Quella che state per leggere è una one-shot burlona.
Nel senso che la coppia Sanada♥Raichi
è così difficile da descrivere che il capitolo si chiuderà in maniera
“imperfetta”.
Il finale è scritto per dare
soddisfazione, certo, ma una nota non è riuscita.
Questa nota alterata in maniera
ignorante – non da me ma dagli stessi personaggi impossibili – mi lascia nel
dubbio di trasformare la storia in una long.
Al momento non ho sufficiente materiale,
ma volevo lo stesso sperimentare. Ciò che ho prodotto mi soddisfa comunque.
Tranquille, non state per imbattervi in
un finale aperto, questo mai. In ogni caso, vi pregherei di infilare la storia
fra le seguite, le ricordate, le preferite o dove volete, perché, sul serio,
potrei mutarla in long, e magari, vi piacerebbe ritrovarla.
Se poi non vi piacerà :P (linguaccia! Io
almeno ci ho provato >_< )
PS: Nel caso continuassi, il rating
salirebbe a rosso ;)
A.B.C….Raichi
Tuona.
Tuona forte, ed è bello essere a casa
del senpai Sanada. I giorni difficili sono passati, ma fra la casa di Shunpei e
quella “vera” dove adesso si è trasferito con il padre, c’è una bella
differenza.
No, Raichi non guarda al lusso, alla
connessione internet o ad altri agi della tecnologia. I suoi grandi occhi da
piccola creatura selvaggia scivolano carezzevoli sulle fotografie alle pareti.
Il respiro indugia su alcuni disegni che Shunpei ha fatto da bambino e che la
madre ha incorniciato e appeso un po’ ovunque. Shunpei lo ha pregato più volte
di non soffermarsi sulle eccessive esaltazioni materne, ma lui non ha
resistito.
Non commenta. Non dice nulla. Raichi
guarda e basta. Le sue dita hanno perfino sfiorato uno dei ciucci di Shunpei,
conservato in una teca di vetro del soggiorno, insieme a tante piccole “prime
cose”. E’ amore. Si è detto che forse, l’amore è quello.
E che sarebbe davvero stupendo
appartenere a un amore così.
La zuppa di Miso del senpai è calda e sa di buono. Raichi cerca di non
ingozzarsene e di mangiarla il più dignitosamente possibile, ma il suo rapporto
con il cibo ormai è compromesso.
Quando si soffre a lungo la fame, ormai
si è segnati. Ogni pasto sarà sempre vissuto come l’ultimo. Il corpo ingurgita
mentre le papille gustative giacciono addormentate.
Fagocita il cibo con talmente tanta foga,
che i sapori passano in secondo piano, talvolta.
Sanada cerca di non fissarlo. Di non giudicare. Quando lo vede mangiare
così, una parte di se stesso vorrebbe ridere mentre un’altra, più adulta, si
sente completamente inadeguata. Ha cominciato a frequentarlo solo perché glielo
ha chiesto Raizo, quale favore personale. Tuttavia, per quanto si possa essere
più maturi della media, Shunpei è solo un ragazzo.
La richiesta del coach è stata egoista.
Raichi avrebbe più che altro bisogno di un assistente sociale, e Sanada, per
quanto sia una persona solare, estroversa e gentile, non può certo dargli i
giusti strumenti per reinserirsi nella piccola società scolastica. Shunpei può
fare l’amico, questo sì. Ma non basta.
Raichi non ha conosciuto che suo padre e
il baseball, per troppi anni.
E poi c’è Sanada con se stesso, il suo cuore, e i suoi diciassette anni.
-La guancia. - sorride Shunpei;
picchiettando la propria con il dito.
-Cosa?-
-Sono rimaste delle alghe. - aggiunge
un’espressione carezzevole.
Raichi cerca di raggiungere l’alga con
la lingua, ma non ci riesce. Vorrebbe staccar le mani dalla calda ciotola di Miso
ma Sanada non gliene da il tempo.
Ci sono dei momenti dove la ragione si stacca il cervello e poco contano
i buoni propositi ponderati e consolidati nel tempo. L’istinto ti ricorda che
sei fatto di carne e che puoi anche aver scritto certe cose su carta, ma mai
potrai dimenticare la tua natura.
L’impulso
viscerale a prendere quel che si desidera.
Sanada scopre di volerlo e di
averlo preteso a lungo, non appena le sue labbra incontrano quelle di Raichi.
Sì, Sanada Shunpei, quello bello del secondo anno dello Yakushi, quello con i
drappelli di belle ragazze attorno, si è appena messo a quattro zampe per
raggiungere le labbra di Raichi Todorochi.
Raichi Todorochi: una piccola scimmia
sociopatica che a stento trova la forza di salutare i compagni di classe,
mentre prende posto al proprio banco.
Sanada Shunpei ha piantato i palmi sulla moquette della propria stanza,
per congiungere le loro bocche. Sanada Shunpei ha chiuso le palpebre per il
timore di ciò che stava facendo, lui, che è stato l’unico a trovate il coraggio
di chiedere un appuntamento a Mayu Oikawa, ragazza del mese su Strawberry Magazine.
E tutto per Raichi Todorochi.
-Lo sto davvero baciando? Cavolo.
Shunpei, adesso sì che sei guai. -
Questo dice, mentre incapace di
smettere, se ne sta a pelle a pelle con lui.
La sensazione che sente non è molto
dissimile da quella di un lettore che scorre le parole di una bella storia,
cercando di ignorare il numero di pagina del file aperto.
Non vuol sapere che l’aggiornamento si
esaurirà a breve. Non vuol leggere espressioni del tipo “fine del capitolo”.
Sanada vuole solo restar lì. Sta mostruosamente bene in quel piccolo contatto.
La bocca di Todoroki è calda e stranamente morbida. Non se l’aspettava così. E
come avrebbe potuto aspettarsi qualcosa? Lo aveva desiderato a lungo, certo, ma
solo in quel momento il cuore se ne era reso conto.
-Le tette. Dove sono le tette. -
Quel pensiero sembra fare di tutto per
rammentargli che fino a pochi secondi fa era un ragazzo etero. Lo è ancora. Sì,
si dice che lo è ancora, mentre l’odore della zuppa di Miso sale dal basso. Todoroki
tiene ancora la ciotola fra le mani. Ce l’ha poco sopra le piccole e forzute
gambe incrociate.
Todoroki non muove un muscolo, a proposito. Non apre le labbra. Non le
serra. Non chiude gli occhi. Non urla. Non grida. Non partecipa. Non ansima. Impossibile
decifrare quello che gli sta passando per la mente.
Sanada si fa coraggio e apre gli occhi.
Lo fa lentamente. Le palpebre sbattono più volte, mente le guance si scoprono
cremisi.
Ha paura. Ed è nuovo per lui temere
l’esito di un contatto del genere. Lui si è sempre trovato a suo agio fra le
lenzuola. Ha sempre avuto come un dono, in quel campo lì. E non che combinasse
chissà quali stranezze erotiche. Semplicemente, sapeva come toccare le persone.
Intuito.
Poi ci sono occhi da gli gatto sconvolto.
Oh sì. E’ quello lo sguardo che Raichi
gli sta rimandando. Enormi occhi da micio che è stato appena posato su un
mobile troppo alto, ma comunque pieno di batuffoli di lana. Il micio è confuso:
non sa se divertirsi o temere l’altezza.
Sanada sente il cuore e lo stomaco
stringersi. Fra l’uno e l’altro organo è come una gara a chi si sta
traumatizzando di più.
Che lettura deve dare a quella smorfia bislacca?
E l’alga se ne sta ancora lì, attaccata
alla guancia.
-Beh, puoi anche darmi uno schiaffo, se
credi. -
-Non potrei mai. -
Il tono che sta usando Raichi è
assolutamente tranquillo. Il sonoro risucchio, che poi le sue labbra producono
per seccare il contenuto della ciotola, è quasi disturbante. Shunpei inarca un
sopracciglio e tira un ginocchio al mento. Non accresce la distanza fra i loro
corpi anche se vorrebbe. L’assoluta chiusura di Raichi lo infastidisce.
Preferirebbe sentirlo urlare, scalciare
o imprecare.
Preferirebbe… Capire.
-Sei il mio senpai. - sorride poi; la
ciotola riposta sul tavolo e poi le mani a sbattere sulle guance - Eh, che
bello! Senpai. -
-Che cosa?- domanda. Il suo
atteggiamento lo confonde.
-Quella cosa di poco fa. Pensavo che non
sarebbe mai successa. Anzi, io non ci avevo mai pensato proprio. La rifaremo?-
-Ti riferisci al bacio?-
-Sì.-
-Ma, non… Non
ne puoi parlare come se si trattasse di una visita all’acquario o di non so che
altro.-
Il tono che Shunpei gli serba è un
doloroso miscuglio fra il comprensivo e l’arreso. Sa che Raichi ha perso molti
episodi di quello show che si chiama “società” ma non pensava che si fosse
giocato intere stagioni. Il silenzio che cala fra loro è quasi imbarazzante.
Pochi secondi, forse due o tre. Attimi che per Shunpei mutano in interi giri
d’orologio.
Poi arriva il senso di colpa. Che
diritto ha di criticare la sua ignoranza
in materia? Lui non andava a consegnare i giornali, da piccolo, con la
temperatura rasente lo zero.
-E allora, come dovrei parlarne?-
ribatte un’espressione assolutamente serafica. Raichi gli si rivolge come un
bambino che non si sofferma sulla propria inadeguatezza. Forte di tanta
curiosità, domanda il funzionamento di un giocattolo nuovo, ponendosi nel ruolo
più umile.
-Io credo che…-
No, non aveva gli strumenti per fare la
cosa giusta.
Shunpei Sanada non era pronto per
mettere da parte le proprie emozioni e risolvere i casini di Raichi senza
finirci dentro anche lui.
Si portò una mano sul petto e quindi strinse con forza il tessuto della
camicia. Poi sorrise. Togliendo i dettagli difficili, non restava che un’unica
sfumatura. Il suo se stesso diciassettenne l’aveva colta subito.
A Raichi quel bacio era piaciuto.
E Raichi aveva solo un anno in meno,
rispetto a lui. Perché non trattarlo da pari a pari?
-Facciamo che baci solo me, ok?-
-Io voglio baciare solo te, senpai. -
-Allora, vieni qui. Adesso lo faremo un
po’ meglio.-
Raichi nutre una fiducia sconfinata nel
senpai Sanada. Lo ha ammirato fin dal primo giorno allo Yakushi. Certo, le
prime cose che i suoi occhi avevano registrato erano stati i suoi perfetti
movimenti da lanciatore; ma il resto
non aveva tardato a venire. Il suo sguardo rassicurante eppur vincete. I suoi
larghi sorrisi affabili. I suoi movimenti calmi e sempre assolutamente armonici
con l’ambiente e la situazione.
Sanada
sa essere al posto giusto, nel modo, e nel momento giusto.
Qualità che Raichi ammira.
E così come i bambini si scelgono un eroe, lui ha inconsapevolmente
trovato il suo. Raichi è cresciuto senza alcun modello di riferimento. La sua
immaginazione si è fatta da sola.
Egli sa di mancare in parecchie cose e
dunque si trova in seria difficoltà nel relazionarsi con il prossimo.
Ma Sanada non scade mai in domande
scontate o inopportune. Non lo commisera.
Raichi si accosta a lui con estrema
naturalezza, avvertendo il calore residuo del loro precedente contatto come una
sensazione benevola e preziosa. Non gli è saltato il cuore in gola, poco fa. La
cosa è stata solo bella.
Non ci si può imbarazzare di qualcosa che non si capisce. Non ci si può
imbarazzare di un gesto che è stato, sempre e solo, interpretato nella sua
forma più pulita. I baci del fratellone recano forse imbarazzo? No, si ricevono
solo con la massima gioia.
E Sanada ignora che Raichi lo abbia già
collocato in quella dimensione lì.
-Meglio?-
Così domanda, mentre assume la stessa
posizione di Shunpei. Nella semplice mente di Raichi, il fare meglio una cosa
del genere è associata puramente a qualcosa di tecnico. Le mani devono stare in
un modo preciso, durante la rotazione della mazza.
Si afferra il ginocchio destro e lì
sopra punta il mento, aspettando nuove direttive dal suo amato senpai. Lo fissa
come se gli stesse spiegando un nuovo gioco.
Dei baci, Raichi sa solo che dimostrano
affetto o che sigillano promesse. Qualche informazione in più l’ha trovata nel
programma scolastico di letteratura, ma la sua mente non è riuscita a giocarci.
Raichi è una tabula rasa da quel punto
di vista e Shunpei Sanada può scriverci sopra quello che vuole. Tale
consapevolezza può far impazzire un ragazzo in molti sensi.
-Sì, perché sai, Raichi, anche a me va
di baciare solo te. -
Solitamente, quel tipo di frasi
procurano alle sue interlocutrici un batticuore evidente. Gli occhi diventano
liquidi, le guance si fanno rosse. La gola emette sussurrii di assoluto
abbandono. Le labbra si schiudono e la tensione erotica aumenta. Sanada riesce
a percepire la musica dell’attrazione in ogni sua nota: dalla più lieve alla
più acuta. E si delizia nel percepire il potere che ha sulle sue prede.
Raichi non dimostra alcun sintomo del
genere.
Per quanto Sanada abbia scelto
accuratamente ogni parola, accordando ogni singolo suono a sguardi, luci e
smorfie precise, Todoroki si è solo limitato a sorridere entusiasta. Nulla più
di un bambino che scarta il suo regalo di compleanno.
-Che bello, senpai!-
-Ehm… sì. -
Sanada prova una sensazione molto simile
a quella che ha percepito in mattinata, quando casualmente è entrato in aula di
musica, e i compagni lo hanno spinto a cimentarsi con il pianoforte.
Da piccolo, sua madre gli ha fatto prendere qualche lezione. Le mani
erano arrugginite sui tasti bianchi, ma la mente ancora rammentava la corretta
lettura di crome e biscrome. Alcune battute sono andate benissimo, altre no.
Ma quell’unica nota sbagliata è in grado di
rovinare l’intera partitura.
Correggersi sul momento o riprovare
tutto da capo?
Sanada se lo domanda mentre lo guarda
dritto negli occhi. Il pensiero non può fare l’indifferente. E’ chiaro come il
sole che per quanto desideri le sue labbra, Raichi Todoroki è lontano anni luce
da poter intendere il vero significato delle loro azioni.
Questo fa male.
Questo fa sentire un po’ sporchi.
-E’ come trovarsi di fronte a un bambino
nel corpo di un ragazzo. - osserva dopo un po’, mentre per una volta, ama il
suo essere giapponese.
Gli occidentali danno subito in
escandescenze, quando i silenzi fra una battuta e l’altra son troppo lunghi. Si
tratta di popoli impazienti, per lo più. Per i giapponesi, invece, il silenzio
è d’oro. E se una persona tace più a lungo, significa che ne ha bisogno e che non
è il caso di metterle fretta.
Todoroki non si mostra impaziente o
irrispettoso della sua scelta, piuttosto, attende con un bel sorriso in faccia.
Poi osa.
-Forse, ti ho fatto un po’ male, poco
fa?-
-Cosa?-
-La mia bocca- dice abbassando lo
sguardo. Con l’unghia del pollice si sfiora il labbro inferiore. –So che è un
po’ screpolata. La tua è molto morbida. -
-No, questo non c’entra. -
-Io non ho mai usato niente. - ammette
con una strana espressione riflessiva e dunque rovescia i palmi rovinati e
callosi - L’altro giorno ho distribuito i fogli del compito. Toccava a me. Li
ho stretti troppo forte e mentre i miei compagni di classe li ricevevano,
vedevo che tutti sentivano il bisogno di distenderli. Li avevo stropicciati e
non me n’ero accorto. -
-Quel periodo è finito, Raichi. -
sospira Sanada; una mano a stringere la sua.
Non è affatto piacevole intrecciare le
loro dita assieme. In alcuni punti, la pelle di Raichi non è dissimile alla
carta vetrata. Ma Shunpei fa di tutto per non farglielo capire.
Lo guarda dritto negli occhi e prega se
stesso di dire la cosa giusta.
Sono rari i momenti dove Raichi accenna al proprio passato, e quando lo
fa, Sanada vorrebbe ascoltare e sparire al tempo stesso. Una parte di lui vorrebbe
fare di tutto per aiutarlo, ma un'altra gli urla di andarsene finché è in
tempo. Che la vita è più facile al fianco di una bella ragazza.
Ma il cuore ha già scelto.
Lo ha fatto di nascosto, mentre nessuno guardava.
Andrebbe picchiato, quello stupido
muscolo lì!
Altro che le stereotipe offese gratuite
ai piani bassi! Nel caso di Shunpei, la
notevole artiglieria si è sempre comportata degnamente, scendendo in campo
solo quando necessario e sempre in assoluta sicurezza, per poi rientrare nei
ranghi con fiero trionfo.
-Lo so, senpai. -
-Ora fai la vita da liceale anche tu.
Sei in una squadra. Sfidi dei veri lanciatori. -
-Bevo la tua zuppa di Miso!- aggiunge
all’elenco, cambiando completamente umore. Shunpei annuisce e sospira
rasserenato.
Meglio parlare della zuppa di Miso.
Meglio dimenticare la faccenda del bacio più serio.
Tuttavia, sarebbe evidente che l’idillio del rapporto fraterno
sparirebbe, se sfondasse la barriera dei suoi denti.
Lo forzerebbe a crescere. Sicuro.
Nessuno deve aver mai dato un bacio
serio a Raichi. Un bacio alla francese non è come un bacetto sulle labbra.
Quelli li danno anche i papà!
Raizo Todoroki.
Sanada rabbrividisce e sente
l’improvviso bisogno di alzarsi, ripulire la tavola e distrarsi con qualsiasi
tipo di faccenda, per non immaginare quell’uomo in atteggiamenti amorosi con il
figlio. No, Raizo non ha mai baciato
Raichi per dimostrargli amore paterno.
Dopo qualche istante di solitudine, anche Raichi si alza. Uno strano
nervosismo gli stringe il petto. Sensazione insolita da provare, vicino al suo
Shunpei. La momentanea solitudine sembra impensierirlo. La figura di Sanada che
esce dalla porta gli si è impressa nella mente come un brutto ricordo. La
schiena del senpai che si allontana è un quadro che non vorrebbe mai dipingere.
Raichi avverte una sola esigenza: tornare dal suo lanciatore.
Ma sa che sta esagerando. Lo sente che
le sue emozioni sono come esasperate da qualcosa. Ma cosa? E intanto le labbra
bruciano come quando confuse l’ortica con la menta.
Raggiunge la cucina a grandi passi, e lì
lo ritrova.
Shunpei ha appena finito di sciacquare i
piatti e si sta asciugando le mani con un canovaccio.
-Ehi, tutto a posto?-
-Sì. se… Se
ecco, resti con me. Senpai. -
E’ così che la sua mente riesce a
tradurre l’assurda sensazione di solitudine che lo ha spinto a lasciare la
camera. E’ così che il cervello fugge al ricordo di un passato troppo difficile
per non lasciare cicatrici.
-Anche se, so di non essere una persona
normale, senpai. Me ne rendo conto.-
-Però, questa persona che non è normale,
è la persona che piace a me, Raichi Todoroki. -
E stavolta, le parole sono uscite di
petto.
Non sono state pensate o decise in
precedenza. Semplicemente, sono giunte là dove dovevano. Raichi fa un passo
fuori dal suo mondo selvaggio e basilare. Il bambino cresce e comprende che due
corpi non si sfiorano solo in cerca di caldo e innocente affetto.
C’è altro,
nel possibile legame fra due persone.
Raichi sgrana gli occhi e sente il corpo
irrigidire. Adesso, il senpai gli si è nuovamente avvicinato e il canovaccio è
finito a terra, nell’urgenza di ritrovare un contatto fisico con lui.
Le mani di Shunpei sono grandi e incorniciano perfettamente il suo
volto. Ora il cuore batte forte. Fortissimo.
-Mi piaci Raichi, lo hai capito?-
-Sì.-
-Mi piaci come a te piace la zuppa di
Miso -
-Cavolo senpai, così tanto? Io la zuppa
di Miso l’ho letteralmente divorata-
-E io ora divorerò te-
Queste ultime parole sono solo un
sussurro, ma sanno come togliere ogni imbarazzo alle labbra.
La bocca si avvicina socchiusa a quella
di Raichi e lì si apre ulteriormente, permettendo alla lingua di entrare
nell’altro. Raichi diventa di pietra e le mani si aggrappano con forza alle
braccia di Shunpei.
La stretta è dolorosa. Quella piccola scimmietta
non ha niente di delicato.
Gli occhi sono chiusi dall’improvvisa sensazione di soffocamento.
Non è l’aria a mancargli, piuttosto
l’incapacità di gestire tutti quegli stimoli che ogni parte del corpo gli
manda.
Stare addosso a Shunpei è bello e
doloroso al tempo stesso. Raichi sente gli occhi inumidire, ma una delle mani
di Sanada va ad accarezzargli la testa, giusto in tempo per tranquillizzarlo.
Una lacrima riga il suo volto e dunque il lanciatore apre gli occhi.
-Va tutto bene?-
-Io. Io ti piaccio davvero come la zuppa
di Miso, Sanada senpai?-
-Beh, ho appena cercato di mangiarti,
no?- sorride l’asso, stavolta le carezze sono per la schiena e Raichi non
resiste.
Si lancia alla sua vita e con forza la
stringe, come un bambino che è felice di rivede il papà.
-Allora, mangiami tutte le volte che hai
fame, Sanada senpai. -
Chiaramente, ciò che intende è molto più
delicato di quel che subito visualizzò il pensiero di Sanada. Sarebbe
certamente stato un percorso in salita con lui, ma se amore è amore, nulla può
distogliere dalla strada che s’è scelto. E anche se Sanada non è ancora capace
di pensare le parole “ti amo”, nulla lo fa sentire meglio che lo starsene lì,
con il corpo di Raichi stretto al suo.
Mai, ha provato a indagare una persona
come è stato costretto a fare con lui.
Mai, si è scoperto così coinvolto.
E nel cercare di risolvergli i guai, a
sua volta, si sente importante.
A sua volta, comincia a sentirsi un
uomo.
E’ bello crescere e prendersi cura di
qualcuno.
Raichi Todoroki è quindi la prima persona che lo fa uscire dallo
stereotipo di bello e perfetto, costringendolo a maturare ben altre qualità.
Fine (?)
Pizzi & Merletti (piccoli dettagli):
Mayu
Oikawa:
citata esclusivamente come ragazza bella, personaggio che nessuno di voi avrà
probabilmente visualizzato, gode di un cognome che rimanda ad Haikyuu! Non
casualmente, a uno dei figoni della serie.
Considerazioni: il particolare
background di Raichi mi fa pensare al personaggio “antisociale” che ho creato
in questo racconto. Seppur tante battute che Raichi dice lo facciano apparire
simile al tipico personaggio Moe che con estrema
ingenuità accende l’erotismo più maniaco negli uomini, sappiate che non ho
minimamente pensato a questo, durante la stesura. Raichi si relaziona con
Sanada privo di molti elementi utili a un sano confronto fra liceali. Quando
dico che la sua vita è fatta solo di baseball sono da prendere quasi alla
lettera. Sanada, non casualmente, è spaventato da una relazione con Todoroki,
in bilico fra l’attrazione e la ragione. Immedesimarsi in lui è forse più
semplice: vi è mai capitato di avere a che fare con un amico che ha dei seri
problemi? Volete tanto aiutarlo ma vi trovate ad avere a che fare con “le
classiche situazioni più grandi di voi”.
Ebbene, questa è la mia personale
lettura della Sanada x Raichi, ispirata da varie scene del manga e
successivamente, tinteggiata dalla fantasia. E’ un quadro molto personale e non
mi aspetto che piaccia a tutti. Vi invito comunque a discuterne, magari anche
in una recensione.