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Autore: gaccia    09/11/2015    4 recensioni
L'Inferno. La maledizione della famiglia Dante.
C'è chi la reputa una benedizione, trovare l'anima gemella e amarla per il resto della vita, avviluppandola nella passione assoluta. C'è chi la reputa una costrizione, ma nessuno dei numerosi cugini Dante si sogna di sconfessarla, l'esempio dei genitori e la storia della famiglia è lampante.
Così, quando il giovane Cosimo si ritrova a toccare Charlie, le fiamme dell'inferno reclamano la sposa e a lui non resta niente altro che convincerla, lottare contro i suoi genitori e vivere per sempre felici e contenti perché sarà l'unica occasione della sua vita per essere completo.
Fanfiction basata sulle storie della "famiglia Dante" di Day Leclaire
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Ciao a tutti!

Con questo capitoletto un po’ più corto termino la Passione dell’Inferno.

Ringrazio chi ha apprezzato la storia, chi ha recensito, chi ha inserito questo racconto tra le storie preferite, ricordate o seguite e chi ha semplicemente letto.

Ringrazio Elenri per il banner ‘caliente’ e Controcorrente per le recensioni puntuali e costanti.

Per l’ultima volta vi lascio il banner.

 

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Buona lettura…

 

---ooOoo---

 

'Devo resistere... non posso svenire adesso' pensò Charlie disperata mentre tentava di fuggire dalla perdita dei sensi che la stava chiamando. Sarebbe stato bello svenire e non sentire più la paura e lo schifo di quello che stava subendo, ma non avrebbe dato a Ian questa soddisfazione: avrebbe lottato sino all'ultimo e anche oltre. Era sopravvissuta a un terribile incidente, era riuscita a camminare di nuovo, non si sarebbe piegata.

«Lasciami! Porco, lasciami!» urlò roca.

La lacerazione della sua camicia che veniva strappata dal suo corpo e gettata lontano, la raggelò. Voleva stuprarla!

«Lasciami! Lasciami!» urlò con rinnovato vigore e dimenandosi con più forza.

«Adesso che viene il bello?» ridacchiò Ian togliendosi maglietta e pantaloni con una mano sola, mentre con l'altra le tratteneva le mani.

«Avrei dovuto tenere un coltello, così saresti stata più tranquilla. Se non la smetti potrei anche farlo» minacciò.

«Vuoi uccidermi? Perché sarà quello che dovrai fare, altrimenti ti ucciderò io per quello che mi stai facendo ora... sempre che non lo faccia Cosimo... Lasciami!».

Il nome del ragazzo lo bloccò. «Cosimo? Chi è questo Cosimo?» ringhiò.

«E' un ragazzo. Anzi è un uomo! Come tu non potrai mai essere!» urlò di rimando.

 

Ian si alzò rabbioso passandosi le mani tra i capelli. «No, io sono un uomo... un vero uomo e adesso te lo dimostrerò» mormorò camminando attorno il letto.

Charlie tentò ancora di scivolare giù dal letto per fuggire ma fu ancora inutile. Venne riacchiappata e gettata sul materasso.

Ian terminò di spogliarsi e agguantò la cintura dei pantaloni di lei.

«No! Non voglio!» urlò per l'ennesima volta, ma non riuscì a evitare di trovarsi in mutandine.

Le lacrime scorrevano ormai senza freni mentre tremava come una foglia.

Restava ancora pochissimo, nessuno che potesse salvarla dalla cosa più atroce che una donna possa subire.

«Cosimo... Cosimo, aiutami» mormorò tra i singhiozzi.

Non aveva neanche più la forza di reagire, nonostante quanto si fosse ripromessa pochi istanti prima. Ora voleva solo addormentarsi e non sentire più niente.

Quando sentì gli slip lacerarsi, fu come il segnale per estraniarsi dal proprio corpo e smettere di lottare. Ormai non c'era più niente a proteggerla. Ormai era completamente nelle mani di Ian. Tanto che, in quello stesso istante, non si rese neanche conto che la porta venne sbattuta violentemente e venne urlato il suo nome.

«Charlotte!».

 

Cosimo entrò di corsa, seguito subito da Luc e Severo.

Per un attimo si bloccarono sulla soglia, sconvolti prima di lanciarsi verso il letto a salvare la ragazza.

«Lasciala, brutto porco!» urlò Luc agguantando le gambe di Ian e trascinandolo lontano da Charlie.

Subito Cosimo si lanciò ad abbracciare la ragazza. «Charlotte... Charlotte».

Charlie sentiva un ronzio indistinto. Qualcuno la stava scrollando e stringendo. No, non poteva lasciarlo fare. Doveva liberarsi, lottare ancora.

Iniziò a urlare e scalciare e il ragazzo dovette far forza per cercare di tenerla ferma.  Sev prese la coperta che era scivolata per terra durante la lotta e la drappeggiò sulla figura nuda.

Nel momento in cui la pelle toccò il tessuto caldo si sentì coperta e ricominciò a prendere contatto con la realtà. Vide il viso di Cosimo a pochi centimetri dal suo. Come era arrivato lì?

Le orecchie le fischiavano ancora. Vagamente intuiva che il ragazzo le stava parlando. Cercò di concentrarsi meglio e finalmente riuscì a sentire le parole: «Charlotte, tesoro. Mi senti? È tutto finito, sei al sicuro. Charlotte…». Erano parole soffiate, sussurrate per calmare.

«Cosimo?» pigolò sottovoce. Come era arrivato lì? Ancora non capiva, ma intuiva che il peggio era passato.

«Sì, sono io. Amore, va tutto bene. È tutto finito, non devi più avere paura» rispose il ragazzo, sospirando di sollievo.

Charlie si sarebbe ripresa. Niente era perduto, adesso che era tra le sue braccia, l’avrebbe protetta a costo della sua vita.

 

Nell’altra camera si sentivano dei colpi e dei gemiti di dolore.

Cosimo si guardò intorno e si rese conto che non c’era né Luciano né suo padre. Probabilmente si stavano occupando di quel lurido verme di Ian. Sperava solo che gliene lasciassero un pezzetto da distruggere personalmente, tanto era infuriato con quel mostro. Aveva osato far del male dalla sua Charlotte e questo non lo avrebbe mai perdonato. Mai.

«Charlotte… Guardami…» bisbigliò accorato.

Le sue mani non stringevano più il corpo della ragazza, ma si limitavano a sostenerlo senza toccare la pelle. Non sapeva di quale entità fosse il trauma subito, ma era certo che non poteva pretendere che lei si comportasse come se nulla fosse accaduto. Era stata aggredita.

Con enorme fatica, Charlie, alzò lo sguardo sul viso di Cosimo. «Sei arrivato… mi hai sentito e sei arrivato» sospirò con un sorriso tremulo. Il ragazzo stirò le labbra e sollevò la mano per farle una carezza sulla guancia, ma nel momento in cui toccò la pelle di lei, Charlie fece un balzo indietro e si irrigidì tutta prima di prendere a singhiozzare.

Cristo Santo! Era a pezzi!

 

Severo rientrò in quel momento, in compagnia con un paio di poliziotti e il direttore dell’albergo.

«Cosimo, i poliziotti devono fare qualche domanda a Charlie» disse con tono dolente, appoggiando una mano sulla spalla del figlio.

Avrebbe dato qualsiasi cosa perché Cosimo e la sua ragazza non avessero dovuto affrontare tutta quella merda e le conseguenze, ma non poteva farci nulla, se non cercare di proteggere i ragazzi il più possibile.

«Abbiamo chiamato una ambulanza per portarla in ospedale. Deve essere visitata e poi dovrà sporgere denuncia. Ho avvisato sua madre che ci sta già aspettando».

«Che fine ha fatto Ian?» chiese Cos, pentendosi subito dato il sussultare della ragazza al solo nominare.

«Luc ha dovuto difendersi dalla sua aggressione. Adesso è rinchiuso nel bagno con una guardia e Luc si sta medicando le nocche… non è più abituato» sussurrò complice e dimostrandosi soddisfatto. Suo cugino non aveva resistito a colpire quell’essere immondo, tanto da essere costretto a rinunciare alla sua parte di pestaggio. Se avesse contribuito anche lui, i due cugini lo avrebbero spedito al creatore. Cosimo annuì appena.

 

«Signorina, è arrivata l'ambulanza» annunciò il poliziotto più vicino con uno sguardo compassionevole. Entrarono i paramedici che iniziarono subito a lavorare attorno a Charlie, facendola stendere sulla barella.

Sembrava che tutti si muovessero a rallentatore per non agitare la ragazza. Nessuno osò scostare la coperta che teneva convulsamente e Cosimo le camminò accanto tenendole la mano. Salì con lei sul veicolo, mentre i poliziotti si occupavano di Ian e Luciano con Severo tornavano all'elicottero.

 

Quattro ore dopo Charlotte riposava nella camera privata nella miglior clinica privata di San Francisco e Cosimo iniziava a rilassarsi nella comoda poltrona accanto al letto. Il medico aveva visitato la ragazza, riscontrando che, a parte alcune echimosi, non vi erano altre tracce di violenza. Fortunatamente erano arrivati in tempo.

Ian era stato arrestato e i genitori McDermott allertati. Lo scandalo stava impazzando nel web, ma nessuno riferiva il nome della ragazza.

Severo aveva sguinzagliato Niccolò e il suo ufficio risolvi-guai per proteggere i ragazzi il più possibile, cercando di non scoprire il coinvolgimento dei Dante.

«Credi che si riprenderà?» sospirò la madre con le lacrime agli occhi.

«Faremo tutto quello che serve» rispose il ragazzo.

«Non avrei mai dovuto consentire che uscisse con quel... quel...» i suoi singhiozzi interruppero il resto della frase.

«Non è stata colpa vostra. Nessuno poteva immaginare che fosse un violento psicopatico» rispose stancamente Cosimo. In realtà avrebbero potuto impedirglielo, ma cosa risolveva a dare la colpa ai genitori di Charlotte? Solo a farli stare peggio e ora la sua ragazza aveva solo bisogno di tutto l'aiuto possibile.

Qualcuno bussò alla porta e il padre di Charlie fece capolino. «Dorme ancora? Qui ci sono tante persone che vorrebbero vederla» sussurrò piano.

Cosimo sorrise, sicuramente c'erano tutti i cugini e gli zii che erano accorsi per dare il proprio sostegno. «Lasci, me ne occupo io» rispose e uscì dalla camera, facendo il cambio con il signor O'Leary.

 

Fuori dalla stanza trovò tutto il parentado ad aspettarlo. Subito venne seppellito in un abbraccio soffocante di sua madre Francesca, seguita a ruota dalla prozia. Cominciarono a chiedere notizie, creando una cacofonia tale da far accorrere un paio di infermiere che intimarono il silenzio, pena l'obbligo di lasciare la struttura.

«Sei sicuro che stia bene?» chiese Alex.

«Fisicamente sì. Quando si sveglierà passerà lo psicologo» rispose secco.

«Povera ragazza».

«Le staremo vicino».

«Non dovrà più preoccuparsi di niente».

«Sarete soffocanti» obiettò Amata, poi si rivolse a Cosimo. «Se avesse bisogno di parlare con una ragazza non farti scrupolo a chiamarmi. A volte serve qualcuno di meno coinvolto» e lo abbracciò come non aveva mai fatto prima.

Era davvero consolante poter contare su tutte quelle persone. Non avrebbe potuto vivere senza. Era protetto e amato e lo sarebbe stata anche Charlie.

 

Passarono diverse settimane prima che Charlie affrontasse di nuovo la scuola e per tutto il tempo si rifiutò di incontrare Cosimo e tutti gli altri Dante.

Gli unici che avevano accesso alla sua casa erano Simone e Amata. Le ragazze avevano stretto una bella amicizia fatta di complicità e risate come Charlotte non si ricordava.

Negli anni aveva avuto delle amiche, ma erano conoscenze superficiali, fatte di acquisti e chiacchiere sui ragazzi carini della scuola. Niente di profondo come la difficoltà di guardarsi ancora allo specchio o le urla che lanciava la notte quando i demoni spuntavano tra le pieghe dei sogni.

Lo psicologo stava facendo un ottimo lavoro, facendo emergere tutto il dolore che la ragazza si portava dietro dal momento dell’incidente. Dei rapporti medici ne erano informati solo i genitori e Severo Dante che pagava i conti e aveva ottenuto la considerazione e l’alleanza degli O’Leary, oltre che alla loro riconoscenza.

Per delicatezza, nulla di quello che sapeva giungeva alle orecchie del figlio che si sentiva sempre più frustrato e mordeva il freno per stare vicino alla sua sposa infernale.

«Come sta Charlotte?» chiedeva ai cugini e loro puntualmente rispondevano «Bene», senza far intendere altro.

 

Quando la mattina dal tempo uggioso, vide la ragazza attraversare il cortile della scuola, scortata da Simone verso la propria classe, il silenzio si poteva tagliare con un coltello. Le guancie di Charlie si tinsero di rosso, nella consapevolezza che tutti sapessero cosa le era accaduto tre settimane prima. Al solo pensiero il fiato cominciò a farsi più corto e le gambe iniziarono a tremare.

Come se fosse stato chiamato a gran voce, Cosimo si precipitò in cortile, uscendo dall’aula dove era appena entrato. Non sapeva ancora cosa avrebbe visto, ma era consapevole che doveva correre di sotto, perché c’era bisogno di lui.

Appena la vide, sulla soglia di una crisi di panico, le corse incontro e incurante dei richiami di Simone, la abbracciò.

«Va tutto bene, Charlotte. Respira piano… respiri lunghi… calmi» mormorò il ragazzo mentre le carezzava la testa seppellita nel suo petto. Il piccolo elfo ubbidì e subito smise di tremare. Dopo pochi istanti sollevò il capo.

«Cosimo» esalò. Le era mancato. Mancato come l’aria che a volte faticava a entrare nei polmoni.

«Sei bellissima e mi sei mancata terribilmente» sussurrò teneramente, continuando a carezzarla.

«Mi sei mancato anche tu» rispose chiudendo gli occhi e godendo del calore delle braccia avvolte al suo corpo. Braccia che amavano, tenere e non pericolose. Braccia del ragazzo che voleva accanto.

In quel momento capì che non poteva più fare a meno di Cos e che lo voleva per sempre.

«Entriamo» incitò lui, prendendole la mano e intrecciando le dita.

Molti occhi seguirono i due ragazzi che entravano nell’istituto. Diversi sentimenti vi erano rispecchiati, che passavano dall’invidia, alla gelosia, alla simpatia, all’amore fraterno della famiglia Dante, ma tutti, indistintamente, speravano che almeno una volta nella vita, avrebbero provato un sentimento simile verso la propria anima gemella.

 

Alcuni anni dopo…

 

«Charlotte, amore… dobbiamo andare! Amata non aspetterà noi per sposarsi!» gridò Cosimo ridacchiando per il ritardo cronico della moglie.

«In realtà hai paura che tua cugina se la prenda con te» ribatté la ragazza, scendendo le scale della villetta a due piani che era stata eletta loro nido d’amore due anni prima, quando si erano sposati.

 

Appena terminato il college e ancor prima della specializzazione, avevano organizzato il matrimonio. Non potevano più aspettare e sarebbe stato anche inutile, visti i sentimenti e il fuoco dell’Inferno che ronfava soddisfatto ogni volta che si trovavano vicini.

Cosimo era diventato il cruccio e lo spauracchio di suo fratello e di tutti i cugini che guardavano alla sua situazione come il tarpare le ali della libertà. Non che non volessero bene a Charlie, la adoravano esattamente come la loro unica cuginetta Amata, ma l’idea di essere chiusi in un rapporto esclusivo… non riuscivano ancora a capire come facesse il loro congiunto a sentirsi tanto felice e soddisfatto.

In quei tre anni trascorsi, nessuno degli altri cugini aveva ancora sperimentato l’inferno, con grande sollievo da parte dei rispettivi genitori che non volevano ancora staccarsi dai loro pargoli e tutti, felici, avevano assistito al matrimonio del primo Dante della nuova generazione che capitolava. Due anni dopo erano ancora nelle stesse situazioni, con i cugini più ‘maturi’ e più scapestrati dei tempi del liceo.

 

Simone, Alex, Jo si davano manforte con le ragazze. Stavano ancora studiando per le specializzazioni e si godevano appieno la loro vita da studenti, così come tutti gli altri, compresi i gemelli che ormai si stavano affacciando all’età adolescenziale e seguivano, adoranti, le indicazioni dei cugini più grandi (con gran disappunto della loro madre Téa).

 

Era accaduto otto mesi prima ad Amata, durante un viaggio in Francia per accompagnare la madre durante un tour pubblicitario per le storie di Penny, alle quali collaborava attivamente, che aveva incontrato Jérôme Montprècher un creolo, giornalista di un giornale nazionale e, attonita, aveva scoperto il tocco dell’inferno sulla propria pelle. E adesso si sarebbe sposata, a San Francisco, prima di trasferirsi in Francia al seguito dello sposo.

 

«Infatti! Non crederebbe mai che abbiamo fatto tardi per colpa tua. Tu sei al di sopra di ogni sospetto» borbottò Cosimo chiudendo finalmente il portone della casa e avviandosi verso l’auto sportiva che attendeva davanti alla saracinesca del box.

«Sai, pensavo che forse sarebbe meglio cambiare l’auto» disse la ragazza accomodandosi nell’abitacolo.

«Perché mai? Va che è una meraviglia, questa piccolina» rispose lui battendo pacche affettuose al volante e immettendosi nella strada.

Entro una ventina di minuti sarebbero arrivati a destinazione. Charlie aveva poco tempo.

«Più che altro pensavo al fatto che non c’è spazio per bagagli o altro. È già una impresa farci stare una valigia quando partiamo!» replicò.

«Se ti riferisci al partire per delle vacanze, preferisco non portare troppe cose… così rimani meno vestita…» rispose chiudendo l’occhio, malizioso.

«E se dovessimo caricare più di una valigia?».

«Tipo cosa?». Cosimo cominciava ad essere perplesso. A Charlie era sempre piaciuta la sua auto e lì sopra avevano anche parecchi ricordi piccanti.

«Tipo, borse… scatole… passeggini… porta enfant…» disse con voce sempre più esile.

Enfant?

Ci vollero circa dieci secondi di assimilazione prima che Cosimo inchiodasse l’auto nel bel mezzo della corsia di marcia. Fortunatamente la strada del quartiere residenziale era deserta a quell’ora del mattino di domenica.

«Aspetti un bambino?» chiese voltandosi completamente verso di lei.

«Aspettiamo un bambino» confermò portando la mano di lui sul suo ventre. «Tra sette mesi e mezzo scoprirai che conseguenze hanno i tuoi assalti quando non sto bene e la pillola non fa il suo dovere» rispose ridacchiando. Era stato sicuramente nel periodo della laringite, quando prendeva i medicinali che avevano impedito il normale funzionamento del contraccettivo.

Sul volto di Cosimo emerse un sorriso splendente «Non vedo l’ora, amore» rispose sigillando la sua gioia con un bacio appassionato.

Il fuoco dell’inferno esplose gioioso mentre i due ardevano felici.

 

---ooOoo---

Angolino mio:

ero tentata di finire la storia con l’entrata nella scuola, mi sembrava di buon effetto. Invece ho continuato per dare una occhiatina al futuro. Alcune lettrici avevano chiesto di Alex e ho voluto dare un piccolo assaggio.

In realtà, dovessi scrivere un’altra fic sui Dante, prenderei un cugino e lo farei innamorare al college, di una assistente o addirittura di una professoressa, o forse ancora più in là… magari sposato con una e poi beccato dall’inferno, costretto a divorziare, con tutto il dramma che ne consegue.

(Rafe, prima di incontrare Larkin era divorziato).

 

Spero che questa storia vi sia piaciuta.

Non ho voluto allungarmi più di tanto, salvata la ragazza avrebbero trovato il modo per mettersi insieme.

Il fatto che Ian vada o meno in prigione non ha più importanza e non volevo neanche dargliene

Sentire l’affetto dei Dante attorno a Charlie era la sola cosa che contava.

Ho immaginato due giovani ventunenni che si sposavano e dopo due anni avevano ‘l’incidente’ cicognoso.

 

L’ho già scritto tante volte ma volevo ribadirlo: questa è una fan fiction sulla serie Dante’s legacy scritta da Day Leclaire. I personaggi della vecchia generazione e alcuni della nuova, (come ho specificato all’inizio della storia) sono di proprietà della signora Leclaire, così come l’idea dell’inferno.

Chi di voi voglia cimentarsi in una nuova storia, può benissimo farlo al pari mio, anche sfruttando i personaggi da me inventati, per i quali lascio libero uso.

 

Ringrazio ancora tutti per l’attenzione e, finalmente, pongo la parola FINE

 

Alla prossima

Baciotti

Grazia

 

  
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