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Autore: EmmaStarr    07/11/2015    2 recensioni
Alexander Lightwood appartiene alla Gilda di assassini più potente di New York, gli Shadowhunters. Ma cosa succede se gli viene assegnato l'unico incarico che non potrà mai svolgere?
* * *
«Quindi sembra proprio che dovrò ucciderti» sospirò Alec fra sé e sé, lanciando il biglietto nel fuoco. «Magnus Bane.»
* * *
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Magnus Bane degli Warlocks è sempre stato un tipo eccentrico: ogni giorno un'idea nuova, un nuovo divertimento. Ma che succede se la sua vita viene messa improvvisamente a rischio?
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«Gli Shadowhunters vogliono uccidermi?» ripeté, cercando di non mostrarsi troppo spaventato. Lo sapevano tutti, in città, che avere gli Shadowhunters contro era un gran brutto affare.
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Due ragazzi, due vite agli antipodi destinate a collidere. Cosa si è disposti a mettere in gioco per amore? Quanto si è disposti a perdere?
* * *
[Malec] [assassini!AU]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-V-


 

Alec camminava avanti e indietro, incapace di trattenere l'ansia. Chi era quella donna? Perché voleva parlare proprio con Magnus? Era indubbiamente bella, con quei boccoli biondi che le ricadevano sugli occhi dandole un'aria misteriosa, raffinata. Era addirittura francese: Magnus gli aveva raccontato di essere stato in Francia, per un certo periodo. Si erano conosciuti là? C'era stato qualcosa tra di loro?

Inutile, non ce la poteva fare: non era già tutto abbastanza complicato? In quel momento Magnus voltò l'angolo della strada e i suoi occhi si incastrarono a quelli di Alec: gli dedicò un minuscolo sorriso, poi distolse lo sguardo. Alec sapeva benissimo che faceva così per evitare che qualcuno dall'Istituto potesse vederli in un atteggiamento intimo, e dovette trattenersi dal corrergli incontro. Appena furono abbastanza vicini, però, lo prese in disparte. «Stammi addosso e non entrare in nessuna stanza a parte quella che ti diremo» ordinò. «Abbiamo tutto il Conclave col fiato sul collo, e anche se non credo che si faranno vedere fidati che ti terranno gli occhi incollati tutto il tempo. Ah, e se dovessi vederli cerca di non parlare se non sei interpellato ed evita commenti di alcun genere. Sai com'è fatta questa gente, loro non...» La voce gli sfumò. Loro non ti vedono neanche come un essere umano.

Magnus sollevò un sopracciglio. «Smettila di preoccuparti per me» disse maliziosamente. «Sono perfettamente in grado di rapportarmi con gente che mi reputa spazzatura» assicurò, e si avviò a passo di carica verso l'ingresso.

Alec sospirò e gli venne dietro, cercando con tutte le sue forze di ignorare il panico. «Ed è... è la prima volta che entri nell'Istituto?» domandò, cercando di non pensare a quello che la presenza di Magnus nell'Istituto poteva rappresentare. Dannazione, e se a qualcuno fosse venuta la bella idea di farlo fuori? No, no, non era possibile: avevano contattato ufficialmente la Gilda degli Warlocks, se Magnus non fosse tornato indietro sarebbe stata guerra aperta tra le due Gilde. Non se lo potevano proprio permettere, non con tutta la faccenda di Sebastian.

Magnus si concentrò un attimo. «No, non c'ero mai stato. Ragnor sì, però. Una specie di riunione con tutte le Gilde, roba noiosa. Ehi, a proposito, non mi presenti i tuoi amici? Dopotutto, ora tu conosci i miei!» esclamò all'improvviso.

Alec ci aveva pensato: era il caso di portare anche Jace e Izzy, con la potenziale partecipazione di Clary e Simon? Dopotutto, gli ordini erano semplicemente di portarlo fino alla cella. Non c'era nessun bisogno della scorta. D'altra parte, era grazie al lavoro combinato di Simon e degli Shadowhunters se Camille era stata presa. E Isabelle aveva lasciato a intendere diverse volte che moriva dalla voglia di conoscere Magnus, quindi...

«In effetti gli ho già detto che possono aspettarci là» sospirò.

Magnus spalancò leggermente gli occhi, stupito. «Ah, davvero? Beh, fantastico!» commentò, soddisfatto.

Camminarono in silenzio lungo gli stretti corridoi che conducevano alla zona delle segrete. Alec stava sudando freddo: aveva deciso di non chiedere nulla, se l'era ripromesso più e più volte, ma... «Quindi, uhm, tu e Camille Belcourt vi... vi conoscete, o...» borbottò, avvampando. Era un bambino, si dava fastidio da solo.

Magnus sospirò, passandosi una mano sulla fronte. «Siamo stati insieme per un po', a Parigi» rispose, cauto. Ad Alec sembrò come se Magnus avesse rigirato quella frase nella mente in mille modi diversi, cercando di farla suonare meno sbagliata, per non farlo preoccupare. Inutile dire che l'intento non era stato raggiunto.

Cosa intendeva Magnus con “un po'”? Quanto erano stati insieme? Come si erano conosciuti? Le aveva detto “ti amo”? Chi aveva lasciato chi? Alec moriva dalla voglia di conoscere tutti i dettagli, e allo stesso tempo non ne voleva sapere assolutamente nulla. Sentiva una sensazione orribile nel petto, come se la storia di Magnus con Camille -una ragazza, che per di più non aveva nessuna intenzione di ucciderlo- fosse molto meglio della loro, molto più sana, più giusta. Si sentiva quasi in colpa per non essere quello che era Camille.

Prima che potesse dar voce ai suoi pensieri, però, raggiunsero la porta della cella. E con questa anche Izzy, Jace e tutti gli altri. «Ah, quindi tu devi essere Magnus Bane!» esclamò Clary, avvicinandosi e porgendogli la mano. «Mia madre mi ha parlato di te. Io sono Clary Fray!»

Magnus sorrise con eleganza. «Ah, tua madre, una donna deliziosa» assicurò. «Noi invece ci conosciamo già, dico bene? Ma trovo che sia sempre meglio vedersi in circostanze che non comprendano vite umane in pericolo» aggiunse poi, strizzando l'occhio a Jace e Isabelle.

Alec non poteva dire di non esserselo aspettato: era tipico di Magnus comportarsi così con tutti, ammaliare chiunque con i suoi modi esageratamente eleganti e maliziosi.

«È un piacere conoscere anche te... Spencer, dico bene?»

«Simon» lo corresse quello, imbarazzato.

Alec sentiva uno strano miscuglio di sensazioni nel petto: da una parte, era orgoglioso di Magnus, era felice di vedere in che modo riusciva ad impressionare tutti quanti. Dall'altra, però, il pensiero di Camille lo faceva ancora rabbrividire. E infatti non riuscì a trattenere una smorfia quando Isabelle commentò: «La signorina Belcourt attende in questa stanza. Non possiamo farti entrare da solo, quindi...»

«Verrò io» la interruppe Alec. Avevano deciso così con il Conclave: considerando la condotta irreprensibile di Alec e il fatto che era stato in contatto con Magnus per diverso tempo, avevano deciso di fare così.

«Grandioso!» sorrise Magnus, prima di prenderlo per mano. Alec arrossì di botto -andiamo, non davanti a Jace, per favore- ma non si ritrasse: tutti quelli che erano lì, dopotutto, sapevano. E il pensiero che Magnus volesse entrare nella cella di Camille mano nella mano con lui aveva un che di davvero confortante.

«Andiamo» affermò, sicuro, e spinse la porta della cella.

 

* * *

 

«Beh, non è andata così male» asserì Magnus, sorridendo incoraggiante.

Alec sospirò pesantemente senza dire una parola. Magnus non ci diede peso e continuò. «Voglio dire, alla fine cosa voleva? Sembrava una specie di rimpatriata. E poi odio quando parla per enigmi, non si capiva se voleva che intercedessi per lei con gli Shadowhunters o se mi ha fatto chiamare solo per vedermi, come se...» si interruppe, come indeciso sulla maniera migliore per concludere la frase. «Comunque sia, credo di averle dissolto ogni dubbio. Sicuramente non intercederò per lei: ha infranto gli Accordi tre anni fa, ed è giusto che paghi!» Ormai stava parlando a ruota libera, sperando con tutte le forze che Alec la smettesse di fare quell'espressione.

Perché davvero, Magnus avrebbe preferito passare un'intera nottata nel peggiore tugurio Werewolves della città -e tutti sapevano come erano soliti divertirsi, quelli là- piuttosto che passare un secondo di più con Camille. Era stata una delle sue storie più importanti, e molto probabilmente la più dolorosa di tutte. Lei lo aveva tradito, umiliato e trattenuto in una specie di limbo per un sacco di tempo prima della rottura definitiva: due parole dette in fretta, con noncuranza, senza guardarlo negli occhi. E a Magnus ce n'era voluto, di tempo, prima di ricominciare la sua vita senza voltarsi indietro.

Quando Alec aveva spalancato la porta della cella, però, Magnus non aveva avuto paura: non c'era niente che lei potesse dirgli che lo avrebbe fatto vacillare. Ci aveva provato, oh, se ci aveva provato. Forse sperava di fare leva sulla parte di Magnus che ancora provava qualcosa per lei, ma lui era stato una roccia.

«Ti ha toccato» mormorò Alec, così piano che Magnus per poco non lo sentì.

«Prego?»

«Ti ha preso per mano e ti si è strusciata addosso» spiegò Alec fissando il pavimento. «È evidente che cercava di sedurti per... usarti per i suoi scopi» sbottò come se fosse esclusivamente colpa di Magnus, continuando a camminare. Erano usciti dall'Istituto già da un po', e stavano passeggiando per Central Park. C'era il sole, e sarebbe stata un'ottima giornata per, boh, stare sdraiati a baciarsi sull'erba, tanto per dirne una. E invece no, dovevano stare lì a parlare di come Camille lo avesse toccato. Insomma, non che non lo avesse fatto, però...

«Dai, non preoccuparti» cercò di sorridere Magnus. «Te l'ho detto, con lei è finita. Adesso mi interessi solo tu» aggiunse malizioso, sporgendosi in avanti per baciarlo.

Alec si ritrasse. «Siamo in mezzo a un parco» sibilò, senza nessuna intenzione di abbandonare quell'atteggiamento ostile.

Magnus sospirò: lo capiva, davvero. Non sapeva come si sarebbe comportato lui se fosse spuntata fuori un'ex ragazza di Alec, dopotutto. Anzi, forse il problema era proprio quello: siccome Alec non aveva mai avuto una relazione, non era nemmeno abituato a quella situazione e non sapeva gestire la gelosia. Non provava nemmeno a nascondere quando la faccenda di Camille lo avesse turbato, era come un libro aperto, senza filtri. Sorrise un po' e gli si avvicinò, cercando di nuovo di baciarlo. Alec lo schivò, testardo, e allora Magnus si limitò a fissarlo negli occhi a meno di un centimetro di distanza dalla sua faccia. «Ti ho detto di non preoccuparti» sussurrò, malizioso.

Alec avvampò. Succedeva sempre più raramente, ormai, e ogni volta per Magnus era una piccola vittoria. «N-non sono preoccupato. Non per questo» borbottò, abbassando lo sguardo. «È un periodo complicato per tutta la Gilda, con le nuove informazioni su quel Sebastian, e Camille potrebbe essere una pedina importante, se...» sospirò. «Non dovrei dirtelo» aggiunse in tono di scuse.

Magnus scosse la testa. «Sta' tranquillo, non sei tenuto a dirmi nulla» assicurò. Sapeva che Alec rischiava già abbastanza così senza che tra le sue accuse spiccasse anche la voce “spia per gli Warlocks”.

«No, non è niente di super-segreto, voglio dirtelo» si oppose però Alec. «In pratica, i Vampires stanno prendendo in considerazione l'idea di unirsi a Sebastian. È per via del loro legame con i Faires, sai» mormorò. Magnus trasalì: quella sì che sarebbe stata una complicazione. «Raphael si è dichiarato contrario, quindi formalmente sono ancora dalla nostra parte, ma ci sono alcuni gruppi che spingono perché la situazione cambi.. e alcuni del Conclave sperano che con Camille dalla nostra parte anche quelle minoranze potranno essere annullate. Sai, per via della sua influenza eccetera. In cambio le consentiranno l'assoluzione da tutte le accuse. Quindi, vedi, più che una prigioniera è considerata quasi un'ospite.» Sputò quelle parole con tutto il disprezzo di cui era capace. «E, finché terrà fede alla parola data, non ho dubbi che le concederanno tutti i favori che vuole. Quando ha chiesto di vedere te... Cioè, da una parte se lei ti vuole il Conclave potrebbe addirittura revocare l'ordine di ucciderti, però...» la voce sfumò.

Magnus non disse nulla, cercando di metabolizzare la notizia. Certo che se erano disposti a tanto pur di avere Camille dalla loro parte, gli Shadowhunters dovevano essere davvero disperati. D'altra parte, perdere un'intera Gilda ormai avrebbe rappresentato una rovina quasi assicurata, e non potevano proprio permetterselo. Certo che, da qui a fidarsi di Camille... «Non puntateci troppo, su questa cosa» commentò alla fine. «Camille è una donna scaltra. Non è detto che terrà fede alle sue promesse, anche se esaudirete ogni suo capriccio.» Al pensiero di poter essere lui uno di quei capricci non riuscì a trattenere un sorriso amaro: sicuramente Camille non lo voleva in quel senso. Aveva bisogno di protezione, forse, o di un piano di scorta nel caso le cose fossero andate storte. Forse aveva saputo della sua condizione -aveva orecchie dappertutto, non era un mistero- e sperava di poterlo tenere in scacco con un qualche accordo: io ti proteggo dalla Gilda che ti vuole uccidere, tu fai tutti i lavoretti sporchi per me. Immediatamente sentì che avrebbe preferito morire con dignità che vivere in quel modo.

«Lo so, ma... sono tutti disperati» sospirò Alec. «Sembrano impazziti: abbiamo giustiziato già due traditori, o sospetti traditori. Spie di Sebastian» precisò. «E le soluzioni che propongono sono tutte diverse: c'è chi vuole abbandonare tutte le Gilde alleate, e chi invece vuole consolidare di più i rapporti; chi vuole cercare di scendere a patti con Sebastian e chi dice di distruggere lui e chiunque sia sul suo cammino; chi vuole riprendere le missioni e chi no... finora non abbiamo ancora deciso nulla, e ti giuro, la situazione ci sta sfuggendo di mano troppo in fretta» concluse con uno sguardo triste. «Non so cosa sia meglio per te, Magnus» aggiunse inaspettatamente. «Forse è davvero il caso che tu vada con Camille. Se non altro, lei saprebbe tenerti al sicuro?» concluse esitante, come se fosse una domanda.

Magnus sollevò un sopracciglio, sorpreso: dopo tutto quel discorso si aspettava che Alec avesse quasi dimenticato la storia di Camille, preso com'era dalle vicende della sua Gilda. Quella situazione era abbastanza da far andare fuori di testa chiunque, e nonostante tutto Alec si era preoccupato per lui: non solo gli aveva rivelato tutte quelle informazioni, ma prendeva in considerazione l'ipotesi che più di tutte lo faceva soffrire, per il suo bene. Magnus sfoderò un sorriso scintillante. «Non so cosa ne sarà di questa città, Alexander, ma Sebastian dovrà metterla a ferro e fuoco tutta quanta prima che io decida di diventare l'animale da compagnia di Camille Belcourt. E non c'è indennità che tenga, mi sono spiegato?»

Alec sorrise. «Sì, certo.»

«Andiamo ancora in vacanza, vero?» cambiò bruscamente discorso Magnus, facendo vagare lo sguardo nel cielo senza nuvole.

Il sorriso di Alec si allargò. «Ho già sistemato tutte le carte. Lunedì prossimo a casa tua?»

«Non fare tardi!» ghignò Magnus prima di prenderlo per la testa e baciarlo. Questa volta, Alec non si ritrasse.

 

* * *

 

Alec camminava avanti e indietro per il corridoio, indeciso sul da farsi. Dopo aver parlato con Magnus quella mattina si era sentito bene... per circa dieci minuti. Poi erano arrivate le preoccupazioni. Magnus sarebbe stato davvero meglio con Camille? Dopotutto, lei gli prometteva la salvezza, seppure con qualche restrizione. Cosa poteva offrirgli lui, invece, oltre che alla morte? Da quando avevano interrotto le missioni, Alec stava facendo di tutto per dimenticare che, un giorno, avrebbe davvero dovuto uccidere Magnus, ma la realtà tornava a bussare alla sua mente a intervalli regolari. Questa cosa non poteva durare, e se mai avessero sconfitto Sebastian non avrebbe più avuto scuse. Quasi quasi, a volte pensava di non volere che la guerra finisse, così da poter avere più tempo da passare con Magnus.

Un rumore gli fece voltare di scatto la testa: la porta si stava aprendo. Una bellissima chioma bionda fece capolino dall'uscio e si guardò intorno. «Ah, sei tu il mio accompagnatore ufficiale?» domandò. Persino la sua voce era splendida, musicale e delicata.

Alec si schiarì a gola. «Sì, sono io. Mi segua, per favore.»

Camille ridacchiò piano, come una cascata di campanelli dorati. Aveva un che di lezioso, quasi nauseante: più ascoltava la sua voce, più le prime impressioni di bellezza e perfezione sbiadivano. Era come un profumo dolcissimo che inizia a dare la nausea dopo pochi minuti. «Non c'è bisogno di darmi del lei, sai? Quanti anni avrai, diciannove? Ho appena quattro anni più di te.»

«Diciotto» mormorò Alec, abbassando lo sguardo. Camille era anche più grande di Magnus, quindi. Dovette mordersi la lingua per tenere a freno le domande che gli frullavano nella mente: com'era stato essere la ragazza di Magnus? Per quanto tempo era durata? Aveva detto a lei le stesse cose che ora diceva a lui? La aveva guardata nello stesso modo? E perché si erano lasciati? Sentiva la sua mancanza? Ma soprattutto, lo amava ancora? Sarebbe stata disposta a proteggerlo, nel caso... Quel pensiero gli faceva più male di tutto il resto: d'accordo, lo ammetteva, era geloso marcio. Se avesse potuto, avrebbe cancellato completamente Camille Belcourt dalle loro vite. Eppure, lei era stata con Magnus. Lo conosceva meglio di lui, sapeva cose di lui che Alec nemmeno immaginava. Una voce dal delizioso accento francese interruppe i suoi pensieri. «Senti, posso farti una domanda personale?»

Alec deglutì. «Di' pure.»

«Ma tu sei il nuovo ragazzo di Magnus?»

Per poco Alec non inciampò nei suoi stessi piedi, e Camille rise di nuovo. Alec già odiava quella risata. «Ah, allora è vero! Sì, ha sempre avuto gusti del genere. Mi ricordo di un ragazzo, un certo Will Herondale, se non sbaglio...» sembrò riflettere un po', poi scosse la testa e continuò. «Beh, Magnus ha avuto un sacco di storie, ma di sicuro lo sai già» commentò noncurante. «È per questo che hanno mandato te a prendermi, giusto? Perché frequenti Magnus!»

In realtà, Alec si era offerto volontario per accompagnarla dalla sala degli interrogatori alle sue stanze in preda ad un insano spirito masochista: forse voleva davvero parlarle, oppure voleva semplicemente studiare da vicino la ragazza che era stata la ragazza di Magnus. Ma al momento non riusciva a concentrarsi su nient'altro che non fosse la domanda che gli frullava in testa: «Cosa intendi con “un sacco di storie”?» domandò, odiandosi profondamente.

Gli occhi di Camille luccicarono. «Ah, non lo sapevi?»

«Non so molto del passato di Magnus» si scusò Alec, dandosi dello stupido subito dopo. «Cioè, lui è abbastanza riservato, col fatto che, beh...»

«Che tu devi ucciderlo, giusto?» domandò angelicamente lei.

Il mondo si congelò in una frazione di secondo. Alec mantenne la calma. «Che cosa intendi dire? Non farei mai una cosa simile, va contro gli Accordi!» esclamò con la voce che non tremava.

«Ah, no?» domandò innocentemente lei. «Avrò capito male… Eppure sarebbe un vero peccato, non trovi? Io avrei potuto aiutarlo davvero, se fosse stato così. Anzi, conosco un modo che avrebbe potuto aiutare entrambi, anche te. Di solito funziona così: tu fai un favore a me, io ne faccio uno a te. Oh, questa dev'essere la mia stanza, dico bene?» indicò una porta sulla destra. «Ah, se avessi voglia di parlare di Magnus, o, beh, di quello che vuoi... Sai che noi Vampires non dormiamo mai.» Gli strizzò l'occhio. «Ci vediamo stasera?»

Si chiuse la porta dietro le spalle, e Alec rimase immobile, una gran voglia di urlare.

Come aveva fatto Camille a sapere della sua missione? Aveva davvero una soluzione efficace per quella situazione? Una cosa era certa: quella notte avrebbe avuto tutte le risposte, in un modo o nell'altro.






Angolo autrice:
D'accordo, sono un essere spregevole. Mi spiace tantissimo, ho lasciato passare un mese intero dall'ultima volta che ho aggiornato! La scuola mi ha dato davvero il tormento, di recente, e non ho trovato un attimo per mettere giù le idee che avevo nella testa per questa storia. Ma ora sono tornata e ho anche iniziato un pezzo del prossimo capitolo, che vi prometto che stavolta arriverà in orario settimana prossima!
Intanto è entrata in scena Camille: come vi è sembrata? Quale sarà il suo piano? E tra Magnus e Alec, come andrà?
Un grazie immenso a chi è arrivato fin qui e a chi segue questa storia nonostante tutto, non mi merito!
Un abbraccio
Emma <3
  
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