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Autore: linpa88    07/11/2015    1 recensioni
Mary è una ragazzina dispotica e decisamente poco femminile con un caratterino autoritario, Gabriel invece è il bello di turno che tutte vorrebbero avere per la vita ma a lui una notte basta e avanza. Sembrerebbe la solita storia piena di cliché se non fosse che con Mary non esistono cliché; riuscirà Gabriel a conquistarla?
Genere: Angst, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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Mi scuso per l’enorme ritardo che porta la pubblicazione di questo capitolo. Pur troppo voglio sempre il meglio per le gif che devono rappresentare un pezzo dei ricordi narrati in questo capitolo e quando non ne riesco a trovare farle da me è l’unica soluzione ma il poco tempo a disposizione spesso mi è tiranno. Spero possiate perdonarmi. Amy


«Non puoi vivere ardendo e non bruciarti mai Mary. Guardati.»

A due cose stava pensando Mary mentre si dirigeva a quello strano appuntamento: la prima era che Alex, aveva troppa influenza su di lei e sulle sue, poco ferme, decisioni, la seconda era che dopo quel pomeriggio la scuola si sarebbe trovata uno studente in meno. E non era un eufemismo.

La costanza che Alex aveva messo nel convincerla ad andare all’appuntamento rasentava il lavaggio del cervello: in un primo momento aveva addossato scuse per lasciarla da sola puntando sulla noia e sulla curiosità che quelle parole avevano segretamente suscitato in Mary; fallito il tentativo, aveva adottato una preghiera continua, in nome della sua stessa curiosità, per sapere chi avesse osato mandarle quell’invito e sulla possibile reazione. In sostanza, Alex aveva fatto leva sulla stessa curiosità di Mary e sul possibile epilogo di quella disavventura, per convincerla a partecipare a quell’insolito invito; d’altro canto Mary, era segretamente curiosa, e anche se non lo aveva espresso a voce, qualcosa le diceva che Alex aveva bene inteso che quel dubbio facesse molto gola anche a lei, e non le fu difficile far crollare la sequela di no che le aveva riservato.
«Tanto, già so di chi si tratta...»
«E se non fosse lui?» Non avevano bisogno di dire quel nome ad alta voce, perché era rimasto insistente nelle chiacchiere delle due ragazze, anche quando queste avevano deciso di non dargli più importanza del dovuto.
«Vorrà dire che qualcun altro avrà motivo di canzonarmi, pare che ultimamente sia diventato lo sport preferito di molti.»
Alex non commentò, ma era ovvio che quella frecciatina era rivolta anche lei, tuttavia, conosceva troppo bene l’altra e sapeva che era solo il momento e la rabbia che la facevano parlare e niente in lei voleva farle veramente del male anche se sapeva dove colpire.


Quando la campanella segnò la fine delle lezioni, Mary accompagnò Alex fino al portone e mentre l’amica la salutava con la promessa di chiamarla più tardi, lei fece un sospiro teatrale e deviò a sinistra, uscendo così dal flusso di studenti che accorrevano verso l’uscita, per dirigersi verso quelle che erano le serre della scuola, dove alcuni pazzi ecologisti coltivavano le verdure che il più delle volte, venivano servite a mensa; con il biglietto nella mano e il regalo, ripescato dal fondo dell’armadietto, in tasca, si diresse spedita sul luogo dell’appuntamento. Gettata la borsa il più lontano possibile, si appoggiò con le spalle contro il vetro della serra mentre era ancora tutta intenta a rileggersi quel biglietto stropicciato, come se potesse scaturirne qualche nuovo indizio sull’identità del suo ammiratore segreto.
«Se avessi saputo che era così facile farti collaborare, ti avrei scritto molto tempo fa.»
Quando Mary alzò lo sguardo, non fu del tutto sorpresa di ritrovarsi il ragazzo davanti a lei; in un certo senso era consapevole del fatto che potesse esserci lui dietro tutto visto la sua insistenza della sera prima. Staccò il corpo dalla struttura della sera e gli rivolse un’occhiataccia ben più gelida di quella che gli aveva già mostrato la sera prima, perché non era furente. Di più. «Dovevo immaginarlo che tutta questa trovata fosse opera tua, proprio non riesci a capire quando è ora di smettere con il tuo essere insistente.»
«Sono stato sincero ieri sera, ma tu non mi hai dato modo di spiegarti il mio punto di vista e, ovviamente, sei giunta alle conclusioni sbagliate.»
Se si doveva annoverare un difetto di Mary, il più lampante, quello che lei stessa avrebbe ammesso, era quello di essere un filino permalosa; non è che non accettasse le critiche, semplicemente non accettava quelle critiche volte solo a fare del male gratuito alle persone o quelle che giudicava del tutto infondate. Così quando Gabriel la accusò di non avergli dato tempo di spiegare le sue reali intenzioni, la reazione della ragazza fu una soltanto. «Io sarei giunta alle conclusioni sbagliate? Beh non è che tu mi abbia lasciato molto da intendere, se ti dico che non voglio che mi tocchi più del dovuto, se ti dico che non voglio che tu mi faccia complimenti e poi tu osi baciarmi, non è che ci sia molto da spiegare sai?» Incrociò le braccia in un evidente segno di difesa nei confronti di quella “lotta” tra chi cercava di spiegare le proprie motivazioni; lo sguardo torvo, terminava i chiari ed evidenti segni di disapprovazione di tutta quella situazione e anche Alex avrebbe pagato cara la sua insistenza perché adesso sapeva bene che sarebbe stato meglio ascoltare quella vocina interiore che le diceva, insistentemente, di non andare all’appuntamento.
«Tu credi a prescindere che se qualcuno ti faccia un complimento, ti stia prendendo in giro, ora io non sono un esperto della psiche umana, ma questo denota una scarsa autostima verso se stessi non trovi?» Anche Gabriel, dal canto suo, sembrava furente per la piega che stava prendendo la cosa, era ovvio che fosse deluso dall’andamento della conversazione e probabilmente era convinto di giocarsi il fattore sorpresa al punto sa lasciarla ammutolita per un bel po’ di tempo. «Se io ti dico che sei carina, tu te la prendi perché non vuoi che ti vengano fatti dei complimenti, se cerco di dimostrarti che mi piace la tua compagnia, tu pensi che io ci stia provando, non so te ma vorrei ben capire come posso dimostrarti che le mie fossero delle nobili intenzioni.»
Mary rimase un attimo interdetta dalle sue parole, perché era stanca di ritornare sempre sullo stesso punto; non capiva dove volesse andare a parare il ragazzo e questo la innervosiva e le faceva perdere ancora di più la pazienza. «Non vedo perché uno come te dovrebbe farmi dei complimenti, sai le tue intenzioni sono facilmente fraintendibili.»
«Visto, hai dei pregiudizi verso di me. Solo perché tutti mi conoscono come il donnaiolo della scuola allora tutto quello che faccio, lo faccio solo per portarmi a letto te.»
Entrambi rimanevano a debita distanza l’uno dall’altra e la tensione era come un blocco di ghiaccio tra loro, nonostante Mary fremesse dalla voglia di prenderlo a schiaffi giusto per levargli dal viso quell’aria da spaccone come se avesse fottutamente ragione solo lui. Non aveva mai pensato al modo in cui un ragazzo potesse approcciarsi a lei per dimostrare il proprio apprezzamento nei suoi riguardi semplicemente perché, come avevano detto sia Alex che Gabriel, non era mai entrata nell’ottica che a qualcuno potesse piacere una ragazza come lei, e non perché non fosse carina, ma perché pensava che l’aspetto fisico non fosse l’unica cosa che contava in una situazione del genere e visto che tutti a scuola la evitavano come la peste, le rimaneva difficile pensare ad una situazione del genere con lei al centro di tutte quelle attenzioni. Mary non aveva pregiudizi, solo, sugli altri, Mary, prima di tutto, aveva pregiudizi su se stessa. Non riusciva a togliersi dalla mente che quella fosse solo una presa in giro, ma perché si ostinava a continuare, sperava veramente che sarebbe caduta tra le sue braccia solo per dargli la soddisfazione di vedersi sbeffeggiata? Probabilmente lui stava aspettando che lei ribattesse alla sua ultima affermazione, magari credeva pure che l’avrebbe smentito ma in quel momento non se la sentiva assolutamente di parlare, non sapeva cosa dire.
«Mary lo so che sembra difficile credermi, ma tu mi piaci sul serio ed io volevo solo dimostrartelo.»
«E c’era bisogno di attaccarsi insistentemente come una piovra per dimostrarmelo?»
L’espressione che fece Gabriel, fu di pura esasperazione come se niente a quella ragazzina le andasse bene; a quanto pare non riusciva a mettersi nella condizione di concedergli il beneficio del dubbio e per questo, credere nelle sue parole. «Era l’unico modo concreto che conoscessi, come si può mentire con un bacio? È qualcosa di così intimo e così pieno di significato che mi sembrava il modo adatto per dimostrare le mie serie intenzioni...»
Mary alzò finalmente lo sguardo incrociando gli occhi del ragazzo, una parte remota di sé aveva appreso le sue parole come un pugno dritto nello stomaco e Gabriel sfruttò quel momento d’incertezza per incalzare con la sua versione della storia. «…ho passato tanto tempo a incantare le ragazze con le parole e tutte cadevano ai miei piedi, a prescindere che queste m’interessassero o meno…»
L’occhiataccia di Mary fu, come al solito, molto eloquente in quanto i suoi trascorsi amorosi e sessuali non erano un argomento che le interessava trattare.
«…poi mi sono reso conto che l’unica persona che non era interessata a me, era quella che volevo e dovevo dimostrarle che le mie intenzioni fossero reali.»
«Aspetta…» Mary stoppò la sua sequela di parole, un po’ per darsi il tempo per assimilare tutte quelle informazioni, un po’ per trovare un appiglio per divincolarsi da quella situazione così imbarazzante. «… sono passati due giorni dal ballo e tu sei follemente innamorato di me? Non so se ti rendi conto dell’improbabilità della cosa.»
 «No, è ovvio che tu non sappia da quanto tempo nutro dei sentimenti per te. Vuol dire che sono stato bravo a nasconderli per tutto questo tempo.» Gabriel fece un gesto evasivo con la mano, come se quella confessione fosse qualcosa di normale, come se si stesse parlando del tempo o di una normale routine quotidiana; Mary invece era rimasta così sconcertata dalle sue parole che stava cercando di fare mente locale nel carpire qualche segno che aveva, involontariamente, ignorato e potesse rivelargli le vere intenzioni del ragazzo, ma non trovò niente che le fosse utile e questo non fece che gettare più confusione tra i suoi pensieri.
«L’uomo afferma sempre che alle parole predilige i fatti, lo diciamo sempre che le azioni sono meglio di tante parole perse nel vento, e se con un fatto posso dimostrarti che tu mi piaci, allora lo farò e tu potrai prendermi a schiaffi quanto vorrai, io non desisterò comunque.»
Era disarmante la tranquillità con cui lui parlava di ciò che diceva di provare per lei, Mary non era abituata a quel tipo di attenzioni, aveva ragione Alex, perché aveva passato così tanto tempo a stare lontana da quel genere di persone per avere la sua tranquilla vita, che si era dimenticata che quel tipo di esperienze al liceo, belle o brutte che fossero, erano comunque importanti, mentre lei si era fasciata la testa precludendosi il bello e il brutto. Ma poi lei aveva bisogno di un ragazzo? Innamorarsi riportava a galla solo una questione fisiologica, quella di riprodursi, di tanto in tanto accadeva qualche storia d’amore che funzionava ma, per il resto, erano amori ordinari volti a formarsi una famiglia, dei figli, non invecchiare da soli e poi morire. Non era una cosa impellente di cui il genere umano aveva bisogno, non era un must perché al mondo c’erano tante persone sole e ugualmente felici e tra le persone più improbabili al mondo, lui sembrava essersi innamorato di lei, una ragazza a cui non aveva mai sfiorato l’idea di assolvere a quella grande fase della vita di tutti gli esseri umani. Non si arrischiava a parlare, perché più lui andava avanti più lei continuava ad aggiungere informazioni nel cervello su cui aveva bisogno di riflettere; era così strano, perché in un altro momento, avrebbe preso e se ne sarebbe andata così su due piedi, ma doveva riconoscere che il discorso di Gabriel aveva un certo filo logico perché lei non si sarebbe mai lasciata abbindolare da tante parole belle e smielate. Era quello il dubbio che l’attanagliava, lui aveva capito che le parole non l’avrebbero convinta della veridicità dei suoi sentimenti, solamente che aveva scelto un pessimo modo per dimostrarglieli con i fatti; persino con il biglietto aveva centrato perfettamente il nocciolo della questione, scrivere sdolcinate parole d’amore avrebbe contribuito a farla scappare solamente dall’altra parte, doveva aver imparato bene come comportarsi con lei da rasentare la perfezione e, a parte per il bacio e la sua insistenza, non poteva avercela con lui per averci provato con lei. «E Marie?» Il dubbio le si insinuò, prepotente nella testa, mentre stava ancora cercando di fare mente locale tra quella miriade di informazioni; ancora una volta una remota pare di se stessa stava mettendo in atto quel meccanismo di autoprotezione con cui era sopravvissuta tutto questo tempo, cercava un appiglio con cui farlo desistere dalle sue intenzioni e liberarsi della sua presenza una volta per tutte. «Lei è la tua ragazza, tutta la scuola lo sa.»
«Cosa?» Lo sgomento che traspariva dalla sua voce la lasciò un attimo interdetta, il suo cervello stava veramente per esplodere e non riusciva ad immagazzinare altro. «Io e Marie non stiamo più insieme, non lo siamo mai stati in realtà e qualsiasi cosa tu abbia mai sentito è del tutto falsa.»
Mary schiuse la bocca del tutto spiazzata da quelle parole, sperava che la ragazza costituisse l’ultimo brandello di scusa che convincesse il ragazzo a desistere e invece veniva a scoprire che lei non era niente per lui. Probabilmente lui sentì il bisogno di dare voce ai suoi pensieri così confusi giustificandosi con lei per quello che era successo con l’altra ragazza. «Io e lei…» Per la prima volta sembrava lui quello sofferente, come se il solo ricordo di lei gli facesse male, anche se lei non riusciva a capire cosa potesse essere successo tra di loro da poter fare così male, incarnavano la perfetta storia d’amore destinata a durare, una di quelle che hanno il proprio lieto fine come se uscisse dal più romantico romanzo mai scritto. «Sembravamo perfetti vero? Ma noi non abbiamo mai avuto una vera e propria relazione. Stavo bene con lei ma non ha funzionato perché ero terrorizzato dalle emozioni che provavo. Era la mia prima volta. In tutti i sensi, sia livello fisico che sentimentale e lei era così delicata; mi sono reso conto che aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lei ed io non ero quella persona a prescindere da quanto potessi cambiare per lei. Non l’amavo ma ero legato a lei e questo mi faceva paura.»
Quelle parole uscirono come una doccia gelata, non solo si stava esponendo, ma stava mostrando quella parte così dolce? Gentile? Sentimentale di lui che cozzavano con l’idea che aveva sempre dato di sé stesso. Era troppo, aveva bisogno di fuggire da quella situazione perché era arrivata a un punto che non poteva immagazzinare nessun’altra informazione a riguardo di lui di questa situazione. Riprese lo zaino rimettendoselo in spalla e scosse la testa come se volesse scacciare qualsiasi altro pensiero che cercasse di insinuarsi nella sua mente. «Scusami, io… devo andare.»
«Aspetta Mary!» Nel cercare di trattenerla le afferrò la spalla costringendola a fermare la sua fuga, sapeva bene che si stava giocando il tutto per tutto in quel momento e che non poteva trattenerla oltre, era evidente che l’aveva destabilizzata con quell’incontro ed era consapevole che era necessario darle il tempo di pensare, anche se questo significava perderla; lui era uno che correva il rischio a differenza della ragazza, per lui averci provato era più importante del non provarci e poi avere un rimorso. «Mia mamma è sempre stata una grande estimatrice di d’Annunzio, quando sono nato, ha voluto omaggiarlo dandomi il suo nome ed io sono cresciuto tra i suoi scritti. Per ironia della sorte, è sua la frase che afferma che non si può vivere ardendo e non bruciarsi mai.»
Era chiaro il riferimento del ragazzo a concedergli almeno una possibilità, a provare ad aprirsi alle possibilità che il mondo le offriva a prescindere dalla paura che poteva avere di scottarsi pur di non avere rimorsi, ma lei era disposta a gettarsi in questo mondo così sconosciuto lasciandosi alle spalle una vita di premure e difesa verso tutto quello che poteva farla soffrire? Con un movimento del corpo si liberò della sua stretta e si diresse verso il giardino antistante della scuola, per mettere quanta più distanza poteva tra lei e lui; non era neanche pronta ad affrontare l’interrogatorio di Alex, così decise di fare una deviazione verso il parco in centro città e di affogare tra tutti quei pensieri che le affollavano la testa. Il solo accettare di starlo ascoltare le aveva causato più confusione di quanta ne potesse sopportare, ed era consapevole che più andava avanti, più si sarebbe dovuta esporre alla vita e non era sicura che fosse in grado di farcela.



   
 
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