Non sarei costretta a fare questo, ora… >>
Che vuoi dire? Chiese Slender Man. Era forse la prima volta che non aveva idea di cosa avrebbe fatto quella ragazzina: la mente di Kate era imprevedibile, ma fino a quel momento era stato in grado di immaginare cosa volesse fare lei; quella volta era tutto così confuso e diverso, Kate non sembrava più in sé.
Kate girò lo sguardo verso l’armadio in cui era nascosta Jennifer. Lo guardò con nostalgia prima di voltarsi verso l’essere in piedi nell’angolo della stanza. << Come ti sei sbarazzato dei corpi degli amici di Alex? >> Chiese avvicinandosi a passi rapidi.
Slender Man esitò a rispondere. Forse aveva capito cosa volesse chiedere la ragazza e non voleva risponderle.
<< Voglio dire… >> Continuò lei. << Non è stata trovata alcuna traccia del loro passaggio, né tantomeno i corpi… Sei stato tu a farli sparire! >> Concluse puntandogli un dito contro, sfiorando con la punta dell’unghia la sua giacca nera.
Sì. Rispose dubbioso Slender Man, non potendo negare.
<< Non lo fai con tutte le tue vittime? >> Chiese di nuovo Kate subito dopo aver sentito la sua risposta; non voleva lasciargli nemmeno un istante per ripensare a ciò che aveva detto.
Questa volta Slender Man esitò un attimo a rispondere. Molte delle mie vittime, sì. Non tutte, ma… Era vero. Il corpo del signor Anderson era stato ritrovato nella sua stessa casa, e anche quel poco che rimaneva di Becky Johnson, era ancora su quel mondo… Questo perché Slender Man aveva voluto che i loro corpi venissero ritrovati, voleva dare un messaggio. A Kate bastò la prima parte della risposta per decidersi.
<< Bene. >> Disse voltandosi di scatto verso il suo armadio. << Allora ti chiedo questo: fai sparire il corpo di Jennifer. >> Continuò con voce tremante.
Slender Man rimase impassibile, ma in fondo era scosso dalla richiesta della ragazzina; non pensava che Kate avrebbe mai chiesto una cosa del genere. Sei sicura?
<< Non ho finito… >> Mormorò Kate tirando su con il naso. I suoi occhi si erano inumiditi e arrossati; cominciò a respirare con più fatica. << Voglio anche che tu cancelli il ricordo di lei dalle menti di tutti quanti… >> Le lacrime sgorgarono libere non appena concluse quella frase. << Solo io la ricorderò. >> Piegò le ginocchia e si accovacciò a terra coprendosi il viso. Cominciò a piangere senza freni. Slender Man non fece nulla per consolarla, non sarebbe stato opportuno. Dimmi quando sei pronta. Si limitò a comunicarle facendosi da parte e andando in un angolo della stanza per lasciare Kate con Jennifer un’ultima volta.
Nel profondo del suo cuore, Kate ringraziò Slender Man per averle concesso un ultimo saluto con la sua migliore amica e decise di calmarsi. Non appena fu riuscita a controllare i propri spasmi, la ragazzina alzò lo sguardo e raddrizzò la schiena, rimanendo nello stesso punto. Poi, rapidamente raggiunse l’armadio per salutare Jennifer un’ultima volta.
Il corpo della sua migliore amica giaceva immobile in quell’armadio, dove nonostante tutto, aveva molto spazio; gli occhi chiusi della ragazza non si muovevano, se per qualche motivo avesse dovuto aprirli e fissarla, Kate non avrebbe retto quella pressione: si sentiva una traditrice, macchiata di qualcosa imperdonabile. Jennifer stava con le braccia rilassate, parallele ai fianchi, le gambe riuscivano a tenerla in piedi per miracolo e la schiena dritta era poggiata al fondo dell’armadio. Sembrava invitarla ad andare con lei. Kate avrebbe tanto voluto andare via con Jennifer; sarebbe stato meglio che rimanere lì da sola; ma non poteva farlo.
Esitando un po’, Kate avanzò piano verso il corpo della ragazza e allargò le braccia. << Addio, Jennifer. >> Mormorò mentre le sue braccia cingevano le spalle e il collo della sua migliore amica. La strinse con tutto l’amore che aveva per cercare di farle provare quel sentimento, anche attraverso la morte. << Mi dispiace tanto… >> Le sussurrò a un orecchio, quasi mettendosi a piangere.
Dopo un interminabile minuto, Kate si staccò dal corpo morto di Jennifer e indietreggiò. Si coprì la bocca con una mano cercando di non piangere mentre vedeva la ragazza rimanere lì in attesa di essere esiliata dal mondo e dalle menti delle persone per sempre. Slender Man avanzò uscendo dall’ombra e mettendo una strana pressione a Kate, che la fece pentire immediatamente della sua scelta: lei voleva stare con Jennifer, anche se questo le portava guai, anche se significava tradire la sua migliore amica e tutti quelli che le volevano bene. Ma ormai non poteva tornare indietro.
L’uomo in nero si mise in piedi davanti all’armadio, pronto a eseguire gli ordini della ragazzina, ma Kate non riuscì a sopportare quella pressione e si voltò lasciando andare un verso di dolore mentre le lacrime sgorgavano copiose dai suoi occhi.
Andò a sedersi sul letto e rivolse un timido sguardo verso l’armadio, dove Slender Man si stava avvicinando ancora di più. Prima che l’essere coprisse completamente la sua visuale su quella scena, Kate intravide il viso di Jennifer e la sua espressione beata e rilassata. Non sarebbe stata così, se fosse stata cosciente.
Kate scoppiò a piangere. Scusami.
   
 
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