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Autore: deborahdonato4    09/11/2015    1 recensioni
Serie di racconti basati sui personaggi del Campo Mezzosangue. Solangelo, Frazel, Jasico... e via dicendo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Frank/Hazel, Jason/Piper, Leo/Calipso, Nico/Will, Percy/Annabeth
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nico finì di prepararsi nella sua cabina, e gettò un'occhiata all'orologio. Le 6.43. Will aveva finito il suo turno in infermeria da tredici minuti. Perché tardava? Pazienti dell'ultimo minuto?

«Lo lascio.» borbottò Nico, sedendosi sul letto e pulendo il Ferro dello Stige per l'ennesima volta. «Nessuno fa aspettare il Re degli Spettri. Lo lascio appena lo vedo.»

Nico si mordicchiò il labbro, e riuscì a resistere un altro minuto prima di balzare in piedi. Controllò di non avere la maglia al contrario, e uscì dalla cabina di Ade.

Nico ricambiò qualche cenno di saluto, cercando di continuare ad ignorare gli altri semidei. Da quando il suo fidanzamento con Will Solace era diventato ufficiale, e di dominio pubblico, tutti lo salutavano molto allegramente. Come se già il figlio di Apollo non ce la mettesse tutta per metterlo in imbarazzo.

«Ehi tu!» esclamò Nico, vedendo un figlio di Apollo che stava spesso in infermeria. Forse si chiamava Seth. Ma meglio non rischiare, visto che era una frana con i nomi.

«Ho un nome.» disse il figlio di Apollo, un po' offeso, guardandolo e incrociando le braccia abbronzatissime sul petto.

«Buon per te.» rispose Nico, fissandolo. Ormai non gli portavano lo stesso rispetto di un tempo. Ma doveva abituarsi. «Hai visto Solace?»

Il figlio di Apollo lo guardò per un secondo, poi formò un sorrisino divertente. «Intendi il tuo ragazzo

Nico lo fissò torvo.

Il biondino non batté ciglio.

«Sì, lui.» sospirò Nico, pensando che questa volta lo avrebbe di sicuro lasciato. Non poteva sopportare questo tipo di atteggiamenti dai suoi fratelli.

«L'ultima volta che l'ho visto era in infermeria a ricucire la spalla di un figlio di Ares.» disse il figlio di Apollo, tornando alla sua occupazione: prendere il sole.

«Controllerò lì.»

Nico fuggì via e si ritrovò nei pressi dell'infermeria dopo dieci minuti. Non aveva mai lasciato nessuno, e stava cercando le parole giuste. Era indeciso tra "Mi hai fatto aspettare un quarto d'ora. Non tollero questo comportamento. Addio" oppure "I tuoi fratelli mi trattano come se fossi uno di loro. Non lo sopporto. Non farli smettere. Me ne vado io" oppure "Non sono io. Sei tu". Nah, avrebbe trovato qualcosa da dire più avanti.

Entrò in infermeria, e cercò Will con lo sguardo, scoprendo subito la sua assenza. Fece per chiamarlo, quando l'odore del sangue lo colpì con prepotenza alle narici. Lo aveva già sentito così spesso in quel posto, che non se ne preoccupò.

Nico notò le tendine tirate di un letto lontano, e si avviò. Spesso Will si addormentava sui lettini, e i fratelli lo coprivano alla vista degli altri pazienti. Nico scostò le tende, pronto a svegliarlo malamente... e trattenne un urlo.

Il lettino era rovesciato, e Will giaceva in una pozza di sangue, steso sul fianco destro. Capelli, camice e volto erano sporchi di sangue. Aveva il volto pallido, le labbra socchiuse, e una ferita sul collo.

Nico crollò in ginocchio vicino a lui, posandogli una mano tremante sul fianco. I suoi occhi erano spalancati, ed era ancora più pallido del solito.

«Will. Will svegliati. Non mi puoi morire così in infermeria.» Iniziò a scrollarlo sentendo il panico crescere. «Will, dannazione, non sei morto. Non lo sei. Smettila di fare il morto. Will, svegliati. Will, per favore.»

Nico sentì gli occhi bruciare mentre la consapevolezza che fosse morto iniziò ad assalirlo. A causa delle scrollate, Will si rovesciò steso supino. Nico gli posò una mano sulla guancia, macchiandolo di sangue.

«Will. Solace. Svegliati. Non puoi morire. Io ti amo.» Nico riprese a scrollarlo mentre sentiva un forte dolore allo stomaco. «Ti amo, e se sei morto davvero, scendo negli Inferi a prenderti a calci.»

Nico gli posò le mani sulla ferita al collo. Bloccare l'emorragia in quel momento sarebbe stato assurdo... C'era troppo sangue. Si voltò per urlare aiuto, cercando di trattenere le lacrime, e chiedendosi perché nessuno avesse notato che il suo fidanzato fosse morto.

«Oh.»

Nico sussultò a quel Oh!, e si voltò di scatto. Will teneva i suoi splendidi occhi celesti puntati su di lui.

Nico non fiatò per qualche secondo. «Oh miei Dei!» esclamò infine, illuminandosi. «Sei vivo!»

Il figlio di Ade abbracciò l'altro di slancio, quasi stritolandolo. Will si ritrovò di fronte ad un bivio.

Will ricambiò la stretta. «In realtà non ero morto, è un Pesce d'aprile.» farfugliò.

Nico si irrigidì. «Un cosa?!» Si staccò dall'abbraccio in tutta fretta.

Will arrossì sotto lo strato di sangue. «Pesce d'aprile.» borbottò. Si era immaginato tutt'altro.

Il figlio di Ade guardò il sangue, gli occhi celesti, le sue mani. «TI HO APPENA DETTO TI AMO, BRUTTO IMBECILLE!»

«NON LO AVEVO PROGRAMMATO! NON PENSAVO ME LO DICESSI DA MORTO!»

Nico afferrò il Ferro dello Stige. «Ti ammazzo sul serio ora.» ringhiò.

Will balzò in piedi rischiando di scivolare nella pozza di sangue e corse fuori dall'infermeria, mentre Nico lo seguiva armato.

   
 
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