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Autore: Sognatrice_2000    06/11/2015    3 recensioni
Incentrata sul complicato ma saldo rapporto di amicizia tra Heiji e Shinichi.
Anche in una situazione talmente atroce da non trovare parole adatte per descriverla, sarebbero sempre vicini, sempre affiati, e potranno contare l'uno sull'altro.
Sulle note della meravigliosa "Anna dimmi si" di Laura Pausini, di cui per esigenze narrative ho leggermente modificato il testo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Heiji Hattori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dimmi si
 

Sono le cinque e mezzo del mattino, fuori è ancora buio, ma non mi importa. Mi alzo velocemente dal letto mettendo una mano sulla sveglia per far tacere quel trillo che mi sta martellando i timpani. Mi dirigo in fretta verso l'armadio, indossando i primi pantaloni e la prima felpa che trovo, e dopo aver afferrato il borsone che avevo già preparato da giorni, corro giù in salotto per bere velocemente un caffè prima di andare alls stazione.
Saluto i miei genitori distrattamente, e quasi mi metto a correre per raggiungere in tempo la stazione. Lì mi sta aspettando Kazuha, come eravamo d'accordo. E' vestita con un grazioso maglioncino color panna e una gonna a fiori, e i capelli sono raccolti una morbida coda, con un fiocco rosso. Stringe tra le mani un piccolo trolley rosa, e ha un'espressione leggermente spaesata. E' bellissima, ma non è certo questo il momento di lasciarsi andare a simili pensieri.
"Heiji!" Mi chiama sbracciandosi. "Sei in ritardo!"
"Cosa dici? Mancano più di venti minuti all'arrivo del treno!"Sbotto nervoso. In questo periodo ho i nervi a fior di pelle, e questa mattina non fa eccezione. Oggi è il primo giorno delle vacanze di primavera, che durano ben  due settimane, e stiamo partendo per Tokyo con il primo treno della mattina. Non mi è importato certo di perdere qualche ora di sonno per prendere questo treno, anzi, direi piuttosto il contrario. Non vedo l'ora di arrivare a Tokyo, per vedere il mio migliore amico intrappolato in un corpo da bambino.
 
 
 
Perchè tu sai che in fondo potresti non trovarlo più, se non ti affretti e cerchi di passare con lui ogni secondo...
 

Scuoto la testa con energia, per scacciare quell'orribile pensiero che ormai mi si affaccia alla mente con frequenza sempre più incessante.
"Ehi, sveglia! Il treno è arrivato." Il richiamo di Kazuha mi irrita ma serve a scuotermi, e senza dire niente, mi metto il borsone in spalla e salgo sul vagone seguito da lei.
Mi siedo, lasciandomi sprofondare stanco, e appoggiando il capo al finestrino. Non è la stanchezza del corpo a consumarmi, ma la sofferenza di vedere il mio migliore amico ridotto in quello stato...
"Heiji, mi senti? C'è qualcosa che non va?" La domanda petulante di Kazuha mi fa quasi arrabbiare. E'ovvio che c'è qualcosa che non va, secondo te c'è qualcosa che stia andando bene, ultimamente?, vorrei dirle. Invece forzo un debole sorriso, senza ombra di allegria negli occhi.
"Tranquilla, tutto a posto." Non posso prendermela con lei, in fin dei conti non ha nessuna colpa.
"Senti... sei sicuro che gradiranno la nostra visita? Voglio dire, Ran avrà sicuramente ben altri pensieri per la testa, e magari non gradisce la nostra intrusione..."
"Non ti preoccupare, l'ho chiamata in agenzia giorni fa e ha detto che va bene. Tu pensa a portarla fuori per distrarla un po', io rimarrò a tenere compagnia a Shin... voglio dire, a Conan."Mi correggo in fretta, preoccupato di averla fatta insospettire, ma lei non fa caso alle mie parole.
"Povera Ran..." Sussurra, dispiaciuta. "Deve essere a pezzi. Da quando ha saputo della malattia di Conan, non ha avuto più un momento di pace."
Quelle parole mi fanno rievocare tutti i ricordi dolorosi degli ultimi mesi. La telefonata in cui Ran, piangendo, mi avvisava che Conan, all'ospedale, aveva chiesto di me. Lì per lì non capii, ma non appena sentii le sue parole il cellualare mi cadde di mano: era andata a vedere insieme a Goro una partita di calcio giocata dal suo "fratellino", e lì, all'improvviso, Conan era caduto a terra. Diceva di sentire dolore alla gamba, anche se non l'aveva battuta da nessuna parte, e lei si era preoccupata e aveva chiamato l'ambulanza. Al pronto soccorso, la diagnosi era stata rapida e terribile: osteosarcoma. La gamba era eslposa da sola, perchè un tumore l'aveva letteralmente distrutta. Bisognava operarlo e amputargli la gamba, immediatamente, altrimenti le conseguenze sarebbero state molto più gravi. La mia mente era in una specie di trance: non riuscivo a muovermi, a parlare, a pensare. Ma quando Ran, tra le lacrime, mi implorò di venire lì, automaticamente uscii da casa senza neanche avvertire i miei genitori, e corsi alla stazione per prendere il primo treno.
Mi precipitai all' ospedale che mi aveva indicato Ran, e la trovai nell'atrio, con gli occhi gonfi di pianto, ad aspettarmi. Le chiesi di portarmi subito da lui, ma quando entrai nella camera, rimasi letteralmente devastato: Shinichi, quel detective tanto coraggioso che scopriva sempre la verità, il mio migliore amico, era così piccolo, cos indifeso, così fragile, disteso du quel letto d'ospedale. Chiamò il mio nome con un filo di voce, il viso deformato dal dolore. Strinsi i denti per non piangere e cercai di sorridergli, avvicinandomi per stringergli la mano.
"Non fingere con me." Mi aveva sussurrato, e lo guardai stupito, con le lacrime che minacciavano di traboccarmi dagli occhi da un momento all'altro. "So che hai paura, ma non temere. Andrà tutto bene." Lo aveva detto stancamente, ma con un filo di voce, sorridendo. Era pazzesco: lui stava incoraggiando me, quando in realtà ero io a dovergli parole di conforto.
"Perchè dovrei avere paura?" Gli avevo sorriso, fingendomi sicuro, nascondendo come sempre le mie vere emozioni sotto una battuta o una parola ironica. Ma Shinichi aveva ragione, io avevo paura, forse più di quante ne avesse lui, ma non lo avrei mai ammesso.
Quel pomeriggio stesso fu operato, e io rimasi in attesa insieme a Ran, al Dottor Agasa e ai bambini, per quasi quattro ore. Lo ricordo come se fosse successo un minuto fa. Ricordo l'ansia, la sensazione di nausea che mi saliva alla gola ogni volta che pensavo a lui sul tavolo operatorio, i numerosi caffè che bevevo, uno dopo l'altro, per restare in forze e non cedere allo sfinimento.
Non riuscivo a stare seduto sulla sedia, e passeggiavo spesso per il corridoio, avanti e indietro. Nessuno sembrava avere la mia stessa angoscia, o forse ero io che non sapevo mascherare la mia impulsività. Ran era immobile, ogni tanto scoppiava in singhiozzi sulla spalla del Dottor Agasa, che la sosteneva con gli occhi lucidi e un'espressione affranta. Ayumi singhiozzava disperatamente, Genta e Mistuhiko cercavano di consolarla ma ogni tanto una lacrima usciva anche dai loro occhi. La più sorprendente era Ai Haibara, quella piccola scienziatina responsabile del rimpicciolimento di Shinichi: era perfettamente lucida, ferma e composta, seduta educatamente sulla sedia, gli occhi asciutti, le labbra tirate. Solo un occhio attentissimo poteva capire che, dietro l'indifferenza, celava un dolore enorme. Io stesso non l'avevo capito, fin quando, agitato e ormai allo stremo delle forze, mi ero alzato con la scusa di andare in bagno, e una volta arrivato, mi sono messo a dare calci alla porta. Ero arrabbiato, ma stavo soffrendo enormente. Perchè doveva capitare proprio a lui?
"Non puoi farci niente, Hattori." Una voce sottile di bambina, ma incredibilmente seria, giunse alle mie spalle. Mi voltai: era lì, la frangetta che le copriva gli occhi. Non saprò mai se in quel momento avesse pianto.  "Nessuno di noi può farci niente."
Davanti a quel senso di impotenza, mi sentii ancora più arrabbiato. E vulnerabile. "E' solo che... maledizione!" Avevo tirato un altro calcio alla porta, lottando per non fare uscire le lacrime, che traditrici, erano sempre in agguato. La voce mi tremava.
"Shinichi è il mio migliore amico. Non posso neanche pensare di perderlo..."
"Lo so. Ma non sarà questo che farà soffrire tutti noi..."
"Che vuoi dire?"
"Le sue condizioni fisiche saranno devastanti. Se riuscisse a guarire, se la caverebbe con una gamba artificiale... ma io ho studiato medicina, e so che l'osteosarcoma non se ne va facilmente. Se non ce la facesse... il suo corpo e le sue forze saranno debilitate giorno dopo giorno, fino a quando non se lo porterà via. Mi dispiace, ma non possiamo fare null'altro che aspettare. Nel frattempo, stagli vicino."
Avevo pianto, mi ero lasciato andare, senza vergognarmi di quell bambina che avevo davanti, perchè avevo avvertito la tristezza nelle sue parole, avevo avvertito la stessa impotenza che provavo io, nonostante lei cercasse disperatamente di controllarla.
In un primo momento, ingenuo e sciocco, non credetti alle sue parole pessimiste. Shinichi, dopo l'operazione, si era lentamente ripreso, anche se camminava a fatica, con l'aiuto costante di una piccola stampella che arrivasse alla sua altezza. Ero felice, e mi sentivo il cuore scoppiare di gioia, tanto che avrei voluto urlare a squarciagola la mia felicità. Ma dopo neanche sei mesi, ebbe una ricaduta. I dottori furono molto chiari: due mesi, forse tre, al massimo.
Non riuscivo a credere di aver vissuto in un'illusione, in una menzogna, di aver sperato quando invece il suo destino era già scritto e non c'era niente che potessi fare per modificarlo.
Shinichi aveva iniziato a perdere il suo entusiasmo, le sue guance erano diventate più scavate e pallide, gli occhi più tristi e disillusi, finchè non è più stato in grado di muoversi dal letto. Io venivo a trovarlo ogni volta che mi era possibile, parlandogli di nuovi casi che avevo risolto, di gialli che avevo letto, portandogli persino dei videogiochi, accompagnandolo dovunque volesse andare, ridendo e scherzando.
Ma adesso, approfittando delle lunghe vacanze di primavera, io e Kazuha abbiamo prenotato un albergo a Tokyo, decidendo di fermarci per passare con Shinichi quanto più tempo possibile. Lei cercherà di distrarre un po' Ran, che finora si è occupata di lui senza sosta, aiutandolo a muoversi, a vestirsi, a lavarsi, a mangiare, a compiere anche il gesto più banale, e sarò io a prendere il suo posto e a cercare di risollevargli il morale.
Shinichi è un ragazzo forte. L'ho sempre ammirato per la sua forza, e per il coraggio che ha dimostrato anche in questa situazione, talmente terribile che non esiste una parola adatta per descriverla. Tutte le volte che sono andato a trovarlo, era sereno. Mi parlava come se niente fosse, sorrideva e parlava come al solito. Non l'ho mai visto piangere, nè perdere la sua lucidità. Eppure... eppure stavolta sento che avrà bisogno del mio aiuto, anche se non lo ammetterà mai, lo so. Chissà se sarò in grado di sopportare quella visione tanto terribile che avrò davanti agli occhi, chissà se riuscirò ad essere forte o verrò sopraffatto dalle emozioni. No, devo resistere. Devo farlo, per lui, soltanto per lui.
"Heiji, siamo arrivati." Kazuha mi richiama con dolcezza, senza ombra di rimporvero nel tono, e io le sono grato. Anche se non conosce la vera identità di quel bambino che lei chiama Conan, sa che io e lui siamo molto amici. Ma non potrebbe intuire neanche lontanamente il dolore che mi sta divorando dentro.
Annuisco senza dire niente, e dopo aver preso in bagagli la seguo verso l'uscita. Tiro un respiro profondo, una volta fuori: siamo arrivati a Tokyo, finalmente. Ancora pochi minuti e lo rivedrò.
Il taxi si ferma proprio davanti all'agenzia investigativa Mouri, e lascio che sia Kazuha ad occuparsi dei bagagli. Appena suono il campanello, una voce femminile mi risponde. Ran. La porta si apre ed io entro quasi in punta di piedi, avvertendo un nodo in gola. La casa è così silenziosa, seduto sul divano vicino alla scrivania non c'è più quel bambino occhialuto che mi fissa curioso o scocciato, oppure ridacchia e mi chiede cosa ci faccio qui.
"Ciao, Heiji." Ran non sorride, si limita a farmi un educato inchino. "Conan è nella sua stanza, sta dormendo."
"Non importa, gli farò compagnia io. Tu puoi uscire con Kazuha, stai tranquilla, ci penserò io a lui."
"Veramente..."
"Non ti preoccupare, non è affatto un problema." Ran annuisce ed esce salutandomi con un altro inchino, senz aaggiungere altro. Deve essere proprio distrutta, perchè ha accettato senza fare obiezioni.
Deglutisco, fermandomi davanti alla porta della camera di Shinichi. La mano mi trema, quando si posa sulla maniglia, ma la spingo con decisione, sgusciando attraverso lo spiraglio aperto prima di poterci ripensare.
Lui è lì, disteso sul futon, l'espressione serena, le palpebre abbassate. Gli occhiali sono posati sul comodino, e il suo respiro regolare si diffonde  tra le pareti. E' pallido, e i ciuffi sbarazzini gli solleticano la fronte, ma non posso fare a meno di intenerirmi quando vedo il suo lieve sorriso. Forse sta facendo un bel sogno.
 

Non so se tu puoi sentirmi
ma non ti lascerò
e se nessuno può davvero capirti
io non rinuncerò
 

Mi siedo a gambe incrociate sul pavimento, fermo davanti al tuo letto, senza avere il coraggio di svegliarti. Ti osservo a lungo, sperando che i miei pensieri possano raggiungerti, nonostanet tutto. Ma anche se stai dormendo, e non puoi sentire quel "Va tutto bene" che esce piano dalle mie labbra, io resterò qui accanto a te.
So di non poter comprendere la tua situazione, ma non rinuncerò mai a starti accanto.
 

Se dubiti di vivere
raccoglierò le tue incertezze
se piangi impari a ridere
se ridi piangerò
 

Probabilmente tu, razionale come sempre, sai bene che non c'è niente da fare, e che la malattia ti poterà via con sè. Ma io non mi arrendo, lo sai, io conservo ancora una speranza. Conservo sempre la speranza di vederti felice e sano, e anche se adesso sarai triste e non lo dirai a nessuno, e piangerai di nascosto, dopo sarai di nuovo allegro.
E se ti vedrò ancora sorridere beato come adesso, senza nessun peso sul cuore, sarò io a mettermi a piangere.
 

Ci sarò fino a quando tu
forza non avrai
per cercare un giorno in più
 

"Heiji." In un sussurro debole e stanco, chiami il mio nome. E io sorrido, dicendoti con la sola piega delle mie labbra e con il mio sguardo, "Sono qui, non ti abbandonerò fino all'ultimo."
"Grazie di essere venuto." La sua voce e il suo volto sono stanchi, il suo sorriso è spento, ma vedo ancora la vita, l'energia in quei brillanti occhi azzurri.
"Scherzi? Come potevi pensare che non venissi?"
"Beh, sicuramente avrai cose più importanti da fare."
"E cosa può esserci più importante del mio migliore amico?" Gliel'ho detto così, senza imbarazzo e con semplicità, diretto, sincero, e lui allarga il suo debole sorriso.
"Non voglio che tu mi veda ridotto così. Non ho bisogno di aiuto, puoi anche andare adesso."
Shinichi è sempre stato generoso. E' sempre stato attento a proteggere gli altri dei pericoli, dalle sofferenze che lui stesso aveva paura di causare. Ma adesso io non voglio essere protetto. Voglio essere io a proteggere lui dalla paura e dalla tristezza.
"No, Shinichi." Il tono serio, lo sguardo fermo. E un sorriso dolce ma deciso, che non ammette repliche. "Lo affronteremo insieme, come una squadra. Sarò con te, fino all'ultimo."
 

Io lo so
che vivere è così
se tu non ce la fai
lo sai che sono qui
 

So che stai soffrendo, Shinichi. So che vuoi mostarti forte agli occhi degli altri, e portare questo peso da solo perchè soffrano meno. Ma so anche che tu, come tutti, senza appoggio non potrai farcela. E ho scelto di essere io il tuo appoggio, perchè, che tu lo voglia o no, resterò qui. Resterò sempre accanto a te, quando ne avrai bisogno.
 

E volerò
alto come i gabbiani
e poi mi tufferò
nel mare dei tuoi no
dei tuoi occhi lontani
non ti abbandonerò
 

Sono impulsivo, me l'hai detto tu stesso, Shinichi. Mi hai detto che dovevo controllare le mie emozioni, che dovevo essere più freddo. Ma lo sai anche tu che non ci riesco. Lo sai che non riesco ad essere come te, che nonostante tutto quello che abbiamo passato, tutte le esperienze che abbiamo condiviso, vuoi ancora allontarmi.
"No, Heiji. Ce la faccio da solo." Mi avevi detto, quando ti avevo offerto la mia mano per aiutarti a camminare, quando eri appena uscito dall'ospedale con la stampella.
"No, Heiji, non mi serve il tuo aiuto. Sto benissimo."Avevi sorriso sicuro, quando all'improvviso eri impallidito e avevi cominciato a sudare.
"No, Heiji, non venire. Puoi restare ad Osaka, qui va tutto bene."Mentivi, con una risatina, quando al telefono ti dicevo che mi sarei precipitato lì per vedere come stavi.
"No, Heiji, non sono un bambino, posso mangiare da solo." Mi rimproveravi, anche se eri allo stremo delle forze, anche se la mano ti tremava, quando io ti porgevo il cucchiaio pieno di riso.
Mi hai sempre allontanato, eppure io ero lì, anche se non mi volevi, anche se rifiutavi sempre il mio aiuto, e in parte, anche la mia amicizia. E non ti ho mai abbandonato.
 

Se dubiti di vincere
io ti darò le mie certezze
 

A te ha sempre dato fastidio perdere, non è vero, Shinichi? E sai bene che non hai speranze contro questa battaglia, che non potrai vincere come hai fatto finora in tutta la tua vita, e forse è questo che ti fa più male, doverti arrendere in modo definitivo. Ma io, credo, nonostante tutto, che tu ce la farai. Non mi importa cosa dicono i medici, non mi importa cosa pensano tutti. Tu non puoi morire, Shinichi. Forse è un modo stupido di sfuggire alla realtà, ma io ci credo davvero.
Per questo, continuo a ripeterti. "Andrà tutto bene."
 

Se puoi non dirmi no
 

"Non hai fame, Shinichi?" Ti giri, e mi guardi come se fossi impazzito, gli occhi allargati dallo stupore. Io ti sorrido, improvvisamente allegro, divertito. "Posso prepararti io qualcosa di buono, se ti fa piacere."
"In questo caso è meglio che componga il numero dell'ambulanza in anticipo." Il suo tono sarcastico non mi fa arrabbiare, anzi, mi diverte ancora di più.
"Vuoi dire che sono una schiappa ai fornelli?" Mi fingo offeso. "Beh, adesso vedrai."
Stai ridendo, Shinichi. Finalmente, dopo mesi, stai ridendo davvero. E non è un sorriso gentile e forzato che fai per tranquillizzare qualcuno, ma è una risata felice, un suono che viene dal cuore e si espande attraverso le tue corde vocali. I tuoi occhi scintillano di divertimento, e io mi sento il cuore più leggero, pensando di essere la causa della tua felicità.
"Va bene, accetto la sfida. Ma sarò un critico spietato, ti avverto."
Il mio sorriso si fa più ampio. Non mi hai respinto, questa volta. Questa volta vuoi che io ti sia vicino. Mi rimbocco le maniche, dirigendomi in cucina a passo di marcia, facendo scoppiare di nuovo la tua risata. "Ehi, voglio assistere alla preparazione!" Mi gridi divertito, e io prendo la tua mano, per aiutarti ad alzarti dal letto.
Non sono capace di cucinare, è vero. Ma mi renderei volentieri ridicolo, per farti ridere di nuovo.
 

Ci sarò
credici anche tu
 

"Niente male!" Stai mangiando di gusto, e vedo che sei sincero. Il mio riso ti piace, per la prima volta ho cucinato qualcosa di commestibile.
"Ehi, non vale!" Protesto, esibendomi in uno sbuffo teatrale. "Mi è costato cinque tagli sulle mani e tre bruciature."
"L'avevo detto io che dovevo chiamare un'ambulanza." Vedo che trattieni a stento una risata, e io fingo di infuiriarmi.
"Ah sì? Vorrei ricordarti che neanche tu sei un cuoco provetto. Ma potresti sempre imparare." Gli do una piccola gomitata, ridacchiando. "Potrebbe insegnarti la tua fidanzata..."
"Ran..." Fai un sorriso amaro, non arrossisci come facevi prima. "Avrei voluto dirle quello che provo, avrei voluto rivederla con il mio vero corpo, anche solo per qualche minuto..."
Non puoi parlare come se fosse già tutto finito. Non può essere, non lo è. "Appena riavrai il tuo aspetto, potrai dichiararti. Chissà quale matrimonio sontuoso sarà il vostro! Guarda che io voglio essere in prima fila, eh?"
"Heiji..."
"Naturalmente immagino che vorrai avere almeno un figlio, o due, o tre. Potrai insegnargli a giocare a calcio, e leggergli i noiosissimi racconti di Sherlock Holmes..."
"Heiji..."
"E poi vorrai aprire un' agenzia, immagino. Vorrei essere il tuo collaboratore, se lo vuoi anche tu, naturalmente. Risolveremo anche i misteri più difficili e impensabili, saremmo i due geni del Giappone, tutti i giornali parleranno di noi..."
So che questi, per te, sono solo stupidi sogni, stupide illusioni, stupide fantasie che non potranno mai realizzarsi. Ma io voglio che tu ci creda, che creda nel futuro, in un futuro sereno, senza preoccupazioni, del quale farò parte anch'io.
"Mi piacerebbe, Heiji." La tua piccola mano si posa sul mio braccio, mi sorridi senza esitazioni. "Mi piacerebbe tanto."
 

Sai vivere anche tu
per trovare un giorno in più
 

Il tuo corpo, così piccolo, così caldo, si abbandona contro di me, mentre mi stringi ancora il braccio. Chiudi gli occhi, senza smettere di sorridere.
"Voglio uscire, Heiji." Mi sussurri all'improvviso, piano, dolcemente.
"Dove vuoi andare?"
"Dovunque, voglio solo sentire l'aria sulla faccia e il sole che mi riscalda il corpo. Voglio assaporare qualunque sensazione, qualunque cosa mi faccia sentire vivo."
"E va bene, vieni con me." Mi alzo, porgendoti la mano. Tu mi guardi perplesso, e sembri tentennare leggermente. Allora io ti faccio l'occhiolino, sorridendo sornione. "Stasera passerò la notte qui, e prima di dormire ti leggerò un racconto di Sherlock Holmes, il tuo preferito."
Solo allora il tuo viso si apre in un largo, luminoso sorriso. E la mia mano la afferri questa volta, la stringi saldamente nella tua, ti aggrappi come un naufrago ad un salvagente. E silenziosamente, so che mi stai dicendo "Grazie".
 
 
 

Note dell'autrice:
 

Salve a tutti! Per i coraggiosi che sono arrivati fino in fondo, vi ringrazio infinitamente di aver dedicato il vostro tempo a questa storia, e spero vivamente che vi sia piaciuta. Vorrei spendere due parole sulla conclusione, che ho lasciato vaga appositamente, in quanto preferivo concentrarmi maggiormente sul forte legame di amicizie che unisce Heiji e Shinichi.
Ovviamente, ognuno è libero di immaginare il finale che desidera, e io stessa ho voluto lasciare una fine aperta alla speranza, soprattutto per sottolineare la grande forza d'animo di Shinichi e come ritrovi la voglia di credere nei sogni grazie al suo migliore amico. Tuttavia presto farò un seguito, magari un'altra song fiction che spero non risulti noiosa, e lì spiegherò meglio com'è andata a finire veramente.
Di nuovo grazie a tutti per aver letto e un caloroso abbraccio!!
Sherry2000
  
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