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Autore: Petricor75    10/11/2015    0 recensioni
Su una linea temporale, questo racconto si colloca un po' di tempo dopo la fine della terza stagione. Ruota soprattutto intorno a Bea e ad un personaggio originale. Boomer la fa da padrona per le parti divertenti.
Questa fanfiction è stata scritta e pubblicata prima che venisse rilasciata la quarta stagione, i personaggi originali sono totalmente inventati e farina del mio sacco.
Wentworth e i suoi personaggi non mi appartengono e questa storia è stata scritta senza nessuno scopo di lucro.
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Sedici ore prima

"Levati dal cazzo, mocciosa, ora tocca a me!", tuonò il donnone spintonando Sophie con una spallata e avvicinandosi a Doreen con le braccia tese. L'aborigena strinse a sé il suo piccolo in un gesto protettivo.
"Boomer, ti sei lavata le mani?", chiese severa.
"Certo, Door, prima dell'ora d'aria!", assicurò la Jenkins con aria innocente.
"Booms, ma se hai sempre le dita nel naso!", esclamò Liz passando un braccio attorno alle spalle della figlia in un gesto consolatorio.
"È vero, Boomer, da quando siamo in cortile, ti ho vista ravanare lì dentro almeno una mezza dozzina di volte!", diede conferma Bea, soffocando una risata.
"No, non è vero!", biascicò colpevole la detenuta, infilando la punta del pollice nella narice destra. Il gesto suscitò istantaneamente l'ilarità del gruppetto di amiche, mentre la mamma lasciava Joshua alle attenzioni di Sophie.
"E tu quand'è che ti sei lavata le mani, stronzetta?", domandò offesa il gigante puntando l'indice dell'altra mano in direzione della ragazza, a cui immediatamente morì il sorriso che si stava formando sul volto. Arretrò di un passo andando a rifugiarsi accanto a sua madre.

Il clangore dei cancelli in movimento catturò l'attenzione di tutte, che all'unisono si voltarono nella direzione del suono. Con Will Jackson in testa e Vera Bennett in coda, un gruppo di nuove prigioniere percorse il cortile per raggiungere le unità abitative sul lato opposto dello spazio aperto. Istantaneamente, tutte le detenute presenti nell'area ricreativa puntarono lo sguardo sulla scena, il silenzio iniziale fu presto sostituito da urla e fischi in direzione di quella o quell'altra donna che sfilava tra le due guardie.
"Hey, belle tettone, stasera passo a trovarti, lascia un po' di spazio quando vai a mangiare, che il dolce lo porto io dopo!", minacciò Lucy a tre passi dalla fila, flirtando con una giovane donna dall'aria smarrita.
"Gambaro, allontanati subito, per favore, altrimenti sarò costretto a portarti in isolamento.", annunciò corretto e gentile come sempre il signor Jackson. Vera puntò il dito in direzione del gruppo, "Birdsworth!"
"Booms, fai tu gli onori di casa questa volta?", chiese gentilmente il supervisore.
"Ma non sono pronta!", esclamò la ragazzona togliendo finalmente il pollice dal naso.
"Ma si che sei pronta!", la consolò la bionda, "Tu ricordati di mantenere la calma, come ti ha insegnato Franky, cuccioli e gelatina!", aggiunse comprensiva.
Il pollice tornò a rifugiarsi tra le confortanti mucose, mentre la donna si voltava, allontanandosi dondolando in direzione della signorina Bennett, per informarla che si sarebbe occupata lei dell'accoglienza. Con la sensazione di sentirsi osservata, il boss del gruppo passò in rassegna la fila delle donne appena arrestate. Tutte la stavano fissando. Doreen le posò una mano sulla spalla.
"Sei famosa, Bea, ormai dovresti averci fatto l'abitudine... Franky ti ha fatto un favore... ha fatto un favore a tutte noi!", concluse la giovane, alludendo all'intervista rilasciata dalla loro ex compagna poche settimane prima, in occasione della dura condanna a carico della ex direttrice Joan 'Freak' Ferguson.

Con le braccia incrociate sotto il seno e il peso del corpo spostato sulla gamba sinistra, la rossa le fissò negli occhi una ad una, spostando l'attenzione dall'una all'altra solo quando queste cedevano alla muta sfida. Il gioco durò poco, ma la carrellata subì un'inaspettata battuta d'arresto quando la sua vista si fissò negli occhi di una strana creatura in coda alla processione. Resasi conto che la tipa non accennava a cedere alle sue occhiate, allineò il proprio peso al suo baricentro e distese le braccia lungo il corpo, - che hai da guardare? -, pensò. La squadrò velocemente da capo a piedi; stimò la sua età tra i trentacinque e i quarant'anni, fisico minuto, ma piuttosto atletico, la pelle chiara, esposta alla luce del sole, era coperta di lentiggini, un ciuffo di capelli completamente bianchi le ricadeva sul lato destro del viso, il resto della liscia chioma, lunga fino al sedere, era di un arancio chiarissimo, non sembravano colorati artificialmente, anche perché le sopracciglia erano dello stesso colore e quasi non si notavano sull'incarnato.
Come tutte le altre, aveva ancora addosso i suoi abiti, una salopette di jeans, sporca di fango, una camicia a quadri sulle tonalità del verde, con le maniche rivoltate appena sotto il gomito, un paio di stivali di gomma scuri, anch'essi sporchi di fango. La parte sinistra del volto era tumefatta, il labbro superiore era gonfio e macchiato da un rivolo di sangue secco che partiva dalla narice. L'occhio sinistro era quasi completamente chiuso, mentre l'occhio destro continuava a fissarla con espressione indecifrabile.
Il gruppo guidato da Jackson cominciò a scomparire all'interno del fabbricato, Bea si avvicinò seguitando a fissare lo strano essere, mascherando la sua perplessità con un atteggiamento intimidatorio, ma la donna non sembrava spaventata, non sembrava incuriosita, non sembrava strafottente, non sembrava assente, era soltanto lì, la fissava come per affermare il proprio spazio, come a dire 'io esisto, punto'.

Un lamento del piccolo la riscosse dal ricordo dell'insolito incontro. Se lo sistemò meglio tra le braccia e prese ad accarezzargli i finissimi capelli. Joshua si calmò subito, assopendosi di nuovo. Lanciò un'occhiata all'orologio sulla parete, - le tre -, poggiò pesantemente il capo sullo schienale del divano e tornò al ricordo della giornata.
   
 
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