Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: _Nephilym_    08/11/2015    3 recensioni
Regina è la regina che noi tutti conosciamo, rigida, spietata e potente.
Emma è qualcosa di diverso da chiunque altro, l'ultima di una stirpe, isolata per scelta propria dal resto del mondo, fino a che non riceve una misteriosa lettera inviata da una potente sovrana che richiede il suo aiuto.
Swan queen in tutto e per tutto.
Snow non ha mai incontrato regina.
Il mondo è leggermente diverso a quello dello show.
Nei capitoli futuri sarà presente anche la red beauty.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash | Personaggi: Belle, Emma Swan, Regina Mills, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'opera di once upon a time non mi appartiene, nè mi appartengono i personaggi rappresentati in questa storia.

Il cavallo avanzò lentamente con noncuranza tranciando con le lunghe gambe la foschia mattutina che aleggiava in ogni estremità della piana.

Il sentiero si intravedeva appena nella semioscurità ma il cavaliere non vi badava troppo: teneva tacitamente le redini con la mano destra, senza però adoperarle realmente, così che il destriero andasse quasi a briglia sciolta, l'altra mano riposava sul ruvido bordo della logora sella nera, imbrigliata in un pesante guanto in pelle.

I suoi occhi vagavano vacui per la rada vegetazione di sterpaglie disseminata tutt'intorno al sentiero.

Occhi vuoti, spaventosi li definivano in molti.

Per lei erano sempre e solo stati occhi tristi, specchio e simbolo di un destino che le era stato imposto, ma che non era mai veramente stato suo.

Si domandò dove fosse.

Aveva da tempo superato il dormiente e silenzioso villaggio di Bruma, affiancato a quello stretto ruscello che aveva seguito sin dalla cima dei monti arborei, oramai da un'ora buona, quando ancora il regno era immerso nel beato silenzio e buio tipico delle poche ore che precedono l'alba.

Di lì in poi i cartelli si erano fatti sempre più radi, fatto insolito per un sentiero posto a condurre ad una città, specialmente se la città in questione era di grande fama e importanza come quella in cui era diretta lei.

Ciò l'aveva portata a dubitare di aver intrapreso il cammino errato.

Sorrise scrollandosi quel pensiero di dosso.

Lei non si perdeva mai.

Per anni, decadi, aveva viaggiato per le sconfinate terre di Normeria, dalle fredde e barbariche regioni montuose dei territori di occidente, alle calde isole del sud, centro di qualsiasi attività marittima, fino ad arrivare al regno centrale ad oriente del grande oceano, cuore e fulcro del nuovo impero.

Tutto in quel mondo le era noto, dal più piccolo fiumiciattolo al più insignificante cespo di bacche di ginepro.

Ma il suo sorriso si increspò.

Era anche vero, che erano passati anni dall'ultima volta che aveva attraversato l'oceano per recarsi in queste terre, avendo preferito rimanere isolata dal mondo, forzandosi in un esilio spontaneo sulle montagne del Nord, in un vano tentativo di sfuggire ai suoi doveri.

I suoi occhi si spostarono quasi autonomamente su un leggero bagliore in lontananza.

-Almeno un miglio- pensò osservando comparire un grappolo di luci a ovest.

Dopo poco più di dieci minuti di cammino poté scorgere allo stesso modo delle alte mura protettive, scure come la notte che stava lentamente abbandonando la piana.

Per lo meno sapeva di non essersi persa; il suo sorriso si allargò minimamente, senza però raggiungere gli occhi, che continuarono a brillare di quel tetro giallo felino, mentre la stretta della mano destra sulle redini si faceva più salda e il suo piede andava a picchiare con decisione sul largo fianco dell'animale, ridestandolo da quello stato di torpore e portandolo a galoppare animatamente lungo il sentiero ancora invaso da un leggero strato di nebbia, affondando sempre più gli zoccoli nel terriccio bagnato.

Quando giunse dinanzi il lungo ponte in massiccia pietra antecedente la città, il cielo si era ormai da tempo tinto di una lucida sfumatura di grigio, che, si ritrovò a pensare, una volta rimosso il cappuccio, avrebbe donato alla sua pelle un pallore maggiore persino a suo già naturale colorito perlaceo.

Fece rallentare il cavallo facendolo avanzare lentamente su per il ponte, mentre gli zoccoli risuonavano a contatto con la pietra in un sonoro battito regolare, e si assicurò maggiormente il cappuccio sul capo, così da oscurare totalmente il volto.

Spinse il petto infuori, così che lo sfavillante medaglione accostato al lungo mantello desse sfoggio di se.

Le guardie semi appisolate ai lati dell'imponente cancello, si spostarono quel tanto che bastava per impedirle a lei ed alla sua cavalcatura il passaggio attraverso i bastioni.

Arrestò il cavallo senza una parola, dando l'opportunità ai due di analizzarla.

Quello alla sua sinistra appariva giovane, troppo a suo giudizio, con i capelli tagliati di netto alle spalle, segni di un'acne non ancora superata e una beata espressione ebete dipinta in volto.

L'altro, a differenza del compagno, era di età avanzata, statura media, calvo e con una severa, quasi marmorea, espressione severa scolpita sul volto rugoso, lasciato in bella vista dal largo elmo nero, sfoggiata come una medaglia a simbolo di anni ed anni di esperienza.

I loro occhi caddero irrimediabilmente sul solitario medaglione al collo della ragazza e la loro posizione si irrigidì, donando ad ognuno un paio di centimetri di statura in più.

“Non è ammesso l'ingresso a quelli come te” mormorò il giovane in una mal interpretata minaccia, sputando poi ai piedi del cavallo e facendosi scivolare il lungo pennacchio dell'elmo in volto.

Il vecchio gratificò il giovane con uno sguardo glaciale che troncò sul nascere quel sorriso compiaciuto che stava facendosi strada sul suo viso paffuto.

“Non dovrebbe essere ammesso neanche agli stolti come te” borbottò con voce roca prima di tornare a concedere la sua più totale attenzione alla straniera.

“E' richiesto un lasciapassare per essere ammessi in città” tossì poi in tono serio, la ragazza si allungò sulla sella, infilando velocemente la mano in una delle numerose sacche da viaggio legate alla sella e ne tirò fuori un plico in pergamena sigillato da un complesso stemma in lacca cerata nera, e lo porse all'uomo.

Lui lo afferrò stando ben attento ad evitare qualsivoglia forma di contatto fisico, portando la giovane a trattenere una risata, le ruvide mani sprovviste di guanti aprirono velocemente il documento, dopo un momento di incertezza dato probabilmente dal riconoscimento dello stemma cittadino.

I suoi freddi occhi saettarono velocemente sul foglio, analizzando da parte a parte la lettera, fino a fermarsi sulla firma, per poi andare a scontrarsi contro quelli innaturali della viaggiatrice.

Non una parola, gli bastò vedere quel tetro bagliore malamente celato dal cappuccio.

Sollevò un braccio sul capo e fischiò tre volte per poi rotearlo velocemente.

Lei, dal suo canto, finse di non vedere il panciuto individuo che prese a dimenarsi sui bastioni tirando leve, e stette in silenzio ad osservare il lento salire della grata in ferro di fronte a loro.

Finse anche di non sentire il basso lamento del giovane una volta che li ebbe superati, o la velata minaccia gracchiata in risposta dal vecchio, lei si limitò a condurre il cavallo giù per il ripido ponte di pietra che portava a quell'enorme fulcro vitale che era Drassol.

Capitale del nuovo impero.

Luogo d'origine di ogni complotto, piano o intrigo che potesse avvenire nelle terre dell'est.

Posta al centro di un largo e lungo fiume che e circondava buona parte abbracciandola in un irregolare semicerchio, prima di procedere verso il nord-est, in direzione dei monti dei re caduti.

Era stata definita la città più grande mai costruita nell'ultimo secolo, ma lei ne aveva viste di più imponenti, di più lussureggianti e più caotiche.

Ma mai aveva visto una città così avvinghiata a qualsiasi sorta di cultura: sin dalle prime strade, infatti, le strade si mostravano delle più varie dimensioni e forme.

Dagli edifici scuri e ripidi tipici delle terre ad occidente, con tetti spioventi in tegole ricavate dalla più fine pietra delle miniere naniche, a quelle più variopinte e allegre esportate dalle calde isole del sud, caratterizzate da larghe vetrate colorate raffiguranti le più varie scenette, e da allegre facciate in mattoni rossi.

Nonostante l'ora le vie avevano già preso vita, occupate dai primi mercanti intenti ad aprire le botteghe poste ai lati di qualsiasi strada, mentre le piazze erano già gremite da gruppetti di viaggiatori e nomadi intenti ad allestire le prime bancarelle.

Un gruppetto di bambini, di cui il più grande non poteva avere più di otto anni, se ne stata tranquillamente sistemato sugli scalini di una chiesa, a sgranocchiare una mela ciascuno.

Il più alto e smilzo, il cui viso era circondato da una disordinata capigliatura rossa, lasciò cadere la mela al suo passaggio, prendendo ad osservarla con il massimo stupore e terrore.

Ogni traccia di colore improvvisamente scomparsa dal suo viso.

Non le fu difficile rintracciare una locanda, si sarebbe accontentata semplicemente di un posto lontano dal caos della zona mercantile e provvisto di una stalla dove lasciare che il cavallo riposasse.

Nonostante la scelta fosse ampia, alla fine optò per una piccola taverna nella zona ovest della città, principalmente occupata da case o saltuarie botteghe.

Non appena arrivò si preoccupò di sistemare il destriero nella piccola stalla laterale, dove un ragazzetto pelle ed ossa la accolse promettendo che per quando sarebbe tornata, il suo cavallo sarebbe già stato sbrigliato e messo a riposo.

Lei gli allungò un paio di monete di bronzo senza aprir bocca e si diresse all'interno del locale, passando per la stretta porticina interna: come aveva previsto il posto era semi deserto, fatta eccezione per un paio di anziani ricurvi su un tavolo all'angolo intenti a giocare a dadi.

La sala era occupata principalmente da tavoli circolari disposti attorno a focolari scavati nel pavimento di legno, e composti da conche di mattoni.

Alla sua sinistra stava un lungo e logoro bancone in legno, appoggiata al quale vide una robusta donna intenta a scribacchiare su una pergamena, non appena la vide avvicinarsi la mise immediatamente da parte impallidendo,

“Voglio una camera, la più spaziosa che avete” disse semplicemente lei attendendo una risposta, la donna annuì frugando poi nell'unica tasta del grembiule che aveva indosso e tirandone fuori un foglietto ripiegato.

Gli lanciò un'occhiata prima di annuire nuovamente con aria assente e oltrepassare il bancone facendole segno di seguirla verso le scale, mentre i due anziani si lanciavano in una profonda discussione su di lei dai toni accesi, senza curarsi della sua presenza nella sala.

Mentre salivano le due strette rampe di scale, scricchiolanti e malconce, osservò la donna, ritenendola ai primi anni della sessantina.

I capelli di un grigio candido stavano imbrigliati in un'ordinata crocchia, e gli occhi color ghiaccio stavano nascosti dietro due larghi occhiali ovali.

“Abbiamo un attico, se così lo vuole chiamare” borbottò fermandosi alla fine delle scale, dove stava una stanza estremamente minuta, sulla cui parete destra stava una porta,

“E' una sola camera ovviamente, ma è spaziosa, ed ha una vasca” spiegò girando una grossa chiave nella serratura per poi spalancare la porta e fare in modo che la sua ospite potesse passare.

Era spaziosa, questo era certo.

C'era un camino, ovviamente spento ma provvisto di qualche vecchio ciocco per il fuoco, una vasca in ottone scurito all'angolo e un piccolo tavolo circolare.

“A me basta un letto” sorrise guardandosi attorno per poi voltarsi nuovamente verso la donna, che le annuì vigorosamente,

“Se le dovesse servire nulla basta che chiami mia nipote, sarà qui attorno ad ogni modo, non ha molti altri posti dove andare quella sfaccendata” borbottò uscendo dalla camera e lasciandola sola,

“Pagamento alla fine del soggiorno” sentì dire dalle scale, insieme ad un forte suono di passi.

Donna bizzarra, si ritrovò a pensare, una delle poche che avesse avuto il coraggio di guardarla dritta negli occhi.

Non si trattenne troppo ad ispezionare la sua nuova sistemazione, si diresse in fretta giù per le scale, e si trattenne all'interno della locanda quel tanto che bastava per portare i suoi bagagli al piano superiore.

Chiese alla locandiera dove fosse il castello, e questa le rispose con uno sbuffo,

“Basta guardare al cielo, lo vedrete sicuramente, ma se proprio insistete, vi basterà avanzare seguendo la via principale a tre vicoli sulla destra, è nella parte più alta della città” spiegò sistemando un paio di panche sopra dei tavoli infondo alla sala, “Ovviamente” aggiunse poi.

“Grazie buona donna” annuì cortesemente l'incappucciata prima di voltarsi,

“Chiamatemi Granny, tutti i bifolchi del posto si son presi l'abitudine, e ormai ci sono abituata anche io” sorrise, o almeno così credette la giovane.

Non prese il cavallo, era in viaggio continuo da un giorno e mezzo, non si era infatti mai fermata da quando era sbarcata, e di certo la povera bestia meritava un giorno di riposo.

Seguì le indicazioni dettate dall'anziana e in venti minuti buoni si ritrovò ad ammirare uno scuro palazzo nero che sovrastava letteralmente buona parte della città.

Passeggiò tranquillamente per il lungo viale d'ingresso ai giardini, non curante delle centinaia di sguardi posti su di lei, fino a che non giunse all'alta porta d'ingresso, ovviamente nera.

Le guardie, anche esse addobbate in una sfarzosa armatura nera richiesero un lasciapassare, e lei ripeté la medesima procedura impiegata poco meno di un'ora prima, con un plico identico al precedente, ma totalmente sigillato.

I due concordarono nel dire che fosse totalmente autentico e in breve un valletto venne chiamato nel salone d'ingresso dove le era stato richiesto di attendere, fra alte colonne e scalinate intrecciate.

Il valletto, un basso omuncolo con un improponibile acconciatura bionda, le si presentò dinanzi poco dopo, pronunciando con tono pomposo che la regina aveva acconsentito ad incontrarla subito, dichiarazione alla quale lei aveva risposto con un sonoro sbuffo.

“Le consiglio di mantenere un comportamento adeguato in presenza della regina” disse l'omuncolo avviandosi sculettando su per la scalinata, con lei al suo seguito,

“Non è la prima regina con cui ho a che fare, e di certo non sarà l'ultima” mormorò con un sorriso consapevole in volto, mentre l'uomo la ignorava scuotendo il capo.

Non avrebbe accettato un contratto, specie di questo genere così puerile se non fosse stato per una buona causa.

E questa lo era, totalmente.

La fama della regina nera aveva raggiunto persino le remote montagne settentrionale dove stava la fortezza ormai abbandonata del suo ordine.

Spietata e severa, pronta a tutto per dimostrare il suo potere.

Inutile dire che ricevere una lettere da questa creatura apparentemente così minacciosa l'aveva a dir poco sorpresa, specie se si considera la richiesta contenuta in essa.

Dopo vari corridoi e scale interne, l'ometto si interruppe infine di fronte ad una larga porta in vetro lavorato e oro, si voltò a scrutarla facendo segno di togliersi di dosso il mantello, emettendo poi la versione raffinata di un grugnito quando vide l'armatura di pelle e placche che vi era al disotto,

“Ce lo faremo bastare” mormorò annuendo insicuro per poi afferrare con sicurezza i due pendenti ovali ai lati della porta e spingere mettendo un appena sospirato,

“Che gli dei ti aiutino” prima di far echeggiare il suo nome per l'immensa sala.

“Emma Swan, Witcher”.


""Hellooo""
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, sono stata abbastanza inattiva su efp, devo ammetterlo, mi scuso.
Spero che questa storia vi prenda e che abbiate voglia di continuarla, ma anche nel caso in cui, aimè, non fosse così, le critiche costruttive sono più che benvenute così come anche dei commenti così, tanto per farmi sapere cosa ne pensate.
P.S. se trovate errori fatemelo sapere, thanks ;)
Alla prossima Neph.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: _Nephilym_