Ciao a
tutti!
Con questo
capitoletto un po’ più corto termino la Passione
dell’Inferno.
Ringrazio
chi ha apprezzato la storia, chi ha recensito, chi ha inserito questo
racconto
tra le storie preferite, ricordate o seguite e chi ha semplicemente
letto.
Ringrazio
Elenri per il banner ‘caliente’ e Controcorrente
per le recensioni puntuali e
costanti.
Per
l’ultima
volta vi lascio il banner.
Buona
lettura…
---ooOoo---
'Devo
resistere... non posso svenire adesso' pensò Charlie
disperata mentre tentava
di fuggire dalla perdita dei sensi che la stava chiamando. Sarebbe
stato bello
svenire e non sentire più la paura e lo schifo di quello che
stava subendo, ma
non avrebbe dato a Ian questa soddisfazione: avrebbe lottato sino
all'ultimo e
anche oltre. Era sopravvissuta a un terribile incidente, era riuscita a
camminare di nuovo, non si sarebbe piegata.
«Lasciami!
Porco, lasciami!» urlò roca.
La
lacerazione della sua camicia che veniva strappata dal suo corpo e
gettata
lontano, la raggelò. Voleva stuprarla!
«Lasciami!
Lasciami!» urlò con rinnovato vigore e dimenandosi
con più forza.
«Adesso
che viene il bello?» ridacchiò Ian togliendosi
maglietta e pantaloni con una
mano sola, mentre con l'altra le tratteneva le mani.
«Avrei
dovuto tenere un coltello, così saresti stata più
tranquilla. Se non la smetti
potrei anche farlo» minacciò.
«Vuoi
uccidermi? Perché sarà quello che dovrai fare,
altrimenti ti ucciderò io per
quello che mi stai facendo ora... sempre che non lo faccia Cosimo...
Lasciami!».
Il
nome del ragazzo lo bloccò. «Cosimo? Chi
è questo Cosimo?» ringhiò.
«E'
un ragazzo. Anzi è un uomo! Come tu non potrai mai
essere!» urlò di rimando.
Ian
si alzò rabbioso passandosi le mani tra i capelli.
«No, io sono un uomo... un
vero uomo e adesso te lo dimostrerò»
mormorò camminando attorno il letto.
Charlie
tentò ancora di scivolare giù dal letto per
fuggire ma fu ancora inutile. Venne
riacchiappata e gettata sul materasso.
Ian
terminò di spogliarsi e agguantò la cintura dei
pantaloni di lei.
«No!
Non voglio!» urlò per l'ennesima volta, ma non
riuscì a evitare di trovarsi in
mutandine.
Le
lacrime scorrevano ormai senza freni mentre tremava come una foglia.
Restava
ancora pochissimo, nessuno che potesse salvarla dalla cosa
più atroce che una
donna possa subire.
«Cosimo...
Cosimo, aiutami» mormorò tra i singhiozzi.
Non
aveva neanche più la forza di reagire, nonostante quanto si
fosse ripromessa
pochi istanti prima. Ora voleva solo addormentarsi e non sentire
più niente.
Quando
sentì gli slip lacerarsi, fu come il segnale per estraniarsi
dal proprio corpo
e smettere di lottare. Ormai non c'era più niente a
proteggerla. Ormai era
completamente nelle mani di Ian. Tanto che, in quello stesso istante,
non si
rese neanche conto che la porta venne sbattuta violentemente e venne
urlato il
suo nome.
«Charlotte!».
Cosimo
entrò di corsa, seguito subito da Luc e Severo.
Per
un attimo si bloccarono sulla soglia, sconvolti prima di lanciarsi
verso il
letto a salvare la ragazza.
«Lasciala,
brutto porco!» urlò Luc agguantando le gambe di
Ian e trascinandolo lontano da
Charlie.
Subito
Cosimo si lanciò ad abbracciare la ragazza.
«Charlotte... Charlotte».
Charlie
sentiva un ronzio indistinto. Qualcuno la stava scrollando e
stringendo. No,
non poteva lasciarlo fare. Doveva liberarsi, lottare ancora.
Iniziò
a urlare e scalciare e il ragazzo dovette far forza per cercare di
tenerla
ferma. Sev prese la
coperta che era
scivolata per terra durante la lotta e la drappeggiò sulla
figura nuda.
Nel
momento in cui la pelle toccò il tessuto caldo si
sentì coperta e ricominciò a
prendere contatto con la realtà. Vide il viso di Cosimo a
pochi centimetri dal
suo. Come era arrivato lì?
Le
orecchie le fischiavano ancora. Vagamente intuiva che il ragazzo le
stava
parlando. Cercò di concentrarsi meglio e finalmente
riuscì a sentire le parole:
«Charlotte, tesoro. Mi senti? È tutto finito, sei
al sicuro. Charlotte…». Erano
parole soffiate, sussurrate per calmare.
«Cosimo?»
pigolò sottovoce. Come era arrivato lì? Ancora
non capiva, ma intuiva che il
peggio era passato.
«Sì,
sono io. Amore, va tutto bene. È tutto finito, non devi
più avere paura»
rispose il ragazzo, sospirando di sollievo.
Charlie
si sarebbe ripresa. Niente era perduto, adesso che era tra le sue
braccia,
l’avrebbe protetta a costo della sua vita.
Nell’altra
camera si sentivano dei colpi e dei gemiti di dolore.
Cosimo
si guardò intorno e si rese conto che non c’era
né Luciano né suo padre.
Probabilmente si stavano occupando di quel lurido verme di Ian. Sperava
solo
che gliene lasciassero un pezzetto da distruggere personalmente, tanto
era
infuriato con quel mostro. Aveva osato far del male dalla sua Charlotte
e
questo non lo avrebbe mai perdonato. Mai.
«Charlotte…
Guardami…» bisbigliò accorato.
Le
sue mani non stringevano più il corpo della ragazza, ma si
limitavano a
sostenerlo senza toccare la pelle. Non sapeva di quale
entità fosse il trauma
subito, ma era certo che non poteva pretendere che lei si comportasse
come se
nulla fosse accaduto. Era stata aggredita.
Con
enorme fatica, Charlie, alzò lo sguardo sul viso di Cosimo.
«Sei arrivato… mi
hai sentito e sei arrivato» sospirò con un sorriso
tremulo. Il ragazzo stirò le
labbra e sollevò la mano per farle una carezza sulla
guancia, ma nel momento in
cui toccò la pelle di lei, Charlie fece un balzo indietro e
si irrigidì tutta
prima di prendere a singhiozzare.
Cristo
Santo! Era a pezzi!
Severo
rientrò in quel momento, in compagnia con un paio di
poliziotti e il direttore
dell’albergo.
«Cosimo,
i poliziotti devono fare qualche domanda a Charlie» disse con
tono dolente,
appoggiando una mano sulla spalla del figlio.
Avrebbe
dato qualsiasi cosa perché Cosimo e la sua ragazza non
avessero dovuto
affrontare tutta quella merda e le conseguenze, ma non poteva farci
nulla, se
non cercare di proteggere i ragazzi il più possibile.
«Abbiamo
chiamato una ambulanza per portarla in ospedale. Deve essere visitata e
poi
dovrà sporgere denuncia. Ho avvisato sua madre che ci sta
già aspettando».
«Che
fine ha fatto Ian?» chiese Cos, pentendosi subito dato il
sussultare della
ragazza al solo nominare.
«Luc
ha dovuto difendersi dalla sua aggressione. Adesso è
rinchiuso nel bagno con
una guardia e Luc si sta medicando le nocche… non
è più abituato» sussurrò
complice e dimostrandosi soddisfatto. Suo cugino non aveva resistito a
colpire
quell’essere immondo, tanto da essere costretto a rinunciare
alla sua parte di
pestaggio. Se avesse contribuito anche lui, i due cugini lo avrebbero
spedito
al creatore. Cosimo annuì appena.
«Signorina,
è arrivata l'ambulanza» annunciò il
poliziotto più vicino con uno sguardo
compassionevole. Entrarono i paramedici che iniziarono subito a
lavorare
attorno a Charlie, facendola stendere sulla barella.
Sembrava
che tutti si muovessero a rallentatore per non agitare la ragazza.
Nessuno osò
scostare la coperta che teneva convulsamente e Cosimo le
camminò accanto
tenendole la mano. Salì con lei sul veicolo, mentre i
poliziotti si occupavano
di Ian e Luciano con Severo tornavano all'elicottero.
Quattro
ore dopo Charlotte riposava nella camera privata nella miglior clinica
privata
di San Francisco e Cosimo iniziava a rilassarsi nella comoda poltrona
accanto
al letto. Il medico aveva visitato la ragazza, riscontrando che, a
parte alcune
echimosi, non vi erano altre tracce di violenza. Fortunatamente erano
arrivati
in tempo.
Ian
era stato arrestato e i genitori McDermott allertati. Lo scandalo stava
impazzando nel web, ma nessuno riferiva il nome della ragazza.
Severo
aveva sguinzagliato Niccolò e il suo ufficio risolvi-guai
per proteggere i
ragazzi il più possibile, cercando di non scoprire il
coinvolgimento dei Dante.
«Credi
che si riprenderà?» sospirò la madre
con le lacrime agli occhi.
«Faremo
tutto quello che serve» rispose il ragazzo.
«Non
avrei mai dovuto consentire che uscisse con quel... quel...»
i suoi singhiozzi
interruppero il resto della frase.
«Non
è stata colpa vostra. Nessuno poteva immaginare che fosse un
violento
psicopatico» rispose stancamente Cosimo. In realtà
avrebbero potuto
impedirglielo, ma cosa risolveva a dare la colpa ai genitori di
Charlotte? Solo
a farli stare peggio e ora la sua ragazza aveva solo bisogno di tutto
l'aiuto
possibile.
Qualcuno
bussò alla porta e il padre di Charlie fece capolino.
«Dorme ancora? Qui ci
sono tante persone che vorrebbero vederla»
sussurrò piano.
Cosimo
sorrise, sicuramente c'erano tutti i cugini e gli zii che erano accorsi
per
dare il proprio sostegno. «Lasci, me ne occupo io»
rispose e uscì dalla camera,
facendo il cambio con il signor O'Leary.
Fuori
dalla stanza trovò tutto il parentado ad aspettarlo. Subito
venne seppellito in
un abbraccio soffocante di sua madre Francesca, seguita a ruota dalla
prozia.
Cominciarono a chiedere notizie, creando una cacofonia tale da far
accorrere un
paio di infermiere che intimarono il silenzio, pena l'obbligo di
lasciare la
struttura.
«Sei
sicuro che stia bene?» chiese Alex.
«Fisicamente
sì. Quando si sveglierà passerà lo
psicologo» rispose secco.
«Povera
ragazza».
«Le
staremo vicino».
«Non
dovrà più preoccuparsi di niente».
«Sarete
soffocanti» obiettò Amata, poi si rivolse a
Cosimo. «Se avesse bisogno di
parlare con una ragazza non farti scrupolo a chiamarmi. A volte serve
qualcuno
di meno coinvolto» e lo abbracciò come non aveva
mai fatto prima.
Era
davvero consolante poter contare su tutte quelle persone. Non avrebbe
potuto
vivere senza. Era protetto e amato e lo sarebbe stata anche Charlie.
Passarono
diverse settimane prima che Charlie affrontasse di nuovo la scuola e
per tutto
il tempo si rifiutò di incontrare Cosimo e tutti gli altri
Dante.
Gli
unici che avevano accesso alla sua casa erano Simone e Amata. Le
ragazze
avevano stretto una bella amicizia fatta di complicità e
risate come Charlotte
non si ricordava.
Negli
anni aveva avuto delle amiche, ma erano conoscenze superficiali, fatte
di acquisti
e chiacchiere sui ragazzi carini della scuola. Niente di profondo come
la
difficoltà di guardarsi ancora allo specchio o le urla che
lanciava la notte
quando i demoni spuntavano tra le pieghe dei sogni.
Lo
psicologo stava facendo un ottimo lavoro, facendo emergere tutto il
dolore che
la ragazza si portava dietro dal momento dell’incidente. Dei
rapporti medici ne
erano informati solo i genitori e Severo Dante che pagava i conti e
aveva
ottenuto la considerazione e l’alleanza degli
O’Leary, oltre che alla loro
riconoscenza.
Per
delicatezza, nulla di quello che sapeva giungeva alle orecchie del
figlio che
si sentiva sempre più frustrato e mordeva il freno per stare
vicino alla sua
sposa infernale.
«Come
sta Charlotte?» chiedeva ai cugini e loro puntualmente
rispondevano «Bene»,
senza far intendere altro.
Quando
la mattina dal tempo uggioso, vide la ragazza attraversare il cortile
della
scuola, scortata da Simone verso la propria classe, il silenzio si
poteva
tagliare con un coltello. Le guancie di Charlie si tinsero di rosso,
nella
consapevolezza che tutti sapessero cosa le era accaduto tre settimane
prima. Al
solo pensiero il fiato cominciò a farsi più corto
e le gambe iniziarono a
tremare.
Come
se fosse stato chiamato a gran voce, Cosimo si precipitò in
cortile, uscendo
dall’aula dove era appena entrato. Non sapeva ancora cosa
avrebbe visto, ma era
consapevole che doveva correre di sotto, perché
c’era bisogno di lui.
Appena
la vide, sulla soglia di una crisi di panico, le corse incontro e
incurante dei
richiami di Simone, la abbracciò.
«Va
tutto bene, Charlotte. Respira piano… respiri
lunghi… calmi» mormorò il ragazzo
mentre le carezzava la testa seppellita nel suo petto. Il piccolo elfo
ubbidì e
subito smise di tremare. Dopo pochi istanti sollevò il capo.
«Cosimo»
esalò. Le era mancato. Mancato come l’aria che a
volte faticava a entrare nei
polmoni.
«Sei
bellissima e mi sei mancata terribilmente»
sussurrò teneramente, continuando a
carezzarla.
«Mi
sei mancato anche tu» rispose chiudendo gli occhi e godendo
del calore delle
braccia avvolte al suo corpo. Braccia che amavano, tenere e non
pericolose. Braccia
del ragazzo che voleva accanto.
In
quel momento capì che non poteva più fare a meno
di Cos e che lo voleva per
sempre.
«Entriamo»
incitò lui, prendendole la mano e intrecciando le dita.
Molti
occhi seguirono i due ragazzi che entravano nell’istituto.
Diversi sentimenti vi
erano rispecchiati, che passavano dall’invidia, alla gelosia,
alla simpatia,
all’amore fraterno della famiglia Dante, ma tutti,
indistintamente, speravano
che almeno una volta nella vita, avrebbero provato un sentimento simile
verso
la propria anima gemella.
Alcuni
anni dopo…
«Charlotte,
amore… dobbiamo andare! Amata non aspetterà noi
per sposarsi!» gridò Cosimo
ridacchiando per il ritardo cronico della moglie.
«In
realtà hai paura che tua cugina se la prenda con
te» ribatté la ragazza,
scendendo le scale della villetta a due piani che era stata eletta loro
nido d’amore
due anni prima, quando si erano sposati.
Appena
terminato il college e ancor prima della specializzazione, avevano
organizzato
il matrimonio. Non potevano più aspettare e sarebbe stato
anche inutile, visti
i sentimenti e il fuoco dell’Inferno che ronfava soddisfatto
ogni volta che si
trovavano vicini.
Cosimo
era diventato il cruccio e lo spauracchio di suo fratello e di tutti i
cugini
che guardavano alla sua situazione come il tarpare le ali della
libertà. Non che
non volessero bene a Charlie, la adoravano esattamente come la loro
unica
cuginetta Amata, ma l’idea di essere chiusi in un rapporto
esclusivo… non
riuscivano ancora a capire come facesse il loro congiunto a sentirsi
tanto
felice e soddisfatto.
In
quei tre anni trascorsi, nessuno degli altri cugini aveva ancora
sperimentato l’inferno,
con grande sollievo da parte dei rispettivi genitori che non volevano
ancora
staccarsi dai loro pargoli e tutti, felici, avevano assistito al
matrimonio del
primo Dante della nuova generazione che capitolava. Due anni dopo erano
ancora
nelle stesse situazioni, con i cugini più
‘maturi’ e più scapestrati dei tempi
del liceo.
Simone,
Alex, Jo si davano manforte con le ragazze. Stavano ancora studiando
per le
specializzazioni e si godevano appieno la loro vita da studenti,
così come
tutti gli altri, compresi i gemelli che ormai si stavano affacciando
all’età adolescenziale
e seguivano, adoranti, le indicazioni dei cugini più grandi
(con gran
disappunto della loro madre Téa).
Era
accaduto otto mesi prima ad Amata, durante un viaggio in Francia per
accompagnare la madre durante un tour pubblicitario per le storie di
Penny,
alle quali collaborava attivamente, che aveva incontrato
Jérôme Montprècher un creolo,
giornalista di un giornale nazionale e, attonita, aveva scoperto il
tocco dell’inferno
sulla propria pelle. E adesso si sarebbe sposata, a San Francisco,
prima di
trasferirsi in Francia al seguito dello sposo.
«Infatti!
Non crederebbe mai che abbiamo fatto tardi per colpa tua. Tu sei al di
sopra di
ogni sospetto» borbottò Cosimo chiudendo
finalmente il portone della casa e
avviandosi verso l’auto sportiva che attendeva davanti alla
saracinesca del
box.
«Sai,
pensavo che forse sarebbe meglio cambiare l’auto»
disse la ragazza
accomodandosi nell’abitacolo.
«Perché
mai? Va che è una meraviglia, questa piccolina»
rispose lui battendo pacche
affettuose al volante e immettendosi nella strada.
Entro
una ventina di minuti sarebbero arrivati a destinazione. Charlie aveva
poco
tempo.
«Più
che altro pensavo al fatto che non c’è spazio per
bagagli o altro. È già una
impresa farci stare una valigia quando partiamo!»
replicò.
«Se
ti riferisci al partire per delle vacanze, preferisco non portare
troppe cose…
così rimani meno vestita…» rispose
chiudendo l’occhio, malizioso.
«E
se dovessimo caricare più di una valigia?».
«Tipo
cosa?». Cosimo cominciava ad essere perplesso. A Charlie era
sempre piaciuta la
sua auto e lì sopra avevano anche parecchi ricordi piccanti.
«Tipo,
borse… scatole… passeggini… porta
enfant…» disse con voce sempre più
esile.
Enfant?
Ci
vollero circa dieci secondi di assimilazione prima che Cosimo
inchiodasse l’auto
nel bel mezzo della corsia di marcia. Fortunatamente la strada del
quartiere
residenziale era deserta a quell’ora del mattino di domenica.
«Aspetti
un bambino?» chiese voltandosi completamente verso di lei.
«Aspettiamo
un bambino» confermò portando la mano di lui sul
suo ventre. «Tra sette mesi e
mezzo scoprirai che conseguenze hanno i tuoi assalti quando non sto
bene e la
pillola non fa il suo dovere» rispose ridacchiando. Era stato
sicuramente nel
periodo della laringite, quando prendeva i medicinali che avevano
impedito il
normale funzionamento del contraccettivo.
Sul
volto di Cosimo emerse un sorriso splendente «Non vedo
l’ora, amore» rispose
sigillando la sua gioia con un bacio appassionato.
Il
fuoco dell’inferno esplose gioioso mentre i due ardevano
felici.
---ooOoo---
Angolino mio:
ero
tentata di finire la storia con l’entrata nella scuola, mi
sembrava di buon
effetto. Invece ho continuato per dare una occhiatina al futuro. Alcune
lettrici avevano chiesto di Alex e ho voluto dare un piccolo assaggio.
In
realtà,
dovessi scrivere un’altra fic sui Dante, prenderei un cugino
e lo farei
innamorare al college, di una assistente o addirittura di una
professoressa, o
forse ancora più in là… magari sposato
con una e poi beccato dall’inferno,
costretto a divorziare, con tutto il dramma che ne consegue.
(Rafe,
prima di incontrare Larkin era divorziato).
Spero che
questa storia vi sia piaciuta.
Non ho
voluto allungarmi più di tanto, salvata la ragazza avrebbero
trovato il modo
per mettersi insieme.
Il fatto
che Ian vada o meno in prigione non ha più importanza e non
volevo neanche
dargliene
Sentire
l’affetto
dei Dante attorno a Charlie era la sola cosa che contava.
Ho immaginato
due giovani ventunenni che si sposavano e dopo due anni avevano
‘l’incidente’
cicognoso.
L’ho
già
scritto tante volte ma volevo ribadirlo: questa è una fan
fiction sulla serie
Dante’s legacy scritta da Day Leclaire. I personaggi della
vecchia generazione
e alcuni della nuova, (come ho specificato all’inizio della
storia) sono di
proprietà della signora Leclaire, così come
l’idea dell’inferno.
Chi di
voi voglia cimentarsi in una nuova storia, può benissimo
farlo al pari mio,
anche sfruttando i personaggi da me inventati, per i quali lascio
libero uso.
Ringrazio
ancora tutti per l’attenzione e, finalmente, pongo la parola FINE
Alla prossima
Baciotti
Grazia